The singing butler

         Originale - Olio su tela cm. 71 x 91

         Edimburgo – Collezione privata

Jack Hoggan adotta il cognome Vettriano dal nonno materno che, da Belmonte Castello (prov. di Frosinone), si trasferisce a Dundee, poi in un piccolo villaggio di minatori della costa orientale scozzese.   

A 16 anni lascia la scuola per fare il minatore come il padre e l’idea di coltivare la passione per il disegno non lo sfiora neppure. Da un’amica riceve in regalo una scatola di acquarelli. “Cominciai a dipingere e scoprii che mi piaceva. Iniziai a copiare i grandi maestri per rubarne i segreti! (pure lui!). Caravaggio, Cezanne, Monet”. Finchè, nel 1988 due suoi dipinti furono ammessi alla mostra estiva della Royal Scottich Accademy e trovarono subito un acquirente e una galleria.

Il suo stile neoimpressionista è stato paragonato a quello di Hopper e Sickert, ma  più romantico e condito con humor britannico e un erotismo più o meno esplicito. Snobbato dall’establishment dell’arte, ma adorato dal pubblico e stimato da grandi personalità della cultura, ha conquistato una posizione di primo piano tra gli artisti più pagati del momento.

Nell’aprile del 2004 il suo The Singing butler è stato battuto da Sotheby’s per un milione di euro. Rappresenta un ballo in riva al mare: lui impeccabile in smoking, lei in un rosso abito lungo danzano sulla sabbia bagnata alle note canticchiate da un maggiordomo in livrea, armato d’ombrello che li ripara come può. E’ una delle immagini più riprodotte di tutti i tempi, che batte le Ninfee di Monet e i Girasoli di Van Gogh. Prestata a cartoline, poster e servizi da tè, offre in diritti d’autore circa 400mila euro all’anno.      

GIOVANNI  BOLDINI 

Ferrara 1842 – Parigi 1931

La Grande Rue à Combes-la-Ville 1873

Originale - Olio su tela, cm 69,2 x 101,4 

Philadelphia Museum of art - The Geoge V Elkins Collection, 1924

Il quadro, era già negli Stati Uniti quando fu esitato nel 1898 alla vendita William H. Steward presso l’American Art Galleries di New York per la cifra notevole di 21.000 franchi.

Neppure Boldini resistette alla meraviglia dell’uomo di fronte alla bellezza della natura, e dalla campagna piatta e verdeggiante di Combes-la-Ville nella quale si recava spesso a dipingere trasse immagini come la presente di una quasi abbagliante stupefazione.

L’artista vi aveva lavorato non senza tormento forse anche per la presenza al suo fianco dell’amico-rivale Giuseppe De Nittis.  Ma rimasto “solo, senza confronto” finì il quadro, riuscito a  dire del De Nittis “di uno  stravagante straordinario”.

Di fronte a questo paesaggio di straziante quasi surreale semplicità, l’impaccio denunciato da Boldini, sembra invece attingere ad uno sbigottimento interiore che avrebbe sospeso perfino il virtuosismo eccelso della sua pennellata. Sicuramente rimase abbagliato dal canto struggente e “dalla rorida luminosità tiepolesca di un cielo di lapislazzuli con le nuvole che fanno il chiasso”. Immagine quanto mai poetica suscitata qualche anno dopo dal pur critico Diego Martelli di fronte ad una similare atmosfera di un altro quadro del pittore.