2025
Settembre-Ottobre
Articolo tratto da Il Corriere della Sera del 2 settembre dal titolo:
”Telenovela, in scena gli ospiti del villaggio Alzheimer”
Questa settimana vi proponiamo uno spettacolo teatrale che si presenta anche in forma di docu-film proposto da un gruppo di abitanti ospiti del “Paese Ritrovato” di Monza, il primo villaggio realizzato in Italia per i malati di Alzheimer.
Questi disturbi non si affrontano da soli, ecco perché le attività del villaggio vengono allargate all’esterno. In questo modo sono maggiormente favoriti il mantenimento delle abilità residue e la riduzione di certi comportamenti problematici.
Il villaggio è balzato agli onori della cronaca per il docu-film dal titolo “Telenovela” nel quale recitano dodici ospiti tra i 60 e i 90 anni. Come hanno fatto queste persone a ricordare le battute del copione? In una prima fase il regista ha lavorato sull’osservazione, sulle improvvisazioni ed ha ascoltato i racconti degli ospiti: poi ha scritto il testo. Per aiutare la memoria degli attori molto spesso è sufficiente ricordare la battuta prima di ogni “ciak”.
Partecipando e assistendo alla Telenovela le persone si sono riconosciute e ciò ha portato benessere sia a loro che ai familiari che si sono anche commossi.
Tutto questo abbatte un tabù come, ad esempio, gli stessi operatori del villaggio che hanno iniziato il progetto dopo tante riflessioni.
Ma. crede sia molto importante che le persone affette da questa demenza degenerativa, abbiano la possibilità di essere inclusi in queste attività menzionate dall’articolo. «Mio padre, purtroppo è deceduto in ospedale, senza essere incluso in nessuna attività. Mi fa quindi piacere che persone affette da questa malattia possano ancora riconoscersi dopo il teatro».
Ci. è rimasta favorevolmente colpita dall’iniziativa del Paese Ritrovato. «Ritengo che questi progetti per favorire i malati di Alzheimer siano lodevoli e rispetto al passato si sono fatti passi da gigante. Un modo per includere nuovamente nella società le persone soggette a demenza: dare a loro una dignità, una possibilità per rimanere attivi nonostante i deficit cognitivi» commenta.
St. sostiene «Mi piace l’approccio non farmacologico alla malattia che usano in questo villaggio. Mi sembra giusto sperimentare forme di cure anche da questo punto di vista. Le attività impegnano i pazienti e migliorano il loro benessere».
Fr. commenta «Il Paese Ritrovato è veramente una novità. In un primo tempo ho temuto che si trattasse di un nuovo modo di “rinchiudere i problemi” in una gabbia più o meno dorata. Invece si tratta di una esperienza innovativa in cui le persone sono rese protagoniste, sono stimolate ad una vita attiva e di soddisfazione. Fondamentale poi l’apertura all’esterno con il coinvolgimento di familiari, cittadinanza, pubblico… insomma un modo di vita e di cura davvero completo.
Spero che questa buona pratica non resti isolata ma possa anche essere utilizzata da altri».
Articolo tratto dal quotidiano Avvenire del 24 settembre 2025 dal titolo:
" L'U.E. ci prova di nuovo: vuole rinviare le regole contro la deforestazione"
La Commissione Europea sta valutando la scelta tra rimandare o attuare velocemente il regolamento sulla deforestazione. Questo insieme di leggi riguarda ovviamente i nostri territori ma anche quelli dei paesi da cui importiamo prodotti. I paesi extra Unione Europea, infatti, in caso di approvazione dovranno dimostrare che le loro merci sono state realizzate nel pieno rispetto dell'ambiente.
Diamo uno sguardo ad alcuni degli interessi in campo:
- gli attivisti ambientali vogliono che il regolamento entri in vigore subito e senza modifiche;
- alcuni stati esteri grandi produttori temono che norme troppo restrittive danneggino le loro esportazioni in Europa;
- gli agricoltori europei dal canto loro temono invece una concorrenza troppo agguerrita in caso di normative troppo flebili;
- le associazioni dei produttori europei chiedono regolamentazioni chiare ma realisticamente attuabili e pragmatiche.
Insomma, i valori, le aspettative, gli interessi ed i calcoli in gioco sono davvero molteplici: salute dei cittadini, condizioni climatiche, qualità dei prodotti, vita delle imprese, sostenibilità ambientale e così via. Vedremo quali saranno le scelte dell'Unione Europea e chi “la spunterà”.
St. si augura che la Commissione Europea non rimandi il regolamento per l'ennesima volta e che questa normativa entri in vigore così com’è. «La tutela dell'ambiente deve venire prima degli interessi economici» afferma.
Ci. racconta «Questo tema mi fa correre il pensiero ad una nota canzone degli anni ’70 di Adriano Celentano: Il ragazzo della via Gluck. La canzone usciva agli esordi di un interesse al tema del rispetto dell'ambiente, tematica fino ad allora non considerata. Successivamente i governi e la cittadinanza hanno iniziato gradatamente ad interessarsene. Sono anche sorte associazioni di tutela dell'ambiente e attualmente il tema è considerato prioritario. Ricordo tra le tante iniziative i venerdì degli studenti: marce e scioperi che venivano promossi dal mondo studentesco per la sensibilizzazione delle persone e delle istituzioni in difesa dell'ambiente».
Fr. sostiene «Anch'io vorrei normative sempre più rigorose su tutte le tematiche collegate all'ambiente. Penso anche che ci sia un importante aspetto educativo in campo, ogni persona dovrebbe comportarsi in modo rispettoso: consumare consapevolmente, inquinare il meno possibile, mettere in atto tutti quegli atteggiamenti positivi che influiscono sull'ambiente. Indubbiamente però il ruolo delle organizzazioni statali e sovrastatali è fondamentale e le norme debbono essere condivise a livello mondiale».
Articolo tratto dal quotidiano “Corriere della sera” di mercoledì 1 ottobre 2025 dal titolo:
“Catella consegna il villaggio-studentato. Salvini al comune: affitti alti, osare di più”
In vista delle olimpiadi invernali “Milano Cortina 2026” abbiamo oggi una buona notizia: è già pronto il Villaggio olimpico per gli atleti che diventerà poi uno studentato con prezzi calmierati.
L’area su cui è stato costruito il villaggio prima ospitava lo scalo ferroviario di Porta Romana dove venivano praticati vecchi mestieri che ora non si trovano più.
L’opera è stata conclusa in anticipo sui tempi previsti: sono stati necessari 30 mesi. L’impresa costruttrice, la Coima, ha gestito 140 milioni di euro di appalti arrivando a costruire 105.000 metri quadrati di nuovi edifici di cui la metà a prezzi calmierati e convenzionati, e 40.000 metri quadrati di spazi pubblici e aree verdi e impianti sportivi. 1700 saranno le stanze destinate agli studenti. Si tratterà del più grande villaggio - studentato d’Italia.
Mettiamo in risalto che si stanno aprendo fin d’ora le prenotazioni per gli studenti che potranno entrare da settembre 2026.
A St. fa piacere che sia stata progettata un’opera pensando anche al “post evento”. «Milano, come tutte le grandi città, ha bisogno di studentati a prezzi calmierati. Spero che ne sorgano altri in tutte le città anche senza l’aiuto di grandi eventi».
Max. sostiene «Oggigiorno si considera che diversi studenti hanno la possibilità di seguire corsi telematici comodamente da casa. Certi studenti devono invece andare in loco. Mi domando: questo numero copre realmente questo fabbisogno? Io spero ad esempio che il fabbisogno sia almeno parzialmente soddisfatto per quei laureati che servono molto allo stato e ai cittadini come il personale medico e sanitario».
Fra. racconta «Fin da bambino sono stato affascinato dalle ferrovie, mi piaceva molto andare a guardare i treni nella stazione di Cremona. Immagino che lo scalo ferroviario di porta Romana a Milano fosse un posto molto grande e pieno di punti di interesse. Un luogo dove si lavorava duro: treni, operai e così via… Da un certo punto di vista mi spiace perdere un posto del genere. È però molto bello che il luogo si riempia ancora di vita. Ora si tratterà di sportivi impegnati ai massimi livelli e domani invece di studenti che prenderanno il volo verso le loro professioni. In ogni caso viaggi molto interessanti».
Ma. pensa che il villaggio-studentato sia positivo perché dà la possibilità ai giovani di studiare, socializzare e diventare grandi in una città che offre molto. «Trovo che sia opportuno che tutti possano accedere a prezzi modici inquanto 850 euro al mese sono veramente molti. Anche la nostra Cremona possiede diverse offerte universitarie e offre un costo degli affitti diverso e accessibile».
Ci. afferma «È lodevole che un villaggio olimpico si trasformi in uno studentato. Per uno studente poter alloggiare nella città in cui vengono impartite le lezioni rappresenta un grosso vantaggio, certo questa soluzione deve rispettare un canone adeguato dei prezzi che lo studente e la famiglia devono sborsare».
Articolo tratto da Corriere della Sera di martedì 7 ottobre 2025 dal titolo
“Mario D’Amico, un secolo di musica dal jazz a Buzzati”
L’articolo di questa settimana ci propone la figura di un musicista d’altri tempi e nello stesso tempo contemporaneo, che si chiama Mario D’Amico. Un protagonista assoluto e versatile; principalmente si è orientato alla musica jazz, genere musicale in cui ha presentato anche pezzi all’avanguardia. Parallelamente ha scritto poesie, composizioni sacre e canzoni per bambini.
Nel corso della sua vita si è anche prodigato, assieme alla moglie ancora al suo fianco, per la crescita culturale e artistica del suo territorio creando il Centro Educazione Artistica di Monza, in cui tanti bambini si sono dedicati a musica, danza e judo. La creazione più famosa? Le canzoni di Topo Gigio, indimenticabile personaggio del mondo infantile.
Mario D’Amico il 12 ottobre compirà 100 anni ed è ancora molto attivo, grazie alla figlia Paola ha scritto un libro autobiografico che si intitola “La mia vita per la musica”. Il suo sguardo è orientato verso il futuro, per esempio l’articolo riporta il caso di un’opera del passato non ancora pubblicata per questione burocratiche; a chi gli chiede come mai non vi presta più attenzione, D’Amico risponde: “Non ho tempo, sto scrivendo un concerto per violino e pianoforte.”.
Ci. racconta «Ricordo con tenerezza la figura di Topo Gigio, compariva nei miei momenti di svago di bambina. Attualmente questa figura è tornata alla ribalta grazie all’esibizione di Lucio Corsi in copia con il pupazzo all’ultimo Festival di San Remo. Questa creazione ha allietato generazioni di bambini divenendo un protagonista assoluto del mondo infantile».
Ste. ammira molto il musicista perché non si ferma solo ad un genere ma si dedica a più cose anche contemporaneamente. «Se a cent’anni ancora sta scrivendo potrebbe voler dire che ha una salute invidiabile per la sua età. Lo ammiro anche per gli sforzi dedicati ai bambini che hanno sempre bisogno di empatia quando qualcuno gli insegna qualcosa» commenta Ste.
Fra. sostiene «È davvero ammirabile la capacità di d’Amico di guardare sempre con creatività e curiosità verso il futuro. Nonostante l’età avanzata ha l’animo predisposto al progetto, alla “cosa da fare”, alla frontiera da scoprire… al domani. Cercherò di tenerlo come insegnamento: credo sia una delle ricette per vivere una vita piena e di soddisfazione».
Tratto da Avvenire del 15/10/2025 dal titolo
“Dignità, temperanza e condivisione. La pastorale del lavoro di Agostino”
L’esortazione apostolica del Papa “Dilexi Te” (ti ho amato) riflette su povertà e ricchezza, individuando princìpi come carità e misericordia e la fraternità che è centrale.
Il Papa trae spunto da Sant’Agostino per parlare di diseguaglianze, in particolare nel mondo del lavoro. Già ai tempi di Agostino c’erano persone che, pur disponendo di un lavoro agricolo o manuale, erano costretti a mendicare. Agostino, inoltre, non condanna i ricchi in quanto tali, ma solo quelli che accumulano ricchezza senza badare ai poveri e alla ricchezza spirituale per la vita eterna.
Sant’Agostino arriva a dire che il povero e il ricco sono messi alla prova: il povero deve fare i conti con la sua debolezza, il ricco deve cercare di rendere utile la sua ricchezza anche per gli altri.
Agostino, in un famoso sermone, invita infine a praticare l’elemosina e a offrire ospitalità ai pellegrini.
Mx. dice di avere un rapporto altalenante con l’elemosina. «A volte la faccio e altre volte no. Quando la faccio sento una sorta di liberazione. Si prova più piacere nel donare che nel ricevere. In particolare, è la condivisione che mi fa sentire bene e non so veramente perché talvolta non la faccio. È vero, comunque, che qui in Italia ci sono molte iniziative verso i poverelli come cibo e alloggio o aiuto per la notte della Caritas».
«Trarrò spunto dal pensiero di Sant’Agostino dicendo che esistono due tipi di ricchezza: la ricchezza vana e la ricchezza condivisa. La prima accumula ricchezza e serve soltanto al ricco ed è inutile. Mentre la ricchezza condivisa arricchisce chi la fa e chi la riceve» conclude.
Ma. racconta «Ho avuto in età molto giovane l’esperienza di far parte della religione dei Testimoni di Geova. Anche loro, come la religione cattolica, hanno dei valori descritti nell’articolo. Quindi sono cresciuta con questi princìpi e amo condividere anche quel poco che a volte ho. Questo per me è molto importante per combattere la solitudine; condividendo il cibo sto meglio e non da sola».
Ci. afferma «Io sono credente. Credo nella fede e nel volontariato, una forma di espressione e di manifestazione per aiutare il prossimo, gli emarginati, le persone in difficoltà e l’insegnamento di Sant’Agostino di andare incontro al povero lo considero ancora attuale».
St. sostiene «Al giorno d’oggi le diseguaglianze tra ricchi e poveri nel mondo sono le più grandi della storia dell’umanità. Spero che appelli come quelli del Papa vengano ascoltati da leader politici e imprenditori e contribuiscano a ridurre la forbice tra ricchi e poveri, secondo l’indirizzo appunto di Agostino che non condanna la ricchezza in sé».
Fr. afferma «Indubbiamente nella storia esistono anche esempi di “ricchi” o imprenditori virtuosi. Penso per esempio alla figura di Adriano Olivetti che gestiva una grande impresa e un patrimonio significativo, valorizzando i suoi dipendenti,
condividendo con loro la ricchezza e offrendo anche servizi destinati al loro benessere».
Articolo tratto da “La Provincia” del 22/10/25 dal titolo:
“Invecchiare? Un Piacere Basta farlo con filosofia”
Recentemente il teatro Ponchielli di Cremona ha ospitato lo scrittore cremasco Beppe Severgnini che durante lo spettacolo ha presentato il suo nuovo libro dal titolo: “Socrate, Agata e il futuro. L’arte di invecchiare con filosofia”.
Lo scrittore era emozionato per essere tornato alle origini del suo percorso professionale, avendo iniziato lui come giornalista al quotidiano “La Provincia”.
Severgnini elenca i principi cardine per intraprendere il percorso verso una terza età serena, che sono: l’eleganza, la gentilezza, la grazia e la pazienza.
Di contro, cose che fanno invecchiare male sono: il lamentarsi eccessivo, non avere cura di sé e il dimenticarsi le cose.
Come lascito della serata, l’autore ci consegna alcuni pensieri, tra cui il fatto che per i giovani ci
voglia un manuale d’amore, cosa di cui una volta a scuola non si parlava proprio.
Fa.: I consigli di Severgnini mi rincuorano e mi ci rivedo anche. A volte per non sentirsi solo bisogna dedicare cura al nostro corpo, alle relazioni, coltivare la passione per qualcosa. Io amo camminare e quando torno dalle mie passeggiate in mezzo alla natura la mia mente si svuota e ciò mi aiuta ad affrontare meglio la giornata.
Quando sono con le mie nipoti mi illuminano la giornata, a volte faticosa; l’energia dei bambini è infinita e arricchente.
Ma.: Sono d’accordo con l’autore per quanto riguarda i consigli sull’invecchiare bene e meglio. Purtroppo però a volte mi dimentico le cose e per fronteggiare il problema me le scrivo. Svolgo delle attività che rafforzano la mia memoria debole e curo il mio giardino, oltre a stare con le mie gatte che rappresentano “i miei figli”.
Ci.: Io spero di invecchiare serenamente e che la mente non vacilli, mi dispiacerebbe perdere la memoria, i ricordi di una vita. Quando giungerò alla vecchiaia spero di impartire pillole di saggezza alle persone che mi circondano e alle persone che incontrerò. Senza dimenticare di sorridere sempre alla vita.
Fr.: Ora che ho 62 anni, la mia personale ricetta prevede tra le altre cose una costante attività fisica. Ho sempre amato la bicicletta che però per tanti anni è stata esclusivamente un mezzo di trasporto e che invece negli ultimi anni è proprio diventato il mio sport preferito. La inforco spesso, in ogni stagione e quando pedalo mi sento davvero libero e felice.
St.: La mia impressione è che il problema più grande degli anziani sia la solitudine. Ci sono associazioni e iniziative per ovviare al problema, ma spesso non bastano. La popolazione invecchia sempre di più e ci vorrebbero interventi strutturali da parte della politica. Che io sappia questo è un problema comune a tutta l’Europa e spero che proprio dall’Europa venga una soluzione adeguata.