L'uso delle acque

L'insediamento del Parco e la presenza dell'acqua

Ruggero II scelse per soggiornarvi con il suo seguito durante i periodi estivi di riposo o di caccia, un punto eminente e panoramico, presso una copiosa sorgente chiamata Alto Fonte, perché scaturiva, come dice il Fazello, “in luogo rilevato ed alto”. Federico d’Aragona nel 1306 trasformò il palazzo reale in monastero e lo donò ai monaci cistercensi, fatti venire qui da Barcellona (Spagna) con la finalità di rendere questo territorio una campagna fertile e produttiva, ma soprattutto controllata dai pericoli provenienti dalle popolazioni interne dell’isola, e in ciò i monaci, per fedeltà alla Corona, meglio rispondevano a tale esigenza. Inoltre la funzione delle grandi abbazie era quella di controbilanciare il potere feudale dei baroni; esse erano rappresentate nel Parlamento del Regno e anche l’Abate di Santa Maria di Altofonte faceva parte del braccio ecclesiastico del Parlamento. Nel 1930 il nome di Parco fu mutato in quello di Altofonte, dal nome dell’abbazia cistercense.

Utilizzo delle acque a scopo agricolo a cura di Giulia Sorci e Rossella Lo Nigro


L'uso agricolo e produttivo delle acque

Una volta le acque della Fontana Grande mettevano in azione le macine di numerosi mulini: tre posti all’interno dell’abitato (il “mulino di sopra”, il “mulino di mezzo” e il “mulino di sotto”); molti altri posti lungo il “canale delle acque del Parco” che, dopo aver attraversato la Valle di Fico, scendeva verso le borgate di Malpasso e Villagrazia, facendo funzionare circa 15 mulini fino a portare le acque alle campagne di Falsomiele, nella pianura palermitana.

Il Mulino "Spirito Santo" in contrada Ambleri (Villagrazia, Palermo).

Rappresenta l'ultimo mulino che riceveva le acque del Canale del Parco, prima che le stesse venissero usate nelle campagne di Falsomiele.

L'uso ludico-ricreativo delle acque

Accanto all'uso delle acque per fini agricoli e produttivi, vi era nella valle dell'Oreto un uso ludico-ricretivo all'interno di residenze nobiliari, allo scopo di contribuire alla realizzazione di giardini e fontane e per rinfrescare gli ambienti degli edifici durante la stagione calda attraverso la realizzazione delle cosiddette "Camere dello Scirocco".


A lato una foto antica della Camera dello Scirocco che si trova presso la Villa Naselli, in contrada Ambleri (Villagrazia, Palermo). Le acque scorrevano in una canaletta posta al centro degli ambienti sotterranei della Villa e l'aria, così rinfrescata, circolava all'interno dell'edificio sfruttando i principi della termodinamica (l'aria calda, più leggera, tende ad andare verso l'alto), attraverso delle cosiddette torri del vento.

Lo stesso sistema che veniva usato dai normanni all'interno della Zisa, frutto dell'esperienza araba.

La Villa Naselli ed il Mulino Spirito Santo in contrada Ambleri.

La camera dello scirocco oggi.

Planimetria di Villa Naselli in contrada Ambleri.

La torre del vento della camera dello scirocco di Villa Naselli.

Utilizzo delle acque per far funzionare i mulini a cura di Rossella Lo Nigro e Giulia Sorci


L'acqua viene utilizzata per molteplici scopi, rivestendo un ruolo centrale in tutte le attività che ne fanno uso diretto o indiretto. Negli ultimi decenni i consumi dell'acqua sono aumentati di quasi dieci volte: il settanta per cento dell'acqua viene consumata per uso agricolo, il venti per cento per le industrie e il dieci per cento per uso domestico.

Solo attraverso tecniche agricole rispettose dell'ambiente si possono utilizzare quantità inferiori di acqua rispetto alle colture che utilizzano pesticidi e fertilizzanti chimici.

L'unica soluzione al problema globale della crisi idrica risiede nell'agricoltura sostenibile con un uso più efficiente delle risorse idriche e col riutilizzo delle acque reflue.


Lavoro a cura di:

  • Rossella Lo Nigro
  • Giulia Sorci