La Moarda: il bosco

Il bosco della Moarda a cura di Sposito Martina.

La Moarda

La Moarda è la montagna che sovrasta il centro abitato di Altofonte, e il suo nome deriva da un toponimo arabo che significava “colma, zampillante d’acqua”; e infatti questo territorio è ricchissimo di acque che dai territori carsici dell’interno riaffiorano nel versante della valle dell’Oreto.

Oltre a questi importanti aspetti geologici, testimoniati anche da numerose grotte come quella della Moardella, comuni a tutto il versante meridionale del bacino dell’Oreto dove si localizzano altre interessanti cavità carsiche (Grotta del Carpineto, Grotta delle Volpi, Grotta del Garrone, e Zubbione della Pizzuta), la Moarda è interessante per gli aspetti paesaggistici, ambientali e storico-archeologici. Infatti essa è un grande polmone verde a ridosso della Conca d’Oro sulla quale si apre come un belvedere naturale; dalle Punte (Pizzo “Terzo cielo” m 1090 s. l. m.) è anche visibile un vasto paesaggio dell’entroterra palermitano e dei monti Sicani, fino alla Rocca Busambra. Accanto a recenti popolamenti forestali sono presenti interessanti aspetti di vegetazione naturale (macchia mediterranea, comunità rupestri, ecc.) e in particolare di agrifoglio (Ilex aquifolium). In alcune aree vi sono tracce della presenza umana che con fatica e sapienza è riuscita a coltivare anche queste terre impervie (antichi sentieri, terrazzamenti, strutture agricole e recinzioni in pietra).

Ed è proprio alla presenza umana di antica data che la Moarda deve la sua principale importanza. Infatti essa dà il nome a una vera e propria cultura dell’età del rame e del bronzo, collegata con la cultura-tipo della Conca d’Oro, che viene per l’appunto chiamata “cultura della Moarda”.

Questa cultura è conosciuta principalmente attraverso corredi tombali. Le tombe ritrovate sono del tipo “a forno” che si aprono sul fondo di un pozzetto verticale. In ogni celletta sono stati rinvenuti molti scheletri rannicchiati con intorno vasi, armi, strumenti litici, raramente metallici, oggetti fittili e ossei che ne costituivano il corredo. I resti delle tombe appartenenti alla cultura della Moarda sono conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Palermo.

Leccio (Quercus Ilex ) a cura di Simona Castellese

Leccio (Quercus ilex): detto anche elce, l'albero sempreverde appartenente alla famiglia Fagaceae, è diffuso nell'area mediterranea. E' una pianta estremamente longeva, visto che può arrivare anche a mille anni.


Cipresso (Cupressus) a cura di Simona Castellese e Daidone Noemi



Cipresso (Cupressus): la sua chioma è a forma conica piramidale, è di colore verde bruno. Può raggiungere i venti metri di altezza. I poeti latini e greci lo consideravano l’albero dei defunti. Ovidio, nelle Metamorfosi, narra che il giovane Ciporisso uccise, senza volerlo, un grande cervo in compagnia del quale viveva. Il giovane fu così turbato e addolorato da questo incidente che decise di morire anche lui e chiese ad Apollo di poter mostrare in eterno il suo lutto. Fu mutato nell'albero che adesso porta il suo nome.

Le foglie contengono tannino dal quale si estrae un’essenza che si usa nell'industria farmaceutica perché ha un’azione vasocostrittrice e protettiva dei capillari.

Peonia (paeonia) a cura di Castellese Simona e Sposito Martina

Peonia (Paeonia): sono erbe perenni o arbusti con foglie caduche e grandi fiori colorati. Si trovano in Europa Meridionale, Nordafrica, Asia Minore, Siberia, Cina, GIappone, Himalaya, versante Pacifico del Nord America.

Agrifoglio (Ilex aquifolium L.): detto anche Aquifoglio, Alloro spinoso, Pungitopo maggiore, è una pianta appartenente alla famiglia delle aquifoliaceae.Albero o arbusto sempreverde dioico alto fino a dieci metri, ha chioma piramidale, corteccia liscia e rami verdastri, spontaneo in Italia, dal fogliame che ai profani può sembrare persistente: in realtà le foglie vivono per un intero anno e non si rinnovano tutte contemporaneamente. Le foglie sono di colore verde scuro lucente, frutti che offrono un decorativo contrasto con le foglie, che sono sparse, ovali o ellittiche a margine spinoso nei rami più bassi delle giovani piante con fiori piccoli aventi 4 petali di colore bianco o rosato.



L'Agrifoglio (Ilex aquifolium L.) a cura di Cusimano Samuele

Roverella (Quercus pubescens): è originaria dell'Europa meridionale e dell'Asia minore. L'altezza va da 10 a 15 m. La chioma è ampia, rada, irregolare; le foglie sono alterne e semplici con il margine diviso a lobi. Fiorisce in aprile-maggio. Il frutto è un achenio (frutto secco, indeiscente, contenente un solo seme) ovale appuntito di colore nocciola chiaro.


Gelso bianco (Morus alba): albero originario della Cina, lega la sua storia a quella della seta. I romani e i bizantini lo amavano tanto da pagarlo a peso d’oro, ed erano disposti ad affrontare interminabili viaggi lungo la cosiddetta via della seta per portarlo in Occidente. I cinesi tenevano in gran segreto il modo di produrre la seta, e facevano credere ai mercanti che la seta fosse un filato vegetale come il lino o il cotone. Intorno al 500 d.C. due monaci, inviati da Giustiniano in Cina per scoprire il segreto della seta, riuscirono a portare di nascosto dei bozzoli dentro i loro bastoni. Nel frattempo gli arabi introdussero la sericultura nella penisola iberica. Ruggero II la importò in Sicilia nel 1130, e da qui si estese in tutta l’Italia e negli altri paesi europei.


Pino domestico (Pinus pinea): è un sempreverde dal portamento eretto e dalla chioma posta a grande altezza dal suolo a forma di ombrello. Il frutto contiene i pinoli. In epoca arcaica in Grecia era consacrata, come le altre specie, a Rea, la grande Madre. Uno dei miti più famosi vede protagoniste la ninfa Pitis che per sfuggire al dio Pan, che voleva congiungersi con lei, chiese e ottenne di essere trasformata in albero. Il legno è usato per costruzioni navali e i suoi frutti sono molto usati nell’industria dolciaria e in cucina.


Ginestra (Spartium junceum): è un arbusto che si riconosce facilmente per i rami lisci, arrotondati e per la grande macchia di giallo che forma nei campi nel periodo da maggio a luglio. Il fiore è molto profumato. Secondo Plinio le ceneri della ginestra contengono oro. Ciò era suggerito dal colore giallo dei fiori di questa pianta. Luigi, re di Francia, fondò l’Ordine della Ginestra esaltandola a simbolo dell’umiltà.

Secondo una leggenda siciliana è una pianta maledetta da Cristo, perché mentre pregava nell’orto di Getsemani, cominciò a crepitare attirando l’attenzione dei soldati che lo videro e lo arrestarono.


Rosa canina (Rosa arvensis): simboleggia l’indipendenza e la poesia. E’ un arbusto simile ad un rovo di more, con fusti deboli e prostrati, spinosi. I fiori sono rosei. Fiorisce da maggio a settembre.




Asfodelo (Asphodelus aestivus albus): l'asfodelo, sin dall’epoca omerica, fu considerato una pianta degli inferi. Omero ci racconta nel libro XI dell’Odissea: “Dissi, e d’Achille alle veloci piante, /per li prati d’asfodelo vestiti, /l’alma da me sen giva a lunghi passi, /lieta che udì del figliuol suo la lode.” (vv. 481-484) (3); “Vidi il grande Oriòn, che delle fiere, /che uccise un dì sovra i boscosi monti, /or gli spettri seguia de’ prati inferni /per l’asfòdelo in caccia; e maneggiava /perpetua mazza d’infrangibile rame” (vv. 523-527). L’asfodelo era piantato sulle tombe per fornire il nutrimento ai morti; i greci in tempo di carestia si nutrivano d’asfodeli e di malva. La parte apicale dell’asfodelo giallo, prima che fiorisca, viene ancora oggi mangiata. In dialetto è chiamata arufo.

Origano (Origanum vulgare): appartiene alla famiglia delle labiate e al genere Origanum. Il suo nome deriva dall’antico greco composto da òros che significa monte, e gànos che vuol dire splendore, infatti allo stato spontaneo è una pianta molto profumata che cresce in montagna e fiorisce all’inizio dell’estate. È una pianta molto aromatica usata in cucina per condire i cibi, e in profumeria per la produzione di essenze. Fu apprezzato fin dall’antichità per le proprietà terapeutiche delle parti apicali, dove si trovano le infiorescenze, che contengono timolo, carvacrolo, terpinene, tannini. Ha proprietà antalgiche, antisettiche, antispamodico, stomachico e tonico. È utile contro le bronchiti e le digestioni laboriose.

Aglio selvatico (Allium sub hirsutum): genere ricco di specie, è frequente nelle regioni litoranee dell’Europa mediterranea. Le foglie sono addensate da due a quattro alla base e larghe un centimetro. I fiori sono numerosi, di forma campanulato-stellata a petali bianchi sulla sommità d’esili peduncoli lunghi circa venti centimetri. La pianta ha odore alliaceo dovuto alla presenza di solfuro d’allile. Vive nei terreni aridi e sassosi.



Ombellico di Venere (Umbilicus rupestris): cresce sulle rupi e sui vecchi muri in tutta l’Europa mediterranea. È una pianta perenne, caratteristica per le sue foglie a scodella, con una depressione al centro, dove foglia e picciolo si uniscono evocando l’ombelico della dea.

I fiori sono raccolti in una lunga infiorescenza e sono di colore giallo verdognolo. Non ha alcuna proprietà erotica come sostenevano Ippocrate e Dioscoride.

Asparago (Asparagus acutifolius): pianta particolare, caratteristica della macchia mediterranea. È un suffrutice ramosissimo dalle foglie aghiformi. I rami sono lisci e pubescenti, il fiore ha forma campanulata, il frutto è una bacca nera di circa mezzo centimetro di diametro. Dalla parte superiore del suo rizoma si formano in primavera i turioni (germogli). Sono le parti commestibili della pianta, quelle che volgarmente chiamiamo asparagi. Contiene molte vitamine, aminoacidi e oligoelementi. Nel Cinquecento si prescriveva come afrodisiaco forse per la sua forma fallica.

Orchidea (Orchis tridentata): vive nei pascoli sassosi in pieno sole. Tipica l’infiorescenza a spiga sferica. Il labello è quadrilobato con sperone vistoso.

Orchidea (Orchis longicornu): è una delle orchidee spontanee più diffuse nella zona del monte Moarda. Fiorisce a partire da febbraio fino ad aprile. Vive bene nei pascoli sassosi, la si può trovare fino a mille o millecinquecento metri d’altezza. Si riconosce facilmente per l’appariscente colore viola e per i punti neri sul labello dai lobi scuri e perché lo sperone è più lungo dell’ovario.


Lavoro realizzato da:

  • Castellese Simona
  • Cusimano Samuele
  • Daidone Noemi
  • Sposito Martina