Sappiamo tutti benissimo cosa sta succedendo nel nostro continente; non starò qui a fare comizi geopolitici anche perché non sono abbastanza esperta al riguardo da potermi permettere di farlo.
La guerra in Ucraina, l'invasione della Russia ai danni della popolazione ucraina ha sicuramente avuto delle ripercussioni sul nostro sport e io mi concentrerò su quelle.
Quindi discuterò delle scelte prese dalla FIA nei confronti del Gran Premio di Russia e dei piloti di nazionalità russa e bielorussa.
Il primo comunicato
Link rescissione contratto Gran Premio di Russia:
https://www.formula1.com/en/latest/article.formula-1-terminates-contract-with-russian-grand-prix-promoter.5geFNbONEePwRCSQj25Xg3.html
Il comunicato inerente l'esclusione dei piloti di nazionalità russa e bielorussa.
Cosa ne penso io di queste decisioni?
Il primo comunicato, mi è sembrato molto paraculo in quanto - a scuola - mi hanno insegnato che la frase "That it is impossible to hold the Russian Grand Prix in the current circumstances" si traduce come "Che è impossibile far avere luogo al Gran Premio di Russia nelle attuali circostanze". Il che implica una possibilità di disputare il Gran Premio nel caso in cui le circostanze cambino.
E no; per me non è corretto correre in un paese dove ogni minima manifestazione viene usata per propaganda politica da parte del Presidente. Per me - tra il governo semi-dittatoriale (anche se potrei tranquillamente togliere il semi) e il tracciato noioso e brutto - Sochi poteva sparire dal calendario da un bel pezzo.
Escludere i piloti russi e bielorussi dalle competizioni?
Non lo trovo corretto verso i piloti in sé, perché anche loro stanno subendo questa situazione e sono soggetti al regime di Putin. Ma c'è una piccola deviazione da fare.
Da un lato comprendo la decisione di far correre i piloti russi e bielorussi senza bandiera - perché persone come Daniil Kvyat e Robert Shwartzman che non hanno nessun legame con Putin non meritano di certo di essere esclusi o di non poter lavorare.
Ma dall'altra sappiamo tutti chi sia Nikita Mazepin, come mai sia arrivato in Formula 1 e perché la Haas abbia improvvisamente avuto una livrea coi colori della bandiera russa.
Ecco, lui è stato - a mio avviso - l'ago della bilancia in questa decisione. Perché se è vero che nessuno si può scegliere i genitori e che un figlio non debba pagare per le colpe del padre, è anche vero che a 23 anni (compiuti ieri, il 02/03 tra l'altro) una persona è abbastanza matura da poter decidere in autonomia e avere i propri ideali. E ricordiamoci che Nikita nel 2021 ha deciso di inginocchiarsi solo e soltanto una volta e non per il movimento BLM, ma per la grande madre patria Russia.
Ora io non lo conosco - e sinceramente nemmeno ci tengo a conoscerlo, dato che la sua fama lo precede - ma da quello che fa (dalle molestie, ai cazzotti, al volo del numero nel parc fermé che per poco non ci giocavamo Tsunoda) e da quello che dice, deduco che condivida le idee del padre Dmitrij - e penserei anche di Putin, dato che lo ha elogiato in un post su Instagram.
Inoltre, la sua famiglia è una tra le poche famiglie di oligarchi a non essersi esposta apertamente sulla guerra. Questo può dire tutto, come può dire niente. Sia ben chiaro.
Come se non bastasse, oggi sono circolate delle indiscrezioni uscite circa la nuova stagione di Drive to Survive, secondo cui sembrerebbe che Mazepin padre abbia fatto cambiare la vettura del figlio con quella di Mick, perché secondo lui erano diverse e quella peggiore fosse capitata proprio al figlio... Che dire, guarderò con attenzione l'episodio dedicato ai Mazepin per capire chi siano davvero e chissà - forse sì o forse no - cambierò idea.
Notizia fresca di giornata: la Haas ha rescisso il contratto di sponsorship con Uralkali e di conseguenza quello di lavoro con Nikita Mazepin.
Alcuni diranno "Era ora!", altri "Poverino, cacciato così perché russo! Che colpa ha lui?".
La ragione sta in entrambe le parti, per un motivo molto semplice e vi spiego subito perché - ovviamente sempre secondo il mio punto di vista.
"Era ora!": perché di motivi per cacciare Mazepin dal team e dalla Formula 1 ce n'erano parecchi ancor prima dell'invasione russa in Ucraina.
Dai commenti razzisti, denigratori sui social, al pugno in piena faccia a Callum Ilott; dalle numerose azioni antisportive in pista - punite con altrettante numerose penalità - al volo del cartellone addosso a Tsunoda; e non dimentichiamoci nemmeno quei video che abbiamo trovato tutti divertenti ed esilaranti, in cui sono stati raccolti i team radio di diversi piloti (quasi tutti a dire la verità) che si lamentavano di Mazepin e della sua condotta decisamente antisportiva.
Ma soprattutto mi preme ricordare un video postato da lui stesso nelle sue Instagram stories in cui ha palesemente molestato una ragazza, salvo poi campare scuse e promettere di cambiare; ma di cambiamento ne ho visto poco, dato che non molto tempo dopo ha chiesto delle foto particolari a una fan in cambio di un biglietto di ingresso ad uno dei Gran Premi.
In questa prima parte sarò forse ripetitiva, ma mi sembrava giusto ribadire ancora una volta cosa abbia fatto, perché il suo atteggiamento è esattamente quello che nessuna persona dovrebbe mai avere nei confronti di altre persone - qualunque sia la loro identificazione di genere.
"Poverino, cacciato così perché russo! Che colpa ha lui?": ecco chi pensa solo questo non ha ben afferrato dei concetti, per quanto mi riguarda.
Perché sarebbe potuta essere una mera questione di nazionalità nel caso di Daniil Kvyat o Robert Shwartzman; ma nel suo caso è una questione molto più complicata di una semplice nazionalità o di una semplice amicizia con un dittatore.
La Haas è una squadra, un'azienda STATUNITENSE e in quanto tale deve applicare - e sottostare - alle decisioni prese dal governo degli Stati Uniti d'America. Tradotto in parole povere: non può essere pagata dai russi in quanto questi ultimi hanno i propri conti bloccati.
I russi non possono toccare i loro soldi nei loro conti esteri e gli Stati Uniti non accettano pagamenti da parte dei cittadini russi.
Di conseguenza, Uralkali non può pagare la Haas; e sappiamo tutti che l'unico motivo per cui Mazepin non ha mai rischiato il posto è stato perché Uralkali era il finanziatore e main sponsor della Haas. Quindi, con quali soldi avrebbe mantenuto il posto se non sono possibili transazioni di nessun tipo tra USA e Russia?
Inoltre, Gene Haas ha dichiarato in diverse occasioni che il team di Formula 1 lo usa principalmente come pubblicità per la sua società, la Haas Automation, e che avrebbe corso anche coi conti in rosso pur di sfruttare questa pubblicità.
Togliere lo sponsor ma tenere Mazepin in squadra?
Possibile, certo. Ma sarebbe solo e soltanto pubblicità negativa, perché sappiamo tutti benissimo che il proprietario di Uralkali è il padre di Mazepin; e oltre il danno d'immagine quindi avrebbe anche la beffa, perché la squadra non avrebbe i soldi della sponsorship.
E Gene Haas potrebbe vedere il team di F1 sprofondare tranquillamente , ma non accetterebbe mai cattiva pubblicità per la sua azienda.
Questa mossa però è facilmente attaccabile. Infatti, Nikita ha - giustamente - detto la sua tramite un post su Instagram.
Io non fino a che punto lui abbia capito appieno perché siano state prese certe decisioni; personalmente credo che per lui tutto questo sia una ritorsione nei suoi confronti in quanto russo e in quanto la sua presenza avrebbe causato problemi, dato il divieto di partecipazione degli atleti russi e bielorussi ad alcuni eventi sportivi.
Si lamenta del fatto che le sue buone volontà sono state completamente ignorate e che la Haas ha continuato per la sua strada - "unilateral step".
Forse non capisce che è un gioco più grande della Formula 1 stessa. Si tratta di sanzioni economiche imposte da uno Stato nei confronti di un altro e ogni settore deve comportarsi di conseguenza, per non incappare in grossi guai.
E di guai - per colpa sua - la Haas ne ha già passati parecchi! Non ci resta che aspettare cos'altro avrà da dire nei prossimi giorni...
La pressa attorno al "cerchio magico" di Vladimir Putin vede ogni giorno stringersi sempre di più. Tant'è che questa settimana sono arrivate nuove sanzioni alle famiglie di oligarchi stretti collaboratori del Presidente russo.
Dmitrij Mazepin è stato inserito ufficialmente nella "black list" dell'Unione Europea; e ciò significa solo due cose: congelamento dei beni e divieto di ingresso nell'Unione, per lui e- ovviamente - per tutti i membri della famiglia Mazepin.
A queste sanzioni, si devono aggiungere anche tutte quelle applicate dagli Stati Uniti, sanzioni decisamente molto più ferme e pesanti di quelle europee, per via della quasi inesistente dipendenza dalle fonti russe.
Nikita, come già sappiamo, ha preso malissimo il licenziamento, dichiarandolo più volte ingiusto; per questo ha preso la decisione di intraprendere una battaglia contro questa ingiusta situazione.
Ha pensato di unire le sue forze con quelle di tutti gli altri atleti russi impossibilitati a competere, per via delle sanzioni, creando una fondazione, la "We Compete as One", associazione finanziata da Uralkali - e chi altri sennò.
In un video postato sui social, Mazepin introduce brevemente lo scopo del progetto: fornire supporto psicologico ed economico a tutti quegli atleti che come lui hanno perso l'opportunità di competere nelle massime categorie.
Inoltre, ribadisce che nonostante la decisione della FIA di far competere senza bandiera i piloti russi - decisione accettata a malincuore dal ragazzo - la Haas ha deciso di stracciare il suo contratto, a suo avviso senza motivazione legale dietro.
Alla domanda se farà causa alla Haas, risponde che ogni azione sul tavolo verrà vagliata, ma che non vuole più avere a che fare con chi non lo vuole, perché - e su questo non gli si può dare torto - la Formula 1 è uno sport pericoloso in cui la fiducia tra la squadra che prepara la macchina e il pilota è un fattore di grandissima importanza.
Insomma c'è la possibilità che faccia causa alla Haas, ma apparentemente solo per questione di principio e non per tornare a competere con loro in Formula 1.
Io capisco la sua rabbia per essere stato licenziato, nonostante la possibilità di competere senza bandiera, ma nella vita bisogna anche essere onesti, sinceri e obiettivi.
La Haas ci va perdendo a livello pecuniario, perché perde uno sponsor coi fiocchi e non so fino a che punto gli piaccia l'idea di aver perso tutti quei soldi (che probabilmente dovrà restituire, perché qui si è già aperta un'altra questione).
La decisione non è prettamente sportiva, su questo Nikita ha ragione, ma deve anche capire che si parla di aziende che fatturano e che devono rispettare le leggi economiche imposte dal proprio stato di appartenenza.
Ribadisco ancora una volta: la Haas è un'azienda statunitense e in quanto tale deve rispettare le regole imposte dagli Stati Uniti; se il governo Biden impone il blocco dei beni degli oligarchi russi e ne congela i conti (ergo: non gli permettono di usare i soldi e impediscono transazioni tra i russi e le aziende statunitensi), mi spiegate per quale motivo si sarebbero dovuti tenere Nikita, quando l'unico motivo per cui lui era lì erano solo ed esclusivamente i soldi di Uralkali?
La Haas non avrebbe potuto accettare i soldi dei Mazepin, in quanto sarebbero stati bloccati dalle banche: transazione negata. A che pro tenere un pilota che fin dal suo approdo in Formula 1 ha fatto una bella serie di danni?
Mi dispiace che sia stato licenziato in questo modo? Beh sì, perché questo era il motivo più "facile" per mandarlo via; di motivi per buttarlo fuori ce n'erano tanti altri, ben più gravi, che avrebbero dato senso all'hashtag "We Race as One" che tanto Formula 1, FIA e team millantano sui propri profili social.
Nikita dovrebbe capire che non è una battaglia contro i russi, ma l'estrema opzione per non far scoppiare la Terza Guerra Mondiale. Perché o Putin crolla dall'interno - per via dei suoi amici oligarchi - o dobbiamo prepararci ad assistere a quello che non sarebbe dovuto succedere mai più: la guerra atomica.