2025
Gennaio - Febbraio
Articolo tratto da La Provincia del 08/01/25 dal titolo:
“Zero smartphone Così il Cr. Forma va oltre il digitale”
Siamo al Cr Forma, centro di formazione professionale a Cremona che prepara i ragazzi dopo la terza media per diventare meccanico, idraulico, operatore della ristorazione e altre figure molto richieste dal mercato del lavoro. Per rispondere all’invito del ministro Valditara si è deciso di affrontare con risolutezza il problema dei cellulari in classe: il cellulare viene bandito. Così facendo i ragazzi hanno potuto costruire migliori relazioni: hanno potuto conoscersi meglio, fare amicizia e qualche volta litigare, ma sempre di persona. Molti sono i momenti di dialogo anche con gli insegnanti.
Come hanno reagito i ragazzi? Nonostante qualche fatica, hanno apprezzato l’idea: hanno chiesto uno spazio dove poter confrontarsi e anche fare qualche gioco di società, si sono scoperti più disponibili all’ascolto e al rispetto degli altri. I ragazzi sono diventati parte attiva della scuola utilizzando gli strumenti del dialogo e del confronto. Hanno dimostrato maggiore interesse verso le iniziative della scuola con maggiore propositività e creatività.
En. sostiene che «Usare lo smartphone è una cosa positiva, ma bisogna avere equilibrio, cosa che si acquisisce col passare degli anni. Si arriva quindi ad avere una certa saggezza. I ragazzi dell’articolo però hanno dimostrato di averla anche se sono stati spinti dagli insegnanti. L’equilibrio, tra l’altro, dobbiamo averlo in tutte le cose, come, per fare un esempio, nell’alimentazione, cosa non facile».
St. trova molto interessante questa iniziativa e spera che possa essere replicata in molti istituti. «Il modo in cui è stata portata avanti – continua – può fare da stimolo per altri professori e dirigenti scolastici. È importante che i ragazzi stiano attenti in classe, poiché questo li aiuta a preparare meglio il materiale per verifiche ed esami».
Secondo Fr. è molto importante diventare parte attiva della realtà nella quale si è inseriti. «I ragazzi del Cr. Forma insieme agli insegnanti hanno affrontato questo problema dialogando e riflettendo: così si matura davvero. Oltretutto credo che quest’esperienza li aiuti a diventare cittadini responsabili e partecipi» aggiunge Fr.
Ma. afferma «In questo articolo ho potuto notare che a partire dal ministro Valditara, dalla direttrice della scuola per arrivare agli alunni, ognuno ha fatto la propria parte come poteva. Mi è piaciuto molto l’atteggiamento dei ragazzi, i quali hanno saputo accettare questa normativa. Hanno riscoperto il valore delle cose semplici: litigare dal vivo e anche far pace dal vivo, conversare, rispettarsi e percepire le necessità altrui, cosa, quest’ultima, secondo me particolarmente importante nel mondo delle relazioni. Gli insegnanti non hanno dunque imposto un rigido divieto, ma hanno voluto far maturare i ragazzi con un uso consapevole e responsabile dello smartphone».
Articolo tratto dal Corriere della Sera di martedì 14 gennaio 2025 dal titolo:
“Teresa Maccaferri Il giro del mondo come terapia. La mia libertà in mille scatti”
Oggi vi parliamo di Teresa Maccaferri, geoterry sui social, fotografa e grande viaggiatrice modenese di 26 anni e con un cancro scoperto sei anni fa. Questa malattia non è l’unica difficoltà che Teresa deve affrontare quotidianamente: deve fare i conti anche con l’anoressia e la miastenia gravis, che blocca i muscoli e crea gravi problemi. Nonostante tutto continua a viaggiare per il mondo per il suo lavoro e grazie alla passione e alla volontà riesce a superare questi limiti.
Viaggiare da sola è un ulteriore complessità, ma Teresa riesce ad affrontarla, mandando un messaggio alle donne: non accettare condizioni imposte da altri. I medici le hanno sempre consigliato di condurre una vita più tranquilla, ma quando lei si è sentita ad un bivio ha capito che la libertà di scelta è fondamentale e poteva diventare il suo stile di vita.
Teresa è consapevole dei rischi che corre ed è per questo che ha sempre con sé i farmaci ed è in contatto con i medici che la seguono in Italia. Viaggiando ha la possibilità di vedere luoghi e persone, che la distraggono dal dolore. Un altro messaggio che lancia è quello che l’imperfezione esiste e va accettata.
Il futuro? Immagina di aver girato tutto il mondo entro i 30 anni e di trovare stabilità creando una famiglia.
Questo articolo ha colpito molto Ma. e le ha trasmesso molto coraggio e determinazione da parte di Teresa. «Anche io in passato, dopo un periodo particolare di malessere psicologico, ho deciso di fare un lungo viaggio pur avendo paura. Credo che poter scegliere di vivere la propria vita anziché quella di un’altra persona è fondamentale. Un esempio da seguire».
Fr. sostiene che sostiene che «Le scelte di questa giovane fotografa sembrano davvero azzardate: i medici le consigliano una vita di riguardi e lei sceglie l’avventura. Mi sembra proprio che in questo modo sottolinei con forza il potere di decidere per se stessa e la realizzazione personale che da questo deriva. Davvero brava».
Per St. l’articolo è molto toccante. «È molto bello che questa ragazza voglia trasmettere messaggi positivi alle donne attraverso i social. Spero che possa fare da esempio per molte persone e aggiungo che le sue risorse sono davvero invidiabili».
Aggiungiamo che questo articolo ci mostra che tutti siamo imperfetti ma lei ci insegna ad accettare imperfezioni e diversità, lo fa attraverso il suo racconto sui social che, di solito, mostrano solo finta perfezione che rischia di farci sentire inadeguati e ansiosi.
Articolo tratto dal Corriere della Sera di martedì 21 gennaio 2025 dal titolo:
"Una bici cambierà il mondo. I corsi di Annette alle rifugiate"
Questa settimana la notizia giunge dalla Germania, vi parleremo di un'iniziativa di una cittadina tedesca, di nome Annette, che ha intrapreso una strada che porta all'emancipazione: insegnare alle donne rifugiate ad andare in bicicletta.
Nel 2015 nasce come semplice attività di volontariato di due amiche, poi nel tempo ha raggiunto un discreto successo: nel 2015 è nata l'associazione Bike Refugees aggregando più operatori, e nel 2018 Annette ha ricevuto il premio "German bicycling award" per il suo servizio alla collettività, la promozione del trasporto sostenibile e l'attenzione all'emancipazione femminile.
Nel 2023 ha ottenuto un prestigioso riconoscimento grazie all'attenzione della Regina Consorte del Regno Unito Camilla assieme alla First Lady tedesca Elke Budenbender.
L'associazione in questi anni ha insegnato a ben 2000 donne ad andare in bici e ne ha donate 654 con casco e lucchetti fornite dai volontari e dalle altre associazioni che le sostengono.
Nonostante i successi Annette resta umile e dichiara: "E' così facile cambiare il mondo, basta darsi una spinta... e la bicicletta è il mezzo perfetto per farlo".
Eu. ricorda la bicicletta anche come strumento della resistenza durante il periodo della Seconda guerra mondiale. «Il famoso campione ciclistico Gino Bartali durante i suoi allenamenti nascondeva nei tubi del telaio della sua bicicletta dei messaggi che consegnava ai partigiani: faceva la staffetta. Oggi i messaggi corrono sulle linee telefoniche, ma allora già Bartali li faceva viaggiare ad una grande velocità». Conclude «per me la bicicletta ha rappresentato uno strumento di indipendenza: la usavo volentieri per andare al lavoro o al Centro Diurno dove in tempi passati è stata avviata proprio una collaborazione con un gruppo di amatori della bicicletta. Ricordo anche come davvero molto belle le passeggiate sull'argine di Po per andare a trovare mia nonna a Brancere».
Ma. dichiara «L’articolo descrive molto bene il fatto che queste donne, arrivate da paesi in crisi o in guerra e nei quale i loro diritti non sono rispettati, cominciano piano piano la loro emancipazione anche attraverso piccoli passi che le porteranno ad una cittadinanza piena e soddisfacente» Continua «La bici è, secondo me, l'unico vero e proprio mezzo di trasporto cittadino. Ricordo due episodi personali. Mia madre ha imparato ad andare in bicicletta dopo i 30 anni e il suo maestro è stato suo marito, mio papà. Un giorno, tornò a casa con il viso segnato da una botta, mio padre le chiese se la bici aveva frenato bene... e mia madre cadde dalle nuvole dicendo: "Cosa vuol dire frenare?" Mio padre realizzò in quel momento che si era dimenticato di insegnarle l'uso dei freni!» «L'altro episodio risale a qualche anno fa quando cambiai biciletta. Circa un mese dopo averla acquistata andai nello studio del mio medico e assicurai la bici ad un palo della segnaletica stradale. Quando uscii in strada non c'erano più né bicicletta né catena, erano state rubate. Beh, per sei mesi restai senza bici poi ne acquistai una di categoria inferiore a quella rubata ma con un lucchetto decisamente più prestante che mi è durato anni e dura ancora».
Conclude «E’ singolare il fatto che l'iniziativa riportata nell'articolo nasca proprio in Germania dove resta ancora il fantasma di un periodo buio di discriminazione e di negazione dei diritti umani».
Gi. racconta «Anch'io ho un ricordo legato alla bicicletta. Quando avevo vent'anni ho vissuto tre anni in Germania. Ero arrivata come tanti a fare una stagione in gelateria ma poi ho trovato lavoro in una fabbrica dove venivano prodotti raggi per biciclette. Ricordo tantissimi modelli e di diverse misure. Una fabbrica grandissima, con le pareti ricoperte da vetrate e un ambiente di lavoro davvero bello e confortevole. In generale comunque in quella nazione mi sono sentita accolta, ho avuto una casa di residenzialità pubblica con poche formalità e ricordo un clima davvero ospitale».
Ci. dichiara «Io utilizzo la bici come mezzo di trasporto per le mie commissioni, la spesa, le passeggiate, ma l'unico problema sono le auto che sfrecciano e che spesso mancano di rispetto verso i ciclisti».
St. Questo articolo ci mostra come possa bastare poco per cambiare la vita alle persone, e conclude «Spero che venga preso ad esempio da persone intraprendenti in tutti i paesi dell'Unione Europea».
Articolo tratto dal Corriere della Sera Buone Notizie del 28 gennaio 2025 dal titolo:
"Padre Enzo Fortunato: i nostri bambini tesoro da proteggere"
Oggi parliamo dei bambini e della valorizzazione dei loro diritti. Papa Francesco sottolinea che i bambini sono il nostro giacimento di amore e speranza.
Recentemente in Vaticano si è tenuta una Giornata Mondiale dedicata a questi temi e il 2 e il 3 febbraio si terrà il primo Summit Mondiale sui diritti dei Bambini che ha lo scopo di proporre ai grandi della terra una forma d'aiuto e di riflessione dal punto di vista economico, intellettuale e culturale.
Lo slogan dell'evento è "Amiamoli e proteggiamoli" e uno degli obiettivi importanti è giungere al divieto delle punizioni corporali.
Per ragionare sulle azioni da intraprendere i leader del pianeta sono invitati a confrontarsi tra loro e con i bambini stessi. Al summit sono invitati specialisti e personalità di varie aree e culture: la regina della Giordania, il Primo Ministro Iracheno, il Ministro della Tolleranza degli Emirati Arabi, la Senatrice Segre , economisti, filosofi e psicanalisti, un panel di livello e con diverse competenze utili per riflettere, prevenire e agire sulle delicate questioni in campo. Per ultimo, ma non per importanza, sarà presente un gruppo di bambini che porterà la propria voce.
Max. sottolinea «Le parole del Papa sono ben conosciute dai bravi genitori. Purtroppo, non tutti hanno bravi genitori o addirittura vivono in condizioni disagiate. I bambini hanno bisogno di cibo per crescere e di andare a scuola per imparare le cose della vita». «Papa Francesco organizza questo Summit e lo utilizza come strumento concreto di riflessione e azione avvalendosi di persone di spessore come quelle elencate sopra». Conclude «I bambini sono la più importante risorsa dell’umanità».
Ma. «Intitolerei questo articolo "Coccole ai bambini" in quanto sono il nostro futuro». Continua «Il nostro compito come cittadini è quello di valorizzarli, insegnandogli, non solo a scuola ma nella vita di tutti i giorni, i loro diritti: in particolare il diritto di essere ascoltati e valorizzati. Questo crea le basi per formare persone che una volta adulte abbiano maturato autostima e cultura».
Ci. sottolinea «Questo summit rappresenta un passo decisivo per combattere lo sfruttamento a cui sono sottoposti alcuni bambini nel mondo. Un vertice di richiamo internazionale per sensibilizzare i governi ad attuare delle politiche in difesa dei minori».
Fr. sostiene «Nel nostro paese, fortunatamente, il primo problema non è più la fame o la mancanza di beni. Molto più importante è invece, a mio avviso, aiutare ogni bambino a trovare la propria strada partendo dai propri talenti e dalle proprie passioni, cosa difficile nel nostro contesto in cui i bambini sono fin troppo nutriti o spesso troppo caricati di attenzioni e regali prima ancora che li possano desiderare».
Articolo tratto dal giornale La Repubblica del 5 febbraio 2025 dal titolo:
"A 103 anni in casa mia, cucino e faccio la spesa. Il segreto? Ridere"
Siamo a Calvairate un quartiere di Milano dove vive, ancora in piena autonomia, Giovanna, una signora di ben 103 anni.
Il suo segreto per vivere bene ed in salute è pensare positivo, ridere spesso e amare molto.
Le piace cucinare, va al mercato a fare la spesa da sola, legge il giornale La Repubblica tutti i giorni, allena la mente con le parole crociate del famoso enigmista Bartezzaghi, mangia sano, assume l'alga spirulina e guarda un po' di TV.
Uno degli aspetti più importanti è il coltivare le relazioni personali. Giovanna, infatti, ha una vicina e amica, Giuliana, che l'aiuta in caso di bisogno. Poi c’è Gabriella, una ragazza peruviana, che le dà una mano in casa per quanto riguarda ordine e pulizia. In modo particolare contano i rapporti con la figlia che le è molto vicina, con il genero e soprattutto con la nipote Olivia. Giovanna ha atteso con impazienza il ritorno della nipote dal servizio civile internazionale, ha partecipato con gioia alla sua festa di laurea e vede in lei il futuro e la vita.
Giovanna cura molto la sua persona, fa ginnastica al viso, si veste in maniera elegante e non si lascia andare. Conclude «ho una vita felice, ogni giorno è un regalo».
Ma. racconta «Una mia vicina di casa è arrivata a 103 anni. Era una donna dinamica e le piaceva cucinare per suo figlio sacerdote. Era una persona fisicamente magra e non molto alta, non so che dieta facesse, la vedevo spesso in cortile seduta sul suo sgabellino a preparare cibi o a stendere il bucato. È mancata durante il covid, suo figlio, che evidentemente le voleva molto bene, si lamentava che si perdeva di testa. Io penso che chiunque sarebbe un po' svanito a quell’età». Conclude «la ricordo con affetto perché aveva sempre una parola buona per tutti».
En. Sostiene «Tante persone vorrebbero arrivare all’età della signora Giovanna, tuttavia è importante arrivare a superare il secolo in salute e con la mente lucida per apprezzare a pieno la vita. Io non so quale sia il vero segreto della signora Giovanna: genetica o abitudini di vita? Penso che in ogni caso non sia questione di fortuna». «Io nel mio piccolo sto attento in modo particolare all'alimentazione».
Ma. «La signora Giovanna sostiene che per vivere a lungo e bene bisogna pensare positivo, ridere spesso e amare molto. Anche noi nel gruppo di Happy News ogni settimana pubblichiamo degli articoli con un taglio positivo e questo ci aiuta o, meglio, ci educa, a "vedere" il lato positivo in ogni circostanza della vita, non solo sugli articoli dei giornali ma anche in generale».
Conclude «Per me amare molto significa amare la natura, gli animali e quindi apprezzare il creato, questo mi dà la possibilità di vivere meglio e in pace con il mondo. La cura di sé a livello psico-fisico è fondamentale per stare bene. Questo arriva dalla mia esperienza personale: in certi momenti della vita mi sono trascurata ed ho capito che non mi aiutava certo a migliorare la qualità della mia vita».
Fr. afferma «La vicenda di Giovanna dice di quanto contano per stare bene i rapporti con le altre persone. Ovviamente sono importantissimi quelli con i propri cari ma vorrei sottolineare in particolare quelli con i vicini di casa, persone incontrate per caso, ma con le quali si condividono tanti momenti quotidiani. Ricordo a proposito la mia carissima vicina Rosa che ha sopportato per diversi anni i miei bambini piccoli che erano a volte rumorosi, lei diceva che le portavano anche allegria. È stata una vicinanza davvero preziosa che io cercavo di ricambiare con gentilezza e disponibilità per qualche piccolo aiuto o lavoretto».
St. «Trovo molto bello che i segreti della longevità di questa donna siano alla portata di tutti. Io, per esempio, leggo spesso i quotidiani e sto intraprendendo nuove attività per non stare fermo a livello fisico. Cercherò di prendere esempio da questa donna per non trascurarmi e non fermarmi in quello che faccio».
Articolo tratto dal giornale Corriere della Sera, supplemento Buone Notizie 11 Febbraio 2025 dal titolo:
“Pizzeria Inciampo, vite vere e il profumo di umanità”
Stavolta voliamo a Potenza dove inciampiamo in una pizzeria d'inclusione.
Scopriamo infatti un ambiente in cui persone tra i 19 e gli oltre 60 anni che hanno sofferto o soffrono di dipendenze varie trovano occasioni rieducative. Il progetto si è sviluppato con varie attività quali falegnameria, ceramica, biblioteca ed altre. Un'iniziativa di grande successo è stato un corso per pizzaiolo dal quale è nata l'idea di aprire una grande pizzeria molto particolare.
Il locale ha 135 posti, è alcool free mentre l'acqua è gratuita, le serate sono animate da musica dal vivo, è possibile trovare una "pizza sospesa" e soprattutto in cucina ed ai tavoli ci sono loro: i ragazzi dell'Associazione Insieme.
I clienti che entrano nel ristorante incontrano la vita e la realtà di queste persone.
Negli occhi luminosi dei ragazzi si vede la passione per il lavoro che svolgono, sono raggianti e fieri di co-costruire una impresa sociale e anche il loro futuro.
En. dichiara «Trovo fondamentali le attività svolte nei luoghi di cura. Sono molto importanti per favorire le relazioni interpersonali. Inoltre, creare un’attività esterna è significativo, fa bene all'autostima ed è utile per un'azione anti-stigma e di inclusione sociale».
Max. sostiene che fare le pizze in cucina e servire i clienti non sono lavori facili in quanto richiedono un impegno continuativo. «Il fatto che questi ragazzi abbiano lavorato per mettere in piedi questa pizzeria gli fa onore. Meritano sicuramente di stare meglio e le loro capacità, la resilienza e la continuità dimostrano che la cosa è possibile. Preparare l'impasto che deve lievitare al chiuso per un giorno oppure affrontare clienti che devono comunque essere serviti come in una pizzeria tra le tante e non conoscono la realtà dell'associazione sono proprio cose non facili che presuppongono davvero grandi abilità e dedizione». Concludendo «confrontarsi con attività difficili credo faccia bene non solo ai ragazzi che soffrono o hanno sofferto di dipendenza, ma fa bene a tutti».
Ma. afferma che per fare una buona pizza ci vogliono diversi ingredienti e così anche per lavorare insieme in equipe. «È importante saper ascoltare anche le parole non dette. Sono d'accordo con Max che per lavorare insieme ci vuole resilienza oltre che tolleranza e rispetto. Mi è capitato in passato di gestire una squadra di lavoro di pulizie in una località marittima. Pulivamo appartamenti appena costruiti: cemento dappertutto, tenaci adesivi sulle vetrate, un lavoro duro. C’era molta collaborazione tra noi ragazze ed alla fine del lavoro si mangiava insieme, c'era un momento conviviale. Ricordo con serenità e piacere questi momenti perché mi hanno insegnato a essere più che mai empatica nella mia vita».
Ci. «Questo progetto della pizzeria d'Inciampo mi ha colpito per la possibilità e l'aiuto offerti a questi ragazzi in difficoltà. Mi piacerebbe essere una loro cliente, auspico che in un prossimo futuro anche nella mia città si possa realizzare una iniziativa di questo tipo».
St. afferma «Lavorare in squadra partendo da situazioni di svantaggio è sempre molto difficile. Per fortuna ci sono gli operatori che possono aiutare e credo che anche questo possa essere percepito dai clienti. Tuttavia, i protagonisti si devono impegnare fino in fondo e non lasciarsi abbattere dalle prime difficoltà che possono incontrare.
Mar. «Ho visto in questo articolo una storia di speranza. Le dipendenze sono un aspetto della vita che mi tocca direttamente e nel mio percorso di crescita personale sono stata aiutata nel periodo peggiore della mia vita. Ammiro questi ragazzi per essersi messi in gioco, anche io, dopo tanti anni, sto cercando di rimettermi in cammino attraverso le mie passioni per costruire una vita diversa.
Articolo tratto dal Corriere della Sera Buone Notizie di Martedi 18 febbraio 2025 dal titolo:
"La farfalla fa volare il ricordo di Regeni"
Questa settimana vogliamo ricordare una figura dall'alto valore simbolico del nostro paese: Giulio Regeni.
Un team di ricercatori del Consiglio per la ricerca in Agricoltura (facente parte del Ministero per l'Agricoltura) ha scoperto una nuova specie di farfalla e ha deciso di dedicarla appunto a questa figura. L'insetto si chiama infatti Diplodoma giulioregenii. È stato trovato nei boschi della provincia di Cosenza e presenta lunghe ali sfrangiate dal colore giallo senape.
La tragica vicenda del giovane ricercatore friulano è molto nota ed è una storia di soprusi personali e di rapporti opachi tra stati. Dedicare il suo nome ad una nuova specie scoperta permette che la sua memoria non si perda nel tempo. Il ricordo di Giulio vola sulle ali della nuova farfalla.
En. vorrebbe riportare un aneddoto avvenuto tempo fa. «Dovevo posteggiare l'auto in garage, sono andato per aprire il portone ed ho notato una farfalla che si trovava sulla traiettoria delle ruote. Allora l'ho toccata per farla volare via ma non si è mossa. Con pazienza sono riuscito a farla salire sulla mano e l'ho riposta in mezzo all'erba lontano dalla macchina. Ho potuto così terminare il posteggio salvaguardando la vita della farfalla. Situazioni analoghe mi sono capitate con un paio di ranocchie e con diverse lumache. Mettendole al sicuro sono contento perché' salvo piccole vite e rispetto la natura».
Ci. ammira molto le farfalle, «Mi piacciono tanto e questa idea di battezzarne una dedicandola a Giulio Regeni mi appare ottima per ricordare questa figura di giovane vittima di violenza ingiusta e gratuita. Come le ali della farfalla volano libere così il ricordo di Giulio si erge anch'esso libero nella memoria collettiva».
St. trova molto originale l'idea dei ricercatori. «Evidentemente seguono i fatti e le notizie sui media ogni giorno, cosa che condivido e ritengo molto importante per tutti. Invito chi ci segue a cercare sempre le buone notizie, o almeno i risvolti positivi, qualsiasi sia il giornale che leggono».
Fr. sostiene «È interessante ed educativo l'uso di utilizzare i nomi di personaggi significativi per denominare nuove specie animali (come in questo caso), oppure vie e piazze ma anche corpi celesti, istituti scolastici, sale e luoghi pubblici, ecc. Sono naturalmente contento per questo modo di ricordare Regeni. Personalmente quando mi muovo per le strade della mia città talvolta mi soffermo sul nome di una via e, una volta a casa, ne ricerco l'origine. Per me è un modo molto pratico e veloce per riappropriarmi della storia dei luoghi in cui vivo»
Articolo tratto da La Repubblica di mercoledì 26 febbraio 2025 dal titolo
"Tonali nelle fabbriche inglesi parlo a chi ha bisogno d'aiuto contro il vizio del gioco"
Oggi vi proponiamo le parole di un grande calciatore che ha attraversato un momento di difficoltà dovuto alla ludopatia.
Nell'intervista Sandro Tonali ci spiega come ha vissuto il suo problema. Verso i 17 - 18 anni ha cominciato con le scommesse sportive online che presto sono diventate una cosa fuori controllo. Il suo stile di vita lo portava ed essere oppresso e chiuso nei confronti di tutti e tutto. Poi è arrivata la squalifica che lo ha costretto a fare i conti con la realtà.
A questo punto inizia un percorso di supporto psicologico che lo rende consapevole del problema e lo porta a riflettere sulla sua condizione in generale: non può utilizzare farmaci per non incorrere in problemi legati al doping. Racconta che la squalifica gli è servita per "espiare" la sua pena e che ha ricevuto aiuto e conforto non solo dagli specialisti ma anche dalla famiglia e dai suoi procuratori (gli agenti dei calciatori).
Inizia quindi il suo percorso di rinascita quando torna a giocare a pallone sia nella squadra inglese del New Castle che nella nazionale italiana. Il suo stile di vita cambia radicalmente, si apre agli altri e intraprende opere di sensibilizzazione in merito alle problematiche della ludopatia: incontra persone sia del mondo sportivo che del mondo del lavoro e porta la sua positiva testimonianza.
Tonali dichiara di essere diventato quindi un uomo diverso: una persona disponibile e generosa con tutti non solo dentro il campo da calcio.
En. commenta «Non so cosa si prova ad essere affetti da ludopatia. Immagino che l'impulso di giocare sia molto forte perché' porta, in alcuni casi, a dilapidare interi patrimoni. Ma guarire si può! Bisogna innanzitutto rendersi conto di avere un problema e successivamente riuscire a chiedere ed accettare aiuto per iniziare un percorso di riabilitazione».
St. trova molto positivo che un personaggio così famoso vada nelle fabbriche a parlare con la gente comune di un problema così complesso. «Spero che le sue parole spronino chi ne soffre a chiedere il giusto aiuto. Spero anche che la sua vicenda sia da esempio per i calciatori dei settori giovanili».
Ci. è rimasta colpita dall'esempio di questo calciatore così famoso che è riuscito attraverso un percorso di supporto ad uscire dalla ludopatia. «La sua testimonianza – afferma – è diventata modello di resilienza e di recupero di un buon equilibrio».
Eu. ricorda che «Quando ero più giovane ho avuta una piccola esperienza di ludopatia: giocavo spesso con i gratta e vinci. Ad un certo punto mi sono resa conto che era una spesa inutile ed esosa per le mie tasche. Ho capito che rischiavo i miei piccoli risparmi e quindi ho deciso di smettere. Con queste piccole frasi spero di essere d'aiuto a voi lettori perché' vi assicuro che "il gioco non vale la candela"».
Fr. è colpito soprattutto dal cambiamento di stile di vita di Tonali: «Quando era "immerso" nel proprio problema era chiuso e impenetrabile. Una volta affrontata e superata la difficoltà è diventato invece aperto e disponibile: viva quindi le relazioni sociali e l'apertura agli altri».
Ma. afferma che «La ludopatia di Sandro mi fa venire in mente il malessere psicofisico che ho vissuto anch'io e che vivo ancora ogni tanto. In particolare, sono disturbata da importanti sbalzi dell'umore. Quindi credo di capire benissimo come si può essere sentito il calciatore quando si è recato dallo psichiatra e dallo psicologo che lo hanno "illuminato" a tal punto non solo da uscire dalla dipendenza ma anche in modo da poter aiutare gli altri con la sua testimonianza. Anch'io faccio questo nel mio piccolo per dare una mano a chi si trova in una situazione diversa dalla mia».