VITA DA STUDENTE

Pubblicazione del 31 maggio

Assemblea del 09.05

Resoconto Assemblea d’Istituto 09/05


Giovedì 9 Maggio al Teatro Aurora si è tenuta l’ultima assemblea d’Istituto di quest’Anno Scolastico ed è stata dedicata a un confronto diretto tra alunni e professori, dopo la lettura delle risposte anonime di studenti e docenti a un sondaggio ideato dai rappresentanti d’istituto è iniziato il dibattito. 


I ragazzi hanno chiesto del tempo da dedicare a tematiche di attualità, ma è stato spiegato che il programma scolastico è composto da argomenti limitati per via delle tempistiche date dal ministero, e inoltre che esistono già diversi progetti pomeridiani che trattano questi  temi ma hanno poca partecipazione.


Viene tanto detto che i giovani d'oggi non si interessano e affrontano la vita con passività, ma quando poi prendiamo posizione e agiamo non lo facciamo mai bene... perché le scelte e le azioni politiche vengono spesso giudicate?”


I professori hanno dato la loro opinione su alcuni dei mezzi utilizzati dagli studenti per protestare, considerati inefficaci e, per qualcuno, solo una scusa per saltare scuola. Ci hanno invitato quindi a cercare nuove forme di lotta legali  e che riscontrino un impatto maggiore.

Alla luce di ciò, gli alunni hanno  richiesto che durante la giornata di sciopero del 15/05 sia dedicata almeno un’ora a parlare della Palestina. 


Successivamente è stato trattato il tema dell’ansia ormai molto comune tra gli studenti, una ragazza ha anche fatto un intervento raccontando un po la sua esperienza; i docenti riconoscono l’esistenza di questa problematica e ci hanno informato che stanno facendo diversi corsi di aggiornamento, visto che dopo il covid questo problema è aumentato. 

Alcuni credono che dovremmo prima di tutto fare un percorso individuale per imparare a differenziarci dai voti che prendiamo senza dipendere da essi, poiché il problema  può derivare anche da aspettative che ci imponiamo  o che ci vengono date da esterni. La scuola però non aiuta a diminuire quest’ansia; essendo tuttavia  il posto dove passiamo più tempo, dovremmo imparare a viverlo serenamente approfittando delle sue risorse. I docenti ci hanno infatti indicato di richiedere che la scuola sia agibile anche tutto il pomeriggio.


Per le valutazioni è stato richiesto di rielaborare la tabella e di non  rendere visibili i voti alle famiglie subito, per avere così  tempo di confrontarsi tra studente e professore sulla valutazione, rendendolo un momento dal valore differente.


Così si è concluso questo dibattito,  arrivando alla conclusione che c’è bisogno di mettersi in gioco da tutte e due le parti per rendere la scuola un luogo più sereno.



Pubblicazione 30 aprile 

Gita a Trieste di Anna Filipponi

Gita di tre giorni a Trieste


Il 10 Aprile con la classe 4BSU siamo partiti da Santa Maria Novella per Trieste. Nonostante la mattinata sia iniziata con la cancellazione del treno Mestre-Trieste, siamo riusciti ad arrivare in stazione centrale e, dopo una breve pausa pranzo, ci siamo diretti alla prima visita della giornata:


Palazzo Gopcevich

Fu progettato dall'architetto Berlam nel 1850 su commissione di Spiridione Gopcevich; aveva la funzione sia di ospitare l’attività imprenditoriale sia di abitazione.

Venne acquistato dal Comune di Trieste nel 1998 ed oggi è sede del Museo Teatrale “Carlo Schmidl” e raccoglie la vita del teatro e della musica a Trieste dal Settecento ad ora, attraverso costumi, locandine, libri, strumenti musicali e fotografie.


Successivamente ci siamo diretti alla Chiesa di San Giusto per vedere la città dall'alto e fare un tour con una guida. La ragazza ci ha illustrato delle curiosità della città e fatto scoprire un dolce tipico del posto - tramite domande di cultura - creato per la principessa Sissi: il presnitz

Ci siamo poi fermati in Piazza Unità d’Italia: è la a piazza aperta più grande d’Europa (dopo quella di Lisbona) e offre una vista meravigliosa sul mare; originariamente chiamata piazza San Pietro, cambiò nome diverse volte nel corso degli anni fino ad arrivare al 1918 quando prese quello che mantiene ancora oggi. 

Si affacciano sulla piazza il palazzo della Luogotenenza austriaca, Palazzo Stratti, Palazzo Modello, il Municipio e Palazzo Pitteri. 

Al centro della piazza si trova una fontana caratterizzata da quattro statue che rappresentano i quattro continenti che si conoscevano allora: Europa, America, Asia ed Africa.


Il giorno seguente siamo partiti presto per dirigerci a una delle attrazioni più famose della città:


Il castello Miramare

Fu costruito tra il 1856 e 1860 per volontà di Massimiliano 

d’Asburgo come dimora privata per lui e la moglie. L’interno delle stanze dell’Imperatore ricordano gli interni della sua celebre nave: SMS Novara.

All’esterno si trova un giardino molto grande e curato. Massimiliano se ne è preso cura anche quando era in Messico, tramite frequenti spedizioni di fiori presenti in America Latina, e per tale motivo possiede una vasta vegetazione che comprende anche molte piante di origine extraeuropea. 


Poi ci siamo diretti fuori città per vedere la Grotta Gigante.

Essa raggiunge un incredibile volume ed è circondata da stalagmiti e stalattiti. Nel 1995 è entrata nel Guinness World Record come grotta turistica a sala unica più grande del mondo. Segue il percorso di un antico fiume chiamato Timavo (di cui ancora non è conosciuto l’intero percorso) ed è stata scoperta nel 1840 da Anton Lindner durante una campagna di ricerca.


Infine l'ultimo giorno abbiamo visitato la Risiera di San Sabba. 

Costruita a fine Ottocento per la pilatura del riso, è stata trasformata in un Campo di Lavoro (con forno crematorio) durante la guerra dal regime nazifascista. 

Attaccate sui muri ci sono delle lapidi in onore delle vittime, ed è stato costruito un piccolo museo che racconta la storia del posto e raccoglie alcuni oggetti lasciati lì. 




Castello di Miramare 

Risiera di San Sabba 

Pubblicazione 29 febbraio

Semestre in Francia 

Mi chiamo Asia e frequento la classe quarta superiore del liceo linguistico Pascoli. 

In questo momento mi trovo in Francia, più precisamente a Perpignan, per studiare un semestre all’estero.

Sono arrivata qui un mese fa e posso dire che le differenze che ho notato con l’Italia sono molte. 

Parlando della scuola, la differenza maggiore l’ho riscontrata con gli orari: una giornata tipica inizia alle 8:00 di mattina e può arrivare a finire anche alle 18:00 (fortunatamente io esco a quest’ora solo il venerdì), nel migliore dei casi alle 16:00.

Gli studenti mangiano a mensa solo se hanno scelto quest’opzione, altrimenti si devono portare il pranzo da casa. Lo mangiano durante la pausa pranzo, che dura all'incirca un’ora; durante la giornata ci sono, però, altre due pause che durano 15 minuti l’una (una la mattina e una il pomeriggio). Nonostante queste pause, gli alunni hanno la possibilità di rilassarsi tra una lezione e l’altra per 5 minuti. 


Nella mia scuola, inoltre, sono gli studenti che cambiano classe, e non i professori. 

Fino ad ora non ho utilizzato alcun libro, principalmente perché i professori distribuiscono ad ogni lezione delle fotocopie che spiegheranno in quell’ora. I compiti non vengono mai dati da un giorno all’altro, ma vengono dati minimo alla settimana dopo. 


Trovandomi in première, il penultimo anno, oltre alle materie obbligatorie, che sono francese, inglese e storia, ho dovuto scegliere tre specialità, che nel mio caso sono filosofia, inglese mondo contemporaneo e geopolitica, insieme ad una seconda lingua. 


P.s. Qui ci sono due settimane di vacanza ogni 6 settimane scolastiche, ma, a differenza che in Italia, non hanno tre mesi liberi in estate, ma solo un mese e mezzo. 



Resoconto Forum di Emma Mammoli

Il 7 febbraio 2024, durante il forum della nostra scuola, noi caporedattori del vostro giornalino abbiamo tenuto in aula 31A una lezione di palestra giornalistica


Dopo aver accolto gli studenti, abbiamo presentato un PowerPoint in cui viene spiegato come scrivere un articolo di attualità, seguendo dei semplici passaggi: ad esempio inserire la notizia nelle prime righe, suddividere l’articolo in più parti quindi: introduzione, corpo del testo, chiusura; assegnare ad ognuna un breve titolo; e suddividere l’articolo in paragrafi. 


Una volta finita la presentazione abbiamo proposto degli esercizi agli studenti e studentesse presenti in aula. 

La scelta dell’attività era tra due esercizi di scrittura creativa e la scrittura di un articolo di attualità.


Per quanto riguarda la scrittura creativa la scelta era quindi tra: una storia in sette parole e una folla attraverso la storia; se si fosse preferita la prima scelta il compito sarebbe stato (come si evince dal titolo) quello di scrivere in sole sette parole un racconto che prospettasse una situazione sia nel passato, sia nel presente, che nel futuro: un esercizio più complicato di quanto sembri, e che è stato scelto da diversi degli studenti.

La seconda proposta, invece  aveva come comando quello di ambientare la stessa storia in quattro periodi storici diversi, dal Medioevo al secondo dopoguerra, proiettando quindi le stesse persone o luoghi in momenti molto diversi tra loro. 


Anche per gli appassionati di tematiche attuali le proposte erano varie: infatti noi caporedattori abbiamo scelto nove temi di cui si è parlato molto negli ultimi mesi, cercando di spaziare e inserire pii argomenti di interesse possibile: si poteva pertanto scrivere di politica, sport, linguistica, cronaca, scuola e molto altro.

Non avendo molto tempo a disposizione, abbiamo fornito noi fonti affidabili riguardo ad ognuna delle tematiche, e, appunto,  delle linee guida da seguire per scrivere un vero e proprio articolo di giornale.


Il tempo a disposizione per la stesura degli articoli è stato poco più di un’ora, e quando tutti hanno concluso abbiamo deciso di leggere e commentare insieme i vari esercizi.

Siamo rimasti piacevolmente sorpresi nel vedere l’impegno che tutti gli studenti e le studentesse hanno impiegato nello svolgere il lavoro, infatti il risultato è stato estremamente positivo, tutti gli articoli sono stati scritti molto bene, rispettando le linee guida fornite e i comandi nel caso della scrittura creativa.


Al fronte dell’ottimo risultato abbiamo quindi deciso di pubblicare tutti gli articoli sul nostro giornalino, sia in forma anonima che non: invitiamo infatti chi ci sta leggendo ad andare a dare un’occhiata ai vari esercizi, che trovate nella sezione vita da studente sul blog, in una pubblicazione straordinaria del 31 gennaio.



Forum 2024

Una storia in 7 parole

Al forum del 7 febbraio 2024 la Redazione ha tenuto un laboratorio di scrittura creativa. Di seguito trovate la traccia e i contenuti dei partecipanti.


Mentre era seduto a un tavolo con altri scrittori, Hemingway fu sfidato a partecipare a una scommessa: bisognava scrivere un romanzo in sette parole. Lui inventò questo:


“In vendita scarpe da bimbo, mai usate”


Vinse la scommessa.


ESERCIZIO: Scrivi anche tu una storia in sette parole. Deve fare riferimento a un antefatto ed eventualmente anche a uno sviluppo futuro. In Scarpe da bambino riusciamo a intravedere il passato, il presente, la vendita delle scarpe, per difficoltà economiche o per la chiusura dell’esercizio commerciale.


“Sparatoria alla coop: chiamano rinforzi, muoiono tutti.”

Beatrice Borgenn, 4BSU


“Classe arrestata: due su ventitre sono innocenti.”

Giada Pernandez, 4BSU


“Proviamolo adesso. Faremo fiasco? Pioverà sul bagnato.”

Gregorio Castelli


“Uno scivolo, due vecchie bambine giocano nella memoria.”

Anna Filipponi, 4BSU

Una folla attraverso la storia

Al forum del 7 febbraio 2024 la Redazione ha tenuto un laboratorio di scrittura creativa. Di seguito trovate la traccia e i contenuti dei partecipanti.


Immagina di essere in mezzo a una folla di persone in un luogo a tua scelta, in ciascuno degli anni annotati qui di seguito. Descrivi la folla e componi un dialogo usando tutto ciò che senti dire o urlare dalle persone.



GIANNI ROSSETTO 5DL

Luogo: Ravello


1205: in questo momento in piazza c'è un evento per svolgere delle versioni sulla letteratura di Cicerone. L’organizzazione non avrebbe mai pensato che ci sarebbero state così tante persone appassionate di letteratura latina. Quest’evento non fu importante solo da un punto di vista culturale ma anche collettivo, infatti nacquero molti legami.

Ed è una novità perché in questo paesino per motivi economici, nessuno supporta supporta il prossimo. 

Io: “Non avrei mai pensato che potessimo diventare amici grazie a Cicerone” 

Lui: “Neanche io. Mai nella vita


1855: Siamo in pieno Romanticismo: ormai il pensiero è cambiato rispetto all’Illuminismo, come anche nelle poesie.

A Ravello, ma in generale in tutta la costiera amalfitana, sempre più uomini dedicano poesie alle proprie fidanzate o ai propri fidanzati.

La scena più bella fu la dichiarazione: la donna fu inventata dall’uomo sul piazzale di Villa Cimbrone e le fu dedicata una poesia, un vero gesto romantico.

Essendo un paesino tutti erano consapevoli della nuova coppia, e in loro onore venne organizzato un banchetto: l’allegria e l’amore erano le emozioni che predominavano. 

Feci la stessa cosa anche io, gli dedicai questa frase: “A volte mi domando, se valga la pena lottare per un amore che la società condanna, ma non riesco a immaginare la mia vita senza di te. Sei la mia dose quotidiana di felicità, sei il motivo per cui sorrido ogni giorno.”

Sapevo di rischiare ma sentivo la necessità di urlare a lui e al mondo intero queste mie parole. 

Lui mi abbracciò e mi disse “Lo sei anche tu”.

Scendendo in piazza vidi tutte le persone del mio paesino festeggiare per questa dichiarazione, fu uno dei momenti più belli della mia vita. 


1925: Siamo in pieno fascismo. Per il momento non si vive molto male per fortuna nonostante nella storia le dittature non abbiano fatto una buona fine.

L’elemento fastidioso è la nuova istruzione: i genitori non tollerano che i figli imparino tutta la propaganda fascista senza neanche conoscere ciò che gli sta intorno.

In questo momento la situazione a Ravello è così, l’aria è tesa ma c’è sempre l'elemento più forte: l'unione, anche se si parla di protesta.

Quello che mi sento di dire è di resistere e purtroppo di adattarci a questa nuova politica.


1965: Ormai la Seconda guerra mondiale è finita da 20 anni ma tutti gli abitanti risentono ancora delle perdite, sia di parenti sia di beni primari. Per fortuna l'Italia ha iniziato a riprendersi, portando novità come le prime tecnologie. E la ripresa dell’economia, a Ravello, veniva portata avanti dall’Unione, che non ha mai smesso di esistere: si continuavano ad organizzare laboratori, gite, etc. Grazie al boom economico, tutti noi siamo più tranquilli, con la sicurezza di poterci permettere anche solo un pezzo di pane. Una mattina parlai con una signora che mi disse: “Ho perso mio figlio e mio marito in guerra, sono rimasta da sola e in questo momento mi sta salvando la vita”.



ANNA PAOLETTI, 5ASU

Luogo: Santissima Annunziata, Firenze


Anno: 1205

Il fumo inondava tutte le narici prima di levarsi in alto. La folla intorno a me acclamava battendo le mani e muovendo i piedi in una armonia discordante che avvolgeva tutti i miei sensi. Forte calore sulla mia faccia dato dalla pira in cui bruciava l’eretico del paese, le cui urla erano ormai sommerse dallo scoppiettio della legna e dalle grida del monaco che esponeva i motivi della condanna: eresia contro la Chiesa. Echeggiavano tutti i suoni e risuonava in tutta la piazza di Firenze. Il suo solito biancore dei palazzi contrastava con il rosso carminio e il grigio opprimente del fuoco, e con l’ombra della morte che si stava appropriando dell’eretico.


Anno: 1855

L’aria è fredda, il fumo dei camini si leva in cielo in spirali senza fine. Sento arrivare da dietro un gruppo di giovani, si capisce sono studiosi dai volumi nelle loro mani.

“Non sono convinto di questo nuovo materiale.”

“Ti dico che svolterà il modo in cui produciamo, invece! Sarà l’invenzione migliore del prossimo secolo!”

Stanno parlando della plastica, inventata da Parkes. Mi reco in una bottega per riparare le mie scarpe. È tardo pomeriggio, e mi imbatto nella folla dei lavoratori a fine turno che escono da una fabbrica vicina, dopo tutto il giorno passato a ripetere le stesse mosse con cadenza infinita. I loro volti e le loro mani sono sporche e dai loro occhi si nota profonda stanchezza.



SARA PARENTI, 1BL

Luogo: da Selma a Montgomery, Stati Uniti


Anno: 1965

Eravamo circa 8.000 manifestanti a camminare lungo la U.S Route 80. Era la terza marcia che Martin Luther King guidava, e stavolta il diritto a marciare era riconosciuto legalmente, dopo l’assassinio di James Reeb.

Non lasciai che la fatica e il male ai piedi avessero la meglio su di me, perché quello era un momento che sicuramente sarebbe stato ricordato nella storia.

Sentivo le esultanze dei manifestanti. Accanto alla stradale c’erano dei cespugli e vedevo l’alzarsi delle alture, gli alberi e i radi fili d’erba.

In alto, sulle loro teste, i manifestanti stringevano dei cartelloni e degli striscioni. Intanto, ci stavamo avvicinando a Montgomery, mentre il sole si levava minaccioso sul chiaro cielo azzurro.



EMMA MAMMOLI, 5ASU

Luogo: ristorante 


Anno: 1205 

La taverna è rumorosa, buia. Si trova nel centro della città. I vini giungevano da numerosi paesi e regioni.

La taverna è frequentata da una clientela molto varia, dalla gente del posto e da quella di passaggio.

Gli uomini gridano, ubriachi, boccali di birra pieni per metà riempiono le tavolate traballanti. Le donne ridono e ballano, non sono molte, malvestite con i seni in vista, ma non sono prostitute. Queste non sono bene accette nelle taverne.


Anno: 1855

Parigi, Pierre - Louis Duval nella sua bottega vende un ottimo stufato di manzo in brodo per gli operai e i lavoratori dei dintorni. Il locale ha il nome di Bouillon, è arredato con mobili di legno, specchi. Ha i soffitti altissimi, ceramiche con motivi vegetali e decori in ferro battuto dalle forme affusolate.

Gli operai mangiano in fretta, sono sudati con le mani sporche di grasso, la zuppa è fumante e sembra molto appetitosa. 

Da un tavolo in lontananza si sente intonare a gran voce “le temps des cerises”.


Anno: 1925

Nel centro di Roma siamo in un ristorantuccio. I lavoratori dopo aver partecipato ad un’assemblea sindacale si ritrovano per un modesto pranzo. Parte una discussione ed a gran voce iniziano a lamentarsi perché il loro giornale preferito “Il lavoratore” era appena stato chiuso a causa di alcune leggi emanate dal Primo Ministro Benito Mussolini.

Palestra giornalistica

Al forum del 7 febbraio 2024 la Redazione ha tenuto un laboratorio di scrittura giornalistica. Di seguito vi proponiamo 4 articoli di attualità scritti da chi ha partecipato all'iniziativa.


SITUAZIONE INSOSTENIBILE, IN ECUADOR SCOPPIA IL TERRORE


La paura in Ecuador ha raggiunto uno dei massimi picchi nell’ultimo anno. La collocazione geografica è una delle principali motivazioni, di fatto si trova tra Colombia e Perù, produttori mondiali di cocaina; ciò fa sì che la criminalità legata al narcotraffico renda difficile la permanenza nelle città.


Le morti violente nel 2023 sono raddoppiate rispetto all’anno passato, superando la soglia di 8 mila decessi. Le misure adottate dallo Stato e dal presidente Álvaro Noboa per far fronte alla situazione di pericolo non bastano più. Nonostante il coprifuoco fissato alle 23 ed un aumento esponenziale delle pattuglie stanziate, i cittadini non si sentono sicuri.


Carlos Alberto Muñoz, cittadino di 31 anni che vive a Quinto, crede che “il coprifuoco non faccia altro che aumentare la paura ed aggravare il problema”.

In aggiunta al clima di pericolo che è stato percepito dai cittadini pochi giorni fa, è evaso dal carcere di massima sicurezza di Guayaquil il leader del narcotraffico Los Choneros Adolfo Macías, facendo così crollare definitivamente i tentativi di riportare la serenità da parte del neoeletto presidente che ha provato a fermare il tutto.


Con la sicurezza che viene meno, le persone cominciano ad abbandonare le proprie case. 

“Una mia cara amica e suo marito hanno dovuto lasciare Santo Domingo”, così dice Muñoz che spiega come le bande criminali si avvicinano sempre più ad attività per chiedere “vaccini”, estorsioni per continuare a lavorare, comportando così la chiusura delle piccole imprese che non riescono a sostenere i costi, lasciando così tante persone senza lavoro e costringendole ad emigrare.

Ormai i soggetti presi di mira sono le stesse famiglie contattate dai cartelli, i quali chiedono e pretendono un riciclo di denaro, ma non solo.

“Due anni fa sono stato rapinato e ad agosto ho subito nuovamente un’aggressione in casa mia” denuncia Máximo, uomo di 64 anni proveniente da Quinto, che continua così: “Le bande organizzano anche atti terroristici”. 


In mezzo al caos venutosi a creare la soluzione più fattibile per i cittadini è quella dell’emigrazione. La rassegnazione e la poca speranza non lasciano scampo alla possibilità - sempre più nera - che si venga a creare un clima disteso di pace, ultima speranza per risollevare l’economia ormai morente dell’Ecuador.


TIZIANO DEGLI INNOCENTI 4BSU



LA RIFORMA SCOLASTICA IN FRANCIA 


In Francia il governo vuole riformare la scuola media. Gli studenti divisi in classi a seconda del loro livello di apprendimento. Il ministro Attal: “I docenti temono a bocciare”.


Con un calo degli studenti francesi notato dall’OCSE, la Francia si trova in un bivio educativo. Attal decide di rendere l’esame di terza media una competenza indispensabile per il liceo. 10% di bocciati ma con accesso alla scuola secondaria.


Divisione degli studenti in tre gruppi in base al livello di comprensione scolastica con “test di posizionamento”. Secondo Gabriel Attal, questo darebbe una possibilità agli studenti di rimediare la situazione prima di scegliere in quale istituto andare, ma la sua opinione non è condivisa.


Ultima informazione: ci teniamo a ricordare che il sistema scolastico francese si compone di cinque anni di scuola primaria, quattro anni di scuola media e tre anni di liceo/istituto professionale.


SARA LICCARDI 2BSU



LINGUAGGIO ESCLUSIONISTA E USO DELLO SCHWA


COME EVITARE UN LINGUAGGIO ESCLUSIONISTA?

Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un tentativo del linguaggio italiano di farsi sempre più inclusivo nonostante varie opinioni contrarie e difficoltà linguistiche.


COSA È IL LINGUAGGIO INCLUSIVO E PERCHÉ È IMPORTANTE ADOTTARLO?

Un linguaggio inclusivo consiste nel non escludere o discriminare nessuno in base al sesso, età, etnia, stato sociale, aspetto o disabilità. Sappiamo bene che il linguaggio è spesso portatore di stereotipi e pregiudizi che inevitabilmente ci influenzano.

La comunicazione ha un ruolo fondamentale in ogni vita umana, per questo a seconda di come viene usato può essere uno strumento di cambiamento sociale.


L’INIZIATIVA DI UN LINGUAGGIO CON L'UTILIZZO DELLO SCHWA NELLA LINGUA ITALIANA

A mettere in difficoltà l’utilizzo di una lingua non binaria ci sono vari fattori come ad esempio participi passati, nomi di professioni o declinazioni di aggettivi. Però utilizzando lo Schwa possiamo ricorrere a queste problematiche.

Perciò si è delineato l’uso sempre più in voga della vocale Schwa, applicata ad una persona di cui non si conosce il genere.


ANONIMO



CONTINUA IL DIBATTITO SULL’USO DEGLI ANGLICISMI NELLA LINGUA ITALIANA


A seguito di un discorso del ministro Mario Draghi i politici italiani e il vocabolario della Crusca riaprono il dibattito sull’uso degli anglicismi nella lingua italiana, che già dal 1760 l’Italia porta avanti.


Infatti durante l’Illuminismo con la nascita del giornale "Il Caffè” dei fratelli Verri, si aprono i primi dibattiti sull’argomento: il vocabolario della Crusca negava l’uso di parole straniere nella lingua italiana, poiché portava a una perdita di valore di quest’ultima; in contrasto vi era il pensiero di Alessandro Verri che nell’articolo “Caffè rinunzia avanti notaio al vocabolario della Crusca” esprime la sua approvazione all'inglobazione di parole straniere nella lingua italiana se esse esprimono meglio il concetto o l’idea da trasmettere.

Dice anche che la lingua non giungerà mai totalmente alla perfezione e per questo deve essere migliorata prendendo il buono da tutto, se questo è utile e fatto con ritegno.


Si può dire che ad oggi il pensiero del vocabolario della Crusca sia cambiato?

Abbiamo una risposta da Claudio Giovanardi, membro dell’Accademia della Crusca che ha espresso la sua opinione a seguito del discorso di Mario Draghi di cui parlavamo prima.

Secondo il linguista si può evitare l’uso degli anglicismi nella lingua italiana; dice infatti che l’italiano è una lingua talmente ricca che possiede le risorse per tradurre e adattare qualsiasi termine straniero.

Ma secondo l’accademico il vero problema degli anglicismi non è l’uso in sé per sé, ma l'uso nei contesti di comunicazione pubblica.

Giovanardi porta l’esempio della parola “lockdown”, adottata fin dall’inizio della pandemia che ha colpito l’Italia (e non solo) nel 2020, anziché di una parola italiana che magari sarebbe potuta essere compresa anche da chi non ha confidenza con la lingua inglese.


In ambito economico, invece, secondo la Crusca può essere d’aiuto l’uso degli anglicismi?

Giovanardi risponde anche a questo dicendo che nell’ambito economico termini stranieri possono essere d’aiuto, poiché alcuni “sono in circolazione europea se non globale”.


L’Italia si trova quindi divisa in due ormai  da 250 anni: chi crede che non si debba adottare termini stranieri nella lingua italiana e chi invece non lo vede come un problema, ma anzi come un perfezionamento ed un’evoluzione della lingua.


IRENE FRITTELLI 4AES

Pubblicazione del 31 gennaio 

Assemblea 12.1.2024 di Anna Filipponi

Assemblea 12/01/2024


Venerdì 12 Gennaio si è tenuta al teatro Aurora l’assemblea d’istituto del nostro liceo durante la quale gli studenti si sono confrontati su diverse tematiche, a seguito degli eventi della scorsa settimana.


Dopo che i rappresentanti d’istituto hanno letto il comunicato dell’occupazione, prima firmato da tutti gli “studenti” e poi corretto con “studenti occupanti”, tutte le classi quinte dello scienze umane e dell’economico sociale sono salite sul palco con due comunicati scritti per sollevare attenzione sul problema dell’esclusione delle succursali di Via cocchi e Via dei Bruni, argomento di dibattito ormai da vari anni.


Il primo comunicato, scritto dalla 5AES e poi firmato da tutte le classi di Via dei Bruni,  chiede che sia data più attenzione alle succursali che, ancora una volta, durante l’occupazione sono state escluse  e hanno continuato lezione regolarmente, nonostante i rappresentati d’istituto abbiano provato a trovare un modo per non far valere le assenze.

Gli studenti hanno riportato una serie di dinamiche e complicazioni quotidiane delle succursali: la distanza dei quattro plessi ( Sede centrale, Succursale Via dei Bruni, Succursale Cocchi e Nicolodi) che  complica le relazioni fra gli studenti ma anche gli spostamenti dei docenti, e l’impossibilità di accedere a Via dei Bruni per persone momentaneamente o permanentemente con problematiche motorie.

Successivamente hanno proposto l’introduzione di una nuova figura: un rappresentante per plesso, cioè uno, al limite  due, studenti per ogni succursale che abbia una comunicazione più efficace con i rappresentanti di istituto e la dirigenza, in modo da diminuire la distanza tra le sedi. 

Infine è stato richiesto uno spazio durante le assemblee di istituto per un dialogo aperto sulle succursali.


Il secondo comunicato è stato scritto da una parte della classe 5ASU: anche loro hanno sollecitato attenzione sul problema della distanza tra sedi, e hanno inoltre commentato alcuni aspetti della gestione dell'occupazione: sono stati contestati i mezzi e modi di come è stata messa in atto la protesta e l'accusa fatta a tutti i professori del Pascoli di non fare lezioni di attualità, mentre dopo un confronto tra varie classi sono venuti fuori molti nomi di prof che si impegnano a trattare di questo tema. E’ stato criticato anche il fatto che non è avvenuto nessun intervento davanti alla succursale di Via dei Bruni per informare gli studenti della protesta e spiegare le ragioni per cui è stata occupata la scuola in modo da scegliere se aderire o meno; gli alunni hanno, quindi,  dovuto scoprirlo  autonomamente.



Pubblicazione 22 dicembre 

Articolo su Mestre di Anna Paoletti e Francesco Migliorini 

HAI MAI VISTO UNA DISCOTECA DENTRO AD UN MUSEO? 

Di Anna Paoletti (5ASU) e Francesco Migliorini (5EL)

Noi sì.

Il Museo del Novecento di Mestre ha affascinato tutti suoi visitatori, grazie alla varietà e alla modernità delle sue esposizioni che offre. Esso infatti non è come nessuno dei musei che solitamente vengono allestiti nelle nostre città, è estremamente interattivo e offre risorse grafiche, audio e video uniche nel loro genere. La “discoteca” che ha attirato l’attenzione della maggioranza era organizzata secondo i vari generi musicali, dal più antico al più recente, spaziando dalle canzoni cult che hanno fatto la storia della musica italiana, e che non puoi fare a meno di ballare. M9 appartiene a una nuova generazione di musei: difatti, per la prima volta un museo racconta in modo avvincente la storia, modernizzando e allo stesso tempo mostrando dei documenti unici, come le testimonianze delle trincee e dei rifugi, attraverso le singole voci che rammentano esperienza di coloro che di questi avvenimenti hanno fatto esperienza.

La visita offerta alla nostra classe era integrata, alla fine, da una attività che prevedeva la stesura di un testo secondo tre diversi punti di vista: quello di un partigiano, di una donna e di un generale fascista. Attraverso questo viaggio nel tempo, emozionante e coinvolgente, abbiamo potuto scavare più a fondo nella complessità delle storie di personaggi che hanno fatto la storia del Novecento.



Per quanto riguarda la struttura del museo M9 di Mestre, vi sono due piani: nel primo piano sono trattate le sfaccettature della vita quotidiana; il secondo è dedicato agli spazi pubblici e ai luoghi collettivi. 

Il primo livello racconta come sono cambiati i volti e i corpi degli italiani, le loro famiglie, i ruoli sociali e di genere, gli spazi domestici, le tecnologie e gli oggetti, gli abiti, gli alimenti, i luoghi di lavoro e i sistemi produttivi, il benessere complessivo raggiunto. Gli argomenti fondamentali, per la precisione, sono: 

1. COME ERAVAMO,  COME SIAMO 

2. THE ITALIAN WAY OF LIFE 

3. LA CORSA AL PROGRESSO 

4. SOLDI SOLDI SOLDI 

Al piano superiore si passa dalla trasformazione dei paesaggi all’urbanizzazione, dai luoghi della partecipazione politica al palcoscenico delle istituzioni, fino a una riflessione sull’identità nazionale attraverso la scolarizzazione, l’alfabetizzazione, i culti religiosi e i consumi culturali di massa e di élite. Di seguito il titolo dei temi trattati: 

5. GUARDIAMOCI INTORNO 

6. RES-PUBLICA 

7. FARE GLI ITALIANI 

8. PER FARCI RICONOSCERE

Tra le altre cose, al pian terreno, è presente il Venezia FC Store, il negozio dedicato ai gadget ufficiali del Venezia FC; ma, da tifosi viola, non attira di certo la nostra attenzione.

 Il museo offre incontri con le scuole per ciascun ciclo scolastico, non soltanto per la scuola secondaria. La mia classe (5EL), come altre quinte del liceo, ha partecipato ad alcuni laboratori organizzati dalle guide del museo dopo aver esplorato liberamente, per circa un’ora e mezzo, le varie sezioni.

L’esperienza generale è stata sicuramente positiva, soprattutto perché si tratta di un modo completamente originale di concepire le attività didattiche e l’intera esposizione del museo.

Tuttavia, avrei preferito prima un percorso guidato uguale per tutti, in modo da non perdersi gli argomenti più importanti, e solo successivamente la possibilità di esplorare in libertà.

Pubblicazione del 30 novembre

Assemblea 28.11.2023 di Anna Paoletti

ASSEMBLEA 28/11/2023

Nella giornata del 28 novembre si è tenuta la consueta assemblea d’istituto, uno strumento dato agli studenti per parlare e confrontarsi sulle questioni riguardanti la buona vita da studente.

Dopo una serie di comunicazioni che i rappresentanti d’istituto hanno ritenuto giusto darci, e il discorso di una studentessa sulla giornata contro violenza sulle donne, sono arrivati gli ospiti designati per questa assemblea, il cui tema era il conflitto israelo-palestinese.

Il primo a prendere la parola è stato infatti Leone, un volontario che ha passato tre mesi in Palestina, a Batham, a sud di Hebron, e che ci ha presentato il secondo ospite, Gai, un attivista israeliano contro l’apartheid palestinese che ha ricevuto minacce di morte da parte dei coloni della Cisgiordania.

Dopodiché Leone ha iniziato un monologo in cui riassumeva la storia del conflitto dalle origini, ovvero dalla nascita del sionismo a fine ‘800, un movimento politico con lo scopo di creare uno stato in cui potessero vivere solo gli ebrei. Come ha specificato poi l’ospite, inizialmente non c’era un nesso fra creazione dello stato e la terra santa: è stato introdotto successivamente, infatti la prima terra designata era l’Argentina.

Dopo la tragedia della Shoah, l’Onu ha deciso di legittimare e riconoscere Israele come Stato nel ’48. La prima catastrofe palestinese viene chiamata Nakba, letteralmente “disastro”, a seguito della quale molti palestinesi sono costretti a emigrare dalle proprie terre in Giordania, Libano e Siria.

Nel ‘93 viene firmato l’accordo di Oslo che riconosce lo stato di Israele entro i confini del ‘48 e quelli palestinesi.


Gli israeliani si impegnano a eliminare i coloni della West Bank, e la dividono in zone A, B e C: questo comporta la divisione dei palestinesi in tre aree diverse sotto controllo militare israeliano, il che ha portato alla “bantustanizzazione” della Palestina, la cui  manifestazione concreta è la costruzione del muro dell’apartheid.

Leone, successivamente, ci ha raccontato le sue esperienze sul campo: difatti il suo ruolo ad Attuani, un villaggio in area C, ovvero la zona più sotto controllo da parte dell’esercito israeliano, era quello di accompagnare i bambini palestinesi a scuola evitando gli attacchi dei coloni israeliani insediati lì grazie a zone di addestramento militare. Tuttavia, queste zone solitamente dividono i piccoli villaggi palestinesi, in questo caso impedendo ai bambini dai 10 anni in su di recarsi a scuola, esponendoli piuttosto al rischio di essere aggrediti e bloccati.

Solo in seguito ad un  processo avvenuto per via di un attacco in cui è rimasta coinvolta un’attivista americana, il giudice israeliano decide che i bambini hanno il diritto di andare a scuola con una scorta militare israeliana. Questa però non prendeva seriamente il proprio lavoro, danneggiando la frequenza scolastica dei ragazzi, e mettendone in pericolo la sicurezza.

Gai è un israeliano nato a Gerusalemme, fa parte della terza generazione dei sopravvissuti all’Olocausto, e suo bisbisnonno era un partigiano che lottava contro il nazifascismo.

Dopo una breve presentazione, Gai, per mezzo di video molto toccanti, ci racconta tutti i soprusi, come arresti, confische e molestie, che gli abitanti dei villaggi circondati da insediamenti di coloni ebrei radicali devono subire continuamente. In area C esistono circa 150 comunità non riconosciute da Israele, ovvero di fatto illegali, e quindi non fornite di servizi né di qualsiasi  tipo di strutture.

Nel villaggio di Isfay, nella firing zone, zona altamente controllata di addestramento militare, la scuola è considerata illegale, e nel novembre del 2022 bulldozer israeliani l’hanno demolita. Dal ‘93 in poi, Gai ci racconta come lo scopo dei coloni sia quello di rendere la vita dei palestinesi impossibile per scacciarli dalle proprie terre. Nel 2022 sono state 900 le strutture distrutte. 

Infine gli ospiti, dopo queste tragiche testimonianze, hanno concluso invitandoci a non rimanere in silenzio davanti a questa catastrofe, ma mobilitarci per sensibilizzare il più possibile l'opinione pubblica.

L’aiuto dei giovani dopo l’alluvione a Campi Bisenzio di Emma Mammoli, Anna Paoletti e Francesco Migliorini

L’aiuto dei giovani dopo l’alluvione a Campi Bisenzio


Dal 6 al 9 Novembre sono stati tantissimi gli studenti delle scuole superiori che hanno deciso di andare a Campi Bisenzio ad aiutare i cittadini che, a seguito dell’alluvione verificatasi nei giorni precedenti, hanno perso oggetti, macchine, garage e, nei casi peggiori, persino un familiare.

Tra questi giovani erano presenti moltissimi alunni del nostro Istituto, tra cui i membri della Redazione di Zvanì che, in questo articolo, vi racconteranno com’è andata.



Nel garage del signor Francesco, il nonno che ha visto la morte in faccia - di Francesco Migliorini


Inizialmente indeciso se andare o meno a Campi Bisenzio ad aiutare dopo i catastrofici eventi del fine settimana, sono poi stato convinto dal fatto che, oltre a me, sarebbero state presenti centinaia di ragazzi della mia età, tra cui quasi tutti i miei compagni di classe. Mercoledì 9 novembre, in particolare, insieme ad altri miei amici ho aiutato il signor Francesco a ripulire il suo garage.

In un’intervista di LadyRadio pubblicata su Instagram, il campigiano, settant’anni, si trovava in garage, e racconta: “Durante la notte m’è arrivata una massa d’acqua enorme — forse 200/300 metri cubi d’acqua insieme —, ha sfondato tutto (ben cinque porte divelte e portate via), ha sollevato l’armadio di legno massello e me l’ha rovesciato addosso; io sono rimasto incastrato dentro con l’acqua che cresceva paurosamente nella stanza” rischiando di fare “la morte del topo”, come la chiama lui. 

E’ riuscito, dopo un primo tentativo di immersione fallito, a passare sotto all’armadio e a tornare in superficie, con l’acqua che gli arrivava al torace: “Per accedere alle scale, per arrivare al piano di sopra, nel buio completo, incontravo di tutto. Al primo gradino l’acqua l’avevo già alla gola”.


Il nostro compito di volontari  è stato soprattutto rimuovere tronchi, lastre, assi di legno e pezzi di qualsiasi materiale portato dalla forza dell’acqua nel garage, che ancora era allagato per quasi mezzo metro di altezza. Dopo poco tempo si sono uniti tanti altri volontari che sono riusciti a ripulire lo spazio nel miglior modo possibile.

Camminando per le strade sono rimasto colpito dalle immense quantità di rifiuti raccolti sui bordi dei marciapiedi. Posso dire con certezza che per smaltirli tutti serviranno non giorni, ma settimane, e per questo motivo al momento rimangono il problema più grosso da affrontare.



Ricordi accumulati per strada - di Emma Mammoli e Anna Paoletti


Nell’ andirivieni di ragazzi di tutte le scuole di Firenze verso Campi Bisenzio, un paese di provincia estraneo alla frenetica vita di città, è sembrato di assistere a una scena post-apocalittica. 

Penso sia stato molto lungo il viaggio per tutti coloro che stanno a Firenze o dintorni, nel grande afflusso alle fermate del bus 30. C’era un inconsueto chiacchiericcio, molto disordinato, in quelle vie, che solitamente sono poco percorse alle 7,30 del mattino; ma in quelle chiacchiere ho individuato grande voglia di fare, e tanta speranza in una generazione che molto spesso viene sbrigativamente etichettata come “nullafacente”.

Le persone da aiutare erano molte, come tante erano le mani pronte a sporcarsi spostando ricordi di persone che avevano perso tutto, accumulandoli per strada come oggetti in disuso.