Autostima

CHE COS'E' L'AUTOSTIMA

La valutazione che do di me stessa attraverso un'autorappresentazione L'autostima riguarda l'utilizzo di un sistema autovalutativo. Per la comprensione dell'autostima hanno una fondamentale importanza il pensiero - o meglio la somma di credenze che uso per giudicare- e il livello di dipendenza dall'esterno di cui risente la mia identità (concetto di sé).

La valutazione che do di me stessa è contrassegnata dal SENTIMENTO DI VALORE che nutro.Tuttavia l'autostima non può risolversi nella sola capacità di avere sentimenti positivi verso di sé. Infatti è presente in tale capacità anche il pericolo della deriva narcisistica; spesso il narcisista ha una bassa autostima che compensa nell'essere eccessivamente orientato a sé.

L'oggetto delle autovalutazioni sono le COMPETENZE, ossia quanto credo di essere competente nei diversi ambiti della vita. L'autovalutazione quindi risente di vari fattori . I livelli di autostima non sono uguali in tutti gli ambiti, possono risentire di varie circostanze ed anche della diversa importanza che assegno a ciascun ambito. L'autovalutazione può cambiare a seconda dei compiti, dell'umore, dell'atteggiamento tenuto da coloro ai quali vogliamo bene o che riteniamo importanti....

Autovalutazioni negative in singoli ambiti potrebbero non inficiare un'autostima generale buona (sono una persona di valore); tuttavia per alcune persone anche una valutazione negativa in un solo ambito può far crollare l'autostima generale (se non ci riesco non valgo niente).

In psicologia una definizione di autostima può essere la seguente:

La valutazione globale di noi risente delle autovalutazioni che facciamo nei diversi ambiti di vita:

Così “sono una persona di valore” può risultare da una somma di considerazioni : “sono intelligente” (in relazione a capacità/competenze cognitive), “mi prendo cura di me” (competenze affettive”), “sono voluta bene” (competenze sociali), “sono efficiente” (competenze lavorative), “sono forte nello sport” (competenze fisiche).....

Tuttavia l'autostima non si limita AL SENTIMENTO DI VALORE che si nutre per sé (capacità di sentimenti positivi). Si dice che l'autostima è piuttosto fondata sulla competenza reale e percepita e sulla AUTOEFFICACIA cioè sulla convinzione di essere in grado di fare qualcosa e di poter influenzare gli eventi che incidono sulla nostra vita (Bandura, 1977).

Le valutazioni di competenza e le convinzioni di efficacia entrano in gioco nella determinazione di

- IMMAGINI INTERIORI DI ME,

- LA STORIA CHE (MI) RACCONTO

- ATTEGGIAMENTI MENTALI E COMPORTAMENTALI

aspetti che sono estremamente correlati e, pertanto, intervenendo su uno di questi introduco necessariamente un cambiamento anche negli altri.

In psicologia le immagini interiori danno il CONCETTO DI SE'. Una definizione di concetto di sé: immagine composita di ciò che pensiamo di essere, ciò che pensiamo di poter realizzare, ciò che pensiamo gli altri pensino di noi e ciò che vorremmo essere. (Burns, 1979). Oppure: AUTORAPPRESENTAZIONE: modo in cui una persona descrive se stessa (Harter, 1999). L'immagine o concetto di sé determina i comportamenti dato che tendiamo ad agire in maniera coerente all'immagine interna che abbiamo di noi stessi.

LA FORMAZIONE DELL'AUTOSTIMA

L'autostima non è un valore con cui si nasce. Si sviluppa nel tempo e su di essa il ruolo degli adulti è fondamentale. Allo stesso tempo però l'autostima è un bisogno primario, viene subito dopo il bisogno di attaccamento (fiducia) ed è alla base dell'autorealizzazione.

Ad es. le interazioni relazionali precoci influenzano i processi chimici neuronali del cervello in evoluzione del bambino. Confrontando bimbi di madri depresse e non depresse la reattività neuronale è diversa già ad un anno: i primi mostrano una minore attivazione dell'emisfero sinistro – il lato legato alle sensazioni di benessere. Inoltre gli effetti fisiologici dell'abbandono neonatale rendono grave e difficile il recupero di bambini con poca autostima.

Più in generale nei primi anni di vita il concetto di sé è molto malleabile e dipende dal modo in cui interpretiamo relazioni ed esperienze personali (modo in cui percepiamo le reazioni degli altri a ciò che siamo, diciamo, facciamo). Nella prima infanzia dunque dipendiamo da valutazioni reali (giudizi interni) o percepite da parte di altri (giudizi esterni) e mano a mano che cresciamo sviluppiamo progressivamente la capacità di fare autovalutazioni realistiche di noi stessi facendo sempre meno affidamento sui giudizi percepiti esternamente.

I giudizi interni ed esterni influenzano anche l'immagine ideale: la persona che vorremmo essere. Il divario tra il sé percepito (concetto di sé) e il sé ideale dà un'indicazione del livello di autostima. Ad es. una bassa autostima che si accompagna ad un irrealistico sé ideale fa sì che la distanza tra il concetto di sé e il sé ideale sia incolmabile.

Da questo punto di vista l'autostima INDICA LA CAPACITA' DI ACCETTARSI (il livello di adeguatezza) per i quali le nostre prime esperienze di vita e l'influenza delle persone significative sono fondamentali. Gli adulti possono far molto per lo sviluppo dell'autostima. Se le persone significative per un bambino hanno un atteggiamento accogliente e non giudicante, una comunicazione chiara e non ambigua il bambino ha la possibilità di sviluppare una sana autostima: si sente apprezzato come soggetto unico e quindi ha maggiori probabilità di rispettare e accettare se stesso. (Io sono unica, interessante, speciale e avrò cura di me)

Nel tempo è l'autovalutazione ad assumere un'importanza fondamentale e questa è una competenza che può essere appresa:

Per preservare livelli di sana autostima è utile:

UNA VIA AL FEMMINILE PER L'AUTOSTIMA

Si considera che la nostra cultura ha favorito solo negli uomini la soddisfazione di quel bisogno primario rappresentato dall'autostima relegando la donna nell'insoddisfazione. E' tipico per una donna essere insoddisfatta di sé, incapace di autorealizzarsi, e di trovare un senso duraturo alla propria esistenza sociale-: Muovendosi da questi presupposti La via al femminile è un percorso di consapevolezza della propria identità e delle vie possibili di cambiamento.

Sino ad oggi sembrava che l'autostima corrispondesse al passaggio dalla dipendenza infantile dagli altri all'autonomia, affermando se stessi e i propri bisogni. Oggi si è preso atto dell'interrelazione necessaria tra noi e gli altri e del fatto che l'autostima nasce e si nutre della relazione. Da questo punto di vista una buona autostima significa imparare a stare nella relazione e a uscirne, per poi rientrare. Significa apprendere a gestire l'autonomia nella relazione, non svincolandosi da essa (Maria Menditto, 2004 ). Una via femminile all'autostima può essere una via che investe sulla propria affermazione riconoscendo il valore della reciprocità che sostiene. Da qui l'importanza di fare gruppo, di fare una pratica tra identità e comunità, di trovare insieme modi con cui gestire i processi di cambiamento offrendo dei modelli, trasmettendo il percorso di conoscenza ad altre donne.

La via è tortuosa. La donna nasce due volte: la prima nascita le insegna il modo in cui si sente amata e si lega nelle relazioni. La seconda nascita è quella che la donna stessa si produce (si mette al mondo) che le impone di uscire dalle relazioni, di affermarsi e di rientrare poi in esse ritmando una giusta distanza fra sé e gli altri.

Secondo Maria Menditto l'autostima è il proprio modo di vedere se stessi e se stessi nelle relazioni con gli altri. E' una spia luminosa che, di fronte a un bivio, ci segnala la strada da scegliere. Siccome gli ostacoli che incontreremo saranno tanti tanti potranno potenzialmente essere i nostri comportamenti creativi. Di una cosa dobbiamo tenere conto della capacità di modificare la nostra immagine (autorappresentazione) in funzione delle esperienze, delle relazioni e della comunità a cui apparteniamo. Questo significa, per esempio: CERCHIAMO DI SCEGLIERCI CON CHI STARE, UN GRUPPO, UNA COMUNITA' O UNA RELAZIONE DI SOSTEGNO.

AUTOSTIMA E DIFFERENZE DI GENERE

C'è una differenza di gerarchia negli aspetti importanti dell'autostima: Per l'uomo è fondamentale l'autonomia, per la donna la relazione. Lo sguardo maschile è rivolto avanti, quello femminile guarda intorno a sé.  Per avere una voce come donne abbiamo dovuto rinunciare alla nostra identità, adottando modalità di comunicazione, relazione, comportamento che il modello maschile dominante ci ha richiesto. Siamo diventate donne più autonome e più volitive, ma ormai sospettiamo di avere perso qualcosa di prezioso e unico del nostro modo di essere. Molte di noi tornano ad autoescludersi dal mondo del lvoro, dai ruoli di influenza, per cercare un equilibrio perduto. Anche molti uomini, peraltro, cominciano a fare o desiderare di fare, scelte "controcorrente", a testimonianza del fatto che i modelli di vita attualmente dominanti si fondano su valori che entrambi i generi possono cominciare a percepire come fortemente limitanti per il benessere e la qualità della vita.

Ma oggi abbiamo la possibilità e la responsabilità di recuperare un modo femminile di fare le cose, di fare economia, politica, educazione, cura, relazione, arte... le relazioni nel mondo possono cambiare se come donne ci riappropriamo del nostro Sé femminile, rispettando, celebrando ed esprimendo la nostra differenza, in un'ottica di riconciliazione e integrazione con il maschile.

Ricercare il valore della propria essenza femminile è un percorso creativo e spirituale ad un tempo, che agisce su diversi piani: personale, sociale, spirituale. Per star bene con noi stesse è importante che il mondo in cui viviamo valorizzi gli aspetti distintivi del nostro Sé femminile. Intuizione, immaginazione, creatività, empatia, morbidezza, accoglienza, ricettività sono qualità archetipiche del femminile. A lungo nella nostra cultura sono state considerate secondarie rispetto a valori quali efficienza, potere, comando, forza, reattività, razionalità. In questi ultimi decenni siamo riuscite a ritagliarci degli spazi significativi nella società, ma al costo di accettare il compromesso di emulare atteggiamenti che non corrispondono al nostro sentire profondo. Sta a noi, oggi, recuperare la nostra identità e portarla nel mondo. E' un percorso di consolidamento della nostra autostima che passa attraverso la liberazione della creatività, quale forma distintiva dello spirito femminile.

L'autostima non è qualcosa da raggiungere, facendo qualcosa di diverso per diventare qualcos'altro. Se ci poniamo in questo atteggiamento sembra che l'autostima sia fuori di noi, qualcosa che, ancora una volta, ci dobbiamo guadagnare sforzandoci di essere diverse da quello che siamo.

Ed è proprio questo il problema della mancanza di autostima: come donne non ci sentiamo mai abbastanza, dobbiamo sempre essere qualcosa, di più, di altro, di meglio. I messaggi della cultura corrente ci fanno credere che l'autostima sia sinonimo di successo, affermazione sociale, efficienza, grinta, prestanza fisica. E così troviamo in offerta tutta una serie di strategie per diventare meglio di quello che siamo. Questo ha solo il drammatico effetto di allontanarci ancora di più dalla nostra dimensione più autentica.

Perché allora non provare una strada diversa? Perché non provare ad esplorare veramente chi siamo? Perché non proviamo a chiederci: "Qual è la mia essenza Qual è il mio talento? Che cosa mi rende unica ed originale?"

L'autostima può essere vista non tanto come qualcosa "da raggiungere", ma come un'esperienza che accade nel momento in cui "torniamo a casa", nel momento in cui prendiamo contatto con il sé più profondo. Una volta ritrovata la connessione con la parte più vera di noi, troviamo anche la forza per vivere la vita che desideriamo e non quella che altri hanno scelto per noi. Certo, diventa necessario dire qualche no, rischiando di piacere meno agli altri, per dire di sì a se stesse e piacersi di più!

Autostima quindi non significa che non ci sentiamo più fragili, o timide, o mai completamente a nostro agio: significa che possiamo stare anche con le nostre debolezze, che accettiamo anche il nostro limite, che siamo consapevoli del nostro valore. Possiamo semplicemente essere, così come siamo e regalarci uno sguardo amorevole... (Caterina Mengotti)

LA BAMBINA CHE E' IN NOI

Tenuto conto di quanto abbiamo detto per la formazione dell'autostima e il ruolo degli adulti e della società nella costruzione del concetto di sé posso facilmente verificare se le difficoltà della mia autostima si possano correlare alle ferite della bambina che è in me non ancora guarite ovvero ai tradimenti della mia parte autentica di cui non sono ancora consapevole.

Dice Gloria Steinem: riserviamo a noi stessi il medesimo trattamento che ci è stato riservato da bambini... Solo un riconoscimento pienamente consapevole dei nostri vecchi modelli di vita, quelli che non siamo stati noi a scegliere, ci consente di modificarli, e anche in questo caso il lavoro di modifica...ci sembrerà difficile e solitario... per il fatto che tutto ciò non suona per niente familiare. Invece i vecchi meccanismi di comportamento, per quanto negativi e dolorosi possano essere, hanno un'incredibile potere di attrazione magnetica, per il fatto che suonano sicuramente familiari.

Diventare consapevoli di ciò che non abbiamo scelto sulla base che ci faceva star male ci fa capire cosa è stato tradito di autentico e di nostro per assecondare gli altri e sperare nella loro approvazione. Ovviamente ci vorrà del tempo per abbandonare comportamenti familiari, consolidati ed ormai meccanici, tuttavia l'essere consapevoli che essi ci nuocciono perché non li abbiamo scelti ci permette di spostare il “focus” dell'attenzione da un potere fuori di noi a un potere dentro di noi.

Ognuna ha in sé la bambina che era in passato, per ricontattarla occorre a volte buttare giù dei muri e riaccedere alla creatività e alla spontaneità di quella bambina. Può essere che occorra farle delle promesse, se le andiamo incontro come una parte ferita e tradita, per abbattere il muro: a quel punto potremmo ritrovare cosa desiderava e cosa non ha avuto e capire quanto ci meritiamo-

C'è poi una differenza sociale rimarcata da Gloria Steinem: la donna interiorizza la svalutazione sociale di tutto ciò che è femminile e conseguentemente ha problemi con il potere nel senso che interiorizza l'impotenza. Questa interiorizzazione mina alle radici l'autostima. Steinem sembra anzi indicarci un originale significato di autostima = fonte interna di potere, una sana coscienza di sé reattiva agli accadimenti (l'arte di vivere non consiste nel controllare gli accadimenti, ma nel saperne fare uso), una forza improvvisa insospettata che si libera se incoraggiata. E' necessario vincere la paura perché questa forza, l'autostima, la parte sana di sé agisca. Come andarla a cercare? Come alimentarla? Meditazione, preghiera, visioni, intimi processi autentici per stimare la nostra forza, una fonte energetica interna che pur essendo soltanto nostra fa sì che si entri in circolo con tutta l'energia che vibra intorno a noi.

Anche perché credere in un sé vero è condizione imprescindibile della nascita di un sé vero. Che significa " mettersi al mondo".