Sappiamo tutti cosa sia successo durante le Free Practice 1 del Gran Premio dell'Arabia Saudita e abbia avuto prova del naso sopraffino di Max Verstappen - è dell'ennesima cazzata sparata da Valsecchi.
Ho raccolto delle informazioni, presumibilmente attendibili, ma al fine del mio giudizio personale, cambia poco. Andiamo analizzando passo passo i fatti.
Venerdì abbiamo assistito all'ennesimo episodio della guerra civile tra Yemen e Arabia Saudita, iniziata nel lontano 2016.
Un missile yemenita è stato lanciato contro la centrale Aramco a circa 20km dal tracciato, sollevando alte fiamme e una scurissima colonna di fumo, che hanno continuato a stagliarsi nel cielo per tutta la notte.
Subito dopo la fine dalla sessione il Paddock si è mobilitato per capire cosa fosse successo e come procedere.
A Sky Germania, Helmut Marko ha raccontato dello stato d'animo dei piloti Red Bull: "Max non ha paura, Checo è un po' scosso, ma non è che vivere a Città del Messico sia più sicuro".
Toto Wolff: "Io resto a Jeddah con la mia famiglia, ho deciso così perché ci è stata garantita la sicurezza. Spero lo facciano anche i piloti, ma siamo in democrazia e ognuno è libero di fare le proprie scelte".
Horner: "Lo sport deve restare unito. Qualsiasi atto di terrorismo non può essere perdonato e lo sport non dovrebbe essere messo in una posizione o situazione del genere, non è accettabile. Ci sono state le rassicurazioni degli organizzatori e correremo".
Altri membri del Paddock, come Ralph Schumacher, hanno preferito lasciare il paese, non appena ottenuto il via libera, ritenendo troppo rischioso restare al circuito.
I piloti - prima delle Free Practice 2 - sono stati messi al corrente della situazione e sono stati rassicurati riguardo la sicurezza di poter disputare il Gran Premio. E sono stati esentati dalle interviste post-sessione.
I venti piloti hanno quindi deciso di riunirsi dopo le Free Practice 2 per discutere e confrontarsi sul disputare o meno la gara. Sono rimasti chiusi in una stanza per ben 4 ore, a tratti esclusivamente da soli, a tratti con la presenza dei team pricinpals e anche di Stefano Dominicali.
Mi sembra alquanto chiaro che per stare 4 ore chiusi in una stanza, senza mangiare né bere, con ancora tutte le tute addosso, perdendo ore di sonno fondamentali per il sabato di qualifica, non tutti erano molto convinti di portare avanti l'evento.
Dichiarazioni ufficiali di Formula 1, FIA e GPDA (Gran Prix Drivers' Association".
La decisione descritta come "unanime", non sembra effettivamente tale, perché altrimenti quale sarebbe stato in senso di restare chiusi per 4 ore in una stanza?
Stando ad alcune indiscrezioni ricevute dalla BBC, a pesare sulla decisione sarebbero state le "minacce" arrivate dalle autorità saudite. Sembrerebbe, infatti, che nel contratto stipulato tra la classe regina e il governo saudita ci sarebbe una piccola clausola, secondo la quale, in caso di mancato svolgimento del Gran Premio, il personale sarebbe impossibilitato a lasciare l'Arabia Saudita in tempi brevi.
La stampa finlandese ha, invece, sottolineato come sia stato categoricamente vietato a tutti i piloti di parlare di quanto accaduto.
Insomma ancora una volta, abbiamo avuto la dimostrazione che questo sport che tanto amiamo è sempre diventato vittima del dio denaro.
Non importa più la sicurezza, l'incolumità di chi lavora nel Paddock. Non ci interessa più se le persone che ci permettono di assistere a questo evento sportivo non si sentono sicure e preferiscono tornare a casa dalle loro famiglie.
Il dio denaro che sta prendendo il sopravvento anche sui tracciati, privandoci di circuiti storici, tecnici, bellissimi, riempiendoci di tracciati mediocri, poco tecnici e molto veloci.
Già, perché non più importante avere tecnica, ma andare veloci. Cosa volete che sia andare a impattare a 44G-forces o a 51? Tanto le macchine sono più sicure.
Peccato che più le macchine diventino sicure, più i tracciati diventino al limite del suicidio. Non si incrementa la sicurezza, si fa solo finta di incrementarla.
Meglio tappare la bocca a venti uomini, impedendo loro di esercitare il loro diritto di parola e di libertà, che perdere 90 milioni di dollari.
Meglio farli quasi ammazzare in circuiti larghi il minimo indispensabile, che usare tracciati altrettanto veloci, ma decisamente più sicuri.
We Race as One, but One is Money.
#WeRaceForMoney