Siciliana, classe 1999, a differenza di molti tifosi della Formula 1, la mia passione è stata, come dire... altalenante?
Cresciuta in una famiglia in cui nessuno ha mai visto un Gran Premio dall'inizio alla fine, l'unica occasione in cui mi sono trovata a seguire un weekend di gara completo era quando andavo a trovare mia zia, perché mio zio è quel tipo di persona che non si perde assolutamente nulla di nessuno sport.
Diciamo che ho assistito ai successi della mia squadra del cuore in maniera sempre un po' indiretta - sia per quello che ho già detto, sia un po' per l'età.
La svolta avviene l'8 giugno 2014: Gran Premio del Canada. Grazie al fuso orario, sono riuscita a seguire FINALMENTE un Gran Premio dall'inizio alla fine, senza nessuno che prendesse il telecomando e cambiasse canale!
Non avendo mai superato il momento dello stacco della frizione, l'arrivo a curva 1 mi è sembrato un immenso macello e - sarò sincera - anche oggi dopo ben 7 anni mi è rimasta un po' questa cosa e ho sempre un po' di ansia, tant'è che dico spesso "Superata curva 1 è tutto in discesa... o quasi".
Ho sempre tifato una squadra in particolare - nonostante la scarsa (anzi siamo sinceri, la totalmente assente) conoscenza dello sport - sarà perché mi sono sempre piaciute quelle macchine, sarà perché da Italiana ho mantenuto il patriottismo, saranno entrambe? Non ho una risposta certa, so solo che fin da piccola cercavo quella macchina in particolare.
Un po' tutti diciamo questa cosa, ma è la verità.
Persino Helmut Marko una volta disse che se chiedi a un bambino quale sia la sua macchina preferita colorerà esattamente una macchina rossa. E sappiamo tutti quanti come sia il dottor Marko... vero? O come disse Seb... Tutti sono tifosi Ferrari, anche se dicono di non essere tifosi Ferrari.
Io personalmente sono cresciuta nell'epoca d'oro della Scuderia: la coppia Schumacher-Barrichello, i titoli mondiali costruttori e piloti per anni di fila sempre a Maranello, il mondiale vinto piloti da Ice Man e quello costruttori del 2008 portato a casa con Felipe. Ho avuto l'onore di vivere quell'euforia e quell'orgoglio che hanno portato il nome Ferrari ancora più in alto.
Ma ho vissuto anche i momenti bui, dove non ne va una giusta e tutto sembra remare contro. Eh si mi riferisco a quel bidone della SF1000.
Quello che trasmette questa squadra. è un'altalena di emozioni, dalla felicità alla rabbia, dalla tristezza, alla speranza. #essereFerrari è uno stato d'animo e - sarò sincera - ti rende anche un po' bipolare perché non sempre le cose vanno bene o male a tutti e due i piloti; anzi tutt'altro. Capita spesso che i due piloti abbiano gare con risultati diametralmente opposti e ti ritrovi ad essere euforico per uno e triste per l'altro e sembri da rinchiudere in un manicomio.
Ferrari è passione. Ferrari è amore. Ferrari è storia. Ferrari è Formula Uno.
Cresciuta in rosso, ben presto mi sono "rovinata" i piani, incappando in un altro team. E no, la fede è rimasta sempre rossa. Semplicemente, oltre a preoccuparmi della Ferrari, mi sono iniziata a preoccupare di qualcun altro...
Non è stato semplice, perché un po' mi sentivo di aver tradito la Ferrari, ma alla fine sono andata avanti perché la Ferrari sarebbe rimasta - è rimasta e rimarrà - sempre lì a farmi gioire durante i Gran Premi.
Vi ricordate la data spartiacque? 08/06/2014.
Sembra una data buttata lì a caso, non è così? Ebbene, no.
Non lo è affatto. Per chi mi conosce al di fuori di qui, ha già capito a cosa mi riferisco. Per i new entry, vi dirò solo che questa data è solo una delle cose - meglio non quantificarle, perché sennò chiamo un esorcista - con una persona, con il "guastafeste" che si è preso parte della mia attenzione durante i Gran Premi.
Ora tutti vi aspettate che io dica Seb, vero? Considerando anche la foto di prima.
E invece no. Magari vi aspettavate una scelta diversa, ci sta.
Questa mia "scelta" si ricollega - in maniera del tutto casuale e per nulla preventivata -alla mia passione per l'Australia iniziata nel 2002. Ebbene sì avevo 3 anni e no, non credo sia una coincidenza. Nessuno ha mai capito fino in fondo perché mi piaccia questo paese, nonostante abbia ripetuto più volte che è la risposta sta nella diversità australiana. Bene, da quel lontano 2002 mi porto dietro anche la mia fissazione per le persone di nazionalità Australiana.
E voi mi direte: perché Daniel e non Mark Webber?
Perché Daniel è Daniel.
Credetemi faccio una fatica enorme a spiegarlo, ma è proprio così. Daniel è quel migliore amico che ho sempre voluto avere, quello che non ti fa mai sentire solo, quello che è sempre disposto a darti una mano, a farti ridere, a fare cavolate con te senza farti sembrare un folle. Daniel è quel migliore amico che ho sempre voluto avere, ma che non ho mai avuto.
A detta di chi mi conosce e sa chi sia lui, siamo molto simili e al tempo stesso completamente l'opposto - il che è un po' vero, o per lo meno lo percepisco come tale. Alle volte mi capita di scoprire che abbiamo idee molto simili - a tratti identiche - su certi aspetti e, per dirla come una mia amica, siamo collegati tramite Wi-Fi . Daniel non è solo il mio pilota preferito, ma è anche (e soprattutto) il mio migliore amico; anche perché c'è da dire che quando l'ho visto per la prima volta non ci capivo una ceppa di Formula Uno, quindi poteva essere anche il più incompetente di tutti, ma io lo avrei scelto comunque.
Perché Daniel è Daniel.
Un uomo e un pilota che ci mette sempre la faccia, si assume le sue responsabilità e si prende le sue colpe - anche quando la colpa non è sua.
Ma la storia non finisce qui. Eh, sarebbe stato troppo facile sennò!
Ora vi dico un altra data: 27/05/2018.
Sì, la vittoria di Daniel a Monaco - una tra le più belle a mio avviso. Ma quel giorno è successo anche qualcos'altro...
Nelle retrovie, qualcuno si è divertito a fare un suo piccolo show (mentre io pregavo tutti i santi possibili e immaginabili affinché quei 50 giri finissero al più presto e che Seb non riuscisse a sorpassare Daniel - atroce per una Ferrarista, fidatavi).
Quel qualcuno che l'anno successivo sarebbe arrivato in rosso: Charles Leclerc.
Ho ammirato tanto Charles per la sua forza di volontà - avendo conosciuto la sua storia - e ne ho subito apprezzato anche le qualità di pilota (Danny docet).
Perché Charles e non che ne so, Max? o Pierre? o George?
Perché mi rivedo un po' anche il lui: nella costante mania di avere tutto sotto controllo, nell'essere perfezionista allo sfinimento, nell'autocriticarmi in maniera drastica. Avete presente i suoi team-radio in cui si dice i peggiori insulti? Ecco io sono esattamente, precisamente uguale.
Charles è Charles.
Una "scelta" più razionale che di pancia, forse; una persona che mi ha conquistata piano piano nel tempo, mostrandomi passo passo perché lui meritasse di diventare così speciale e importante.
E la risposta chiara e netta, lampante è arrivata l'8 settembre del 2019. Ebbene sì, ci ha messo un po' - anzi - ci abbiamo messo un po', ma l'abbiamo fatto con stile. Con GRANDE stile, aggiungerei.
Cos'hanno in comune Charles e Daniel?
Molto più di quanto si possa pensare: testardi, passionali, pazienti (DAVVERO TANTO), guardano sempre il lato positivo nelle persone e nelle situazioni, orgogliosi, perfezionisti - ognuno a modo suo - e decisi, determinati.
Hanno anche altro in comune. Una persona. Un angelo.
Jules. Jules Lucien André Bianchi.
Jules è il padrino di Charles, l'ha visto crescere umanamente e sportivamente.
Jules è uno tra i primi amici che Daniel ha avuto non appena arrivato dall'Australia a diciott'anni.
Ogni tanto mi ritrovo a pensarci e mi capita spesso di dire "Jules, certo che due meno complicati me li potevi mandare".
Perché un po' ci credo che ci sia il suo zampino dietro.
Daniel Joseph Ricciardo
&
Charles Marc Hervé Perceval Leclerc
AKA
My fav duo, my Monaco polesitters and my Monza winners
anche meme, pic reaction, stickers e chi ne ha più ne metta.