L'ex convento dell'Annunciata

E’ situato appena fuori dal centro storico di Abbiategrasso, in prossimità della circonvallazione in direzione Magenta alla fine di via Pontida. Il complesso architettonico fu fatto costruire per volontà dal duca Galeazzo Maria Sforza a compimento di un voto, fatto tre anni prima alla Vergine. Il convento fu iniziato nel 1469 e terminato nel 1472, mentre la chiesa fu consacrata col titolo di S. Maria Annunziata nel 1477. Il complesso venne affidato all’Ordine dei Frati Minori dell'Osservanza di S. Francesco, che avevano una forte presa sulla società del XV secolo e che godevano anche di un legame molto stretto con la famiglia ducale. L’Annunciazione è un tema ricorrente nell’ordine e molto caro a Francesco Sforza, padre di Galeazzo Maria, che era diventato signore di Milano il 25 marzo 1450, data in cui si colloca liturgicamente l’annuncio a Maria. Nel 1810 il convento fu soppresso e l’anno dopo fu trasformato in un “ospedale” per ospitare la sezione maschile della Pia Casa degli Incurabili, fino al 1873. Il complesso conventuale fu quindi frazionato e venduto a privati, cambiando più volte destinazione d’uso, sino a diventare un complesso di piccole abitazioni popolari. Il degrado, dovuto all’uso indiscriminato degli spazi aumentò, fino a che la struttura fu prevalentemente occupata in modo abusivo. L’Amministrazione Comunale acquisì tutto l’edificio nel 1997 e il suo restauro fu ultimato nel 2007.

LA CHIESA Esternamente si presenta molto semplice, con una facciata a capanna coronata da un fregio di mattoni e al centro una grande croce a tinta rossa con accanto gli strumenti della passione. L’interno della chiesa, a navata unica, un tempo divisa in due aule da un muro tramezzo è senza dubbio l’ambiente più suggestivo. Nell’aula dei fedeli sono visibili le decorazioni con il sole raggiante e il trigramma “IHS” di S. Bernardino da Siena, frate predicatore dell’ordine. Nella zona presbiteriale, un tempo aula riservata ai frati, è stato interamente recuperato l’importante ciclo di affreschi de Le storie di Maria datato “ottobre 1519” e firmato da Nicola Mangone da Caravaggio, detto il Moietta, artista leonardesco, attivo in Lombardia nel primo Cinquecento. L’abside è introdotto dal grande arco santo con il tema dell’Annunciazione, in alto al centro Dio Padre, sulla sinistra l’angelo Annunciante e sulla destra Maria. Sotto la figura dell’Angelo, troviamo la scena dell’Adorazione dei pastori. Sotto Maria Annunciata vi è il Riposo durante la fuga in Egitto, scena bucolica molto ricca di particolari e resa con la tipologia della “pittura d’affetti”. Nel sottarco vi è affrescata una teoria di Antenati di Cristo, secondo la genealogia evangelica. La volta è divisa in quattro parti dai costoloni decorati, nelle vele troviamo gli Evangelisti e i Dottori della Chiesa. Il colore originale della volta era il blu con stelle applicate in lamina d’oro, oggi appare solo il rosso morellone, colore usato per preparare il fondo e rendere blu steso a secco più brillante. Sulla parete di sinistra (lato nord) vi sono diversi episodi dipinti in uno spazio unificato immaginario all’aperto. Seppur in posizione asimmetrica, al centro della scena ammiriamo l’imponente Albero di Jesse, con l’inconsueta immagine di Maria con in braccio Gesù Bambino, attorno vi sono i ritratti degli antenati di Cristo. Sulla sinistra troviamo l’Incontro alla porta aurea di S. Giocchino e S.Anna, i genitori di Maria, scena molto efficace per il realismo delle figure e la partecipazione emotiva. Sulla parete di fronte (lato sud), gli episodi sono divisi in due registri distinti e in ciascun registro sono affrescati tre episodi. Nel registro superiore in uno spazio che ricorda le architetture rinascimentali di Bramante, sono rappresentati da sinistra a destra: La nascita di Maria, la Presentazione al Tempio e Lo Sposalizio della Vergine. Nel registro inferiore, divisi da inquadrature architettoniche, vi sono i tre momenti del rarissimo tema della Dormitio Mariae o Transitus Virginis da leggersi da destra verso sinistra, in continuità con il registro superiore: Apostoli che assistono la Madonna morente, il Funerale e il Seppellimento della Madonna. Anche senza un riferimento puntuale, l’atmosfera rappresentata deve molto sia alla pittura di Leonardo, per la resa dei sentimenti, attraverso una ricercata gestualità degli Apostoli e per gli scorci paesaggistici, sia alla pittura di Bernardino Luini per la resa degli interni domestici, ricchi di particolari tratti dalla vita quotidiana. La parete est dell’abside è dedicata all’Assunzione della Vergine, che doveva fare da sfondo alla grande pala dell’altare maggiore. La Madonna è posta sulla sommità, circondata da angeli, mentre gli Apostoli sono spettatori della scena. Il vano dell’abside era stato chiuso da un tamponamento ottocentesco e successivamente soppalcato, per essere usato nel periodo di trasformazione della chiesa in dormitorio maschile della Pia Casa degli Incurabili e successivamente adibito ad abitazione privata fino agli anni Novanta dello scorso secolo. Proprio questi diversi strati d’intonaco applicati hanno sigillato i sottostanti affreschi, proteggendoli per quasi due secoli. La rimozione degli elementi architettonici di separazione degli ambienti ha prodotto una serie di lacune nella parte alta della parete, soprattutto nella parete est e parzialmente nella parete sud.

DORMITORIO Salendo al primo piano si arriva a quello che un tempo era il dormitorio: un unico lungo corridoio divideva su ambo i lati le cellette dei frati, conservate nelle loro dimensioni originali sul lato destro e trasformate in un unico ambiente sul lato sinistro. Lungo il corridoio si notano due diverse decorazioni, la prima presenta una serie volti di santi e di sante dell’ordine francescano all’interno di tondi databili alla fine del XV secolo, la seconda decorazione molto più tarda mostra tracce di motivi architettonici monocromi.

IL REFETTORIO è collocato all’interno del complesso architettonico in un ambiente a pianta rettangolare con soffitto a volte. Il locale presenta due significativi affreschi anonimi, posti l’uno di fronte all’altro: una vivace Ultima Cena risalente all’inizio del ‘600 e il ciclo tripartito della Resurrezione della fine del ‘400, composto da Noli me Tangere a sinistra, molto rovinato e poco leggibile, al centro il Cristo Risorto e a destra dall’Incontro con i discepoli sulla strada di Emmaus. Quest’ultimo di particolare pregio per l’attenzione ai dettagli del paesaggio e la cromia raffinata e suggestiva dei personaggi che avvicina l’autore lombardo alla cerchia di Bramantino.

CHIOSTRO Pur mostrando stili diversi il chiostro si presenta armonico e proporzionato. Al suo interno sono ancora visibili diverse tracce delle antiche decorazioni di diverse epoche, fra cui una meridiana affrescata sul lato sud, con una scritta latina datata 1678, la cui traduzione è “Nulla io posso fare senza sole, tu nulla senza Dio”. Uscendo dal chiostro, sulla parete esterna della chiesa vi sono due affreschi una Madonna con Bambino fra santi e una Crocifissione, della fine del XV sec.

CHIOSTRINO Come la chiesa, anche il convento era diviso in due parti. I fedeli potevano entrare nel primo piccolo cortile, per ricevere assistenza e per utilizzare il pozzo.

Attualmente il complesso è utilizzato dall’Amministrazione Comunale per eventi culturali quali: conferenze, corsi, mostre, spettacoli teatrali e concerti.

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