Come mio solito, ho cercato di essere il più imparziale e obiettiva possibile, anche se - sarò sincera - qualche commento ironico qua e là non sono riuscita a trattenerlo.
#sorrynotsorry
Sempre più Super Max e sempre meno Crashstappen, l'olandese ha avuto un 2021 davvero incredibile, anche grazie alle strategie - a tratti parecchio rischiose - del muretto box Red Bull.
Ha guidato per tutte e ventidue le gare con il cuore, prendendosi anche grossissimi rischi - come dimenticare il commentatissimo episodio alla Cops durante il Gran Premio di Gran Bretagna o le mosse al limite, come quella durante il Gran Premio di San Paolo. Di certo, Max non ha lasciato perdere nessuna occasione, anzi, le ha colte tutte cercando sempre di massimizzare il risultato.
Certo, qualche frasetta fuori luogo, o qualche atteggiamento non molto sportivo non sono mancati, ma fa parte del suo essere Max Verstappen e non c'è molto altro da aggiungere... se non che forse qualcuno a volte gli suggerisca queste frasi e/o questi atteggiamenti e - soprattutto - che questo qualcuno dovrebbe anche darci un taglio...
Lewis ha dimostrato anche quest'anno di essere uno dei grandi di questo sport, anche se - a differenza degli anni passati - ha commesso qualche errore in più, sicuramente dovuto anche alla pressione messagli addosso da un Max Verstappen più agguerrito che mai.
Ma non solo, anche la sua stessa scuderia - l'infallibile Mercedes - ha dimostrato di non essere poi così infallibile; spesso impreparati o senza una strategia ottima di riserva, si sono cacciati nei guai e solo la bravura del 7 volte campione del mondo è riuscita a riparare qualche danno, a "metterci una pezza".
Ancora una volta, Lewis ha dimostrato il suo enorme talento e il suo essere un Campione. E non solo in pista. A buon intenditore poche parole.
Bottas è sempre Bottas: alterna Gran Premi in cui si dimostra all'altezza del suo ruolo di pilota - e di pilota Mercedes - a Gran Premi dove persino i rookie sanno e riescono a muoversi con molta più esperienza.
Anche lui - come già accaduto nelle stagioni precedenti - è rimasto vittima dei black-out del muretto del team tedesco, ma le sue caratteristiche di guida non l'hanno portato a grandi risultati: non è mai stato in grado di difendere il compagno di squadra dall'arrivo del principale avversario, anzi durante il Gran Premio del Messico gli ha proprio spalancato la porta facendolo accomodare, senza neppur dover faticare più di tanto.
Sicuramente fondamentale nel campionato costruttori - permettendo al team di conquistarne otto di fila - un po' meno fondamentale nel campionato piloti, dove spesso e volentieri ha lasciato punti per strada.
Chiamato a essere il secondo pilota in un team dove è alquanto palese chi sia il preferito, Sergio ha accettato la sfida e ha cercato al meglio di adempiere al suo ruolo.
Prima stagione con i "bibitari" positiva per il pilota messicano, che - nonostante molte difficoltà - ha sempre (o quasi) detto "Presente" alle chiamate del box, andando a difendere e aiutare il compagno di squadra. Ha lavorato sodo e nel confronto diretto con Bottas ne esce pienamente vincitore: non a livello di punti in classifica, ma come bravura e gestione gara - dalla difesa, all'attacco, dal trovarsi vicino al compagno e aiutarlo al sostituirlo in caso di necessità.
"He's a legend!" l'ha definito Max, commentando la sua pazzesca difesa su Hamilton, che ha permesso all'olandese di recuperare il gap sul britannico. Ebbene, sì, Checo è una leggenda: ad oggi, è l'unico pilota messicano ad aver avuto l'onore di salire sul podio del Gran Premio del Messico. E chi se lo scorda papà Antonio!
Prima stagione in rosso di tutto rispetto per lo spagnolo. È riuscito ad adattarsi alla macchina in maniera perfetta, prendendosi anche qualche piccolo rischio - e mettendola a muro.
Dedito al lavoro, ha sempre massimizzato ogni opportunità cogliendo tutto quello che poteva. A detta dello stesso Carlos, ha imparato tanto dall'esperienza pluri-annale del compagno di squadra, da cui ha rubacchiato qualche informazione per perfomare a sua volta in maniera migliore e regalare alla Ferrari un meraviglioso P3 nella classifica costruttori e un altrettanto meraviglioso P5 per sé nella classifica piloti: il primo degli altri, come è stato definito.
Carlos è l'unione del talento e del lavoro sodo, dell'attenzione al dettaglio e del sapere fare il gioco di squadra. Carlos sa bene quanto quest'ultimo punto sia fondamentale ed è proprio quello che la Ferrari cercava.
Stagione di successi per il britannico, che si è riconfermato uno tra i piloti più tosti in griglia. Baciato spesso dalla fortuna - nonostante strategie un po' discutibili e pit stop indecenti - ha collezionato ben quattro podi e una pole position. Certo, in alcune occasioni ha peccato un po' di arroganza e presunzione, ma alla fine è tutta esperienza. O così dicono.
Ha trascinato la McLaren nella classifica costruttori, considerando le enormi difficoltà del compagno di squadra, diventando ancora di più la colonna portante del team britannico. Del resto, come disse qualcuno "British team, British driver" e io aggiungerei anche "squadra che vince non si cambia".
Certo qualche frase paracula o cambiata a seconda della circostanza poteva risparmiarsela, ma a ventidue anni non stupisce il fatto che abbia ancora molto da imparare.
Stagione un po' negativa rispetto alle precedenti se si guarda solo ai punti, ai podi, alle pole positions e alle gare vinte. Ma sicuramente è stata una stagione positiva per il pilota monegasco che ancora una volta ha trovato modo di tenere a bada la sua impazienza.
Come fedele compagna di stagione ha avuto la sfortuna, che lo ha costretto a due DNF e a perdere punti pesanti che avrebbero aiutato sia la squadra nella classifica costruttori che lui stesso nella classifica piloti - Monaco in primis e il bowling di Bottas e Stroll in Ungheria a seguire. Sempre pronto a prendersi le sue responsabilità - anche quando non è sua la colpa - è anche cresciuto ulteriormente a livello mentale, ponderando bene le opportunità e le occasioni che gli si offrono davanti, lasciando spesso la posizione a piloti con cui "non era in gara" nonostante farli passare senza difficoltà non gli sia mai piaciuto più di tanto.
Charles ha dimostrato ancora una volta il suo enorme spirito di sacrificio e il suo amore per la squadra, celebrando i successi del compagno di squadra nonostante il morale sotto i piedi. Con Carlos hanno trovato un equilibrio perfetto, fatto di giusta competitività e tanto rispetto; sanno benissimo che mettendo insieme i loro mattoncini aiutano loro stessi e - soprattutto - la loro squadra.
Stagione decisamente molto altalenante quella del pilota australiano. La prima parte di stagione - decisamente sottotono per gli standard a cui ci aveva e si era abituato - sembrava fosse iniziata in maniera pressoché positiva, salvo poi sprofondare a Monaco. Da lì, il buio: Daniel c'era ma non c'era. La frustrazione era palese e inequivocabile nei suoi occhi. Era deluso lui per primo da quella sfilza di prestazioni insoddisfacenti.
Dopo la pausa estiva - un po' come ogni anno in cui ha cambiato scuderia - è come rinato, segnando una prestazione alla Daniel Ricciardo a Monza, durante il suo secondo Gran Premio di casa, un podio che desiderava da un po' di tempo. A seguire, siamo ritornati sull'altalena - portandoci dietro anche Norris, quindi a quel punto il problema non era più Daniel e il suo non riuscire ad adattarsi alla macchina in tempi super veloci.
La stagione 2021 (comunque migliore della prima stagione con la Renault) può definirsi la stagione della scoperta e riscoperta di sé, come ha ammesso lo stesso Ricciardo; e siamo sinceri, ci vuole coraggio ad ammettere - a 32 anni - i propri limiti e a lavorare per migliorarsi e superarli, a cambiare il proprio stile di guida perché non funzionale e spingersi nell'ignoto, provando a ogni sessione qualcosa che possa funzionare e dare ottimi risultati. E Daniel di coraggio ne ha tanto.
Fulcro centrale della Scuderia Alpha Tauri, Pierre si è confermato un pilota di grande talento, che riesce a sfruttare le sue opportunità. Autore di ben 110 punti su 142, ha permesso alla squadra di terminare il campionato davanti alla Aston Martin e non molto lontana dalla Alpine.
Per la prima volta in carriera, Pierre si è ritrovato come "veterano" del gruppo, fornendo al compagno di squadra Tsunoda un solido appoggio, sia fuori che dentro la pista.
Infatti - nonostante i frequenti ritiri per problemi di varia natura - i due sono riusciti a portare alla Alpha Tauri 142 punti, decretando un record per la scuderia di Faenza.
Il rookie meno rookie dell'anno è tornato in pista in splendida forma, battendo il compagno di squadra - seppur di non molti punti.
Nonostante l'Alpine abbia riscontrato meno fortuna della Renault, Fernando ha dato spettacolo con i suoi sorpassi e con la sua magistrale difesa - esempio quella in Ungheria che ha permesso ad Ocon di chiudere al primo posto e vincere il suo primo Gran Premio.
Il vecchio leone - solo anagraficamente e perché c'è anche Max in griglia - non ha perso di certo il suo guizzo, anzi, ha dato filo da torcere anche ai più giovani, senza fare sconti a nessuno. Che dire, il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Stagione un po' anonima quella del francese, in cui spicca senza alcun dubbio la vittoria del Gran Premio d'Ungheria, ottenuta con un'ottima strategia, l'aiuto del compagno di squadra e una buona dose di fortuna che non guasta mai.
Perché, sì sarà stato pure in grado di tenere dietro il quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel, ma è anche vero che l'Alpine è una macchina parzialmente migliore della Aston Martin. Inoltre, l'azione di difesa messa in atto da Alonso ha decisamente aiutato il giovane francese a conquistare la sua prima vittoria.
Vittoria conquistata, ma anche molto baciata dalla fortuna, che ha permesso ad Esteban di mostrare le sue capacità e il suo talento.
Sebastian ha accettato la sfida Aston Martin senza crearsi troppe aspettative, anche se ha ipotizzato un P3 nei costruttori per il team britannico.
Maestro pieno di classe e talento - non ha caso ha vinto ben quattro titoli mondiali - ha cercato di sfruttare al meglio il potenziale della sua vettura, salendo anche sul podio e venendo addirittura squalificato per via della benzina (e forse non solo per quella). Spesso le sue gare sono state compromesse da strategie inadatte o problemi alla vettura, nettamente inferiore rispetto all'anno precedente.
Il pluri-campione tedesco ha dato l'ennesima prova della sua grandezza e della sua passione verso questo sport, dando il suo contributo in ogni modo possibile.
Ci si aspettava di più dalla Aston Martin, soprattutto dopo il grande scalpore dell'anno passato.
Se l'anno scorso, Lance è riuscito addirittura a guadagnare una pole position, quest'anno la storia è stata nettamente diversa. Una stagione molto anonima, segnata da incidenti pesanti che hanno cambiato le sorti delle gare: prima a Baku, per via della pressione della gomma che lo molla proprio nel rettilineo ad alta velocità; poi in Ungheria dove - poco dopo Bottas - innesta un bowling prendendo in pieno Charles Leclerc, che a sua volta non può evitare Daniel Ricciardo.
Una stagione da dimenticare per il canadese? Abbastanza.
Uno dei tre rookie della nuova stagione, sicuramente quello dotato di una macchina competitiva, che gli ha procurato diverse opportunità.
L'inesperienza gli ha fatto pagare qualche Gran Premio e il suo carattere fumantino è uscito ben presto allo scoperto, danneggiandolo a tratti anche in maniera significativa.
Tuttavia, è riuscito a riprendersi e a concludere la stagione con un ottimo piazzamento (P4) e tanta esperienza - anche grazie alla vicinanza del compagno di squadra - che sicuramente gli tornerà utile l'anno prossimo.
Mister Saturday ha dimostrato di che pasta è fatto e perché la Mercedes abbia deciso di puntare su di lui in più di un'occasione.
Highlight della stagione sono sicuramente i sabati di qualifica, quando è riuscito a portare la sua Williams in Q2 e addirittura anche in Q3, mostrando la sua grande forza sul giro secco. Tutt'altra storia la domenica, dove ha continuato a faticare, ma ciò non gli ha impedito di portare a casa dei punti fondamentali per la scuderia britannica.
Astro in ascesa, George è solo all'inizio del suo percorso verso il campionato del mondo e verso i punti che contano e pesano davvero.
L'ultima stagione di Kimi si chiude con un bilancio neutro, considerando l'inaffidabilità dimostrata a più riprese dell'Alfa Romeo e le strategie un po' imbarazzanti.
Ice Man non si lamenterà di certo del risultato, ma si sarà goduto lo spettacolo che ha creato insieme a Vettel e ad Alonso, durante i loro numerosi sorpassi in pista.
Il suo "minimo" sindacale l'ha fatto, ora può godersi la pensione. Perché per Kimi "it's just a hobby".
Altro protagonista nel bene e nel male - soprattutto dell'ultimo Gran Premio, quello di Abu Dhabi.
Stagione positiva per il canadese, che è riuscito anche ad andare a punti in più occasioni; e nella prima ha addirittura battuto il compagno di squadra "veterano", George Russell. Quest'anno Nicholas è stato meno variabile impazzita dell'anno scorso, ma ha comunque creato i suoi scompigli.
Diversi ritiri non hanno comunque intaccato le sue prestazioni decenti e al massimo delle potenzialità della sua vettura. Ha deciso anche il mondiale, in maniera indiretta - perché ricordiamoci che la decisione discutibile l'ha presa Michael Masi alla fine.
Penalizzato parecchio dal team, che ha in più di una occasione preferito il compagno di squadra, Antonio ha disputato una buonissima stagione, ritrovandosi spesso in zona punti ma non riuscendo a portare a casa il risultato per via di ritiri e strategie per nulla azzeccate.
Avrebbe meritato molto di più, in termini di occasioni e di opportunità; il suo duro lavoro si è visto in più momenti e il trattamento che ha ricevuto in cambio non è stato per nulla giusto.
Per non parlare del modo in cui gli è stata comunicata - o meglio non gli è stata comunicata - l'intenzione di non rinnovare il contratto; carina la foto della concessionaria di Shanghai con le scritte di elogio a Guanyu Zhou, vero?
Altro rookie della stagione, si è ritrovato in un team dove già avere una macchina che funzioni è un super evento.
Abbonato alla parte bassa della classifica, ha dimostrato le sue qualità, il suo talento e ha iniziato a farsi notare con qualche sorpasso - soprattutto ai danni del compagno di squadra.
Piccoli passi portano a grandi risultati e Mick ha già iniziato a muoverli; numerosi ritiri, numerosi danni, ma tanta umiltà, rispetto ed esperienza che non possono far altro che aiutarlo a crescere.
Se Max veniva chiamato Crashstappen perché aveva il vizio di mettere la monoposto a muro, Nikita è diventato Mazespin, data la sua specialità nel girarsi anche da fermo.
Detiene diversi record, come il debutto più breve in Formula 1 (appena 3 curve, quindi ha concluso solo il giro di formazione); è anche il detentore del giro veloce del (pseudo) Gran Premio del Belgio; a differenza di Charles Leclerc, ha visto la bandiera a scacchi nel Gran Premio di Monaco (venendo doppiato dal vincitore, Max Verstappen, per ben 3 volte... si può dire troppiato?) Oltre ad aver "sbinnato" la macchina più volte di Vettel (maestro dello "sbin") in una sola stagione.
Una prima stagione niente male, per il terzo e ultimo rookie della stagione...