Mi

F. SUONO «MI».

Tratti caratteristici:

1. elementi: terra-acqua (pelle).

2. astri: Saturno. Zodiaco lunare: Toro. Luna calante.

3. colore: verde-azzurro (viola).

4. sensi: tatto (mano), udito (orecchio).

5. animali: bue, vacca, pecora, tartaruga, rana, coccodrillo, bufalo, leone domato, rospo.

6. simboli: trapezio, mazza, martello, giogo, arco, pelle, corazza, ombelico, ventre.

7. numeri: 7.

8. ore, case: 22 (20-24). Marte.

9. ideologia: sacrificio violento, offerta del sacrificio, riti di prosperità, coscienza del

dovere, dolore, vita vegetativa, matrimonio.

10. persone: sacerdoti e pastori (cacciatori).

 


Il mi, il terzo suono dell’elemento terra, è il luogo dellofferta di un sacrificio violento (vegetale, animale o umano), l’espressione del dolore e della coscienza del dovere. I suoi simboli più evidenti sono il grosso vaso (la forma fondamentale del tamburo), il trapezio con il lato più lungo in alto, il martello e la mazza che, fatta di pietra verde (3), presenta una testa di bue56 già nella cultura neolitica artica e caucasica. Il suo pianeta è il triste e oscuro Saturno (2). Al sacrificio della pelle (6) corrispondono la zampogna e il tamburo a forma di grosso vaso (il tamburo da offerta) della casella 22/3 e, nella tradizione cinese, il tamburo a forma di cassa battuto con un martello (6). Un ordine particolare sembra suddividere i tre suoni dell’elemento terra (re, la e mi). La zona del re è divisa in due parti. Dalla casella 14 alla casella 16 prevalgono la forma triangolare e il timbro nasale divino. Dalla casella 17 alla 22 predomina l’elemento erotico (fuoco). Nella parte del re si nota un forte accento maschile (la forma conica e trapezoidale con la linea più lunga in basso); nella parte del la prevalgono l’accento femminile, il simbolo della mano e il trapezio a base corta. Sulla parte sinistra del mi (caselle 22-24) la mano è costituita dal martello. Per questo le nacchere a forma di mano (4), i battimani (il mi delle dieci risonanze mistiche) e il tamburo a forma di pignatta e battuto con la mano occupano le caselle 18-22 del la e del mi, mentre il tamburo-cassa, il gong lunare e la campana gialla battuti con il martello (6) occupano le caselle 22-24. In tutta la zona compresa fra le caselle 22 e 6 sembra prevalere l’idea del battere anche gli strumenti a corda, con la qual cosa si prepara a poco a poco l’entrata nell’elemento fuoco, la cui espressione più caratteristica sono la bacchetta del tamburo medicinale (casella 7) e il pizzicare le corde (leone). L’espressione «battere la lira o l’arpa» si è mantenuta nella lingua tedesca (die Harfe schlagen). Già C. Sachs57 ebbe a notare che l’origine degli strumenti a corda non si trova nell’arco, ma in un bastone molto sottile, che si picchiò con una mazza. Così, in tutta la zona dalla casella 22 alla casella 6 si manifesta il ruolo fondamentale degli strumenti musicali, ruolo che è in primo luogo ritmico; devono dare l’elemento essenziale degli inni, cioè il metro. Per questo gli strumenti non «accompagnano» o «seguono», ma, al contrario, guidano la recitazione dei testi sacri. Accentuare il metro di un verso è dare la sostanza del verso. Il canto recitativo o il canto di uno strumento «vestono» soltanto di elementi melodici il ritmo puro del verso.

 


Elementi misti: a) con fuoco:

Agli animali caratteristici del mi, il bue, la vacca o la tartaruga (5), corrispondono la lira a sei o a sette corde (7), i corni doppi e i tamburi fabbricati con una corazza di tartaruga o con un grosso vaso (6). Per quanto riguarda il numero delle corde, a

cui abbiamo accennato a pagina 232, sorge un problema speciale. Dice la tradizione greca che la kithara nei tempi primitivi aveva tre corde e che il loro numero aumentò a poco a poco fino a undici. Nell’epoca omerica aveva già sette corde58. D’altra parte, la tradizione cinese attribuì al ch’in ora cinque, ora sette corde. La variabilità del numero delle corde permette di sospettare un antico scambio fra re e mi, dato che i loro rispettivi simboli geometrici sono solo inversioni di trapezi, la cui unione forma il tamburo a forma di clessidra situato nella casella 19. Molto probabilmente, appaiono qui le tracce di un aspetto più antico del sistema classico. Tali tracce rivelano un sistema pentatonico o esatonico nel quale l’elemento terra non occupava tre suoni,

ma soltanto uno o due. Data la forte penetrazione del re da parte degli elementi del suono sol (aria) e del mi da parte del si (acqua, Luna), sembra molto probabile che nel sistema pentatonico il suono la (Venere) rappresentasse solo l’elemento terra. Se questo è esatto, risulta una scala di cinque suoni continui: fa, sol, la, si, do, ossia, fa, sol, la, do, re, purché procediamo per generazione di quinte (fa-do-sol-re-la). Nel sistema esatonico possiamo ammettere una kithara nel re, mentre la kithara del mi con sette corde (come nel ch’in con sette corde) dev’essere una creazione del sistema eptatonico, giacché questo strumento sembra essere in relazione con l’inversione del trapezio del re. Per suonare la kithara della zona del re, questo strumento dovette mantenersi nella stessa forma del trapezio del re (con il lato più lungo in basso), mentre la kithara della zona del mi subì l’inversione. Questa inversione sembra trasparire ancora in certe particolarità della denominazione delle corde, dato che la corda che emetteva il suono più acuto si chiamava Nêtê (= grave), e la corda che emetteva il suono più grave si chiamava Hypáté (= acuta). Nel sistema esatonico, la kithara con tre corde doveva corrispondere allo strumento della casella 11 e tutti gli strumenti con cinque-sette corde alla zona del la, giacché dal principio i numeri mistici dovevano essere ripartiti secondo l’ordine zodiacale: Ariete 1 Cancro 2 Gemelli 3 Scorpione 4 Libra 5 Vergine 6 Toro 7 Pesci 8Acquario 9 Capricorno 10 Sagittario 11 Leone 12 Ariete 13.

L’aumento fino a undici delle corde della kithara avvenne in una cultura tarda che qui non interessa e che corrisponde ad una nuova maniera di dividere i numeri sacri.

Le caselle 22-24 di Saturno sono in parte subordinate alla zona della Luna e formalmente si trovano imparentate con il simbolo del giogo (6). Questo non solo si manifesta nei corni doppi, che misticamente corrispondono alla mazza, ma anche nella lira della casella 23/24 fatta con i corni.

 


Elementi misti: b) con aria (metallo):

I dischi metallici suonati con un martello (caselle 21, 23) assumono la forma del quarto calante (2) e servono a commuovere le anime tristi (9). La voce nel mi è quella con un timbro di vacca (5), con la quale i sacerdoti vedici (10) recitavano solitamente i testi sacri. Come abbiamo riferito a pagina 230, la recitazione di questi testi fu accompagnata da un bordone vocale, che imitava il ronzio delle api. In tal modo, la recitazione con voce di vacca e il bordone, che imitava il ronzio dell’ape, rappresentano chiaramente l'asse valle-montagna-cielo, terra-aria, vacca-ape, latte-miele. La voce della vacca è il timbro del sacrificio, mentre il ronzio dell'ape è il suono della lode divina. Forse l’uso spagnolo di chiamare «vacche» i diversi modi gregoriani o «la tonalità dei differenti seculorum » 59 proviene da questa maniera di intonare i canti religiosi.

Il punto coronato strumentale caratterizza anche la cornamusa, la cui camera d'aria è fatta a base di pelle (6), simbolo della mortalità e del sacrificio violento (9). La cornamusa, come il flauto di Pan della casella 22, è uno strumento pastorale (10) e costituisce sull’asse valle-montagna il corrispettivo della cornamusa militare 60 e dello strumento della fenice.

Nella casella 21 si collocano i campanacci che portano buoi e le mucche (6). Nella casella 24, fra mi e si, sembra collocarsi la campana gialla cinese, che occupava la «terrazza della Luna» (si), servi per riti di pioggia (9) sull’asse valle-montagna, fu impiastricciata con il sangue di un bue da sacrificio (5), accusò una nota chiaramente femminile (terra) e fu all’origine un bambù (acqua). Una cultura posteriore la sostituì con un gong a forma di cubo 61 ornato di rane (5). La sua posizione intermedia fra mi e si (terra e acqua) spiega i disegni con otto raggi che solitamente presenta. Le attribuzioni numeriche tarde le assegnarono dodici raggi. Ambedue gli strumenti, campana e gong, hanno un accento lunare molto pronunciato.


Marius Schneider

(1946)

Gli animali simbolici

e la loro origine musicale

nella mitologia e

nella scultura antiche

Milano

Rusconi

1986

p. 236-239

 

 

6 Si veda l’Appendice IV; e H. BOSSERT, Altanatolien, 1942, fig. 622.

57 C. SACHS, Geist und Werden..., p. 60.

S8 Ivi, p. 163.

59 F. PEDRELL, Diccionario Técnico de la Música, s.v. Guárdame las vacas.

60 Si veda a p. 180.

61 C. SACIS, Geist und Werden..., p. 207.


©Dizionario di musicoterapia, a cura di Giangiuseppe Bonardi,  19 settembre 2022