L'"umanesimo embedded" pone l'umanista in laboratorio, facendo del filosofo un vero scienziato. Il termine "embedded humanism" si basa sull'analogia del termine "embedded journalism", che colloca i giornalisti in prima linea nei conflitti bellici in modo che i loro articoli riflettano la realtà in modo più accurato.
Il concetto di "embedded humanism" è stato riccamente studiato da Erik Fisher, vicedirettore delle attività internazionali al Center for Nanotechnology in Society dell'ASU. Nel 2010 il Dr. Fisher ha progettato una "piattaforma sperimentale per scienziati e ingegneri per incorporare i metodi e le prospettive delle scienze sociali e umane" (Fisher). Ha chiamato il suo progetto STIR: Socio-Technical Integration Research.
L'idea alla base dell' "embedded humanism" è di mettere in uno stesso laboratorio persone con diversi background. Questi non scienziati vedono la ricerca da un punto di vista unico, e per questo evidenziano idee e risvolti che di solito sono trascurati nel processo di ricerca.