Mr Nobody
Mr Nobody è un film del 2009, scritto e diretto da Jaco Van Dormael (autore anche di Dio esiste e vive a Bruxelles, altro film validissimo che consiglio a tutti), con un cast valido composto da Jared Leto, nei panni del protagonista, e da Sarah Polley, Diane Kruger e Linh Dan Pham che sono gli altri personaggi più importanti.
La vicenda ha inizio quando anche l’ultimo uomo mortale sulla terra, Mr Nobody, è ormai al termine della sua vita, egli è circondato da una società che ha compreso e fatto proprio il segreto dell’immortalità e che è incuriosita da quest’ultima morte del genere umano per questo l’anziano è costantemente monitorato in ogni sua azione.
La storia prende avvio quando nella camera di Mr Nobody si infiltra un giornalista con l’obiettivo di farsi raccontare la vita del vecchio ottenendo così le informazioni, ormai sconosciute, su come vivevano gli uomini quando erano mortali.
Da questo momento in poi la trama sembra perdersi mostrando allo spettatore una moltitudine di vite possibili di Nemo Nobody all’interno delle quali troviamo: l’alternarsi di tre donne Elise, Anna e Jeanne (le tre attrici citate prima) con le quali egli dà vita a relazioni e rapporti dagli esiti diversi e in contrasto tra loro.
La storia della vita del protagonista si confonde tra svariati passati e altrettanti possibili futuri tanto da non riuscire più a comprendere quale sia quella reale.
Il film è quindi un alternarsi del racconto della sua “vita” e la relazione che si instaura tra Mr Nobody e il giornalista nella camera d’ospedale, ciò avviene fino al termine della pellicola quando un evento cambia le sorti dell’ormai morente Nemo e che rende il film di ancor più difficile lettura.
Si rivela quindi un film movimentato e con un ritmo veloce scandito da frequenti cambi di scena e quindi per niente noioso, nonostante la durata di oltre due ore.
Il regista permette allo spettatore di calarsi perfettamente nella psicologia dei personaggi facendolo empatizzare con loro, e così rimanere invischiato nelle vicende che si sviluppano.
La storia, non semplice e intrecciata, è perfetta per chi ama ragionare sui significati dei film mentre per chi vuole semplicemente passare due ore può risultare dispersiva e poco intrigante.
Tutti possono trovare un significato nei film: questo è quello che ho individuato io.
Il personaggio di Nemo Nobody ritengo che, come suggerisce il cognome, sia nessuno.
Mi spiego meglio: lui non è qualcosa di esistente all’interno del mondo che viene creato nel film, ma penso possa essere compreso meglio se gli attribuiamo il termine di “entità” che influenza la realtà con le riflessioni che suscita, ma che, allo stesso tempo, non appartiene a quella realtà.
Quello che questa entità vuole fare nella realtà descritta dal film, nella quale Mr Nobody è l’anziano, è valorizzare nuovamente la capacità di scelta nella propria vita.
Vita che, essendo ormai diventata illimitata a causa dell’immortalità, non lascia più spazio all’errore: in essa, quindi,l’essere umano è oppresso dalla possibilità di rimediare senza tenere conto del tempo che scorre, e quindi di una morte che si fa via via sempre più incombente. Così è infatti per noi esseri umani.
Il racconto dell’anziano conferma quanto detto: infatti, chi guarda il film si trova impossibilitato nell’individuare come si sia effettivamente svolta la vita del protagonista all’interno della narrazione fatta da lui stesso. Questo ci fa capire che effettivamente lui non è nessuno degli immortali ma, allo stesso tempo, è tutti loro, perché è quell’ente che sceglie e che quindi può aver fatto ciascuna di quelle scelte che gli immortali hanno compiuto.
Lo stesso vale anche per ciascuno di noi perché, come lui, ci troviamo ad affrontare delle scelte all’interno della vita; insomma, questa è la storia di ogni uomo.
Data questa premessa, possiamo arrivare al significato di tutto il film: la realtà mortale si basa tutta quanta sulla scelta dalla quale vorremmo ma non possiamo tornare indietro, come fa invece più volte Mr Nobody quando racconta il suo vissuto. E’ questo che certifica la bellezza della vita che si è persa in quel futuro immortale, la possibilità di sbagliare.
Oltre a questo viene evidenziata l’importanza di come ogni singola scelta sia quella giusta perché è la propria; quindi, fintanto che è il singolo a decidere, non esiste una scelta sbagliata. Tutte le scelte possono tradire più o meno le nostre aspettative, farci stare peggio o meglio, farci rimanere delusi; ma, nonostante ciò, non bisogna rammaricarsi di ogni scelta fatta: indipendentemente da ciò che ne deriva, arriveremo ad un’altra decisione da prendere arricchiti da quella precedente, sia che la percepiamo positiva o negativa.
In una delle scene finali possiamo osservare Nemo che alla stazione, mentre i genitori si separano, decide di prendere la via che va verso i campi. Questa sequenza l’ho interpretata come l’alternativa che all’interno della propria vita ognuno può trovare anche nei momenti nei quali sembra non ci sia una vera alternativa: in realtà c’è, bisogna solo cercarla.
Ho deciso volutamente di non analizzare e neanche di includere nella trama la fine del film, perché è la parte più enigmatica e assurda di tutte; lascio che, a seguito della visione del film, chi lo ha visto possa tirare le conclusioni di quest’opera complicata e confusa, ma piena di significato ed estremamente interessante.
La serie è diretta da Francesco Vicario, i protagonisti sono Francesca Chillemi e Can Yaman, mentre i personaggi secondari sono Chiara Tron (Tamara) e Giovanni Nasta (Turi)
La serie è ambientata a Palermo, dove ha vissuto la madre di Viola Vitale (Francesca Chillemi), la quale è tornata a Palermo dopo aver vissuto a Parigi, perché è in cerca di suo padre, che non ha mai conosciuto.É importante che ritrovi suo padre, altrimenti non potrà curare la sua malattia neurodegenerativa ereditaria, chiamata sinestesia.
Questa malattia le permette di vedere le emozioni delle persone sotto forma di colori.
Questo dono lo sfrutta scrivendo per Sicilia Web News, giornale nel quale lei scrive articoli di cronaca nera. Per ottenere informazioni sui casi, dovrà parlare con l’affascinante ispettore Francesco Demir (Can Yaman), il quale però, è un tipo tutt’altro che facile. Viola scoprirà poi che proprio quest’ultimo è il suo vicino di casa, con cui condivide il terrazzo.
La serie si distingue per il suo ritmo coinvolgente e per l’interpretazione di Francesca Chillemi, che riesce a incarnare una protagonista forte ma vulnerabile, capace di bilanciare il lato investigativo con quello più personale e emotivo del personaggio.
In particolare, il suo rapporto con l’ispettore, interpretato da Can Yaman, aggiunge un tocco di romanticismo alla narrazione, creando un equilibrio interessante tra la suspense del crimine e le dinamiche interpersonali.
In generale, “Viola come il mare” è una serie che riesce a intrattenere e a stimolare l’interesse grazie ai suoi personaggi carismatici e alla trama avvincente, riuscendo a bilanciare bene elementi di thriller e romanticismo.
The Substance
«Hai mai sognato una versione migliore di te stessa, più giovane, più bella, più perfetta?» Film della regista francese Coralie Fargeat, con Demi Moore e Margaret Qualley, è un body horror/thriller che tratta temi molto attuali, come l’ossessione per l’eterna giovinezza, vista soprattutto da un punto di vista femminile, la malsana percezione del corpo delle donne nella società e soprattutto nell’industria del cinema e dello spettacolo.
Elisabeth Sparkle (Demi Moore) è una ex attrice hollywoodiana che, ormai cinquantenne, cerca di restare rilevante nel mondo dello spettacolo con un programma di fitness di poco successo. È trattata come una vecchia dalle persone che lavorano con lei, ed è molto vicina ad essere rimpiazzata da colei che sarà “la nuova Elisabeth Sparkle”.
Elizabeth scopre l’esistenza di un siero, una sostanza in grado di farla diventare più giovane, più bella, che promette di regalarle una nuova vita, una nuova occasione per essere di nuovo una star.
È così che nasce l’alter ego di Elisabeth, Sue (Margaret Qualley) che immediatamente cattura l’occhio del pubblico.
La sostanza funziona perfettamente, solo poche regole da seguire. Sette giorni per uno, sette per Elisabeth, sette per Sue, senza eccezioni. Si deve rispettare l’equilibrio. E Elisabeth deve ricordarsi che lei è una, Sue è una parte di lei, niente di più.
Il film offre una critica incisiva al male gaze e alla pressione sociale esercitata sulle donne. Coralie Fargeat utilizza l’estetica del body horror, con chiari riferimenti a Cronenberg e richiami stilistici a Kubrick, per mettere in luce l’ipocrisia di un sistema che sfrutta e poi scarta le sue protagoniste. Le inquadrature frammentano e sezionano i corpi in modo inquietante e disturbante, evidenziando l’oggettificazione femminile e stimolando una riflessione critica sulla cultura della bellezza e sull’industria dell’intrattenimento.
Ogni personaggio maschile è poi rappresentato in modo ridicolo , a partire da Harvey (Dennis Quaid) il produttore prima di Elisabeth e poi di Sue, le cui scene, ironicamente, sono probabilmente le più disgustose di tutto il film.
Il finale, esageratamente raccapricciante e grottesco, è un’esasperazione di ciò che molte donne scelgono di farsi fare, ricorrendo a interventi e chirurgie plastiche, per la paura di mostrare gli inevitabili segni dei loro anni, che poi le fanno avere aspetti quasi mostruosi e inumani.
È un film sicuramente controverso e non per un pubblico sensibile, considerando le immagini sessualizzate ma al contempo brutalmente ripugnanti mostrate nella seconda metà della pellicola.
Ho personalmente trovato ogni scelta stilistica azzeccata e le esagerazioni perfette per far arrivare agli spettatori il messaggio finale.
Alla fine non si può che provare una certa pena nei confronti di Elisabeth e della creatura che diventa, che è una vittima della società patriarcale e del mondo dello spettacolo.
Gladiatore II
«Facile è scendere nell’Averno, giorno e notte la porta di Dite è aperta; ma ritornare sui propri passi e uscire alla luce, qui sta lo sforzo e la difficoltà»
Il sequel del Gladiatore del 2000, diretto da Ridley Scott, con protagonisti Paul Mescal, Denzel Washington, Connie Nielsen, con Pedro Pascal, Joseph Quinn e Fred Hechinger.
Ambientato circa 20 anni dopo la morte di Massimo Decimo Meridio, il protagonista del primo capitolo, segue la storia di Annone (Paul Mescal), un romano che vive in Numidia, in Nordafrica, fin da quando è piccolo. Il giovane è ormai parte del popolo del luogo, ne segue le tradizioni e crede nella loro religione.
In seguito alla conquista della regione da parte del generale romano Acacio (Pedro Pascal), Annone viene fatto prigioniero e portato in Italia, dove verrà poi comprato e istruito per diventare gladiatore dal ricco mercante Macrino (Denzel Washington).
Il protagonista dovrà combattere di fronte ai due spietati imperatori, Geta (Joseph Quinn) e Caracalla (Fred Hechinger), i quali resteranno piacevolmente colpiti dal giovane. Questo arriverà poi ad avere grande successo come gladiatore e ad avere il favore del pubblico, in quanto poi riuscirà a far partire delle rivolte per superare la tirannia degli imperatori.
Macrino è sicuramente il personaggio più interessante del film. Un ex schiavo che grazie al suo ingegno è arrivato ad una elevata posizione. Aveva iniziato la sua carriera come mercante, per poi riuscire ad avvicinarsi all’imperatore Caracalla. Riesce a manipolare la mente malata del tiranno, scatenando un silenzioso caos durante tutta la storia. Un personaggio molto carismatico e affascinante, che sa approfittare delle occasioni, anche a discapito di chi ha intorno.
Geta e Caracalla, che nel film sono gemelli anche se nella realtà tra di loro correva qualche anno, sono rappresentati come due ragazzi folli, che organizzano i combattimenti dei gladiatori a proprio piacimento. Spietati, spesso non concedono la grazia a coloro che si trovano a combattere davanti a loro, perché desiderano il sangue.
Ci sono allusioni al fatto che Caracalla fosse malato di sifilide, che non essendo curata è arrivata al suo cervello, facendolo arrivare alla pazzia; questa aumenta la paura che sia i romani, che gli spettatori provano nei suoi confronti. Lui è infatti imprevedibile, ancor più del fratello, che a volte agisce in modo quasi razionale.
Ci sono molti riferimenti al Gladiatore, del 2000, e alcune scene proprio del film originale sono presenti all’interno della storia. Un piacevole tributo al film che da molti è considerato un capolavoro.
Secondo la mia opinione, al personaggio principale della pellicola manca qualcosa.
Nonostante l’ottimo lavoro fatto da Paul Mescal e dal casting, Annone non riesce ad avvicinarsi al fascino e all’influenza di Massimo. Si sente proprio la mancanza di una figura centrale così portata per guidare delle rivolte e delle battaglie, anche se i caratteri dei due personaggi possono sembrare, a volte forzatamente, molto simili.
Si sta parlando molto anche delle inaccuratezze storiche, come ad esempio la presenza degli squali nel colosseo, o di scritte in inglese sulla tomba di un personaggio, o romani che leggono il giornale. Forse queste cose potevano essere evitate, ma sono sicuramente scelte artistiche del regista che, a parer mio, sono fondamentalmente sorvolabili e non compromettono la storia nel complesso.
Per concludere, il Gladiatore II, anche se non è riuscito a raggiungere l’intensità e il coinvolgimento del primo, è un piacevole film per chi è amante dell’antica Roma, dei gladiatori e di combattimenti a volte crudi, rozzi e a tratti stomachevoli.
Wicked
“Nessuno piange la morte dei cattivi”
Ma cattivi si nasce o si diventa?
Questa è la domanda la cui risposta trova vita con un impeccabile adattamento in pellicola del musical Wicked, diretto da Jon M. Chu, dove si racconta la storia di come si intrecciano i destini di Elphaba (Cynthia Erivo) e Glinda (Ariana Grande), nell’universo del Mago di Oz (1939).
Il film inizia con un flashforward: la Strega Cattiva dell’Ovest, Elphaba, è morta e ad Oz si sta spargendo la notizia quando giunge Glinda, la Strega Buona del Nord. I cittadini festeggiano e celebrano la morte della Strega Cattiva cantando di come “nessuno pianga la morte dei cattivi” e addirittura bruciando un fantoccio di legno con le sue sembianze.
Una paesana ferma Glinda prima che possa ripartire e osa chiedere spiegazioni: “È vero che eravate amiche?”. Nel villaggio tomba il silenzio. Tra i chiacchiericci della gente, Glinda cerca di far prevalere la sua voce tremolante, poiché ha capito che tutti ormai sanno.
Inizia, dunque, il flashback che ci mostra la più intrecciata delle storie d’amicizia, ma anche il passato crudele della Strega Cattiva.
Elphaba ha un’infanzia dove non trova pace: figlia di un adulterio, disprezzata dal padre, incolpata per la disabilità di sua sorella e costantemente presa di mira, bullizzata ed emarginata a causa della sua pelle verde. Tuttavia Elphaba è una ragazza colta, intelligente e dotata di poteri magici.
All’Università di magia Shiz conosce Glinda, la quale in poche parole è il suo contrario: bionda, popolare e superficiale. Le due, costrette a condividere la camera di dormitorio, partono come nemiche e non riescono a sopportarsi; in particolar modo da parte di Glinda c’è un senso di invidia nei confronti delle capacità di stregoneria della sua compagna di stanza.
Dopo vari episodi che confermano quanto Elphaba sia emarginata, Glinda che spesso era all’origine di questi, sente un radicale cambiamento dentro di sé e comincia ad andare d’accordo con Elphaba fino a stringerci un solidissimo rapporto. Questo per la ragazza dalla pelle verde rappresenta finalmente la svolta della sua vita: riesce a farsi degli amici, è felice e finalmente accettata dalla società e non più vista come un essere ripugnante.
Grazie ai suoi poteri magici attira l’attenzione del celebre Mago di Oz (Jeff Goldblum) e realizza il sogno di una vita andando a fargli visita presso la Città di Smeraldo, insieme alla sua migliore amica Glinda.
Non appena sembra essere all’apice della felicità, Elphaba diventa sempre più consapevole della corruzione del governo di Oz e del Mago stesso. Cerca dunque di ingaggiare una lotta contro le ingiustizie tramite i suoi poteri, ma la devozione dei cittadini verso il grande Mago di Oz è tale che nessuno le crede e finisce per essere etichettata come nemica, bugiarda e traditrice. Aggettivi che poi si tradurranno con l’appellativo di Strega Cattiva dell’Ovest.
Il film finisce lasciandoci col fiato sospeso: Elphaba è fuggita verso Ovest per scappare dalle guardie della Città di Smeraldo e della sua sorte ne sapremo nella seconda e ultima parte del film che uscirà il 20 novembre 2025.
Sono entrata in sala perché fan di Ariana Grande e decisamente meno fan dei musical. Tuttavia è stato un film travolgente che porta con sé un impegno incredibile da parte del cast e della direzione. Le performance di canto e ballo di Ariana Grande e Cynthia Erivo hanno a mio avviso sfondato gli schermi e mi hanno fatto sentire i brividi per la maggior parte delle 2h40 del film, riuscendo a coinvolgermi nonostante la mia personale sfiducia nei musical. Inoltre, temi come la discriminazione, l’amicizia e la lotta sono rappresentati in maniera perfettamente equilibrata e incisiva abbastanza da far capire allo spettatore il punto di vista di Elphaba e la corruzione che c’è dietro al suo status di Strega Cattiva.
Consiglio questo film agli amanti dei musical e non, a chi ha visto il Mago di Oz e non, ma sicuramente a chi cerca una nuova ossessione!
puoi collaborare anche tu!
Clicca sul link qui sotto per accedere al form e collaborare con noi: