Pubblicazione del 27 maggio
Se da una parte del mondo Oppenheimer e Teller rivoluzionano il mondo e il modo di fare la guerra, dall’altra troviamo un personaggio meno conosciuto ma che permette all’URSS di competere con gli USA durante la guerra fredda: è Andrej Sacharov, colui che ha dato vita alla bomba H sovietica.
Nasce il 21 maggio 1921 a Mosca e, grazie a una brillante carriera universitaria, entra a partire dal 1948 a far parte di quell’équipe destinata allo sviluppo della bomba a idrogeno collaborando con Igor Tamm. Ed è nel 1961 che viene portata a termine la bomba Zar, il più potente ordigno a idrogeno.
In questi anni Sacharov appare sia come un brillante scienziato che porta a termine un’arma di distruzione di massa, sia come un uomo che tenta di avvertire il mondo sui pericoli ai quali l’uso di questi ordigni può portare.
Pubblica quindi due articoli sugli effetti negativi che la radioattività ha sull’ereditarietà genetica e sull’aspettativa di vita, datati 1958. Comincia così la sua lotta contro l’uso della bomba H, un preludio al Treaty banning nuclear weapon tests in the atmosphere, in outer space, and under water del 1963, un accordo tra USA, URSS e Gran Bretagna sulla messa al bando degli esperimenti di armi nucleari, che però lo scienziato sovietico aveva tentato di proporre al presidente Krusciov già due anni prima ricevendo un “no” come risposta.
Prosegue, nella seconda metà degli anni ’60, la sua protesta contro gli armamenti nucleari promuovendo la collaborazione tra USA e URSS per la risoluzione di problemi di entità mondiale, tra i quali fame e povertà. È nel 1970 che fonda insieme ad altri dissidenti politici il Comitato per i diritti dell’uomo di Mosca in difesa dei perseguitati e dei dissidenti, l’abolizione della pena di morte e il diritto all’emigrazione.
In questo clima di protesta e lotte per i diritti, Sacharov viene arrestato a seguito di una manifestazione, e viene etichettato ufficialmente come dissidente politico, entrando così a far parte di quel gruppo di persone che aveva tentato di proteggere negli anni precedenti. Nel 1979 viene esiliato da Mosca e bandito dall’attività politica, mentre l’anno successivo viene confinato a Gor’kij, un ospedale psichiatrico sorvegliato dal KGB. Qui l’unico contatto con l’esterno è la moglie Elena Bonner, alla quale è legato profondamente e che, nel 1975, quando lo scienziato riceve il Nobel per la pace, va fino ad Oslo a ritirare il premio: l’Unione Sovietica, infatti, aveva impedito a Sacharov di andare di persona.
Per questi motivi nel 1980 viene espulso dall’Accademia delle Scienze dell’URSS della quale faceva parte fin dal 1953.
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1 - 1904-1967 fisico a capo del progetto Manhattan
2 - 1908-2003 il fisico che ha inventato la bomba H
3 - 1895-1971; Premio Nobel per la Fisica nel 1958
4 - 1894-1971 Presidente del Consiglio dei Ministri 1958-1964
5 - Comitato per la sicurezza dello Stato, ovvero i servizi segreti dell’Unione Sovietica
6 - 1923-2011 medica e attivista
7 - fondata nel 1925 aveva scopo di fare ricerca scientifica, è l’associazione della quale fa parte Sacharov e gli permette di sviluppare la bomba H
L’esilio termina sei anni dopo, quando Gorbačëv lo riabilita e lo reintegra nell’Accademia delle Scienze dell’URSS. Lo scienziato, nonostante gli anni passati da recluso, non ha perso la vena combattiva e comincia la lotta per l’abolizione del partito unico, a vantaggio quindi del pluralismo politico.
Nel 1989 viene eletto deputato, e il 14 dicembre dello stesso anno muore a seguito di un attacco cardiaco, privando l’Unione Sovietica di uno degli uomini più importanti su tutti i fronti: dalle scoperte scientifiche, ai diritti dell’uomo, alla collaborazione tra stati. L’anno successivo, quasi in omaggio alla sua prematura dipartita, viene abolito l’articolo 6 della costituzione, quello che garantisce il monopolio su tutta l’attività politica al Partito Comunista dell’Unione Sovietica.
In un periodo di tensioni politiche come questo è ancora più importante conoscere figure come Sacharov e comprendere il loro grande impegno sul piano umano.
Non bisogna identificare gli autori di questi ordigni solo come mostri o come dei sanguinari che hanno messo in mano alle superpotenze armi e soluzioni per spazzare via da questa terra gli esseri umani tutti e il senso di umanità.
Dobbiamo quindi comprendere le difficili situazioni vissute, i tentativi altruistici di migliorare la società; nonostante quello che è stato fatto in precedenza, nonostante tutto il male che l’uomo tenta di farsi, vi sono esempi di chi ha lavorato per la distensione.
Andrej Dmitrievič Sacharov - Wikipedia
Andrej Sacharov | Il premio | Premio Sacharov | Parlamento Europeo
Sacharov, Andrej Dmitrievič - Enciclopedia - Treccani
Mercoledì 26 febbraio 2025 c’è stata la prima riunione del governo Trump con Musk, difeso da tutte le critiche e le accuse dal presidente statunitense che, pochi minuti dopo l’inizio della riunione, ha chiesto ai suoi ministri “qualcuno è scontento di Elon?”. Musk, che gestisce l’ufficio per l’Efficenza del governo (D.O.G.E), era in piedi accanto al tavolo a cui erano seduti i ministri, vestito di nero. Trump ha continuato: “se lo siete, lo buttiamo fuori di qui”. I ministri hanno riso e applaudito.
Questi sono gli eventi che hanno caratterizzato la prima riunione di governo dell’amministrazione Trump. Il presidente americano ha deciso di schierarsi con Musk, nonostante recentemente ci fossero stati numerosi contrasti con alcuni membri del governo. Musk ha minacciato di licenziare migliaia di dipendenti, senza prima consultarsi con gli uffici competenti e ha tagliato fondi e programmi pubblici. I vari ministeri hanno invitato le persone coinvolte ad ignorare le minacce dell’imprenditore miliardario, a cui è stato comunque concesso molto tempo per parlare durante la conferenza.
ELON MUSK, UN “VISIONARIO”
Nasce a Pretoria, in Sudafrica nel 1971, da una famiglia assai benestante. Dimostra da subito un grande interesse per la tecnologia e la scienza. Vende a 12 anni il suo primo videogioco. Laureato in Fisica ed Economia, Musk è noto per le numerose invenzioni, o idee ancora irrealizzate, di stampo visionario. Proprietario di SpaceX, di Tesla e Twitter (rinominato come X) è, ad oggi, l’uomo più ricco del mondo.
Tra i suoi progetti più futuristici, con impatto concreto, abbiamo la colonizzazione su Marte, con l’obiettivo di creare una società autosufficiente, la creazione della hyperloop, un sistema di trasporto ultraveloce e il neurolink, una connessione tra cervello e computer, in grado di “scaricare pensieri” e curare malattie neurologiche. Insomma, sembra che nulla sia in grado di fermarlo.
LA STRANA ALLEANZA
Da mesi ormai, successivamente alla seconda elezione di Donald Trump, Elon Musk ha dichiarato la sua alleanza con il presidente repubblicano. Tuttavia, Musk non va pensato solo come un sostenitore del nuovo presidente, i loro interessi e visioni si assomigliano, ma non si sovrappongono. Se da un lato il potere di Musk si accresce con l’alleanza di Trump, dall’altra parte si può considerare contraddittorio. Mentre Trump non apprezza le auto elettriche, avendo chiaro che è più conveniente sostenere il potere dei petrolieri, Musk è a capo di Tesla, azienda produttrice di auto elettriche, e ha bisogno che la sua idea di mobilità sia sostenuta dall’amministrazione. Se Musk possiede un sito produttivo gigantesco in Cina, ed è in ottimi rapporti con quel paese, Trump coltiva una forte competizione con il gigante asiatico. Ancora, se Trump è oggettivamente contro all’immigrazione, proponendo la costruzione di un muro al confine tra USA e Messico, Elon Musk è nei fatti un immigrato.
IL RUOLO DEL NUOVO TWITTER
Ad ogni modo, il grande imprenditore, che ha una smania incredibile di sentirsi apprezzato e amato dagli altri, forse dovuta a una forma di autismo ad alto funzionamento, promuove e condivide con Trump un’ideologia basata sulla distruzione delle battaglie sui diritti civili, ottenuti dopo lunghe lotte portate avanti dal Partito Democratico americano. Mette in discussione il politically correct, pubblicando frasi su “X” come: “pronouns suck”, mostrando insofferenza per la libertà e i diritti delle persone transgender. Questo è in contraddizione con l’idea che Musk aveva promosso circa il nuovo Twitter. “X” sarebbe dovuto essere, nelle dichiarazione di Musk, il baluardo Social della libertà di espressione mondiale, nonostante il vero obiettivo di Musk, alla fine, pare sia diventato quello di fare ampia propaganda, in certi casi dichiarata falsa persino da lui stesso, sul nuovo presidente americano.
IL PENSIERO POLITICO
Nonostante tutto, il fine ultimo di Musk è politico, perché la politica gli è utile. È difficile capire il suo pensiero senza vedere cosa fanno le sue aziende, così come è difficile comprendere cosa siano le aziende di Elon Musk senza chiarire la sua idea di umanità, la missione che ritiene di avere e i suoi obiettivi. Per ottenere ciò che vuole utilizza l’arma più potente di cui dispone: la capacità di creare tecnologia. Questa, negli ultimi anni è riuscita a cambiare il mondo, e la bravura di un politico risiede proprio nella sua abilità di gestire i cambiamenti.
Ad oggi, solo le destre possono garantire il progresso e “il bene dell’umanità”, secondo la sua visione. Il suo pensiero attuale non corrisponde a ciò in cui credeva negli anni precedenti: la sua bussola ha sempre teso verso sinistra. Musk ha dichiarato più volte di non essersi allontanato dalle democrazie, sono loro ad essersi allontanate da lui. Dichiara che la peggiore colpa che si imputa da solo è quella di aver abbracciato un tempo la politica “woke”, il movimento culturale americano, sostenuto da molte star del cinema e dai media, per combattere contro le discriminazioni. Ad oggi Musk lo ritiene un “virus della mente” e “una nuova forma di comunismo”. La cultura woke è contro la preservazione del valore dell’individuo e dell’umanità, valori considerati eccezionali dal visionario americano. Woke è il motivo per il quale l’essere umano non raggiunge il massimo grado del suo sviluppo.
Musk basa il suo successo sulla quantità di cose utili che riesce a creare per l’umanità. Costruisce una macchina promuovendo energia rinnovabile, inventa chip con il fine di sconfiggere l’autismo e rendere l’uomo un “iper-uomo”, crea piattaforme social con il fine di costruire spazi di comunicazione aperta a tutti. Il tutto è condito dalla volontà di avere un obiettivo comune, che dia speranza al mondo di poter vivere un futuro nuovo. Questo è possibile tramite la tecnologia, governata dalla politica, di cui Trump è il miglior marinaio.
L’aspetto sicuramente spaventoso, e che fa riflettere su una politica apparentemente forte, organizzata e sicura di ciò che sta facendo, è la mancanza della democrazia. Musk non è interessato al rispetto delle norme e procedure che regolano un paese libero; mostra insofferenza per il dialogo faticoso e i compromessi spesso deludenti che la democrazia impone. Altro non conta se non il raggiungimento di quanto prestabilito.
Questo nuovo atteggiamento piace ad un mondo egoista che teme il cambiamento.
Credere di essere governati da un potere forte ci fa sentire protetti anche se, spesso, chi ne segue le ideologie discriminatorie è gravato da ignoranza, superbia, e dall’inconsapevolezza di quanto la cultura rappresenti, in fondo, una forma di libertà.
Fonti
https://www.ilpost.it/2025/02/27/riunione-governo-trump-elon-musk/
https://24plus.ilsole24ore.com/art/donald-trump-ed-elon-musk-approccio-simile-ma-non-uguale-AGMHziKC
https://www.repubblica.it/tecnologia/2024/11/14/news/il_pensiero_politico_di_elon_musk-423627769/
Pubblicazione del 29 gennaio
STORIA DI SILENZI E OMERTA’: IL FORTETO
C’è una storia, una storia così brutta che pare quasi difficile da credere reale. Ma invece lo è, ed è accaduta proprio qua, accanto a noi.
La prima volta che ne ho sentito parlare è stato poco tempo fa: ed è strano, perché situazioni del genere sono sulla bocca di tutti e sulla nostra bocca ci rimangono, per anni.
E invece nessuno ne parla, anche se molti sanno. Forse perché è sempre stata destinata all’oblio. È la storia del Forteto.
Pur avendo avuto luogo nei pressi di Vicchio, questa vicenda affonda le radici nella città di Prato, luogo dove nacque nel 1941 Rodolfo Fiesoli, uomo di fatto molto conosciuto all'interno della sua comunità - chiamato da tutti Foffo (nomignolo dispregiativo che allude a supposte tendenze omosessuali) - che fin dalla giovane età usò la comunità parrocchiale per creare un gruppo forte alle sue spalle approfittandosi di giovani ragazzi e ragazze a rischio.
Da lì a poco, quello che era un piccolo gruppo divenne un branco che si chiuse in sé e si trasferì a Farneto nei primi mesi del 1977, presso Perugia, dove occupò un casolare ai piedi delle colline. Misero in piedi quella che potremmo chiamare una Comune.
Sul muro di questa struttura ben presto verrà inciso un passo del Vangelo di Matteo: “Sono venuto a mettere un figlio contro suo padre, una figlia contro sua madre.” Suona come una minaccia che, col tempo, si rivelerà profetico.
Si aggiunse a lui una seconda figura, quella di Luigi Goffredi, quello che poi diverrà l’ideologo dietro questa raccapricciante storia. Ma è solo nell’ottobre del ‘77 che si spostano a Vicchio, in una fattoria di 500 ettari, che ben presto bonificheranno rendendola la loro casa e diventando agli occhi del mondo una cooperativa agricola.
Questa comunità, figlia del ‘68 e delle idee rivoluzionarie e anticonformiste, si chiuderà sempre di più a discapito della mondo esterno, ponendo così i presupposti per la nascita della comunità del Forteto.
Ben presto inizieranno ad arrivare giovani ragazzi allontanati per motivi legali dalla famiglia, inviati dal Tribunale dei Minori di Firenze - a capo del quale vi era, al tempo, Gian Paolo Meucci - che si ritroveranno ingabbiati in un mondo che segnerà per sempre la loro vita.
Ciò che segue è un insieme di fatti che si avvicendano con ipocrisia, simbolo di un’Italia ancora stretta in un giogo di silenzi e omertà, che partono da una denuncia emessa nel 1978 ai danni di Fiesoli, accusato di maltrattamenti, corruzione di minore e atti di libidine violenta.
La denuncia ai danni di Foffo ben presto verrà dimenticata, dati i forti collegamenti con politici e magistrati democristiani e di sinistra. A riprova di ciò basti pensare che lo stesso Meucci era uno delle icone della sinistra cattolica e che ad andare là a fare propaganda furono D’Alema, Fassino, Rosi Bindi, la Camusso, Livia Turco e Di Pietro (vd Articolo nazione che approfondisce il legame e la “legittimazione” di questa comunità).
Solo nel 1985 la questione degli abusi sessuali nella comunità del Forteto tornerà a galla, e lui sarà condannato con sentenza definitiva, senza diritto di appello, per pedofilia; sarà invece assolto dall'accusa di atti osceni in luogo pubblico per le sue esibizioni di genitali, “non perché non li avesse commessi” confermò la Cassazione “ma perché era avvenuto in un luogo privato, il Forteto appunto”.
In concomitanza alla sentenza, iniziano ad arrivare tanti riconoscimenti nazionali per il “metodo” di Fiesoli e Goffredi che continuano ad essere utilizzati come un “mezzo di propaganda” da diversi politici italiani ( Vd articolo Il Fatto Quotidiano).
In cosa consiste questo metodo? Nell’allontanamento dalla famiglia, dalla rinuncia di una qualsivoglia idea di maternità ed in un’educazione negativa, ovvero a contatto con la natura e senza regole rigide.
Ad un certo punto però ha luogo una svolta che sembra cambiare le carte in tavola, cioè l’entrata in gioco della Corte Europea (come ci insegna il caso Claps).
Ciò è avviene grazie all’intervento di una madre italo-belga, la quale sporge, nel 1998 , un ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo contro il Tribunale di Firenze. Il ricorso della donna viene accolto poiché di fatto le era stato impedito di vedere la figlia da Fiesoli e da Meucci. Non è un caso: uno dei punti cardine della strategia del Forteto era la rottura dei legami familiari.
L’organo europeo è legittimamente competente in merito, perché i servizi sociali avrebbero dovuto segnalare questa cosa già da tempo. Questo però non avvenne, e quindi, dopo una breve indagine, Strasburgo ordinò all’Italia di pagare una multa di 200 milioni di lire.
Tutto sembra continuare in sordina, con condanne brevi che non fanno scalpore, fino a quando il 20 dicembre 2011 Rodolfo Fiesoli viene arrestato con l’accusa di pedofilia e zoofilia grazie alla querela di un ragazzo appena maggiorenne, che era riuscito ad uscire dalla comunità. Inizia quindi il primo dei tre grandi processi che avranno luogo in quegli anni.
Ad inizio 2012 il Tribunale decide di interrompere gli affidamenti di minori al Forteto ed iniziano ad avvenire le prime deposizioni in sede processuale.
Di seguito vi riporto un piccolo frammento di testimonianza di un ragazzo fuggito dalla comunità nel ‘78, Edoardo Martinelli:
«Lo scontro con Rodolfo fu sulla sua idea di comunità rigida e sulla terapia selvaggia basata sulle confessioni pubbliche. Attuarono quella terapia selvaggia con una mia amica, disperata perché da bambina suo padre aveva abusato di lei. Cercarono di applicarla anche a me. Rodolfo mi guardava negli occhi, mi voleva far dire che ero un abusato, addirittura che anche Don Milani era un abusante, era come se mi volesse ipnotizzare. Erano pressioni disumane. Tutto un gruppo faceva coercizione. Siccome credo di non aver mai perso del tutto la lucidità, dissi a Rodolfo [Fiesoli]: “Si va io e te da Don Bensi, il mio confessore” (…) Non si fa a tempo a entrare che Rodolfo gli fa il suo sorriso e gli mette la mano sui genitali (era un suo vezzo). Don Bensi gli sferrò uno sganassone e lo cacciò a calci nel sedere. Poi mi disse: “Questo è pazzo, è uno psicotico attivo”. Quel giorno capii che ero finito in un bordello»
I giudici affermarono al termine del processo che “per venti anni al Forteto non erano bambini perché i rapporti fra uomo e donna venivano ritenuti impuri, mentre erano promossi quelli omosessuali" e che “ [Il Forteto] era il territorio di caccia di Rodolfo Fiesoli, che ha avuto rapporti sessuali con quasi tutti gli uomini della comunità e con molti adolescenti, sostenendo che in tal modo li “liberava dalla materialità”.”
Nel 2015 fu condannato alla sentenza di primo grado a 17 anni e 6 mesi.
Nel febbraio del 2017 venne fuori la segnalazioni di un ragazzo che aveva deposto durante il primo processo, che affermò in Questura che in quella circostanza non avrebbe voluto deporre «Ma — dice — subii un angosciosa pressione dai genitori affidatari e dagli altri imputati perché andassi in udienza». Fu costretto a parlare della comunità come un luogo dove la vita si svolgeva con tranquillità e dove lui aveva vissuto serenamente coi genitori affidatari. Concluse la testimonianza al PM affermando di essere stato «stato costretto ad accusare mia madre di violenze che in realtà non ha mai compiuto».
Da questa e da un’altra segnalazione - riguardante un ragazzo fuggito dalla comunità pochi anni prima - partiranno altri due processi, che vedranno ambedue condannare Fiesoli. La cooperativa agricola si costituì parte civile contro il loro, ormai ex, profeta.
Ad oggi questa vicenda sembra essere solo un brutta pagina di storia dimenticata, anche se l’oblio al quale - fin dall’inizio - è stata destinata appare sempre di più stonare.
Per onor di cronaca occorre citare una famosa vicenda di cui, nel corsi degli anni, si è vociferato fosse intrecciata a quella del Forteto, ovvero la storia del Mostro di Firenze, un serial killer attivo, ufficialmente, dal 1974. Ci sono fatti che anche in questo caso sono rimasti ignorati per anni, ve ne cito alcuni interessanti.
Testate come “La Nazione” e “Il Foglio” per anni hanno parlato di testimonianze messe agli atti ma mai veramente discusse in sede di processo.
Ad esempio, una segnalazione fatta da Giovanni Biscotti alla SAM (Squadra Anti Mostro, ndr) il giorno dopo le vicende di Scopeti, nella quale disse di aver visto la notte del 8 Settembre 1985 Fiesoli - un suo conoscete - fermo ad urinare nella stessa piazzola. Possiamo citare le innumerevoli chiamate anonime che arrivarono alla cooperativa del Forteto nel 2001 riguardanti il dott. Narducci.
Queste le parole di Giuttari, un investigatore della polizia di stato che si è occupato a lungo del mostro di Firenze:
"Da quelle telefonate - spiega Giuttari - iniziarono le indagini mie e del pm Giuliano Mignini sulla morte del medico perugino Francesco Narducci, che noi riteniamo sia collegata alle vicende del Mostro. Alla donna dicevano: ’Farai la fine dei traditori Pacciani e quel medico che è stato strozzato, noi siamo una setta e il nostro gran maestro viene da Firenze. All’epoca nessuno pensava che Narducci fosse stato strangolato. Dalle indagini emerse che le chiamate partivano tutte da Foligno." Questa indagine, come molte delle altre piste prese in considerazione in quegli anni, non riuscì a concludersi con prove definitive.
Queste vicende che hanno cresciuto persone figlie del dolore e della paura non si sono ancora chiuse del tutto, e forse fino a quando certe figure di spicco della nostra politica non moriranno non lo saranno mai.
Eternamente destinate all’irrimediabile oblio.
Amalia Martini
DAVVERO ANCORA VIOLENZA SULLE DONNE NEL 2025?
Il giorno 25 novembre è stata la giornata contro la violenza sulle donne, ma la giornata contro la violenza sulle donne, non è solo il 25 novembre, è tutti i giorni.
Perché ancora nel 2024 ci sono stati femminicidi? Con quale coraggio un uomo può fare una cosa del genere? Come staranno poi le famiglie delle vittime? Perchè strappare una vita, per gelosia, perché si è stati lasciati o perché non si riesce a controllare l’altra persona?
Sentiamo continuamente storie di donne uccise, ed ogni volta spero che in futuro non ci siano ulteriori storie di questo tipo, ma purtroppo non è mai così.
Penso sempre a quanto dolore devono aver provato le famiglie delle vittime stando loro accanto durante le violenze e le sofferenze.
Ma oggi sono qui per raccontarvi la storia di una ragazza che ha denunciato tramite i social media, e che grazie a questo oggi è viva ed è pronta a raccontare a tutti la sua storia.
Speriamo che questa storia sia di esempio per le tante donne che hanno paura e soffrono in silenzio.
LA STORIA DI CHIARA BALISTRIERI
Chiara Balistrieri è una ragazza di 22 anni che a 14 ha conosciuto un ragazzo di nome Gabriel, originario della Romania. Lei si era innamorata di lui per la sua sensibilità e per la sua maturità. Ma non si è rivelato il ragazzo che sembrava.
Tutto è iniziato con uno schiaffo durante un litigio.
Poi Gabriel ha iniziato a volerle controllare il cellulare, e a incalzarla domandandole sempre dove fosse e con chi uscisse. Era geloso perfino del fatto che lei frequentasse la scuola.
Poi, in una spirale inarrestabile, ha iniziato a picchiarla, e ovviamente, subito dopo, cercava di farsi perdonare, giustificandosi dicendo che lo faceva perché le voleva bene.
Un giorno Chiara ha cercato di difendersi e, subito dopo, il ragazzo ha cominciato a pestarla, fino ad arrivare a spaccarle il naso, mandandola in ospedale.
Lui la porta in ospedale, scatta il codice rosso, e parte la denuncia nei confronti di Gabriel.
Dopo questo evento, con il sostegno della madre, lei l’ha lasciato. Ma nonostante questo, non si sono arrestate le minacce.
Nel 2022 la ragazza decide di raccontare la sua storia sui social, visto che la giustizia non aveva fatto nulla per aiutarla.
Per due anni e mezzo, Gabriel viene dichiarato latitante.
In seguito, viene arrestato, e gli concedono i domiciliari,da cui lui scappa.
Chiara pubblica un secondo video sui social, nel quale “ringrazia” il giudice di aver fatto scappare Gabriel in Romania.
Qualche giorno dopo, Gabriel è stato trovato a casa della nonna in Romania, ed è subito stato portato in carcere. Il processo è stato fissato in Romania per febbraio 2025, dopodichè Gabriel verrà estradato in carcere in Italia.
Chiara, a pochi giorni dalla buona notizia, è stata invitata da Silvia Toffanin, la conduttrice del programma televisivo Verissimo che va in onda su Canale 5, per raccontare la sua storia.
Sono contenta che questa storia abbia avuto, in un certo senso, un lieto fine.
Ormai troppe volte abbiamo sentito vicende di violenza domestica terminare con un femminicidio; perlomeno stavolta , seppur con lentezza, la giustizia ha dato i suoi frutti.
“Tax the rich”
L’urlo della generazione del futuro
Un problema quasi millenario
Il problema della diseguaglianza economica è una piaga che colpisce il mondo fin dal 1300: come possiamo vedere dal grafico, durante l’apice della Seconda rivoluzione industriale (seconda metà del’Ottocento) l’élite del 10% più ricco della popolazione mondiale detiene il 90% della ricchezza totale.
La situazione nel 2010 è migliorata leggermente, ma sicuramente non è migliore rispetto ai tempi dei feudi; la diseguaglianza richiama i tempi della schiavitù, per il cittadino normale. L’élite detiene più del 60% della ricchezza totale mondiale.
La diseguaglianza aumenta o diminuisce con le crisi?
Osservando attentamente il grafico, possiamo constatare che sono solo due i momenti in cui la distribuzione della ricchezza diventa leggermente più equa, data la perdita da parte dell’élite di notevoli percentuali.
Queste due diminuzioni si possono collegare a gravi momenti di crisi che colpiscono la parte del mondo più ricca. La prima crisi che possiamo trovare è la peste nera della seconda metà del 1300, durante la quale circa il 10% della ricchezza viene ridistribuita.
La seconda crisi avviene in corrispondenza del periodo delle grandi guerre (1914-1945) e del crollo della borsa americana (1929); durante questa crisi inizia una diminuzione che si assesta intorno al 60%.
Con la crisi scaturita dalla pandemia di Covid 19, però, questa associazione tra crisi e ridistribuzione della ricchezza non è avvenuta, portando il 10% più ricco un aumento dal 65% al 76%.
Possiamo constatare quindi che ormai il sistema capitalistico al giorno d’oggi è così radicato e potente che le crisi socio economiche aumentano il divario tra ricchi e poveri invece di diminuirlo.
Cosa possiamo fare noi giovani
Questa grave caratteristica del mondo moderno è sempre più rischiosa per chi fa parte della classe media, che sempre più può ritrovarsi sul baratro della soglia di povertà. Per noi giovani questo rischio sarà maggiore ed è per questo che è necessaria un’attività sociale sia per sensibilizzare sia per richiedere cambiamenti.
“Tax the rich”, un’iniziativa a livello europeo volta ad introdurre imposte aggiuntive sui grandi patrimoni, è solo uno dei movimenti dediti alla lotta contro il divario economico e che dovrebbe ricevere più attenzione dalla fascia più giovane della popolazione. Attraverso un utilizzo proattivo degli strumenti social la sensibilizzazione su questi temi può essere raggiunta e, forse in un lontano futuro, anche la parità economica.
Fonti
Oxfam - La disuguaglianza non conosce crisi
Oxfam - LA PANDEMIA DELLA DISUGUAGLIANZA
World Inequality Report 2022
Cepr/VoxEU, Guido Alfani - The top rich in Europe in the long run of history (1300 to present day)
Eurofound - Evoluzione relativa alla disparità di reddito e alla classe media nell’UE
Tax the rich