2021
Novità della stagione 2021, le Sprint Race hanno diviso il popolo della Formula Uno.
A onor del vero, io sono ancora un po' combattuta al riguardo; perché se da un lato hanno creato un po' di sano scompiglio alla griglia di partenza della domenica, dall'altro privilegia - o per lo meno così è successo nella stagione di debutto - sempre gli stessi.
Ma procediamo con ordine.
Tra i lati positivi, c'è da menzionare senza alcun dubbio la forte variabile che la sprint race ha rappresentato. Essendo una vera e propria gara - seppur breve - i piloti hanno dovuto affrontare sorpassi, schivare gli avversari e i loro detriti, gestire le gomme. Chi ha avuto difficoltà nel qualificarsi con il metodo tradizionale ha avuto la possibilità di riscattarsi e riprendersi qualche posizione, dimostrando che il giro secco è (non sempre, ma molto spesso) una gran botta di culo.
A ciò si lega una (prima) nota negativa: la qualifica tradizionale - spostata eccezionalmente al venerdì - ha perso un po' del suo valore e del suo adrenalinico brio, perché "tanto c'è la sprint race-qualifying per migliorarsi". Inoltre, per come vedo io le cose, dare i punti soltanto ai primi tre classificati poteva avere un senso maggiore nel momento in cui non erano sempre gli stessi tre a contendersi quelle posizioni - tranne casi eccezionali, come a Monza - dove a portarsi a casa il punto del 3° posto è stato Daniel Ricciardo - e a San Paolo - dove sempre il punto del 3° è andato a Carlos Sainz.
Dico questo perché - facendo due conti - chi si è portato a casa soprattutto i tre punti del P1 e i due punti del P2 sono stati (indovina indovinello) Max Verstappen e Lewis Hamilton, rispettivamente P1 e P2 della classifica piloti. In pratica, alla fine non è cambiato un cavolo di niente.
Le sprint race-qualifying hanno creato show, senza rimescolare davvero le carte.
E se anche nel 2022 si dovesse ripetere una situazione del genere? Beh, per quanto mi riguarda, sarebbe l'ennesima pagliacciata targata FIA-Formula Uno. Ma staremo a vedere!