3. La realtà di carta

Premessa

Il metodo eco-biostorico per uno sguardo-mente a frattali osservativi

Creste informative, modello. M. Mastroleo 2010

Il metodo eco-biostorico per uno sguardo-lente a frattali informativi

3. La Realtà di carta

Premessa

Imparare le tecniche di navigazione per viaggiare nelle conoscenze

Antonia Colamonico © 2015

Trasmissioni... giochi di intese. Ho steso in ogni stanza i fili delle parole... per schermare l'ombra dei tuoi timori. Da A. Colamonico, Le stagioni delle parole. Il filo - ©1994

Indice saggio: Il Metodo - Copertina 1. Evoluzioni di Echi - Incipit 2. La Tessitura - Premessa a. La funzione di lettura b. Fuochi sdoppiati di ordini 3. La realtà di carta a. Letture e Rotte b. I luoghi di navigazione 4. Topologia a nicchie Biostoria: L'approccio top-down 5. Sistema a influenze-echi Le traslazioni storiche

Dualismo Storia/Storiografia

(Carta di una lettura fattuale da: A. Colamonico. Ordini Complessi, Il filo. 2002. p. 65)

" ... L'azione del saper cavare è il cardine-nocciolo della vita stessa, intesa come un apprendimento continuo e consapevole che porta ad elaborare intorno agli appresi un contorno, gli stessi campi semantico-fattuali in senso ampio, che si fanno collegamenti nodali di un unico reticolo a multi-strato. In tale processare il dritto e il rovescio dei sensi di parole-nodi e di campi-rete si crea la dimensione prospettica del poter ruotare e traslare il significato di un appreso precedente in un'azione storica nuova..." Antonia Colamonico

L'errore storico della modernità è nell'aver confuso la Storiografia con la Storia, la scrittura-racconto con la dinamica del fatto.

Ogni lettura è un dopo, in tale naturale distanza spazio-temporale, questa si colloca in una nicchia storica di un differente spazio-tempo:

  • La nicchia mente-pensiero in cui trova alloggio la vita, non corrisponde alla nicchia campo-piazza o campo-battaglia o campo-stellare.

  • La prima è lo spazio degli immaginati, la seconda dei vissuti.

La carta in alto è un modello della rappresentazione del mutamento di percorso, vissuto da Giovanni, nell'impatto-incidente con un cane che mostrandosi all'improvviso lo devia dall'andare in ufficio.

Dalla grafica emergono 2 linee, una del percorso reale indirizzato verso l'albero e quella ideale, verso l'ufficio.

Lucio Fontana (1899- 1968)
Carta di spiegazione di una dinamica fattuale come apertura dello spazio. A. Colamonico. Ordini Complessi, Il filo. 2002. p. 65)

Giovanni, per svolgere l'azione dell'andare, memorizza una carta-mentale d'orientamento. Tale schema è l'azione che ha trovato casa nella memoria-coscienza, ma la memoria non corrisponde ai passi concreti che egli ogni mattina compie nella naturale quotidianità dell'azione.

L'imprevisto-alea (il cane) entra all'improvviso nella sua vita e le dà un verso-indirizzo nuovo.

Il nuovo incide il suo spazio-tempo come un taglio nella tela di Fontana, da tale frattura emerge uno spazio vitale nuovo che lo costringerà a rivedere la sua carta mentale e a riscriverla, in tale operazione la coscienza si allarga ed espande, la gemmazione.

Nel processo germinativo si concretizza l'evoluzione naturale del pensiero che da seme nel tempo 0 dell'atto di radicazione nell'utero materno, si allarga a chioma nel tempo-durata di una vita. L'apprendimento è la chiave evolutiva della vita, anche l'embrione ha in sé un tracciato storico (DNA) che lo dispiega nella relazione utero-feto.

Continuando nella ricostruzione del fatto, Giovanni per schivare il cane sbanda e finisce con lo sbattere contro un albero e si ferisce.

Soccorso è portato in ospedale (campo-habitat nuovo), qui inizia a relazionarsi con nuove situazioni; medici, macchinari, infermieri, pazienti... che richiedono delle nuove letture e rappresentazioni comunicative.

Ogni lettura è una campo relazionale tra la coscienza-pensiero osservante e gli habitat ristretti (casa, strada, ufficio). L'incidente ha un effetto esplosivo (mappa) che allarga e moltiplica i suoi orizzonti e versi di lettura:

  • Ogni verso è un campo relazionale e ogni osservazione-risposta è una doppia ricostruzione, mentale e fattuale.

Gioco di Arte-a-partiL'arte è l'espressione del pensiero più profondo nel modo più semplice. Albert Einstein

Non ha significato una realtà vitale senza una realtà rappresentata nella coscienza.

Questa, muovendosi per quadri di realtà compie l'azione di lettura-cucitura tra il fuori, campo-Habitat, e il dentro, campo-Io/sé. In tale incontro si costruisce il volto della realtà a due facce (topologia a dentro/fuori di uno sguardo-mente multi-proiettivo):

  • In una sì fatta rappresentazione il nucleo centrale della elaborazione di realtà spetta alla coscienza-pensiero soggettivo, essendo ogni uomo uno storico-osservatore di situazioni storiche che egli stesso contorna in una molteplicità di significati.

I significati, di volta, in volta costruiti non tolgono valore né al campo-storico allargato-vita, né al campo-storico ristretto-io-sé, soggetto lettore.

Una stella non perde valore se un uomo, un giorno, l'ha chiama Polare e quel nome non è proprietà storica della stella, ma una semplice nomenclatura che permette a quell'uomo di orientarsi nella notte, in mare, calcolando la variazione della sua posizione in rapporto alle angolature delle stelle.

L'aver dato il nome alle stelle, ai pianeti, alle costellazioni... ha permesso la nascita dell'astrologia prima e dell'astronomia dopo; nella prima fu creata una relazione tra le tipologie di eventi sulla Terra e la posizione della stella o di un satellite, per cui la luna rossa era letta come un presagio di sventura.

Con la seconda sono state disegnate le dinamiche delle relazioni tra sole-terra-luna, calcolando le combinazione dei passaggi e dei riflessi che danno la connotazione rossa alla luna.

Riflettendo cosa è mutato tra la prima e la seconda lettura, non certo il cielo con le stelle che non è turbato dalle modalità di letture, infatti o la chiami Polare o Aster-ix o Vattelappesca non smette di essere la stella; ma è solo cambiata la rappresentazione di essa nella mente e nelle carte storiografiche.

La rappresentazione è uno schema-schizzo che si pone a mappa cognitiva, come muta la rappresentazione, automaticamente muta il significato-valore che si attribuisce alla spiegazione che è data. La spiegazione è una realtà di carta e non di luce-energia-calore-forza di attrazione...

Ogni gemmazione di spazio nuovo crea una frattura con le vecchie modalità interpretative e osservative della realtà.

In sintesi l'umanità avendo isolato un nuovo orizzonte di lettura, con una gemmazione nuova di idee-riflessioni-strumenti-calcoli procedurali-coerenze logiche, ha strappato le carte dentro e fuori di sé, e ha creato un mondo nuovo di immaginare:

  • Il nuovo è della lettura non del cielo stellato, della mente-orizzonte osservante non della naturalezza cosmica.

Questo è il limite delle scienze che essendo vincolate alle rappresentazioni mentali e alla carte storiografiche, se cambia la geografia della mente o la carta, automaticamente, tale organizzazione-disciplinata va sfrattata, mandata in un cassetto della memoria e posta a riposo.

Mandare in pensione un uomo è relativamente facile, si stabilisce come criterio l'età combinata alla quantità di anni di servizio e il gioco è fatto; ma mandare una teoria affermata è alquanto più difficile, potrebbero passare secoli, potrebbero scoppiare guerre e carneficine; un esempio il passaggio dalla vecchia gnoseologia tolemaica a quella copernicana che portò allo scontro tra il Papato e il mondo scientifico, sostenuto dai liberali di matrice inglese che volevano imporre il nuovo primato economico-commerciale sull'Atlantico, a discapito della Spagna papista.

Il passaggio da un paradigma storico ad un altro non è mai stato indolore, perché dietro la carta-modello si organizzano non solo le idee, le scelte, i fatti, ma soprattutto i rapporti di potere con i flussi delle monete.

Una teoria alla moda mette in moto una molteplicità di sotto-campi, dall'editoria alla tecnologia, dalla realizzazione del prodotto alla speculazione sulle implicazioni future, infatti intorno a ogni teoria è intessuto, come in un ricamo, uno stratificato rapporto di potere con una complicata circolazione e divisione di denaro (dominio economico-culturale di una carta-modello).

L'azione guidata da un fine storico

Leggendo con un occhio disincantato, l'uomo agisce sempre per un fine e non fa nulla per niente. L'agire è sempre guidato da una visione-orizzonte di futuro (piano dell'utopia) che svolge la funzione d'ancoraggio nella proiezione del fatto-azione (campo del futuro) da impiantare nella vita.

L'uomo con le sue scelte dà la curvatura alla cresta storica.

Non tutti i fini storici hanno il medesimo grado di bontà, infatti sulle generosità/grettezze delle scelte si può misurare il valore storico di una costruzione individuale-sociale-politica-economica-etnica-religiosa. Anche la valutazione è vincolata ad una tendenza di futuro possibile, tanto che quello che è letto come bene da un individuo-società, può essere inteso come male da un altro individuo-società.

L'attribuzione del valore è interconnesso all'orizzonte di lettura che ha in sé una scala di valore; ogni scelta è annodata al particolare indirizzo di scala di lettura, se quantitativa ha un orizzonte prevalentemente economico, finanziario, carrieristico; se qualitativa allora sono scelte basate sui valori amicali, relazionali, spirituali, universali.

La scelta di un San Francesco, ad esempio, è diametralmente opposta a quella di Federico Barbarossa, così pura quella di Napoleone Bonaparte con quella dell'ammiraglio Horatio Nelson:

  • Non esiste una risposta storica senza un fine e un fine senza una scelta di valore e ogni valore apre uno spaccato di futuro che prende spazio dapprima nella memoria-pensiero e poi nella compagine storico-fattuale.

  • Dalla dinamica delle scelte-orizzonti scaturisce il senso storico di un uomo-società.

Semplificando con un esempio, introdurre una tassazione sull'estensione dei terreni e non sulle produzioni degli stessi, apparentemente è un casa di poco valore, ma tale scelta dei legislatori del Regno d'Italia, all'indomani dell'annessione del Regno di Napoli, costò alle popolazioni contadine del Sud una cifra esorbitante che le impoverì, così tanto, da spingerli alla migrazione di massa.

Il legislatore dallo sguardo moderno e liberale (spacciato dalla propaganda savoiarda come logica aperta) attuò una politica tributaria a due facce, benevola verso di sé e maligna verso il mezzogiorno, in quanto non introdusse un sistema scalare in relazione ai profitti annui (guadagno effettivo), ma uno generico su una quota fissa calcolata sulle grandezze, in ettaro, dei suoli; senza alcun controllo delle quantità dei raccolti o delle topologie di colture, se estensive (Sud) o intensive (Nord):

  • Se, ad esempio, un ettaro a rotazione biennale a maggese (riposo), produce 10 q di grano con un profitto di 40 £ ogni 2 anni, se invece è una rotazione triennale, allora le 40 £ vanno spalmate su un triennio (40:2 = 20; 40:3 =13,333), ma tutto ciò non equivale al profitto di un campo di uguale estensione, ma a rotazione senza maggese, in grado di produrre 10 q di grano nel primo anno (40 £) e 30 q di rapa (20 £) nel secondo! La tassa da versare sulla pezzatura-ettaro non corrispose a quella sul profitto (in 2 anni, 40 £ non equivalgono a 60 £)!

Antonia Colamonico Il lato oscuro dell'Unità italiana. 2011

Dall'esempio si evince che il giochetto fece risparmiare un bel po' i liberali piemontesi, lombardi, toscani (classe dirigente) che si professavano tuttavia i custodi della libertà (effetto propaganda), ma, come scrisse G. Verga nella sua novella La libertà, fu una libertà tarata su una particolarissima sfumatura di grandezza numerica e sociale.

Aver imposto tale inclinazione alla cresta storica danneggiò fortemente il meridione che di fatto pagò i debiti piemontesi dei costi delle tre guerre d'indipendenza.

  • Indipendenza poi da cosa? Dai Borbone che erano tra i sovrani più illuminati d'Europa!

Ecco come si vincola la lettura storica ad una particolare angolatura di verità comoda. La propaganda di regine veicolò tale verità manipolata come la verità assoluta e alle proteste degli economisti e storici pugliesi o siciliani o campani, si rispose costruendo la gabbia logica di un Sud arretrato e fannullone, ignorante e parassita di un Nord efficentista ed evoluto. Tale gabbia è presente ancora in molti pregiudizi settentrionali che i meridionali sperimentano quando emigrano nelle regioni del nord. L'emigrazione è diventata la malattia del ex-territorio borbonico.

Ogni gabbia logica toglie valore alla storia e imprigiona questa in una idea fumosa di verità accomodata in una carta mentale-storiografica che si pone a paravento perbenista.

Le carte sono importantissime, senza una mappatura della realtà non ci sarebbe la conoscenza medesima, ma necessita non dimenticare che la mappa-modello-schema-racconto è solo una verità di carta. Ed è proprio questo vincolo che gli intellettuali e gli scienziati del 1700, 1800, e buona parte di tutto il 1900 hanno trascurato, rendendo le loro carte e letture macigni storici che hanno avvitato molta parte delle popolazioni con relativi territori nella voragine della precarietà.

Le correnti marine e i venti non hanno frontiere, - si disse - come del resto il fiume che procede verso la sua foce! Mentre le “correnti a mulinello” dei pensieri umani che s'arroccano in tanti isolati, si! Sono gli uomini che non sanno sviluppare una coscienza mondiale e si ingabbiano, da miopi, in spazi ristretti che rendono grette le azioni! (da A. Colamonico. Il grido. Ordito 4, Enrico. © 2011),

Abbiamo dato inizio alla Cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più del semplicemente fenomeno dello sfruttamento e dell'oppressione, ma di qualcosa nuova: con l'esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l'appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati”, ma rifiuti, “avanzi”...” (da: Evangelii Gaugium – Franciscus, 24 novembre 2013).

Nella mia professione di pittore, facendo un quadro con un taglio, non voglio fare un quadro: apro uno spazio, una dimensione nuova nell'orientamento delle arti contemporanee. Lucio Fontana

La costruzione della realtà nella coscienza

Il racconto sull'incidente di Giovanni, tratto da A Colamonico, Fatto tempo spazio (Oppi. Milano 1993), nella sua elementarità è stato un espediente didattico-pedagogico per introdurre la nuova mappatura di ricostruzione storiografica a campi-finestre-maglie delle carte di Biostoria, scienza e metodo dello sguardo multi-proiettivo.

Architettura, questa, più aderente alla gemmazione vitale e quindi più vicina alle modalità generative della vita/pensiero.

Nella Società moderna la gestione degli eventi-fatti per la memorizzazione era elaborata solo sull'asse tempo, come la semplice successione lineare di sequenze temporali, in cui collocare per date gli accadimenti. Tale uni-dimensionalità di lettura, ancora presente nei manuali scolastici, fu tracciata dal Cellario nella sua carta (1600 circa) al fine di agevolare l'assimilazione dei fatti-eventi raggruppandoli per concetti a parole-chiave (es. Medioevo, parola-chiave in cui catalogare tutto una molteplicità di eventi come ad esempio, le singole invasioni barbariche, le lotte per l'investitura, la nascita dei Comuni....

Sotto l'aspetto dell'organizzazione mentale la linearità della carta a macro-concetti (preistoria, storia antica, medioevo, età moderna, età contemporanea) introduce la uni-informità di verso-indirizzo di lettura (fissità dell'occhio), con la successione di un solo prima che si fa un solo dopo e questo dopo a sua volta si evolve, in relazione ad un nuovo dopo, in un prima.

    • Al di la del gioco di parole come emerge in una sì fatta lettura la realtà fattuale?

Le due modalità di approccio alla lettura dei fatti :

  1. a uni-lineare e

  2. a finestre-campo

(da A. Colamonico. Fatto tempo spazio 1993).

Ogni modo crea una particolare spaziatura del pensiero, con un differente atteggiamento cognitivo. L'atteggiamento è lo spazio mentale da cui ha origine il particolare comportamento storico.

  1. Il primo crea una rigidità di sguardo che porta ad escludere altre possibilità nella costruzione fattuale, tale sguardo fu tipico dei colonizzatori europei che lessero ad esempio i pellerossa come una sotto-umanità.

  2. Il secondo è un occhio-neutro che sa miscelare i fuochi di lettura e leggere le ragioni di tutti i soggetti storici, un occhio dunque che sa relazionarsi, rispettando i differenti punti di vista.

Analizzando l'effetto mentale, in ogni passaggio-segmento, l'occhio compie un salto di lettura che azzera il prima, appena emerge il dopo, ogni successione slega l'evento dal suo passato, con l'effetto di rendere a uni-verso la lettura e con essa l'occhio e nel contempo fortemente condizionata al verso-indirizzo isolato e selezionato (occhio ristretto) che fa perdere valore al contesto-contorno storico (occhio allargato).

In una Società a isolati, con tempi lenti e con pochi mutamenti, un simile procedere passo, dopo passo (effetti sommativi) aveva, forse, una sua validità cognitiva, ma oggi in una Società a struttura mondo con una molteplicità di sensi direzionali e una discrasia di velocità, tale mappatura è a dir poco ridicola. Eppure essa continua a fare mostra di sé nelle pagine dei testi scolatici e nelle menti di giornalisti, storiografi, economisti... che distinguono ancora una Storia da una Preistoria, come se ci fosse stata una realtà senza spazio-tempo-fatto (unità inscindibile del quanto storico) e una con l'acquisto di tali dimensioni.

  • Se il tempo e lo spazio sono intrinsechi al divenire dei fatti, allora anche gli uomini della preistoria erano nella storia!


Tutto è Storia, se prende casa nella Vita


Affermare che un'epoca è un prima della storia equivale a dire che sia una non storica (errore concettuale). La dignità storica poi, guarda caso, coincide con l'invenzione della scrittura (Sumeri, Mesopotamia, 4000 a. C.) altro errore concettuale; se fosse così le attuali civiltà aborigene, presenti in Amazzonia, sarebbe delle sacche di umanità non storicamente trattabili.

Tali errori sono ancora perpetuati da intellettuali, scienziati, economisti, amministratori dalla vecchia mappatura che restringeva il titolo di dignità al prototipo di uomo occidentale (primato) e tuttavia questi sguardi dai contorni vecchi pretendono ancora d'organizzare le linee evolutive di una realtà nuova, fortemente complessa e a multi-strato e multi-forma che si evolve a nano-secondo.

Ma come detto precedentemente, mandare in soffitta una carta-mappa è difficile, date le monete investite in pubblicazioni e in apprendimenti e materiali, oggi stantii. La volontà di chiudere gli occhi di fronte alla illogicità di tale lettura uni-dimensionale in una Società a multi-occhio e multi-verso, crea le inadeguatezze mentali che si traducono in incapacità a gestire il nuovo che affiora da ogni poro del tessuto storico.

  • Una società muore quando perde le chiavi di lettura della realtà a tempo presente.

Procedendo con ordine, ogni lettura apre una topologia di visione mentale (geografia della mente) e con tale apertura di sguardo si osserva la vita, nel suo divenire. Se la lettura è una struttura a uni-forma, nella lettura si faticherà molto ad esempio a ridurre a linea ciò che linea non è, ma la mente avvezza a trovare soluzione riuscirà a trasformare una sfera in una retta. Lo stesso processo vale se trasformarla in un piano. Oppure un cubo in una quadrato.Cosa si perde in simili trasformazioni?

La risposta è semplicissima:

  • Informazione. Ad esempio, la rotondità della superficie della sfera e quindi la lettura risulterà depauperata della profondità e della curvatura e tutto risulterà piatto. La perdita d'informazione apre alla società dello scarto degli uomini-ombra che nessuno vede e nessuno legge.

La riduzione della complessità da oggetto mnemotecnico, funzionale all'esplorazione, si fa gabbia concettuale che impone l'ordine alla vita, appiattendola in una forma ristretta di naturalezza, si immagini ad esempio la potatura a bonsai che comprime una quercia, rendendola un oggetto di semplice ornamento per un tavolo da salotto; certo bella da osservare, ma per la pianta è una negazione di sé e della sua funzione storica.

L'organizzazione della mente-pensiero non ha una valenza universalmente unica, astrazione della modernità che ebbe la mania di credere nelle uni-forme delle identità, le quali una volta definite in un prototipo erano assunte a dictatus universale, senza alcuna possibilità di messa in discussione. Nacquero così le cacce alle streghe, in quanto chi era letto come non conforme al modello di uomo-prototipo, naturalmente era classificato quale eretico. Ancora oggi c'è la tendenza a rendere uni-sagoma le identità ad esempio di ragazzi e dietro molti fenomeni di bullismo c'è una forma di asservimento al modello imposto dalle logiche consumistiche. Con le nuove carte biostoriche emerge che ogni pensiero elabora i suoi gradi di complessità e di finitezza-bellezza con le sue sacche di mediocrità e d'ignoranza, per cui se ogni struttura-pensiero è unica, allora potenziare l'univocità di ogni mente-alunno, figlio, cittadino, fedele, operaio, impiegato, moglie, marito, figlio... è il compito storico di una vera Democrazia.

Nel 3° millennio la nuova grande sfida per la mente umana individuale e collettiva sarà il passaggio da un'organizzazione economico-politico-culturale a isola, ad una ad arcipelago. Costituito quest'ultimo, da sistemi interconnessi che agiranno sulla qualità della vita e faranno del nostro uni-verso un pluri-verso di economie, politiche, e culture. Leggere e coordinare i sistemi complessi richiederà in un prossimo futuro capacità mentali nuove che nasceranno da un pensiero al plurale. Da A. Colamonico. Biostoria. Prime carte di viaggio. 1997.

L'univocità di ogni mente-azione non è una scelta di anarchia guerrafondaia, lettura questa di una verità tarata verso una nota di dominio, ma il modo naturale dell'evoluzione di ogni elemento vivente, compreso l'uomo-società:

  • Se un fiore di un dato tempo-stagione, di una particolare pianta-ramo, è unico in quel suo tempo databile, allora perché un uomo o un bambino o il sorriso di una donna non possa essere un unico, per sempre?

La vita tutta è una gemmazione di presenti unici, ma l'uomo per conoscerla, apprenderla e risponderle, tende a creare le categorie generalizzanti delle gabbie logico-nominali che se non gestite si fanno prigioni pregiudizievoli con cui scartare porzioni di vita.

Le logiche avvitate nel pregiudizio sono facili da riconoscere, presentano una forma di malignità nella lettura, sono facili a scandalizzarsi e nell'altro non vedono la sua particolarità di bellezza e indipendenza organizzativa, ma la sua non linearità al ben-fatto del modello.

Tenere a bada le private chiusure mentali, nessun uomo può ritenersi immune, è un ottimo esercizio per acquistare una maggiore informazione, intesa questa come l'azione che prende forma nella vita. La migliore informazione rende le letture pelle, cioè aderenti al movimento vitale. Se il cane dell'esempio ha mutato il percorso di Giovanni e di riflesso allargato la sua mappa mentale e reale, anche la lettura-carta storiografica, estesa a tutte le discipline, dovrà essere a pelle con la gemmazione naturale, se non si vuole perdere informazione sull'evento (l'incidente) e sulle conseguenze storiche a campi allargati di tale novità.

La Biostoria, scienza & metodo di uno sguardo-mente multi-proiettivo, mappata in queste pagine-finestra, è nata da un gioco di lettura attuato in classe con gli alunni a partire dal 1985, quando il personal computer fece capolino nella realtà laboratorio-classe, da tale effetto farfalla tutta la carta gnoseologica ha dovuto essere rivisitata, focalizzando i nuovi occhiali di lettura.

Carta biostorica: Dimensione storica nella Coscienza

Campi di lettura delle relazioni io-ambienti vitali

Gioco di spaziatura della mente-pensiero in un racconto


Cristina sperimenta la vita

(da A. Colamonico. Il Grido - Folata di pensieri in forma scomposta. © 2011

    1. Infilava le perline, una ad una, alternando un rosa con un giallo, poi un blu e un rosso, ancora un blu e un verde. Cristina era attenta a non sbagliare. Quando ebbe finito, annodò il filo e la collana prese forma. L''infilò al capo e si guardò il petto felice. (1° ordito)

    2. La terrazza aveva a metà un gradino, sufficientemente alto, che l'attraversava tutta. Cristina prendeva la rincorsa da destra a sinistra e all'altezza del gradino spiccava il salto. Poi ricominciava per una, due volte ancora e ancora di nuovo. Ogni volta valutava attenta il grado di quota. Erano le sue prove di volo. (2° ordito)

    3. Scelse un filo rosa, per il bocciolo che aveva disegnato sulla stoffa. Lo infilò nell'ago. Lo tirò giù sino all'altro capo. Fece il nodo in punta, punta. Infilò l'ago nella stoffa lungo il bordo della rosa. Lo prese con la mano dall'altro lato e lo rinfilò, da sotto verso sopra. Cristina era molto attena a non sbagliare. Era il suo regalo per la mamma. (3° ordito)

    4. Chiuse l'ombrellino tutto blu. Alzò il capo lasciando che la pioggia le rivelasse il suo sapore. Una goccia, poi un'altra e un'altra ancora, con quel picchiettio la sua faccia si inondò. Poi attenta, Cristina, fissò una pozzanghera e giù in un sol balzo si tuffò. Erano le sue prove tecniche di realtà. (4° ordito)

    5. L'armadio aperto mostrava una ricchezza di scelte. Cristina avvicinò la sedia e salì. Con la mano tesa prese il vestito rosso della mamma. Scese. Allungò il braccio verso le scarpe col tacco alto, alto. Indossò tutto, attenta a non inciampare. Erano le sue prove tecniche di “adultità”. (5° ordito)

    6. Aveva fatto un mucchietto con la farina e poi un buchetto, tondo, tondo, proprio nel bel mezzo. Prese un bicchiere e lo riempì d'acqua. Versò l'acqua piano, piano nella farina, attenta a non imbrattare. Cristina impastò, come aveva visto fare per la pizza. Era la sua prova tecnica a fare la mamma. (6° ordito)

    7. Aveva preso un bel quaderno dai fogli colorati, lo aveva aperto alla prima pagina e con una matita iniziò a disegnare, tutto intorno, tante piccole coccinelle. Era molto attenta a non sbagliare. Quando ebbe finito la cornice, scrisse giusto in centro: il suo nome e cognome, poi la classe e l'anno. Erano le sue prove di appropriazione d'identità. (7° ordito)

    8. Aprì il suo grande quaderno blu, posizionò la foglia sulla pagina e attenta la incollò. Cristina, poi, con la matita le segnò l'orlo. Scrisse il nome con le caratteristiche. Chiuse il quaderno e lo pose sotto tre libri. Erano le sue prime esperienze scientifiche. (8° ordito)

    9. Il rumore nella notte la sveglio. Ombre lunghe prendevano forme strane e come scope di streghe, si rincorrevano in voli macabri. Cristina inizio un pianto sconsolato che diede forma alla sua paura. La luce azzero l'incubo e due braccia la sollevarono, facendole sentire l'odore della mamma. Aveva appreso il senso dell'amore. (9° ordito)

La raccolta IL FILO (1994) è uno schizzo di mappe di pensieri. Quadri che vestendosi di volta in volta di parole si aprono alle Sintropie del Caos. E’ il bandolo che intravede nei tempi nuovi, trame di ordini antichi.Antonia Colamonico

Analisi del testo

Le veloci sequenze tratteggiano il personaggio Cristina, una bambina che osserva, medita, sperimenta e memorizza la vita in tante piccole scaglie di verità.

La costruzione della realtà nasce dall'osservazione e dalla riflessione sulle azioni quotidiane che accompagnano ogni esistenza; da tali appigli informativi nasce la consapevolezza che rende la mente preparata a vivere.

Lasciando ai filosofi dalle logiche spesso maschiliste le trattazioni e i sermoni su cosa sia e non sia la mente o la realtà, in tale contesto si vuole ricondurre la costruzione del pensiero alla naturalezza della vita, riconoscendolo come fortemente radicato nel contesto storico in cui si vive la personale e privatissima cittadinanza.

Sono le piccole azioni le radici da cui nascono le immaginazioni-ideazioni delle trame di futuro. Un errore, nato dal forte contrasto tra razionalisti e empiristi, è stato quello d'aver scisso l'immaginazione dalla realtà concreta, leggendo la prima come un'astrazione a-storica e la seconda quale frutto dell'osservazione-sperimentazione di fatti concreti.

Si sono create così le due scuole scisse di pensiero, una ancorata alla costruzione logica delle idee che danno la forma alla realtà, diremmo oggi virtuale, e l'altra ancorata all'osservazione-elaborazione-sperimentazione-verifica per estrapolare le leggi-verità, già iscritte nella vita che richiedevano solo di essere isolate e formulate:

  • Confondendo la lettura mediata dalla mente con la naturalezza del divenire della vita che non può essere ridotta agli stati di comprensione della mente uomo. Il trionfo poi della tecnica ha dato alla seconda il primato di scienza, relegando la prima nella campo dell'agonia che precede la morte, per inutilità storica.

Il materialismo storico ha preso cosi spazio, inglobando non solo le scienze, ma tutta quanta la lettura economico-politica-sociale.

Tutti furono e sono portati a scindere i fatti in reali e astratti; a scindere i campi d'indagine in concreti e in fumosi; scindere gli impegni-occupazioni in utili ed inutili.

  • Il poeta è un inutile, il fisico utile, ma ancor più l'ingegnere; l'arte vana gloria, come pure la filosofia; la chimica area della ricercatezza del bene sociale. Una canzone riecheggiata nella mente al risveglio la mattina un astratto; mentre un chiodo conficcato nel muro da un falegname, un fatto reale. L'elaborazione di una strofa per incastonare un'emozione in un tessuto poetico, una perdita di tempo; un'elaborazione di una media statistica, un tempo ricco, ricco, di significato, naturalmente senza tener conto che la media è la più lontana dalla realtà vissuta, come direbbe il principe di Napoli, Totò, la media di 2 poli a testa non vuole dire che tutti abbiano mangiato il pollo.

Avendo sfrattato l'immaginazione dall'area della concretezza, si finì con il tagliare il legame ideativo che apre al volo del pensiero, impiantando la mente-uomo nella monotonia cavillosa e calcolatrice di un sapere storico sempre identico a sé (perdita del sogno).

L'immaginazione è un tutto coeso con l'osservazione, insieme permettono ad ogni uomo l'ancoraggio nella vita, per cui:

  • se si perde osservazione si avvilisce l'immaginazione e se si perde immaginazione si riduce il campo d'osservazione, essendo entrambe i due volti di una unica realtà che diviene.

La coscienza giocando con i due versi di sé ora implementa l'una,, sognando, ora l'altra, indagando e moltiplicando così la consapevolezza di realtà, dentro e fuori di sé.

Sorge allora la domanda: perché Cristina? Cosa può insegnarci Cristina?

Il personaggio, autobiografico, ripercorre alcune azioni elementari che solitamente i bambini compiono nel gioco, azioni che ad una lettura superficiale potrebbero apparire perdite di tempo (ozio), ma che invece sono la costruzione reticolare della presa di realtà che dà alla bambina, nei veloci racconti, gli strumenti e gli spazi mentali per orientarsi nel mondo ed edificare la sua personalità di donna.

Una carta-modello delle piccole prove di Cristina spiega meglio il gioco d'apprendimento esercitato dalla bambina che le permette di costruire l'ampiezza e la complessità dello Spazio dentro e fuori di sé. Il dentro e il fuori si incontrano e si modellano nella coscienza che svolge il ruolo-funzione d'organizzatore eco-biostorico di spazio-tempo-fatti, a multi-campi e a multi-tempi.

La carta dei giochi d'appropriazione della Coscienza-Realtà di Cristina

Esiste una relazione costante tra il mondo e l'io-sé che via, via si ancorano negli appigli-nodi informativi, dando la topologia di una Realtà a due volti, di un uno/tutto che pulsa e si rimodella in sottomultipli di sé, restando tuttavia un uno/tutto coeso nella memoria, che può essere letta come il collante della vita a tempi 0:

  • "... Esiste un indissolubile legame che vincola l'osservatore all'osservato, rendendoli un organismo unico a cosmo, ma come accade per la Luna, in tale dualità si mostra sempre e solamente una sola faccia: l'oggetto d'osservazione. Il lato luminoso del sistema vitale è lo spazio esterno all'io/sé, quello spaccato di vita che si pone di fronte, come luogo dell'oltre la membrana che isola l'occhio osservatore, rendendo questo l'estraneo del campo, l'alieno di quell'area che si colora di: - cielo, stelle, prati e fiori, volti e sorrisi, parole e teoremi, macchine... e tutto l'altro ancora. L'universo-campo pone in ombra l'occhio-mente del soggetto lettore, quella soggettività indagatrice e contemplante che, di individuo in individuo, attraversa la trama complessa della storia, rendendola “cosa viva”. In quest'ombra che ci appartiene più dello stesso oggetto amato e apostrofato, si tesse la fitta rete informativa di quel flusso di continuum d'insieme, che rende i due una cosa sola, per sempre, nel complesso gioco dell'intravedere. È il soggetto l'occhio-filtro, il punto 0 di partenza, di tutto quel complesso di reali che si dischiude, rivelandosi come il diverso dal sé...". (da A. Colamonico. Lo sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0. Il ruolo storico dell'Osservatore nella costruzione della realtà multi-proiettiva. © Il filo. Bari, 2011.)

Acquaviva delle Fonti, 1 Ottobre 2015

Antonia Colamonico

© 2015 -Tutti i diritti sono riservati.

lenti di lettura

Spunti di operatività per il viaggiatore


  1. Leggi il racconto che segue,

  2. isola le parole non note e fai una ricerca lessicale e storica.

  3. Prova a mappare in una carta le dipendenze tra le azioni e le immagini costruite dal personaggio nel racconto che segue.

Luca

La notte era finalmente finita. Aveva un'ansia dentro che lo mordeva, erano troppe le cose da sistemare prima delle 10 e 30.

Riordinò tutto, secondo il suo grado di ordine che non era mai abbastanza per Giulia.

È strano, - si disse Luca - come ogni occhio sviluppi una sfumatura di tolleranza al disordine!

Più era stratificata la confusione delle carte sulla scrivania e più lui si sentiva a suo agio nel ripescare quella tale carta o quel talaltro fascicolo; mentre, per lei, il suo era solo un casino immondo. Così lo chiamava e ne avevano fatte discussioni, quando presa dalla frenesia della polvere gli spostava tutto, non facendogli ritrovare più nulla come prima.

A guardar bene la causa delle battaglie è sempre un fatto d'ordine.

Ogni occhio sviluppa una sua geografia degli spazi e non è disposto a mutare le collocazioni. Invece ciò che non si capisce è che ogni ordine è, in sé, un disordine, che ha trovato una mediazione che soddisfa l'occhio.

Ecco, - si disse Luca - è un fatto di bellezza! Ogni ordine è un grado di bellezza differente! - Quello che era bello per Giulia, a lui non era un granché e viceversa.

Ne avevano fatte di liti agli inizi con le aree di silenzio tra di loro. Poi era scattata un molla dentro e insieme avevano acquisito che nessuno era disposto a cedere il passo. Come due pugili, che si guardano negli occhi, avevano capito l'imbecillità del loro ferirsi per una carta sul tavolo da pranzo e un posacenere sul comodino.

Si erano divisi gli spazi come nel congresso di Vienna e avevano dato vita alla loro piccola restaurazione; l'altro si sarebbe tenuto lontano dal casino non suo.

A ognuno il suo spazio. Ma in casa, in quei giorni così da solo, Luca si era sentito vuotamente libero e aveva iniziato a ordinare tutto, come lei voleva.

Certo, - si disse - la vita è curiosa, scopriamo la stupidità delle nostre prese di posizioni, quando l'altro se ne va e solo allora ammettiamo che il suo modo è più funzionale!

Guardò il grande fascio di rose, naturalmente rosse, al centro del tavolo da pranzo, sarebbe stato il suo: - Bentornata!

Prese la giacca, la infilò e usci in fretta, doveva passare dal fruttivendolo in via Matteotti, a Giulia piaceva l'ananas e, con quel caldo, sarebbe stata una bella sorpresa per l'ora di pranzo.

Giunse in ospedale in perfetto orario, andò direttamente alla stanza 12, ma era come fredda, così tutta avvolta nel disinfettante. Chiese ad un'inserviente in corridoio e quella con una voce distratta: - la paziente del 12 è giù in obitorio.

In quel attimo accadde tutto. Una crac lieve aprì una crepa nella parete del suo cuore e in modo inaspettato si allargò fino a sbriciolare tutto il castello dei significati di una vita.

Con la coscienza così decomposta si avviò verso quel incontro con il lato buio della vita. (da A. Colamonico. Il grido, 5° ordito. © 2011)


  • Obiettivo metodologico: Imparare a isolare le corrispondenze tra azioni e immagini per coglierne le relazioni ed esercitare l'occhio alla de-coordinazione di lettura.


- Antonia Colamonico - Scienza & Metodo Biostoria (Biohistory of Knowledge) - Vietata la riproduzione.


La geografia della mente

Un gioco di posizioni di lettura a più occhi

Educare la mente a saper ruotare l'occhio di lettura, per apprendere a leggere in modi differenti la singola azione, apre il pensiero a quella che in biostoria è definita la Democrazia dello sguardo. La Democrazia prima che un fatto politico è un modo mentale di leggere e concepire la realtà. L'assenza di un tale sguardo rende la Democrazia una parola vuota.

".... uno spazio u-topico di lettura-indagine storica sull'organizzazione di "casi" particolari di topologie mente/campo, a corpo unico. Ogni caso è un'orlatura di realtà che dà forma vitale al vuoto cognitivo che privo dello stesso osservatore resterebbe area dell'incognita, del non letto e non emerso.

"... La finestra-occhio: L'osservatore è prima di tutto uno storico che, apprendo la finestra-occhio sul presente, edifica la particolare nicchia di senso, imprimendo la sua privatissima inclinazione alla cresta evolutiva dello spazio-tempo. La de-formazione impressa, come eco informativo, sarà la traccia del suo passaggio nella vita. Ogni individuo di ogni campo-habitat, dal livello organizzativo più infinitesimale a quello più macroscopico, lascia un segno-eco del suo esserci nella rugosità, a più strati, della bios-vita. Ogni eco è un ordito storico che, se isolato da un nuovo osservatore, permetterà la tessitura di una nuova lettura di realtà e così di eco in eco, di ordito in ordito, la vita prende storia nello spazio-habitat e nello spazio-mente dei vari osservatori che si fanno i co-testimoni di quella “scaglia” di verità. L’apertura della finestra crea il “contatto” con il tempo 0, unico stato di realtà, da cui con un salto di prospettiva si dischiudono i due campi del passato e del futuro, come le due possibilità immaginative che danno il luogo, nel presente, alle dimensioni del “ricordo” e del “sogno”, mondi dello ieri e del domani.

Porre il tempo 0 come lo sparti acque dell'immaginario passato-futuro implica vincolare la carta di lettura del processo vitale a tre differenti posizioni che si presentano come tre lenti-sguardi d'osservazione:

    • Lo sguardo a tempo 0, che fotografa uno spazio privo di tempo-durata, al di fuori quindi di parvenze di mutamenti con le differenti increspature del vivere. È lo spazio tridimensionale fermo. Spazio di un “adesso”, istante, che si dissolve in un attimo 0.

    • Lo sguardo a tempo entropico che indirizza la lettura verso la “perdita di ordine”, registrando così le sottrazioni di realtà lette come una crescita del vuoto di informazione. È il campo di misura del grado della perdita di valore che nasce dal confronto ora→prima→.

    • Lo sguardo a tempo sintropico che indirizza l'occhio al futuro, aprendosi allo spazio pieno di novità, processo moltiplicativo che fa intravedere un secondo livello di ordine, come una riorganizzazione che allargando il processo gli dà evoluzione, si pensi ad un seme che si fa radice e poi ramo-foglia-fiore. È lo spazio in cui si misura il grado d'acquisto di ordine nel confronto ora→dopo→.

Le due inquadrature entropica e sintropica sono degli indirizzi di sguardi sullo stesso stesso piano di finestra a tempo 0 che si volgono o al prima o al dopo. La capacità d'indirizzare l'occhio-mente, implica un mutamento del senso-significato attribuito alla dinamica storica. ..." A. Colamonico, 2011.

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Buona Lettura!

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