BIOMECCANICA TEATRALE Ipertesto
di
Claudio Spadola

Dalla Biomeccanica Teatrale di Mejerchol’d a una disciplina evolutiva dell’individuo

Principi e esercizi, anche di movimento scenico, improvvisazione, recitazione, regia e analisi del testo. Antropologia teatrale, estetica, filosofia, storia, fisica

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Questo sito è stato pubblicato il 12 Giugno del 2022 a 100 anni esatti dal giorno in cui Mejerchol’d ha reso pubblica la sua Biomeccanica.

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Claudio Spadola

Mejerchol'd arresto e fucilazione

Cos’è la Biomeccanica Teatrale?


Tutto è biomeccanica se è la ricerca della coincidenza degli opposti nel momento in cui, portato all’estremo, qualcosa si tramuta e rivela il suo contrario” 1.

In quel momento e luogo si rivela la vita in vita e si accede ad un altro stato di coscienza di sé 2.

La Biomeccanica Teatrale, resa pubblica nel 1922 dal più rivoluzionario e acclamato regista del ‘900, il russo Vsevolod Mejerchol’d, è un sistema d’apprendimento psicofisico mentale che parte dall’equilibrio fisico.

Ogni uomo ha imparato a giocare con la gravità e sa che quanto più tende le estremità del proprio corpo tanto più percepisce fisicamente, sente affettivamente ed è in grado di pensare il suo baricentro.

In un attimo queste tre attività si tramutano in un’unica coscienza di sé e l’uomo è un essere non diviso, un in-dividuo 3.

La Biomeccanica Teatrale è un sistema d’apprendimento autosimilare come i frattali 4.

Ogni esercizio (o azione biomeccanica) è la riproduzione del suo principio essenziale e si riproduce in altri esercizi simili ed evoluti.

Ogni esercizio (o azione biomeccanica), tenendo conto della meccanica del principio essenziale, si adatta al bios, cioè all’imprevedibilità delle condizioni della vita qui e ora 5.

Prefazione. Biomeccanica dell’individuo e del performer

La Biomeccanica Teatrale è un training psicofisico che ci insegna a distinguere le differenti qualità di energia, fisica, affettiva e mentale, a tradurle in sensazioni e a condensarle in ritmo interiore da memorizzare. Ci insegna così a diventare potenti magneti ricetrasmittenti.

Il centro affettivo dell’attore biomeccanico all’inizio funge solo da connettore del suo polo fisico con quello mentale in modo da permettergli, con l’allenamento, di creare l’azione equilibrata di un corpo-mente. Anche se in questo allenamento il centro affettivo è bene che non sia implicato se non come connettore, alla fine, invece, sarà ripagato del suo iniziale sacrificio espressivo e potrà beneficiare del lavoro del corpo-mente. È proprio l’agire di un corpo preciso connesso a una mente concentrata che, infatti, induce l’organica reazione del sentimento che il performer vuole esprimere.

L’energia emozionale è, così, protetta dalla struttura ritmica della forma dell’azione e attraverso di essa si esprime in modo potente fuori dal performer per risuonare nello spettatore piuttosto che implodere dentro al performer.

Ma l’allenamento di un corpo-mente non diviso né alterato da coinvolgimenti emozionali non ci consente solo di essere precisi nella struttura necessaria all’espressione del sentimento ma soprattutto ci consente di stare in scena vuoti, privi di sforzo fisico e controllo mentale, e, quindi, in totale ascolto dell’imprevedibilità della vita.

La biomeccanica teatrale ci insegna ad essere in-dividui, non più divisi tra una mente preconfezionante perché diffidente dell'imprevedibilità creativa e un corpo defraudato, tecnicamente anche virtuoso ma comunque schiavo della mente.

Ci insegna ad avere la sensazione profonda del nostro essere sul palcoscenico, la sensazione di essere parte di un tutto e quindi ci insegna a recitare o ad eseguire un compito in maniera creativa attraverso la totalizzante esperienza fisica con l'altro; per cui si diventa altro, altro dalle nostre abitudini come altro dalla meccanica memorizzata.

L’esperienza con ciò che ci include ed è fuori di noi, il bios, rende, infatti, la meccanica del compito un atto vivente ed è per questo che induce organicamente il sentimento che volevamo esprimere; anzi, l’esperienza stessa con l’altro ne è già l'espressione oltre che la garanzia della verità del nostro agire.


Note

1 Questa frase è stata detta il 2/10/2021 dal prof. Franco Ruffini, presidente del DAMS Roma Tre e fondatore dell’International School of Theatre Antropology, insieme a Eugenio Barba dell’Odin Teatret, in una conferenza agli allievi della Scuola di Recitazione La Palestra dell’Attore di Roma, da me diretta, e in altre conferenze a cui ho avuto la fortuna di partecipare. La si può sentire dalla voce di Ruffini in questo video.

La frase continua così:

Lì si rivela qualche cosa che, lo dico solo alla fine di questa conversazione perché è una parola trappola, si rivela la vita. L’attore interessante ti fa vedere la vita.

L’attore interessante ti fa vedere la vita, magari sta facendo Amleto o sta facendo un personaggio del tutto secondario, tragico, comico, ma se è interessante ti fa vedere qualcosa che è veramente l’unica cosa interessante da guardare: la vita in vita.

2 Cfr. il principio del grottesco (...) di Mejerchol’d e quello estetico di estasi (...) del suo allievo Ejzenstejn (...), regista cinematografico internazionale che per primo scoprì le potenzialità espressive del montaggio e insegnante di biomeccanica teatrale al GITIS (Istituto Nazionale d’Arte Teatrale) (...) di Mosca, così chiamato e rifondato da Mejerchol’d nel 1922, presso cui ho fatto il mio master di specializzazione nel 1997/98 dopo la laurea.

3 Individuo, dal latino individuus che significa: indiviso, indivisibile. Qui inteso come non diviso tra mente, corpo e centro affettivo. Per la biologia un individuo è ogni organismo vivente, animale o vegetale, che non può essere suddiviso senza che perda le sue caratteristiche strutturali.
La parola, nel significato generale, invece, indica ogni singolo ente in quanto distinto da altri della stessa specie (il complesso di tutti gli individui che hanno le stesse caratteristiche costituisce una specie) e nel linguaggio comune individuo ha assunto il significato di un uomo considerato genericamente in una rilevazione statistica o come singolo elemento di una collettività.

4 Un frattale è un ente geometrico caratterizzato dalle dimensioni non intere e dalla proprietà di riprodurre l'ente di partenza ad ogni scala. È dunque dotato di omotetia interna: ingrandendo una qualunque sua parte si ottiene una figura simile all'originale. La forma del cavolo romanesco, della ramificazione degli alberi e, in generale, delle piante, della crescita delle nuvole, della propagazione delle onde, la conformazione delle coste terrestri e infiniti altri fenomeni naturali, sono esempi di frattali.

5 A ben vedere la biomeccanica è come una lingua e ogni lingua è come un virus (eccelso esempio di sistema autosimilare): ha bisogno di esseri viventi per riprodursi. La lingua biomeccanica, come ogni linguaggio, non è parlata da noi ma ci parla. Questo le consente di essere viva e riprodursi, evolvendosi attraverso di noi.

Da ciò si deduce che ogni testo di o sulla biomeccanica è cosa morta se non è messo in pratica dai suoi apprendisti o cultori e, attraverso la verifica pratica, dovrebbe essere sempre aggiornato e migliorato. Cfr. Il magazzino delle varianti L3 e a proposito del “passaggio intermedio, quello di far propria la praticacfr. Un maestro non da dipendenza. La vera ratio della pedagogia teatrale L2 L3.