1. Salute, Ambiente, Territorio

1.1 Migliorare la qualità dell’aria

Vogliamo vivere una Città che esplicita i propri compiti in relazione alla sfida planetaria sul clima e agli impegni assunti negli accordi di Parigi del 2015 (COP 21), come emissioni zero entro il 2050. Impegni su cui siamo in grave ritardo.

Il primo passo è il monitoraggio puntuale e costante della qualità dell’aria della nostra città, attraverso gli strumenti idonei a rilevare e rendere pubblici i fattori di inquinamento presenti.

Poiché è noto che fonti di emissioni nocive in città sono il traffico veicolare, il riscaldamento/ raffreddamento domestico e le attività produttive, le azioni da mettere in atto riguardano molteplici aspetti della vita cittadina, anche in un‘ottica sovracomunale: dalla mobilità urbana ed extraurbana al regolamento edilizio, ai controlli sulle emissioni delle attività economiche.

Ma ridurre non è sufficiente, è necessario sviluppare un ampio piano di valorizzazione e incremento degli elementi naturali che contribuiscono a migliorare la qualità dell’aria e a mitigarne il riscaldamento: dobbiamo preservare le aree ancora non cementificate e promuovere una capillare azione di piantumazione in ogni spazio disponibile, non solo quelli pubblici e coinvolgendo tutti i cittadini, e di rinaturalizzazione nelle aree dismesse.

1.2 Migliorare la qualità delle acque

Energia e acqua sono tra i problemi più importanti su cui si gioca il futuro del pianeta. Per questo è necessario un controllo pubblico su questi beni comuni. L’esito del referendum del 2011 sull’acqua pubblica è stato chiaro, ma non è ancora rispettato.

Acqua pubblica nei luoghi pubblici: l’acqua potabile negli uffici aperti al pubblico è il primo semplice passo in questa direzione, così come l’ulteriore realizzazione di “Case dell’acqua” e la promozione dell’utilizzo dell’acqua cittadina in alternativa a quella in bottiglia. Ma l’acqua va anche risparmiata, per esempio studiando modalità di separazione nella raccolta di acque chiare e scure e di riutilizzo della acque reflue, dopo opportuno trattamento, per usi non domestici.

Per il fiume Olona, ancora lunga è la strada per il suo risanamento. In coordinamento con tutti i comuni della Valle Olona, vanno monitorati in modo costante e puntuale gli scarichi, mettendo fine ad ogni forma di illegalità, e le situazioni di rischio per le falde acquifere. Auspichiamo che il previsto ammodernamento e potenziamento degli impianti di depurazione possa migliorare sensibilmente la qualità delle acqua del fiume.

Recuperare, dove possibile, le sponde dando avvio ad un’opera di rinaturalizzazione, può creare le premesse per l’istituzione di aree naturalistiche protette fruibili dai cittadini grandi e piccoli.

1.3 Lavorare per la transizione energetica

Nel processo in atto di fuoriuscita dall’utilizzo delle fonti fossili, il risparmio energetico e l’uso di fonti alternative devono andare di pari passo. Legnano in passato si è dotata di un Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) 2016-2020. È necessario riprendere in discorso: a partire da una verifica di quanto in esso contenuto è stato effettivamente realizzato, va redatto un nuovo piano aggiornato che preveda di intervenire anche attingendo alle risorse che si rendano disponibili per l’efficientamento e la riconversione energetica. Il coinvolgimento dei cittadini e degli operatori economici è fondamentale per un cambiamento significativo.

Tra i provvedimenti già previsti, il miglioramento dell’illuminazione pubblica con sistemi a basso consumo e basso impatto ambientale è un programma non più rinviabile.

Essenziale è inoltre l’applicazione sistematica delle energie rinnovabili (solare, geotermico) a partire dalle strutture pubbliche o di pubblico interesse e utilità, promuovendone inoltre la diffusione tra i privati, anche supportandoli con consulenze specifiche. La direzione intrapresa dalla stessa Unione Europea prevede il passaggio da un sistema energetico centralizzato alla costituzione di “comunità energetiche” ossia di comunità in grado di produrre, gestire e risparmiare energia in relazione alle disponibilità e alle necessità di consumo degli individui che ne fanno parte. Il Comune può farsi promotore del passaggio dalla gestione centralizzata dell’energia a quella “diffusa e cooperativa”.

1.4 Fermare il consumo di suolo e garantire il diritto alla casa

Il territorio rientra nel novero dei beni comuni e la riduzione all’opzione zero di consumo di suolo è un obiettivo da centrare. Il Piano di Governo del Territorio va perciò rivisto a questo scopo.

Legnano presenta un indice di urbanizzazione molto alto, in una Regione che continua a consumare suolo a ritmi non più sostenibili. Tale consumo di suolo ha un forte impatto negativo sui cambiamenti climatici, sulla biodiversità e sull’equilibrio ambientale. Il suolo è inoltre prezioso, ci vogliono almeno 500 anni perché se ne formino 2,5 cm di spessore!

Gli interventi da compiere sono ampi e radicali, e il problema del reperimento delle risorse è cruciale. Ci confortano le esperienze compiute e/o in atto, anche fuori dai confini nazionali, in relazione alla rigenerazione urbana: occorre sviluppare maggiore attenzione alle opportunità che anche l’Unione Europea offre a chi voglia mettersi in gioco per immaginare e progettare un diverso modo di vivere e abitare il territorio.

Nella nuova Amministrazione comunale questo tema dovrà essere fondamentale.

Nella nostra città sono numerosi gli edifici residenziali non utilizzati, degradati o invenduti. Non vi è quindi alcuna ragione, se non speculativa, di occupare altro suolo. Il Comune può stimolare al recupero e alla riqualificazione del vecchio edificato, a vantaggio di tutto il contesto urbano, e utilizzare la leva dell’IMU per promuovere l’uso sociale del patrimonio abitativo privato oggi inutilizzato, anche attraverso convenzioni con l’ente locale.

La casa di abitazione è un diritto di ogni persona, riconosciuto anche dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'uomo, perciò occorre garantirne l’accesso a tutti.

Per quanto riguarda il patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica, occorre agire sulle proprietà Aler anche attraverso accordi di cessione al Comune degli appartamenti non agibili, per il loro recupero e la soluzione delle problematiche mai risolte che si evidenziano in tali proprietà. Riteniamo altamente positive le esperienze già realizzate in altre città di convenzioni di recupero e manutenzione da parte degli assegnatari stessi in modo collettivo. E’ importante che assegnatari vecchi e nuovi possano partecipare alla gestione dell’edilizia pubblica.

Macroscopica è la problematica delle aree industriali dismesse. Legnano si è sviluppata intorno alle grandi industrie rese fiorenti dal lavoro delle sue maestranze. È giusto che, dismesso il ruolo produttivo, queste aree ritornino a disposizione della comunità, previa bonifica, per il loro riuso sociale, sottraendole ad un utilizzo speculativo.

Pensiamo ad una rigenerazione che contempli sia una continuità di “vocazione” attraverso l’insediamento di attività produttive innovative e di ricerca, anche nell’ottica di economia circolare che ispira l’Euroean green deal, e artigianali, con particolare sia la creazione di spazi destinati alla creatività, all’arte, alla musica, alla cultura, allo sport, non tralasciando le azioni di rinaturalizzazione degli spazi aperti.

In particolare crediamo che il Comune debba investire nell’acquisizione della storica Manifattura di Legnano, il luogo ideale per la realizzazione di un polo culturale di cui la nuova biblioteca sarebbe il fulcro. Ne parliamo nel capitolo dedicato alla cultura.

Il valore delle aree industriali dismesse sta anche nella testimonianza materiale che esse rappresentano della storia e quindi dell’identità di una città. Nella rigenerazione di tali aree vanno perciò preservati, in misura che dipende anche dalla qualità originaria, gli elementi caratteristici del manufatto. Ciò non vale solo per le aree industriali. Pensiamo ai diversi edifici storici oggi lasciati al degrado e a testimonianze della storia legnanese come il solarium nel Parco ex ILA, che da troppo tempo attende di essere recuperato: la nuova Amministrazione dovrà impegnarsi per trovare gli strumenti che consentano finalmente di restituire alla città testimonianze significative della sua storia sociale e della sua cultura.

1.5 Superare il divario tra centro e periferie

La nostra città soffre di una frammentazione che pesa sulla coesione sociale. Barriere fisiche come ferrovia e strade di scorrimento, ma anche sociali dovute alle diverse fasi dello sviluppo cittadino, hanno finito per marginalizzare alcune zone della città rispetto al centro cittadino in cui tendono a concentrarsi funzioni e opportunità di crescita economica e culturale. La “piazza”, fulcro della socialità urbana, è essenzialmente Piazza San Magno.

E’ urgente ripensare le periferie con un approccio integrato e riqualificare le città partendo dal contrasto delle diseguaglianze sociali e dai divari nell’accesso alle opportunità.

I quartieri periferici devono trovare un loro “centro”, diventare “attrattivi” e stimolanti per chi vi risiede ma anche per i cittadini di altri quartieri.

Poiché minore è stata fino ad oggi la cura, maggiore deve essere l’investimento (progettuale ed economico). Esso deve riguardare la riqualificazione urbana, la bellezza e salubrità dei luoghi, la pulizia, l’accessibilità, i collegamenti con le altre parti della città sia con i mezzi pubblici sia attraverso una rete di piste ciclabili che favoriscano una mobilità pulita. Ma anche la progettazione con i residenti di luoghi di aggregazione aperti che siano punto di incontro e socializzazione, valorizzandone competenze e creatività, l’offerta di servizi, il decentramento della programmazione culturale e delle iniziative che richiamano la partecipazione dei cittadini.

L’esperienza che abbiamo maturato “dal basso” con i residenti del quartiere Mazzafame, con il risultato ottenuto di un Centro Sociale e le lotte per migliorare la qualità della vita di chi ci abita (e che non sono finite perché molte sono ancora le cose che mancano al quartiere), ci conforta nel credere che siano possibili esperienze analoghe anche negli altri quartieri periferici.

Pensiamo a periferie che diventano “centro” anche attraverso la presenza di uffici pubblici decentrati che semplifichino il rapporto con l’Amministrazione comunale, che non può essere sempre sostituito dall’accesso on line.

Un quartiere rivitalizzato diventa attrattivo anche economicamente e può offrire occasioni per l’apertura di nuove attività artigianali e commerciali di vicinato, a vantaggio di tutti.

1.6 Fare di Legnano una città più verde

Il verde pubblico deve diventare il polmone della città, pertanto la sua salvaguardia e il suo incremento diventano fondamentali, così come fondamentale è la sua maggior fruibilità per tutti i cittadini, in modo rispettoso dell’ambiente stesso. A tal fine l’implementazione di nuove messe a dimora di essenze vegetali in aree pubbliche, in collaborazione con istituti scolastici e associazioni, sarà il segnale di rispetto del verde e della salute pubblica. Rispetto che si deve dimostrare avendo cura del patrimonio arboreo di particolare pregio non solo pubblico, stabilendo una fattiva collaborazione con i privati possessori di tali essenze: tali alberi sono infatti da considerare patrimonio di tutta la città.

Occorre rilanciare anche i Parchi cittadini esistenti, in particolar modo il Parco Altomilanese per rendere operativa l’estensione a parco dell’area destinata a tale scopo dall’attuale PGT. Un’area a carattere agricolo e naturalistico che bene si amalgama con le finalità del consorzio. La collaborazione con il vicino Istituto Agrario (già sperimentata nella progettazione degli orti urbani di Via della Pace), sarebbe di grande interesse: sia per sostenere la rinnovata sensibilità verso le attività agricole da parte dei giovani, coinvolgendo le scuole dell’obbligo in un progetto di educazione ambientale e alimentare, sia per l’avvio di attività agricole di valore economico.

Importante sarà inoltre la presa di contatto con i Comuni viciniori per arrivare ad un allargamento dei confini dell’area protetta e per la creazione e/o il recupero di corridoi ecologici con gli altri parchi.

Per quanto riguarda l’area denominata Piazza 1° Maggio, va posto in essere una radicale riqualificazione che la integri con il Parco Castello e il Parco dei Mulini, in un’ideale connessione di tutto il territorio attraversato dal Fiume Olona.

Ci sembra importante valorizzare ed estendere l’esperienza degli orti urbani avviata da alcuni anni grazie alla sensibilità dei cittadini nei quartieri Mazzafame e San Paolo, individuando apposite aree sia all’interno del Parco sia all’esterno e in altri quartieri della città. Crediamo che la lotta contro il degrado delle periferie e per migliorare la vivibilità di Legnano ne abbia un gran bisogno.

Compito di un’Amministrazione comunale è però anche non lasciare soli i cittadini impegnati in questi tipi di esperienze. Per quanto riguarda gli orti di Via della Pace è visibile a tutti quanto quest'area sia stata abbandonata dall'Amministrazione: vandalismi e incuria degli steccati lungo tutto il tratto che porta all'ingresso del parco, mancanza di verifiche sulle assegnazioni e illegalità tollerata sono mali urgenti da curare.

Anche la ripresa di una collaborazione con l’Istituto Agrario di Villa Cortese per una migliore pianificazione e gestione degli orti sarebbe preziosa.

1.7 Migliorare la mobilità

Anche le infrastrutture devono essere progettate in direzione sostenibile e riteniamo che l’attuale sistema del trasporto pubblico non risponda alle reali esigenze della cittadinanza.

Deve essere prioritario l’interramento della linea ferroviaria Milano-Gallarate nel caso della realizzazione del terzo binario, con il recupero a verde dell’attuale sedime ferroviario e la ri-connessione dell’Oltrestazione al resto della città.

La nostra azione sarà diretta a coinvolgere il territorio verso il proseguimento della Metropolitana attualmente ferma a Rho-Fiera, in collaborazione con i comitati e le associazioni che da anni stanno portando avanti questa ipotesi.

Proponiamo:

  • La revisione della convenzione con Stie in modo che si utilizzino mezzi a basso impatto ambientale, con l’obiettivo di ampliare le corse e offrire maggiore flessibilità oraria, per permettere ai cittadini di fruire maggiormente del servizio pubblico. Anche la modulazione del costo del biglietto può incentivare all’abbandono dell’auto: prendiamo esempio dalle città europee che sono state capaci di rendere gratuito il trasporto urbano. Va migliorato anche il collegamento con i paesi limitrofi, per scoraggiare l’uso dell’auto da parte di chi viene da fuori.

  • Rimangono nel frattempo utili, ma vanno fatti conoscere meglio, il servizio di car-sharing con auto elettriche e il car-pooling.

  • L’implementazione e il collegamento delle piste ciclo-pedonabili con l’obiettivo di realizzare una infrastruttura che consenta di raggiungere in modo sicuro i diversi quartieri cittadini, con attenzione particolare alla raggiungibilità delle scuole (stop alle code di auto in orario di ingresso/uscita dalle scuole, favoriamo gli spostamenti in autonomia di bambini e ragazzi) e altri luoghi di pubblico interesse: solo così la bicicletta può diventare una reale alternativa all’uso dell’auto.

  • Una rete che non deve terminare ai confini di Legnano, ma coordinarsi e allacciarsi alle piste degli altri Comuni in una vera e propria infrastruttura ciclo-pedonale sovracomunale.

  • In questa prospettiva va proseguito e ampliato il progetto sovracomunale L’Altomilanese va in mobilità sostenibile”, coinvolgendo sempre di più le scuole e il mondo del lavoro per la promozione e l’incentivazione di questo vecchio ma oggi attualissimo tipo di mobilità alternativa.

  • Va finalmente realizzato un servizio di byke-sharing che permetta anche di realizzare un interscambio mezzopubblico-bicicletta.

  • L’implementazione delle zone pedonali con l’allargamento della ZTL centrale e la realizzazione di nuove Zone a Traffico Limitato in altri punti della città, nella logica della valorizzazione dei diversi quartieri anche periferici sopra descritta.

  • Anche la manutenzione, e dove possibile l’allargamento, dei marciapiedi, insieme alla rimozione degli ostacoli, è essenziale per agevolare la fruizione della città senza auto. Dove ancora assenti, ne va programmata la realizzazione in tempi brevi.

E' necessario impegnarsi, con il coinvolgimento della Città Metropolitana, per un tavolo della mobilità con tutti i gestori, i sindacati e le associazioni presenti sul territorio, per un progetto di mobilità sostenibile che abbia l’obiettivo di rendere la nostra città ed il territorio più vivibile a livello qualitativo e per una città a misura di tutti.

Potersi spostare in modo semplice e sicuro, poter accedere facilmente a luoghi pubblici o di interesse pubblico è importante per tutti, ancor di più i bambini, gli anziani, le mamme, le persone con difficoltà di deambulazione temporanea o permanente. Vanno creati percorsi protetti e abbattute il più possibile le barriere architettoniche oggi presenti. L’accessibilità deve inoltre diventare vincolante nella progettazione urbanistica e nel regolamento edilizio, così come negli interventi di riqualificazione di strade ed edifici.

1.8 Facilitare l’accesso alla rete informatica

Il recente lockdown ha reso necessario l’utilizzo della rete informatica sia per il lavoro sia per la didattica, ma ne ha anche evidenziato le disparità nell’accesso, in particolare accentuando il fenomeno già normalmente grave della dispersione scolastica.

Benché riteniamo che sia il cosiddetto “smart working” sia la “didattica a distanza” non possano essere sostitutivi dell’attuale organizzazione del lavoro e tanto meno della didattica, ma piuttosto utili strumenti integrativi, è necessario garantire l’accesso alla rete.

In alcuni limitati punti della città è già possibile connettersi gratuitamente ad una rete pubblica: tale possibilità va estesa al complesso del territorio legnanese, cominciando da tutti gli edifici pubblici e i luoghi aperti al pubblico e di pubblico interesse.

Consideriamo però ancora troppo poco conosciuti gli effetti dei campi magnetici generati dal G5, perchè il Comune possa concedere l'installazione delle relative antenne.

In collaborazione con le scuole, va inoltre garantita ad alunni e studenti l’accesso agli strumenti informatici di base, come i tablet, forniti in comodato d’uso.

1.9 Ridurre i rifiuti

La crisi ecologica, di cui l’epidemia di COVID19 è figlia, ci avverte che è giunto il momento anche per il nostro territorio di riprogettare il ciclo dei rifiuti alla ricerca di soluzioni alternative all’incenerimento, nella logica dell’economia circolare e del riutilizzo delle materie prime. Solo così, e attraverso la riqualificazione del personale, si potranno anche mantenere i livelli occupazionali.

La questione rifiuti si gioca sulla dismissione dell’impianto di incenerimento ACCAM, sull’incremento della raccolta differenziata e, per quanto riguarda la frazione umida, sul riciclaggio di tale frazione in modo ecologico senza ricorrere a impianti che hanno un impatto su ambiente e persone, riconsiderando quindi l’utilità e la natura del progetto di via Novara.

La chiusura immediata dell’inceneritore e il parere negativo di tutti i comuni dell’area metropolitana milanese rispetto al Piano proposto dal Comune di Busto A., fanno sì che l’attuale prospettiva industriale di ACCAM non abbia più ragion d’essere. Si rende pertanto necessario pensare a scenari innovativi e differenti per rilanciare l’intera filiera del settore con un Piano industriale, economico e finanziario fortemente adeguato alle sfide attuali in tema ambientale e di rispetto della salute dei cittadini favorendo ad ogni livello la rappresentanza e la partecipazione delle associazioni democratiche del territorio con diritto di parola e di indirizzo sulle scelte definitive (Lega Ambiente, Organizzazioni Sindacali ecc.)

Una vera soluzione al problema dei rifiuti può venire solo dall’adozione della strategia “Rifiuti Zero” messa a punto dalla Zero Waste International Alliance (Z.W.I.A.): diversi comuni italiani, anche di dimensioni simili al nostro, lo stanno facendo, agendo su informazione ed educazione dei cittadini, riduzione della produzione di rifiuti (compresi gli sprechi alimentari: il cibo avanzato va sempre recuperato e messo a disposizione delle mense sociali cittadine e delle famiglie in difficoltà), riuso e riparazione dei beni, riciclo incentivante, recupero dei materiali finalizzato al loro reinserimento nella filiera produttiva.

Proponiamo di realizzare sul nostro territorio una fabbrica dei materiali e prevedere un percorso per i conferimenti alla piattaforma ecologica che recuperi tutto ciò che è possibile evitare che diventi “rifiuto”, affinché venga avviato alla filiera del riuso.

Un’azione forte va anche fatta nei confronti del settore commerciale, perché collabori alla riduzione dei rifiuti agendo sul tipo di confezionamento dei prodotti venduti e optando per prodotti “alla spina” e/o con vuoto a rendere.

La tariffa puntuale, la promozione dell’auto-compostaggio o del compostaggio di prossimità, insieme con l’incentivo alla differenziazione e al recupero possono essere di stimolo a comportamenti più accorti e responsabili.

Il nostro Pianeta non ha risorse infinite, nel 2020 noi italiani abbiamo esaurito la nostra quota annuale di risorse rigenerabili già dal 14 maggio (overshoot day) e da quel giorno stiamo vivendo a credito a spese delle generazioni future e dei Paesi poveri. Dobbiamo inoltre essere consapevoli che ogni spreco è un inutile contributo al riscaldamento globale e all’aggravarsi della crisi ecologica.

Purtroppo anche sul nostro territorio si verificano episodi di abbandono di rifiuti. Va tenuta alta la guardia per prevenire e sanzionare questi comportamenti per evitare la proliferazione di discariche abusive spesso contenenti materiali pericolosi per la salute e l’ambiente.

Lo stesso per quanto riguarda le deiezioni dei nostri amici a quattro zampe: tenere pulita la città, oltre che una questione di civiltà, è una salvaguardia per la salute di tutti.

1.10 Promuovere la salute

La pandemia da Covid 19 ha svelato l’inadeguatezza del sistema sanitario lombardo fortemente penalizzato dai tagli operati al sistema pubblico che, da Formigoni in poi, ha assunto una connotazione tutta centrata sugli ospedali di eccellenza e con uno spostamento progressivo di risorse e personale dal pubblico al privato.

Esiste la necessità di rimettere al centro la prevenzione e i servizi territoriali. Il Comune può giocare un ruolo a questo proposito, a partire dalla propria responsabilità primaria verso la salute dei cittadini.

E’ necessario che il Comune rivendichi la partecipazione alla programmazione territoriale in tema di servizi sanitari e si faccia promotore, in collaborazione con i medici di medicina generale e in coordinamento con l’Azienda ospedaliera, di un’organizzazione che utilizzi tutti gli strumenti necessari a garantire il monitoraggio epidemiologico, la prevenzione, la promozione della salute. Anche quanto previsto dal sistema sanitario lombardo non è mai stato attuato perché tutte le risorse sono andate agli ospedali e a servizi per lo più privatizzati.

Pensiamo

- alle “case della salute” non come semplice sommatoria di ambulatori, ma come punti di incontro delle esigenze locali (servizi sanitari, socio-sanitari e sociali) e risposta integrata di primo livello che alleggerirebbe anche l’affollamento ospedaliero e le liste d’attesa.

- ai consultori che devono riprendere la loro originaria funzione di ascolto, prevenzione e supporto psico-sociale, a servizio della salute generale e riproduttiva delle donne e per l’attuazione della legge 194, nonché di promozione dell’educazione all’affettività e sessuale dei giovani e di una cultura del rispetto.

- alla medicina scolastica, oggi abbandonata, che può svolgere un’utile funzione di servizio sentinella di problematiche socio-sanitarie presenti sul territorio.

Il Comune dovrebbe inoltre facilitare e supportare, anche individuando spazi idonei, la gestione associata di ambulatori in cui i medici che potrebbero offrire un servizio al territorio aperto tutti i giorni per evitare il continuo ricorso al pronto soccorso.

Questa pandemia ha portato anche alla luce le estreme difficoltà e i gravissimi problemi che le RSA hanno avuto anche con varie persone decedute. Al di là della crisi sanitaria, deve essere ripensato il ruolo di controllo e di verifica che il Comune dovrebbe avere. Pensiamo anche che vada ripensato e rimodulato lo stesso impianto delle RSA attuali per ripensare ad un modo alternativo di gestire i problemi degli anziani per evitare la situazione attuale tra solitudine e parcheggio.

Ancora non risolta è la problematica inerente l’area del vecchio ospedale, oggi in gran parte lasciata in stato di abbandono. E’ ora che questo patrimonio pubblico venga restituito al territorio del legnanese e riportato alla sua vocazione originaria di luogo deputato alla salvaguardia della salute dei suoi cittadini. Il Comune deve fare la sua parte in questa direzione.