Satan as the Fallen Angel; red, black and white chalk,Thomas Lawrence 1797
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Nella religione che ci è stata insegnata, oltre alla paura di Dio (il timor di Dio detto più elegantemente), ci è stata inculcata anche la paura del diavolo che regna nell’inferno, e su tutti coloro che lui riesce a trascinare laggiù; anche su questa terra, il principe del male è il diavolo, questo essere potente e maligno che ci avvolge e soggioga con estrema facilità, e che si trova all’apice dell’impurità (Ravasi G.). Gabriele Amorth, che è stato uno dei più noti esorcisti italiani, ha affermato che il diavolo è puro spirito, invisibile, capace però di manifestarsi con bestemmie e dolori nelle persone di cui s’impossessa, ed ha come primo obiettivo la tentazione. In odio a Dio, i demoni tentano l’uomo al male, ossia cercano di allontanare gli uomini da Dio portandoli a vivere in uno stato di peccato, in modo poi da trascinarli nel loro regno: l’inferno.
L’inferno, secondo gli artt. 1033-1038, 1861 del Catechismo, è un luogo ultraterreno – potremmo dire trascendentale – dove erano stati precipitati tutti gli angeli ribelli, declassati a diavoli, a partire dal loro capo Satana (Giustino, Apologia I, XXVIII, 1: «Da noi infatti il capo dei demoni malvagi è chiamato serpente e satana e diavolo»), che all’inizio si chiamava Lucifero. In loro compagnia sono poi finiti anche tutti quegli uomini che, morendo, si trovavano in stato di peccato mortale (ne basta uno solo!).
E i demoni, chi sono? Platone (Apologia di Socrate, XVd; Simposio, 202e) sosteneva che i dèmoni erano figli bastardi di dei e madri non dee. Nell’antichità il termine veniva usato per ogni deità, e corrispondeva generalmente a una potenza divina riferendosi con ciò a tutte le forze che mediano fra Dio e l’uomo. L’antico giudaismo considerava, almeno prevalentemente, i demoni come individui, designandoli ad uno ad uno (Jeremias J.). Nel Nuovo Testamento, però, emerge la netta opposizione alla divinizzazione della forza demoniaca, e tutti sono completamente soggetti a Satana: i demoni sono perciò gli angeli di Satana (Theological Dictionary of the New Testament, a cura di Kittel G. e Friedrich G). Il termine, pertanto, è comunemente inteso come sinonimo di diavolo, tanto che si dice che Satana è anche il capo dei demoni (Theological Dictionary of the New Testament). Dunque i diavoli o demoni sono gli spiriti maligni, nemici di Dio e degli uomini: non potendo fare male a Dio fanno male agli uomini.
Qui già mi fermo perché è opportuno cominciar a fare qualche considerazione:
(a) Credo che pochi si rendano conto che si sta facendo una tremenda confusione. Tanto per cominciare, dire “satana” o dire “diavolo” è esattamente lo stesso. Il termine diavolo (in greco: “diabolos,” col relativo verbo “dia ballo”, gettare attraverso, colui che separa, che divide; per cui si potrebbe dire anche: il nostro avversario) è semplicemente la traduzione greca del termine ebraico satana. Satana, quindi, non è affatto un nome proprio, ma un nome comune esattamente come diavolo, sì che non può individuare un essere spirituale malefico specifico, a capo dei diavoli. Questo lo sapevano benissimo già i primi pagani che contrastavano il cristianesimo (Celso, Contro i cristiani, VI), ma non lo sanno dopo duemila anni ancora molti cristiani. Nel tempo, infatti, solo il termine diavolo è rimasto nome comune, mentre fra i diavoli noi ne abbiamo individuato alcuni con nomi propri: Satana, Belzebù, Lucifero, ecc.
(b) Altro grave errore è poi confondere il diavolo col demone, perché sia l’Antico che il Nuovo Testamento distinguono nettamente le due categorie. Lo vedremo in un articolo separato, perché la spiegazione richiede spazio e tempo.
(c) A differenza degli uomini che nell’inferno soffrono per il fuoco che brucia, tutti i diavoli sembrano trovarsi perfettamente a loro agio fra le fiamme, e se la spassano tormentando gli uomini dannati. Ma non ci hanno insegnato che l’inferno era stato creato innanzitutto per questi angeli decaduti? E allora, perché l’uomo che ha disobbedito a Dio viene castigato all’inferno con un fuoco inestinguibile che brucia e reca dolore, mentre il diavolo, che gli ha pure disobbedito e che a sua volta dovrebbe essere lì a scontare una pena, se la può godere sfogando la sua rabbia sugli uomini, e senza soffrire per le bruciature? Perché due pesi e due misure? Tanto più che la ribellione del diavolo appare assai più grave, perché – almeno secondo l’insegnamento del magistero - la volontà e l’intelligenza dell’angelo sono superiori rispetto a quelle dell’uomo, e quindi anche la sua responsabilità è maggiore.
(d) Se Dio vuol punire i malvagi, il diavolo – sempre in lotta con Dio - non dovrebbe mettergli i bastoni fra le ruote? Il diavolo dovrebbe fare esattamente sempre l’opposto di quello che Dio vuole. Allora, perché mai dovrebbe obbedire a Dio e assecondare il suo volere tormentando gli uomini mandati all’inferno per volontà di Dio? Per continuare a fare dispetto a Dio dovrebbe coccolarseli tutti. E che senso ha che Dio, dopo aver lasciato al diavolo ampio spazio per manipolare le persone in questo mondo, andando contro il suo progetto, improvvisamente gli chieda di collaborare nella punizione? Non stona l’idea di un Dio che collabora col diavolo, o di un diavolo che collabora con Dio, solo per far soffrire gli uomini? È vero che in politica il nemico di ieri diventa l’alleato di oggi, ma pensavamo che solo gli uomini fossero dei voltagabbana. E poi, un inferno eterno esalterebbe la vittoria del diavolo su Dio, visto che si afferma che scopo del diavolo è quello di separare l’uomo dall’amore di Dio (Tettamanzi D.). Ma può essere il diavolo più potente di Dio? Senza la tentazione del diavolo in libera uscita dall’inferno, magari nessun pover’uomo si sarebbe ribellato a Dio.
(e) Ultima osservazione, già fatta nell’articolo L’Inferno, al n. 467 di questo giornale (https://sites.google.com/site/liturgiadelquotidiano/numero-467---26-agosto-2018/inferno): in base alla concezione religiosa vaticana si può notare una gentile nota di sadismo in più da parte di questo Dio cristiano che, lungi dal confermare di essere Amore eterno, assomiglia più al sorvegliante di un eterno campo di tortura e tormento, dove la punizione è una vendetta fine solo a sé stessa, il che è ovviamente incompatibile con l’amore.
Cerchiamo allora di capire meglio chi è questo satana che noi abbiamo trasformato in Satana, l’individuo invisibile e maligno, di forza per lo meno pari a quella dell’angelo buono.
Se solo andiamo a leggere la Bibbia, troviamo questo passo quanto mai istruttivo e interessante: un giorno, «i figli di Dio – così venivano ritenuti gli angeli (Gn 6, 1-4) - andarono a presentarsi davanti al Signore e anche il satana andò in mezzo a loro» (Gb 1,6). Cioè, fra i figli di Dio c’è anche Satana? Per Bacco! La Bibbia, parola di Dio, ci si sta dicendo espressamente che questo Satana non è affatto il capo dei diavoli (come crediamo noi), ma è uno dei figli di Dio. Infatti, subito dopo si chiarisce che si tratta di un angelo che non si chiama Satana, ma ha una funzione particolare, la funzione del satana: è cioè l’occhio vigile e attento che ispeziona tutte le regioni controllate dal suo Dio. Dunque, fra i tanti figli di Dio c’è anche questo funzionario ispettore, l’angelo che ha accesso alla corte celeste e spia le azioni degli uomini facendone poi rapporto a Dio. Non c’è alcuna identificazione col demonio, con l’angelo decaduto della teologia cristiana (Virgulin S.). È uno stretto collaboratore di Dio, tant’è che si intrattiene con Lui in cordiale colloquio (Gb 1, 7 ss.). In termini più moderni, potremmo dire che il satana è il pubblico ministero accusatore davanti al tribunale di Dio, come emerge da Zc 3, 1: «Il Signore mi fece vedere il sommo sacerdote Giosuè che stava davanti all’angelo di Javhè. Satana stava alla sua destra per accusarlo».
È allora chiaro che il termine satana non individua un individuo spirituale particolarmente malvagio, quanto piuttosto la funzione che un angelo svolge su incarico dello stesso Dio (così Theological Dictionary of the New Testament). Esattamente come quando sentiamo alla televisione che il pubblico ministero di Roma ha fatto questo o quest’altro, non ci si riferisce a un signore che si chiama “Pubblico Ministero”, ma a quel soggetto non meglio individuato che ha la funzione della pubblica accusa nella città di Roma. Allora, e forse con grande sorpresa per tanti, dobbiamo dire che nella Bibbia il satana è niente po’ po’ di meno che un funzionario di primo rango presso la corte di Dio, è un accusatore soprannaturale del genere umano presso la corte divina, e questa sua funzione (in ebraico, di satana), è stata tradotta in greco con la parola diabolos, diavolo. La nostra concezione del diavolo come di uno spirito maligno e indipendente, che non sta in cielo ma governa sul suo regno demoniaco, è del tutto assente nel Vecchio Testamento. Il cambio avvenne probabilmente solo con la letteratura apocalittica (The Anchor Bible Dictionary).
Si potrebbe obiettare che a Dio onnisciente, che sa già tutto, non serve un angelo ispettore. Ma è evidente che l’immagine di una corte celeste, con Dio insediato come re, più volte presentata nell’Antico Testamento (Is 6; 1Re, 22, 19; Zc 3, 1) è un residuato dell’originale idea politeista, in cui i membri dell’originale pantheon pagano sono ancora conservati come angeli dalla teologia monoteista (Pope M.H.).
Ma allora, quando questo angelo-accusatore sarebbe diventato un diavolo? Boh? E chi lo sa? Non doveva essere decaduto neanche al tempo di Gesù, perché Gesù lo vede cadere dal cielo (Lc 10,18: «Vedevo Satana cadere dal cielo come folgore! »), mentre, se il satana trasformato da angelo in diavolo si trovava già all’inferno, vuoi perché voleva essere pari a Dio, vuoi perché non voleva riconoscere la superiorità di Maria, o per altro motivo, non poteva ormai cadere dal cielo, ma solo salire dall’inferno.
Neanche si può dire che quella di Gesù non è una visione in tempo reale, ma si riferisce a un passato lontano, quando Satana era caduto all’inferno in seguito alla sua ribellione. Ora, a parte il fatto che il vangelo non parla affatto di caduta all’inferno, ma solo di caduta dal cielo, se l’inciso riguardasse il momento lontano della creazione dell’inferno per gettarci il diavolo non ci sarebbe la benché minima connessione col passo immediatamente precedente del testo evangelico: saremmo davanti a un inciso totalmente privo di senso. Invece nel vangelo, dopo il fallimento dei 12 apostoli nel cacciare i demoni ed il successo ottenuto dai 70, Gesù è contento perché, a quel punto, vede Satana cadere dal cielo. Ma cosa c’entra la caduta dell’angelo ribelle con il successo dei 70? Vuoi vedere che ha ragione il biblista Maggi (e nello stesso senso, sostanzialmente anche Theological Dictionary of the New Testament: “Cadendo dal cielo Satana perde il ruolo di accusatore”) il quale spiega che, con l’avvento di Gesù, il satana va semplicemente in cassa integrazione, perché quella funzione di accusatore non serve più. Che la funzione di accusatore non serva più emerge nitidamente anche nell’Apocalisse, ove si legge: «...ora si è compiuta la salvezza, la forza ed il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo perché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti a Dio giorno e notte» (Ap 12, 10).
Sempre nell’Apocalisse, nella lettera alla Chiesa di Smirne, si parla ancora in questo senso di Satana: la sinagoga dei giudei è detta di Satana, perché i giudei accusavano i cristiani davanti all’autorità, svolgendo la funzione di accusatore che il satana svolgeva con Dio. Si parla anche del diavolo con preciso riferimento a uomini concreti: i giudici romani che imprigionano i cristiani, sono equiparati al diavolo (Ap 2, 9-10), all’avversario dei cristiani.
Insomma, la storia precedente non sembra affatto collegata alla ribellione dell’angelo a Dio, ma si spiega in questi termini: il satana ispezionava il mondo per conto di Dio e poi faceva la spia, proprio come in Persia – dove gli ebrei erano stati tradotti prigionieri dal re di Babilonia e poi liberati da Ciro vincitore di Babilonia nel 539 a.C. - il funzionario detto “l’occhio del re” ispezionava le province e poi riferiva al suo re dei re sul comportamento dei vari satrapi, per premiarli o punirli.
Come ogni re che si rispetti ha la sua corte formata da personaggi di spicco, anche Dio, “Re dei Re” (Ap 19, 16), è attorniato da una sua corte, in cui satana ha questa funzione di spicco. Deve aggiungersi che l’Israele, rientrato in Palestina nell’arco di un secolo (rientro iniziato nel 538 a.C. e durato per circa 100 anni), aveva ormai assorbito molto della cultura del popolo che l’aveva dominato, e perfino si riorganizzò secondo l’uso orientale, perché quello ormai conosceva dopo varie generazioni vissute in esilio. A conferma di questo ampio assorbimento culturale, si pensi ai geni alati babilonesi, da cui nasce l’angelologia ebraica, sì che non sarà più Dio che si rivela, ma saranno questi geni che comunicano la sua volontà. Poi, con la traduzione greca, questi geni sono diventati angelos (cfr. L’angelo custode, al n. 465 di questo giornale, https://sites.google.com/site/liturgiadelquotidiano/numero-465---12-agosto-2018/l-angelo-custode).
Ora, questa idea del ministro accusatore poteva andare bene col Dio dell’Antico Testamento, perché il Dio dell’Antico Testamento era il Dio che puniva gli uomini in base alle loro colpe o li premiava in base ai loro meriti, per cui ben poteva starci un funzionario che girasse per le regioni, controllasse il comportamento degli uomini, e poi riferisse a Dio per farli premiare o castigare. Ma il Dio che presenta Gesù è un Dio del tutto diverso: sia che l’uomo si comporti bene sia che si comporti male, continua ad amarlo; e se c’è un Dio che non castiga più nessun uomo, non serve più neanche lo spione di Dio, per cui il ruolo del satana come accusatore degli uomini è definitivamente abolito. Quando la gente comincia a capire chi è questo Dio che i 70 (non i 12 apostoli) stanno illustrando, il satana-accusatore non ha più ragione d’essere, e cade dalla sua posizione privilegiata. Solo se questo satana viene inteso come collaboratore di Dio, come l’accusatore che sta in cielo, e non come l’angelo ribelle, hanno senso i passi di Lc 10, 18 e Ap 12, 10. Ma se così stanno le cose, appare anche abbastanza evidente che Gesù, affermando che l’ha visto cadere dal cielo, elimina per sempre la figura di Satana; Gesù elimina anche tutta quella dottrina che spiega l’esistenza del male col Satana maligno il quale si contrappone al Dio buono (Maggi A.). La funzione di satana, semplicemente, non esiste più, come oggi da noi non esiste più la funzione di pretore o di giudice istruttore.
Ma poi, come, quando e perché questo satana, che era un alto funzionario della corte divina e non certo un nemico di Dio, sarebbe a un certo punto decaduto e diventato un nemico di Dio? Forse Dio ha scoperto che questo suo sovrintendente si era fatto corrompere? No. La storia più gettonata che ci hanno raccontato è molto più illogica: c’era un angelo di alto rango, bello, ma evidentemente assai vanitoso, che all’epoca si chiamava Lucifero (portatore di luce), e aveva la funzione di satana/accusatore; insomma era la creatura che il Signore aveva creato come la più intelligente e potente (Gnerre C.), ma a un certo punto egli aveva voluto essere uguale a Dio o più di Dio. Quando il Padreterno se ne è accorto, l’ha cacciato dal paradiso, l’ha maledetto, l’ha trasformato in un orribile demonio e, in quattro e quattr’otto, - Lui lo poteva fare, visto che è Dio, il Creatore di ogni cosa - gli ha creato anche un bell’inferno dove sarebbe dovuto arrostire per il resto dei secoli (Maggi A.). E questo fuoco inestinguibile dell’inferno sarebbe stato creato da Dio fin dall’origine del mondo (Innocenzo III, De contemptu mundi) e non dai tempi di Maria e di Gesù. Ma questo, abbiamo appena visto, è contrario a quanto scritto nel Vangelo.
Insieme a Lucifero sono caduti anche altri angeli che, scegliendo Lucifero come loro capo, si erano ribellati a Dio (di questi non si sa se erano belli o brutti, ma non importa). Ma, stranamente, in quest’inferno di punizione i diavoli non soffrivano affatto per il fuoco. Peggio: da questo inferno, l’ex angelo Lucifero e i suoi seguaci, trasformati tutti in demoni, erano autorizzati dallo stesso Dio a prendersi delle continue boccate d’aria fresca e venire sulla terra a tentare le persone. E loro ovviamente approfittavano di queste visite sulla terra per portarsi nell’inferno quanta più gente possibile, e solo questa gente soffriva per il fuoco.
Ragioniamo un attimo: Dio ha castigato per l’eternità la superbia di questo angelo e di altri come lui. Tuttavia, ancora al momento attuale, il loro castigo, chissà perché, è in realtà piuttosto annacquato, tant’è che non solo non soffrono per le fiamme, ma possono anche uscire dall’inferno a loro piacimento, e hanno perfino la libertà di nuocerci. Il loro castigo, si dice, sarà definitivo solo alla fine del mondo (Cavalcoli G.). Ma perché? Com’è possibile che, una volta sconfitto, Satana rimanga arbitro degli eventi storici e umani? Dovrebbero spiegarci anche se, dopo la fine del mondo, il diavolo sarà sempre superiore ai dannati perché potrà comunque torturarli, o se tutti assieme patiranno allo stesso modo le fiamme che bruciano e fanno male, visto che, fino ad oggi, i diavoli si trovano benissimo in mezzo alle fiamme.
Come si vede, siamo di fronte a una storia che zoppica almeno un po’ dal punto di vista logico, ma che, soprattutto, non trova alcun solido appiglio nelle Sacre Scritture. Pertanto, se noi ci siamo bevuti senza fiatare questa storiella, era perché eravamo talmente ubriacati dall’autorità della religione che, qualunque cosa ci veniva insegnata, noi la si beveva senza nessuna capacità di critica; insegnamento del magistero e parola di Dio erano per noi la stessa cosa: come quando gli scribi parlavano al popolo. Ma come si fa a credere che Dio – il quale attraverso Gesù ci dice: “ma quante volte bisogna perdonare? Sempre!” (cfr. Mt 18, 21-22),- per un peccato d’orgoglio di un angelo, gli dà un castigo tremendo, ma al tempo stesso sbaglia clamorosamente i suoi calcoli, perché per punire l’angelo, unico colpevole di disobbedienza, trascina nella punizione una marea di gente che, senza il diavolo, sarebbe andata tranquillamente in paradiso? Tantissima gente – caduta in tentazione ad opera del diavolo - non sarebbe all’inferno se Dio avesse perdonato questo angelo, o se lo avesse subito disintegrato, o se comunque avesse esemplarmente e definitivamente punito solo lui, l’unico colpevole, impedendogli di uscire dall’inferno. Insomma, se veramente Dio ha sempre voluto che tutti gli uomini si salvino, la punizione di Dio nei confronti del diavolo ricorda la storiella del marito che per fare dispetto alla moglie si taglia i …
Anche i primi pagani, che contestavano il cristianesimo, osservavano come appariva assurdo sostenere che Dio, l’assoluto, l’onnipotente, mentre vuole prestare soccorso agli uomini, trova un diavolo che gli si oppone e resta così bloccato (Celso, Contro i cristiani, VI). Deve quindi ricorrere al piano di riserva, farsi uomo e mandare suo Figlio sulla terra. Ma non ci hanno anche insegnato che Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi (1Tm, 2, 4) e che nessuno si perda? E allora perché Dio ha permesso al diavolo di tentare l’uomo minando il suo progetto di salvezza per tutti, visto che avrebbe facilmente potuto impedirglielo? Se invece Dio permette il male in realtà lo vuole Lui, e quindi è Lui una minaccia per l’uomo, mentre il diavolo viene in seconda battuta, come mero strumento di Dio. In altre parole, se il boss permette al suo picciotto di venirci a taglieggiare, il primo responsabile è proprio il boss. Perché diamo la colpa solo al picciotto? Ma se Dio stesso è stato responsabile di questo essere che, al di là del tempo e dello spazio, interferisce nel comportamento dell’uomo inducendolo al male, com’è che non riesce a tener sotto controllo la situazione? Avendo creato sempre Lui gli angeli, se la situazione gli è scappata di mano vuol dire che non è onnipotente. Insomma, questa storia fa acqua da tutte le parti.
Nella Bibbia, “satana”, dopo aver messo alla prova Giobbe, sparisce sostanzialmente dal testo. In ogni caso, nell’Antico Testamento, questo satana (o “il signor diavolo” che dir si voglia) compare soltanto un paio di volte, e solo una volta nella veste che noi immaginiamo da sempre (come si vedrà subito). Il satana lo troviamo più volte nel libro di Giobbe (Gb 1,6-12; 2,1-7) e nel libro del profeta Zaccaria (Zc 3,1-2), e comunque mai come un avversario di Dio, anzi sempre come un suo fedele collaboratore che sovrintende agli interessi del suo Dio. Altre volte, nella Bibbia, il termine “satana” viene usato come sinonimo di ostacolo, avversario:
- nell’episodio dell’asina di Balaam, l’angelo di Yhwh si pose sulla strada come satana (= ostacolo) (Nm 22, 22);
- nell’episodio in cui Davide s’infila nel campo dei Filistei, essi dicono che non venga in guerra, perché non diventi il loro satana (= avversario) (1 Sam 29, 4);
- nell’episodio di Davide e i figli di Zeruià, questi inveisce contro di loro chiedendo perché si mostrano come suoi satana (= avversari) (2 Sam 19, 23).
La stessa richiesta che fa il satana a Dio di provare la fede di Giobbe viene ripresa nel vangelo di Luca: «Simone, Simone, ecco: il satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano, ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno» (Lc 22, 31-32). Anche in questo caso, è stato correttamente spiegato (Maggi A.), che il satana - e non Satana, perché nel testo greco c’è l’articolo - è l’accusatore che vuol far risaltare le deficienze dei discepoli per poi accusarli presso Dio, come faceva nel libro di Giobbe; ma qui la sua azione viene resa inefficace da Gesù che prega direttamente e rende inutile e vano il tentativo di questo (ex) collaboratore di Dio. E nell’Apocalisse (Ap 12,10) viene ulteriormente confermato che il ruolo di grande accusatore è definitivamente tramontato: “...Colui che è chiamato diavolo e il satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra …Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, perché è stato precipitato l'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte...” Sottolineo e ripeto: precipitato sulla terra, non all’inferno.
Sempre nella Bibbia, c’è anche quell’assurdo episodio del censimento, e qui è l’unica volta in cui Satana è autore del male. Dio, geloso del suo popolo aveva proibito di fare il censimento, ma poi ordina a Davide di farlo. Davide obbedisce, e a quel punto Dio dà fuori da matto e scatena contro il suo popolo una peste tremenda che fa strage di israeliti (2Sam 24,1-25).
Qualche secolo più tardi, a dimostrazione che la Bibbia non ha direttamente Dio come autore, rendendosi conto che una storia così proprio non faceva fare una gran bella figura a questo Yhwh, ma anzi lo metteva in una luce sinistra (1Cr 21, 1), si richiama lo stesso episodio, e questa volta chi scrive mette Satana al posto di Yhwh; e questa è anche l’unica volta in cui nell’Antico Testamento compare Satana come nome proprio di un essere spirituale maligno; ma è chiaramente in sostituzione di Dio (Theological Dictionary of the New Testament), essendo ormai del tutto impresentabile un Dio che avesse comandato di fare una cosa che aveva appena proibito di fare, e poi uccida una marea di gente che non c’entra assolutamente nulla solo perché Davide gli ha obbedito.
È vero che nel Libro della Sapienza si afferma che la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo (Sap 2,24). Ma, a prescindere dal fatto che questo libro non è incluso nel canone ebraico, la morte di cui si è parla è quella dell’uomo, mentre la scienza ci dice che l’uomo è apparso per ultimo sulla scena, e quindi la morte (delle piante, degli animali, fra l’altro privi di ogni colpa) già esisteva ben prima dell’arrivo dell’uomo.
Dunque il diavolo, questo terrore dell’umanità, questa presenza nefasta che ci insidia in tutte le circostanze della nostra vita, nella Bibbia quasi non esiste, essendo menzionato pochissime volte. Eppure il nostro magistero infallibile è riuscito a terrorizzare tantissime persone con la storia del diavolo, facendogli invece assumere un ruolo di primo piano.
Dario Culot