Uno degli aspetti più preoccupanti del fenomeno della disoccupazione è legato al fatto che essa tende a concentrarsi sulle persone svantaggiate, cioè persone che, anche in presenza di una situazione favorevole dell’economia e del mercato del lavoro, continuano a trovarsi in situazioni di marginalità ed esclusione. Svantaggiata è, infatti, qualsiasi persona appartenente ad una categoria che abbia difficoltà ad entrare, senza assistenza, nel mercato del lavoro. Una parte di questo svantaggio è già così grave da essere riconosciuta e presa in carico dai servizi pubblici: è il cosiddetto svantaggio certificato che ricomprende, ad esempio, disabili fisici, sensoriali, psichici, soggetti in trattamento psichiatrico, tossicodipendenti, alcolisti, detenuti e ammessi alle misure alternative alla detenzione.
Un’altra quota rilevante degli svantaggiati è costituita invece da soggetti che, pur non rientrando in categorie definite e facilmente censibili, subiscono processi di indebolimento e marginalizzazione che comportano l’esclusione dal mondo del lavoro: disoccupati di lungo periodo, adulti soli con figli a carico, lavoratori over 40 espulsi dal mercato del lavoro. Molte di queste persone, lasciate senza sostegni, rischiano di arrivare ad uno stato tale di devianza o patologia che confluisce nello svantaggio certificato.
Per le persone svantaggiate il lavoro svolge un ruolo fondamentale. Come per le persone con normali opportunità, l’inserimento a pieno titolo nell’attività lavorativa attua uno dei principi fondamentali della Costituzione e fornisce le risorse economiche necessarie alla vita. In aggiunta, poiché buona parte delle interazioni sociali sono connesse al lavoro, l’attività lavorativa favorisce la costruzione e il riconoscimento di un’identità attraverso il ruolo professionale e l’inclusione nella rete sociale. Il lavoro, quindi, non fornisce solo reddito, ma è luogo di realizzazione, di rafforzamento di fiducia e rispetto di sé, di scambio e di relazioni sociali, di valorizzazione, di apprendimento, di accrescimento personale e professionale e di acquisizione di indipendenza e autonomia. Lavorare costituisce quindi un elemento fondante e qualificante nella costruzione di un percorso di inclusione sociale, diventando l’imprescindibile punto di partenza per un percorso di crescita umana e di riabilitazione sociale.
Le ragioni dell’intervento della Cooperativa
Le politiche sviluppate per favorire l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, sia quelle legate a forme diverse di incentivazione sia quelle basate sull’ introduzione di vincoli alle assunzioni, si sono dimostrate insufficienti per creare pari opportunità di accesso al lavoro per tutte le categorie di svantaggio. In questo, la cooperazione sociale costituisce una robusta struttura dedicata al recupero e al reinserimento di risorse umane che il mercato altrimenti emarginerebbe.
Per garantire lo sviluppo e l’aumento del numero degli inserimenti lavorativi di soggetti svantaggiati si ritiene che sia necessario continuare a sostenere la creazione o lo sviluppo dei progetti delle cooperative di inserimento lavorativo. Dall’ esperienza della Cooperativa Sociale Ass è emerso che la buona attenzione nella definizione dei percorsi di inserimento lavorativo, diano un adeguato rilievo alla redazione di piani di impresa.
I progetti della cooperative ASS dovranno quindi focalizzarsi sulla capacità lavorativa di ogni singolo individuo svantaggiato per garantire la competitività dell’impresa sul mercato. I piani di impresa dovranno essere esplicitamente ancorati al raggiungimento di precisi risultati occupazionali; per aumentare la capacità del sistema non profit di inserire soggetti psichici e in trattamento psichiatrico si intendono promuovere nuove forme di accompagnamento al lavoro partendo dalle buone prassi già realizzate dalle cooperative sociali e costruite non solo su un disegno occupazionale in senso stretto, ma anche nella progettazione e realizzazione di un progetto di vita più articolato.
Date la complessità dello svantaggio legato alla disabilità psichica o a problemi di salute mentale, si ritiene inoltre fondamentale promuovere i rapporti tra pubblico e privato e attivare collaborazioni con enti, istituzioni, organismi pubblici e privati che a vario titolo si occupano del problema; più in generale, verranno sostenute azioni che rafforzino il rapporto tra cooperazione sociale e sistema pubblico (enti locali, servizi sociali e sanitari, servizi per l’impiego), aspetto cruciale di un potenziamento delle attività di inserimento lavorativo di persone svantaggiate nel nostro paese, per rafforzare il ruolo della cooperazione sociale all’ interno delle politiche attive del lavoro, allo scopo di favorire l’inserimento di persone svantaggiate nel mercato del lavoro ordinario, appare necessario rafforzare i processi di gestione di percorsi e snellire la burocrazia inerente agli inserimenti individuali.