Un po' di storia...

I primi insediamenti umani sul territorio abbiatense risalgono all’età gallo-romana (I-V sec. D.C.).

Secondo quanto testimoniano i numerosi ritrovamenti archeologici, questi insediamenti erano ubicati in prossimità delle attuali cascine, nelle aree tra il Ticino e la Strada dei Mercanti, un sentiero di origine pre-romana che correva parallelo al fiume e che congiungeva il lago Maggiore con Pavia.

La tipologia dei reperti permette inoltre di ricostruire la vita e l'economia di questi primi insediamenti: le anfore per contenere olio, acqua e cereali testimoniano la vocazione agricola di queste prime popolazioni abbiatensi, mentre i resti di coppi (tegole), mattoni e chiodi ci informano dell'esistenza di edifici in muratura (e quindi della presenza di insediamenti umani stabili e non di popolazioni nomadi) .Tali insediamenti rimasero costanti in epoca romana e probabilmente, lo sfruttamento di queste terre continuò anche nei secoli successivi.

Tuttavia attorno al VI-VII secolo gli abitanti della campagna cominciarono a spostarsi verso l’entroterra e ad organizzarsi in comunità. Fra questi nuovi insediamenti, verso la metà del VIII secolo, uno, quello di San Pietro, sembra aver acquisito maggiore importanza, fino a prendere il nome di “vicus” (villaggio). Questo nuovo villaggio, corrispondente all’attuale quartiere di San Pietro, si sviluppava attorno a due chiesette, dedicate rispettivamente a San Pietro e Sant’Eusebio ed era posto anch’esso in prossimità della Strada dei mercanti. Proprio la posizione vicino ad una importante via commerciale e l’intitolazione delle due chiesette a due santi (Pietro e Eusebio) molto venerati dai Longobardi, hanno fatto supporre agli storici che la fondazione di questo villaggio si debba proprio alle popolazioni longobarde. L’antico oratorio di San Pietro, si trovava secondo gli storici in corrispondenza dell’attuale chiesa Parrocchiale, che risale però al XVIII secolo, mentre la cappella di Sant’Eusebio, oggi non più rintracciabile, era con ogni probabilità ubicata all’estremità opposta dell’odierno Corso San Pietro.

In epoca medievale il vicus perse progressivamente di importanza a favore del nuovo borgo di san Martino che si andava formando più a Sud (nell’area della chiesa di Santa Maria Vecchia, poco distante dall’attuale centro cittadino). Nei documenti dell’ XI secolo questo nuovo nucleo abitativo è definito “burgus” di Abbiate. Tale indicazione ha permesso agli storici di ipotizzare che, attorno all’anno Mille, il villaggio di san Martino si fosse dotato di una qualche struttura difensiva (mura o fossato). Infatti il termine burgus nell’antichità era riservato alle località dotate di fortificazioni. Le fonti, inoltre, testimoniano la presenza in quest’area di un primo castello (diverso dall’odierno Castello Visconteo), detto “castrum di Santa Maria” o “castrum melegazario” o “mergazzario” (cioè un castello il cui tetto era coperto, invece che da tegole, da canne di miglio - dette appunto “melegazzi” ). Di questa prima rocca e dell’antico borgo di Habiate, oggi restano solo poche tracce, fra le quali i resti di alcune finestre archiacute, nell’area di via Santa Maria, Via Teotti, Vicolo Magazzeno e vicolo Santa Maria.

La fortuna di Habiate, coincise tuttavia con la possibilità di rendere navigabile il Naviglio Grande (dopo il 1270). Questo corso d’acqua, che alimentava il fossato esterno di protezione al borgo, giungendo sino a Milano, offriva infatti agli abbiatensi (ma anche ai milanesi) una via privilegiata per i commerci e per gli spostamenti verso la capitale del Ducato, favorendo lo sviluppo economico della città. Negli stessi anni Abbiategrasso divenne parte del Ducato di Milano (prima era stato feudo di proprietà dell’Arcivescovo), passando così sotto il dominio dei Visconti (1277-1450) e poi degli Sforza (1450-1535). Proprio ai Visconti si deve lo sviluppo della città e la costruzione, verso la fine del XIII secolo, del secondo castello di Habiate, il cd. Castello Visconteo, che si è conservato fino ai giorni nostri. (vd.punti di interesse) Agli Sforza si deve invece la fondazione, negli anni ’70 del Quattrocento, del convento dell’Annunciata e la decorazione ad affresco della chiesa e delle sale annesse. (vd.punti di interesse). La fine della signoria sforzesca, determinò il declino del castello ed in parte delle attività commerciali della città. Tuttavia la ricchezza e fertilità dei suoi terreni le permise di riprendersi piuttosto rapidamente. Fra XVII ed XVIII secolo infatti,le più importanti famiglie milanesi, attratte dalla possibilità di destinare i loro capitali all’acquisto di beni immobili di sicura rendita (i terreni), incrementarono i loro investimenti nelle campagne circostanti. La presenza della borghesia milanese ebbe riflessi anche sul governo della città e sul suo sviluppo urbano. Molti dei nobili cittadini assunsero infatti ruoli di sempre maggior rilievo all’interno delle istituzioni locali, e contemporaneamente fondarono o ristrutturarono in forma di ville e palazzi nobiliari le loro dimore sparse nel territorio, dando origine ad architetture di grande pregio e rilievo storico-artistico.

Dal punto di vista politico Abbiategrasso seguì le sorti del Ducato di Milano, passando prima sotto la dominazione spagnola e successivamente sotto il governo asburgico (1707-1859). Verso la fine della dominazione austriaca, la città si distinse però per l’appassionata adesione agli ideali risorgimentali. Basti ricordare che proprio ad Abbiategrasso (per la precisione a Castelletto di Mendosio) ebbe dimora il patriota Gaspare Stampa.

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