Tra i minerali che hai visto o vedrai al GEOLAB alcuni hanno delle proprietà molto particolari.
Ciascuna di queste proprietà ha una causa ben precisa, anche se a volte è difficile capirla basandosi solo su ciò che vediamo con i nostri occhi. Quello che è (comunque) divertente è esplorare, toccare, confrontare, osservare la varietà di forme, colori, consistenze, comportamenti, proprietà di questi frammenti della Terra. Che non sono solo curiosità della natura da collezionare: fanno proprio parte della nostra vita, si trovano in quasi tutti gli oggetti che usiamo quotidianamente.
Questa pagina è dedicata a quelli che, dopo il GEOLAB, si sono detti: "mi piacerebbe saperne di più".
Qualcosa in più su:
La densità di un minerale è il rapporto tra la sua massa ed il suo volume. Se misuriamo la massa in grammi ed il volume in centimetri cubi, l'unità di misura della densità è g/cm3.
E’ una proprietà che dipende (1) dalla composizione chimica e (2) dal modo in cui gli atomi sono disposti nella struttura cristallina del minerale.
(1) Minerali composti da elementi con alta massa atomica hanno una densità elevata rispetto a minerali composti da elementi leggeri. Per esempio, al GEOLAB hai visto il minerale halite ed il minerale galena, che hanno la stessa struttura cristallina ma composizione chimica diversa, rispettivamente NaCl e PbS. Poiché il piombo Pb ha massa atomica molto maggiore di Na e Cl, la densità della galena è 7.4 g/cm3, assai più alta di quella del minerale halite, che è pari a 2.1 g/cm3.
(2) D’altra parte, ci sono minerali che hanno la stessa composizione chimica ma strutture che possono essere anche molto diverse tra loro. Sono chiamati polimorfi. Un esempio molto noto è quello della grafite e del diamante. Entrambi i minerali sono composti esclusivamente da atomi di carbonio, ma la densità della grafite è 2.30 g/cm3, mentre quella del diamante è notevolmente più alta, 3.50 g/cm3.
Metodo 1: Con le mani!
Metodo 2. Si utilizza una bilancia per misurare la massa del minerale. Si valuta il volume del minerale immergendolo in un recipiente graduato contenente acqua. Si calcola il rapporto.
Metodo 3. Si utilizza una bilancia per misurare la massa del minerale. Si utilizza la stessa bilancia per trovare la massa del volume di liquido spostato... ehi, ma questo è il principio di Archimede!
Metodo dei liquidi pesanti. Si utilizza una miscela di un liquido ad alta densità (maggiore del minerale) ed uno a densità inferiore. Si crea così una soluzione in cui il minerale rimane sospeso, senza risalire in superficie né cadere sul fondo. Si misura quindi la massa di un volume noto della soluzione, e si calcola la sua densità - che è anche la densità del cristallo in equilibrio.
Bilancia idrostatica. Il principio di Archimede ci dice che se pesiamo un oggetto quando è immerso in acqua misuriamo un valore inferiore rispetto a quello che otteniamo se pesiamo lo stesso oggetto in aria. Il rapporto tra il peso dell’oggetto in aria e la perdita in peso nell’acqua è pari al rapporto tra la densità dell’oggetto e la densità dell’acqua.
Sin dal XIX secolo la durezza è una delle proprietà fisiche che hanno avuto notevole rilevanza nell’identificazione e nella classificazione dei minerali. La scala della durezza fu ideata da Friedrich von Mohs (1773 - 1839); va da 1 (minerale più tenero) a 10 (minerale più duro) ed è basata su una serie di 10 minerali (scelti tra quelli di più facile reperibilità) ognuno dei quali è in grado di rigare quelli più teneri e viene rigato da quelli più duri. Per confronto quindi si può determinare la durezza Mohs di qualsiasi altro minerale, di solito usando anche i valori intermedi tra i 10 valori interi della scala.
Primo passo: mettiamo in ordine. Proviamo a rigare un campione con l'altro, e mettiamo al primo posto quello che si fa scalfire da tutti gli altri ed all'ultimo posto quello che scalfisce tutti gli altri. Ci costruiamo, insomma, la nostra scala relativa di durezza.
Secondo passo: diamo i numeri. Confrontiamo la nostra 'scala' con qualche valore di riferimento. Per esempio, le nostre unghie hanno una durezza circa 2 e mezzo : c'è qualche minerale che possiamo scalfire con le unghie? Quello avrà sicuramente durezza inferiore a 2,5. Il comune vetro ha durezza 5,5: i minerali che non vengono scalfiti dal vetro hanno durezza superiore a 5,5. E così via.
Terzo passo: esageriamo! Al GEOLAB troverai 9 minerali della scala di Mohs (indovina quello che manca...). Buon divertimento!
Primo metodo. Quando si descrive un minerale nuovo (ogni anno in tutto il mondo ne vengono trovati più di 50), occorre fornire il maggior numero di informazioni possibile, tra le quali c'è anche il valore di durezza. In genere si usa la scala di Mohs, proprio come facciamo al GEOLAB.
Durezza Vickers. La durezza può essere misurata in maniera più accurata (e quantitativa) utilizzando appositi punteruoli di diamante con punta a forma di piramide a base quadrata (durezza Vickers). Premendo il punteruolo su una superficie piana del minerale di cui si deve determinare la durezza, si ottiene la traccia della punta di diamante. A parità di peso applicato, l’area della scalfittura ottenuta sarà maggiore per materiali più teneri e minore per quelli più duri. La durezza Vickers è data dal rapporto tra il peso applicato e l’area della scalfittura.
La sfaldatura di un minerale è la tendenza a rompersi lungo superfici lisce, parallele a piani del cristallo in cui i legami sono più deboli.
Possiamo osservare come si rompe un minerale e vedere (1) se ci sono piani di sfaldatura; (2) quanti sono questi piani e che angoli formano tra loro; (3) quanto facilmente il minerale si sfalda lungo questi piani.
La moderna cristallografia trae le sue origini dalla curiosità che gli uomini hanno sempre avuto circa la grande varietà di forme dei minerali, e le leggi che le governano. Oggi sappiamo che la causa delle forme regolari dei cristalli è la disposizione ordinata degli atomi al loro interno (in “celle elementari” che si ripetono nello spazio), e che tali disposizioni ordinate seguono le regole della simmetria. Tecniche moderne come la diffrazione di raggi X ci permettono di riconoscere la simmetria delle celle e di individuare la posizione dei singoli atomi al loro interno.
L'osservazione delle forme regolari dei cristalli e la constatazione che alcuni cristalli come la calcite o il salgemma conservavano la loro forma anche se fratturati in piccoli pezzi, indussero René Just Haüy, più di 200 anni fa, a formulare l'ipotesi che i cristalli fossero formati da piccolissime unità identiche, che chiamò "molecole integranti". Ipotizzò che le facce dei cristalli appaiano lisce a causa delle piccolissime dimensioni di tali unità. Anche se oggi sappiamo che i cristalli non sono necessariamente formati da "molecole" come riteneva Haüy, pure dobbiamo a questa sua intuizione l' origine della cristallografia moderna.
La perfetta morfologia cubica di un cristallo di salgemma (foto a sinistra) dipende dal fatto che:
(1) i suoi atomi sono disposti in un reticolo cubico (figura in basso a sinistra)
(2) la velocità di crescita del cristallo è minore nella direzione perpendicolare alle facce del cubo rispetto, per esempio, a quella nella direzione dei vertici.
(A proposito: sai quanti atomi di sodio e cloro ci sono in un cubetto di NaCl con uno spigolo di 1 mm?)
Primo passo: guardiamo le forme dei minerali. Ci accorgiamo subito che anche i cristalli più belli non hanno quasi mai una forma perfetta. Poco male... Qualcuno ha detto che i cristalli sono come le persone: i difetti li rendono interessanti!
Secondo passo: passiamo ai modellini di legno. Vince chi trova per primo un modellino perfetto per ogni cristallo imperfetto...
Terzo passo: troviamo gli assi. Per esempio, un parallelepipedo rettangolo ci appare identico se lo ruotiamo di 180° intorno ad un asse che passa nel centro di ciascuna coppia di facce opposte (provate! è più semplice a farsi che a dirsi). Quindi, questo solido presenta tre assi di rotazione di 180°, cioè assi di ordine 2 (ci vogliono infatti 2 rotazioni intorno a ciascun asse per fare un giro completo).
Troverai dei modellini sui quali puoi provare a riconoscere se ci sono assi di simmetria, e di che tipo.
Potrai riconoscere assi di rotazione di ordine 2 (si chiamano anche assi binari), assi di ordine 3 (assi ternari), di ordine 4 (quaternari) e di ordine 6 (senari).
I cristallografi (cioè quelli che studiano i cristalli) dividono tutti i cristalli in soli 7 'sistemi cristallini', proprio sulla base della presenza di certi elementi di simmetria.
Un sito sulla simmetria (in matematica, fisica, chimica, biologia....)
Le proprietà ottiche dei minerali dipendono dall’interazione con la luce, cioè con radiazione elettromagnetica caratterizzata da lunghezze d’onda comprese tra circa 400 e circa 700 nanometri (1 nanometro corrisponde ad un miliardesimo di metro e si indica con nm).
Un'onda è caratterizzata da una direzione di propagazione, da una direzione di oscillazione, da una lunghezza d'onda e da un'intensità. Nel caso delle onde luminose, così come in generale per tutte le onde elettromagnetiche schematizzate nella Figura 18, la direzione di oscillazione è ortogonale alla direzione di propagazione (v. animazione a destra)
Normalmente, la luce è “non polarizzata”, cioè la direzione di oscillazione dell'onda varia casualmente nel piano perpendicolare alla direzione di propagazione.
In alcuni casi, però, è possibile selezionare luce in cui la direzione di oscillazione dell'onda si mantiene costante (luce polarizzata linearmente). E’ quello che fanno i filtri polarizzatori, che tutti ben conosciamo negli occhiali Polaroid. Al GEOLAB useremo questi filtri per studiare un effetto ottico dei minerali.
Quando la luce colpisce la superficie di un minerale, essa sarà in parte riflessa, ma anche rifratta, ed assorbita. Se la superficie del minerale non è perfettamente liscia, le asperità rifletteranno la luce in direzioni diverse, provocando un effetto di diffusione.
La luce riflessa e quella diffusa danno origine alla lucentezza di un minerale, importante carattere di riconoscimento. Possiamo facilmente distinguere la lucentezza metallica (rame, oro, argento, pirite...) da quella non-metallica. In quest'ultimo caso distinguiamo ulteriormente tra lucentezza adamantina (es. diamante, anglesite), vitrea (es. calcite, quarzo), resinosa (es. zolfo), sericea (es. crisotilo), perlacea (es. gesso) ecc...
Il colore dei minerali può avere molte cause.
Nella maggioranza dei casi il colore è dovuto all'assorbimento selettivo di radiazione da parte degli elettroni di elementi chimici contenuti nel minerale stesso. L'assorbimento di radiazione visibile con una certa lunghezza d'onda provoca la comparsa nel minerale di un colore caratteristico: dalla radiazione che il nostro occhio percepisce mancherà, infatti, proprio la componente che è stata assorbita.
I metalli di transizione, come ferro (Fe), titanio (Ti), cromo (Cr), manganese (Mn), comunemente contenuti nei minerali, presentano configurazioni di elettroni adatte ad assorbire radiazioni nel visibile e sono detti elementi coloranti o cromòfori .
No, non preoccuparti: non sei tu che ci vedi doppio. Quello nella figura accanto è un cristallo di calcite, che presenta il fenomeno della 'birifrangenza'.
Abbiamo prima ricordato la 'rifrazione' della luce: quando un raggio luminoso passa da un mezzo all'altro (per esempio dall'aria all'acqua) cambia direzione. Sicuramente avrai incontrato questo fenomeno osservando che una cannuccia immersa in un bicchiere d'acqua sembra essere spezzata.
La causa della rifrazione è la diversa velocità della luce nell'acqua e nell'aria. Anche nel cristallo di calcite la velocità della luce è diversa rispetto alla velocità nell'aria. Ma stavolta non vediamo solo una immagine, come avviene nell'acqua... In effetti ne vediamo due: associata all'immagine dovuta alla rifrazione "ordinaria", c'è n'è un'altra che presenta un comportamento un po' insolito.
Beh, non ci resta che indagare ancora... Per esempio, proviamo a ruotare il cristallo di calcite, continuando a guardare le due immagini.
La prima delle due immagini si comporta bene... o almeno si comporta come ci aspettiamo! Resta ferma al suo posto, e questo ci sembra un comportamento abbastanza ragionevole. Ma che dire dell'altra? Cosa fa?
Le stranezze della doppia immagine non finiscono qui.
Prima abbiamo accennato ai filtri polaroid, ed al GEOLAB ce ne sono un paio che puoi utilizzare.
Appoggiane uno sul cristallo di calcite, e prova a ruotarlo. Quante immagini vedi? Due, una, di nuovo due, ancora una... ma è quella di prima o è l'altra? E perché le immagini a volte spariscono?
Nei cristalli la luce può essere assorbita in modo diverso a seconda della sua direzione all'interno del cristallo. In questo caso il minerale apparirà di colore diverso a seconda di come viene ruotato rispetto alla luce. Questo fenomeno si osserva più facilmente al microscopio, e se il cristallo ha uno spessore molto ridotto ("sezione sottile"). In pochi casi è visibile ad occhio nudo. La cordierite mostrata in figura è uno di questi casi eccezionali.