Il Naviglio Grande

IL NAVIGLIO GRANDE

Il territorio di Abbiategrasso ha per confine a est il Naviglio Grande, derivato dal Ticino in località Tornavento di Lonate Pozzolo per collegare Milano al lago Maggiore attraversando i territori di parecchi comuni, tra cui Turbigo, Boffalora Ticino, Magenta, Robecco sul Naviglio, Cassinetta di Lugagnano, Abbiategrasso, Gaggiano e Corsico.

Le origini di questo canale, lungo 50 chilometri, non sono ancora del tutto chiare. I cronisti medievali ricordano che nel 1177 – 1179 “i Milanesi iniziarono il Naviglio di Gaggiano” e ciò farebbe pensare che in quell’occasione il canale sia stato condotto solo fino a quella località, a metà strada fra Abbiategrasso e Milano, per proseguirne l’escavazione in un secondo momento. D’altra parte gli stessi cronisti sostengono poi che l’opera fu ripresa e ultimata nel 1257 o nell’anno successivo per iniziativa del podestà Beno de’ Gozzadini. Peraltro una serie di carte d’archivio sembra condurre a conclusioni diverse. La più antica, del 1187, cita un navigium proprio presso Trezzano e quindi parrebbe che l’escavazione già in quegli anni fosse stata portata più avanti, tanto che nel 1202 il canale è menzionato quasi alle porte della città.

Anteriore al navigium era un “fossato tra Milano e Pavia” aperto verso il 1157, quando il Comune di Milano realizzò alcune opere difensive in previsione di un secondo assalto del Barbarossa, tra cui appunto un canale che lo separasse dalla ghibellina Pavia. Questo canale, verso il 1240, è detto Ticinello o Ticino Nuovo, ma non sappiamo se fu derivato dal Ticino già in origine o successivamente.

Poiché Ticinello fu detto anche il Naviglio Grande prima di essere ampliato per la navigazione (1269–1271), è possibile che il “fossato tra Milano e Pavia” e il “naviglio di Gaggiano” abbiano avuto in comune il primo tronco, cioè fino ad Abbiategrasso, così che il nome di Ticinello servì per indicare entrambi: poi il secondo divenne il Naviglio Grande e l’altro – da Castelletto di Abbiategrasso in giù, verso il Pavese – restò il Ticinello, come ancora oggi è chiamato.

Verso il 1270 il canale, fino a quel momento utilizzato per scopi irrigui (e lo è ancora oggi), fu reso navigabile con l’ampliamento dell’alveo e diventò la principale arteria commerciale del Milanese.

Dal lago arrivavano pietre, marmi, legnami, calce, vino, vetri, vettovaglie di ogni genere; e anche merci da oltralpe attraverso il Sempione, il Gottardo e il S.Bernardino. Sul Naviglio passò per secoli anche il marmo di Candoglia necessario per il Duomo di Milano.

I traffici commerciali sul canale cessarono negli ultimi anni Settanta. La navigazione per il trasporto di persone, introdotta come regolare servizio pubblico verso la metà del Seicento con l’impiego di apposite “barche-corriere”, rimase invece attiva fino ai primi decenni del Novecento, quando subì la concorrenza delle linne ferroviarie e tramviarie.

Mario Comincini

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