- Partiamo da un fatto facilmente sperimentabile: nella nostra memoria, "sopravvivono" più a lungo e in migliori condizioni quelle informazioni che presentino più agganci o "ancore" mentali, rispetto alle informazioni totalmente nuove, completamente estranee al bagaglio di conoscenze già consolidato, prive di qualsiasi somiglianza con dati già noti.
- Ciò accade in tutte e due le principali operazioni svolte dalla memoria (registrazione e ricupero dei dati). Quindi, la maggior numerosità possibile degli "agganci" è fondamentale sia per quanto riguarda l'"inserimento" delle informazioni (si fissano meglio i ricordi nuovi che possano "appoggiarsi" - e cioè correlarsi - ad un numero maggiore di ricordi "vecchi", acquisiti da tempo e diventati ormai "indimenticabili"), sia per quanto riguarda l'accesso ad esse, ossia per il loro successivo utilizzo (recupero del ricordo).
- Se, poi, i diversi agganci coinvolgono anche i diversi sensi, l'informazione risulterà indelebile. Ecco perché il Metodo utilizza in modo consapevole e sistematico:
1. la vista (non solo si mostrano le parole scritte, ma anche gli oggetti significati dalle parole straniere ed anche i "meccanismi" delle lingue - le loro regole - ricevono una schematizzazione visiva);
2. l'udito (si fanno ascoltare i suoni, ci si preoccupa di far percepire anche la loro inflessione, la loro ritmica, la loro musicalità, la loro durata; si usano CD contenenti un'effettistica audio che renda divertenti e imprevedibili le registrazioni e dotati di avvisi acustici per segnalare le diverse parti di una spiegazione o per far avvertire ancora meglio le contrapposizioni o le identità di certe strutture fra la lingua con cui si apprende e quella da apprendere);
3. il tatto, nonché la memoria muscolare e motoria (far toccare gli oggetti mentre si usano le parole straniere che li individuano, far eseguire i suoni ripetutamente, far scrivere le parole (per copiatura, sotto dettatura,...), ecc.);
4. il gusto
5. l'olfatto
6. la cenestesi