I bambini durante il fascismo

Noi tutti conosciamo i fatti avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale, ma proviamo a focalizzarci per un attimo su come questo evento abbia influenzato milioni di bambini e adolescenti. Nazismo e fascismo hanno infatti sabotato l’infanzia con un'operazione pedagogica, cioè partendo dall'essenza dell'essere bambino, innocente e indifeso, hanno costruito quelle gabbie di morte delle leggi razziali e dei campi di sterminio. Parliamo dell’inutilità o, come diremmo oggi, dell’improduttività. Infatti un bambino non arriverà mai ad avere la stessa laboriosità di un adulto. Se poi ci riferiamo ad un bambino ebreo, è inutile al quadrato, poiché appartenente a una “razza” inutile e allo stesso tempo a una fascia d’età improduttiva.

Non esiste infanzia nei Lager, poiché il progetto nazista di liquidazione totale la vede solamente come un elemento da eliminare, mentre da un adulto si possono ricavare forza e lavoro.

Ai bambini ebrei vengono poste limitazioni di ogni tipo: la mobilità nella città (poiché avevano accesso solo a determinate zone), le fasce orarie di uscita, lo studio e l’apprendimento tramite l’espulsione dalle scuole. L’infanzia di questi bambini viene completamente soffocata da un velo di solitudine al quale non possono sottrarsi. Sono ormai obbligati ad assumersi responsabilità da adulti, e nazismo e fascismo sanno bene come trarre vantaggio da questo aspetto, costringendo così i ragazzi di "razza" ariana alla denuncia e alla violenza contro i loro coetanei ebrei. L’attacco all’infanzia è dunque costituito dalla logica nazista e fascista, in quanto essa vede il bambino o la bambina come pezzi da muovere in una grande scacchiera che è la guerra: la partita più dura da vincere, una partita sia politica che militare.

Fonte: "Che c'entrano qui i bambini?" di Raffaele Mantegazza