SALUTE 

AIDS della 4CL

CHE COS’È L’AIDS?


Con la sigla AIDS, che sta per Acquired Immune Deficiency Syndrome, in italiano Sindrome da Immunodeficienza Acquisita, si fa riferimento a uno stadio clinico avanzato dell’infezione da HIV, acronimo di Human Immunodeficiency Virus, in italiano virus dell’immunodeficienza umana. 

Quindi, l’HIV è il virus che provoca l’AIDS, che è invece la malattia.

 Di conseguenza, a differenza di come è raro pensare, non sono la stessa cosa. 


-Come si comporta entrato nell'organismo?

L’HIV è un virus a RNA che appartiene a una particolare famiglia virale, quella dei retrovirus, dotata di un meccanismo replicativo assolutamente unico. 

Grazie a uno specifico enzima, la trascrittasi inversa, i retrovirus sono in grado di trasformare il proprio patrimonio genetico a RNA in un doppio filamento di DNA. Questo va ad inserirsi nel DNA della cellula infettata (detta "cellula ospite" o “cellula bersaglio”) e da lì dirige la produzione di nuove particelle virali. 

La cellula infettata può attivare subito la replicazione virale, oppure può rimanere inattiva per un periodo di tempo compreso tra mesi e anni, comportandosi esattamente come una cellula non infetta.

 Le cellule infettate che non producono virus sono dette "latentemente infette" e costituiscono un serbatoio di HIV ineliminabile, che garantisce al virus la sopravvivenza. 

Il virus HIV attacca prevalentemente un tipo di globuli bianchi chiamati cellule T-helper (note anche come linfociti T CD4) e i monociti/macrofagi. Queste cellule sono importanti in quanto ci aiutano a combattere i tumori e le infezioni.

La rapidità con cui il virus si replica dipende dallo stato di salute generale della persona, dalla tempestività della diagnosi e dall'inizio del trattamento antiretrovirale


-Da dove viene?

E’ ormai accertato che il virus umano dell'HIV derivi da mutazioni di vari ceppi del SIV, il Virus di immunodeficienza delle scimmie (dall'inglese Simian immunodeficiency virus)  sviluppatosi in alcune regioni dell'Africa occidentale.

La specie del virus HIV è distinta in due tipi principali:

HIV tipo 1 (HIV-1), correlato a virus presenti in scimpanzé e gorilla dell'Africa occidentale;

HIV tipo 2 (HIV-2), correlato a virus presenti in un primate dell'Africa occidentale, il cercocebo moro.

I virus HIV-1 possono essere suddivisi ulteriormente in gruppi, di cui il gruppo M dei virus HIV-1 è quello predominante tra gli umani ed è responsabile delle pandemie di AIDS. Il gruppo M a sua volta può essere suddiviso in sottotipi in base a diverse informazioni genetiche; in base a queste, si è in grado di determinare iI virus HIV-2 sono considerati in genere meno virulenti e contagiosi dei virus HIV-1 del gruppo M, sebbene anche i primi siano in grado di causare AIDS.


-I tre stadi dell’infezione da HIV

La classificazione internazionale prevede una suddivisione dell’infezione da HIV in tre stadi.

1)Infezione acuta da HIV

2)Infezione cronica da HIV

3)AIDS


1)È la prima fase dell’infezione che si verifica entro 2-4 settimane dal contagio. In questo periodo alcune persone possono registrare nessun malessere

Alcune invece sviluppano sintomi simili all’influenza: febbre, ingrossamento dei linfonodi, mal di gola, eruzione cutanea, dolori muscolari e articolari e mal di testa.

Questi sintomi sono dovuti all’enorme velocità di replicazione che caratterizza il virus in questa fase.

Nei fluidi come il sangue e le secrezioni genitali la quantità di virus è molto elevata per questo, in questa fase, il rischio di trasmissione è particolarmente elevato.


2) Il sistema immunitario in questa fase può essere in grado di difendersi abbastanza bene; le persone possono non mostrare sintomi e apparire sane. Il virus, però, continua a replicarsi e a intaccare il sistema immunitario. Questo attacco continuo può contribuire allo sviluppo di numerosi problemi di salute, anche gravi.


3)La diagnosi di AIDS viene fatta quando la conta dei Linfociti T CD4 scende al di sotto delle 200 cellule/mm3

Si tratta dello stadio finale dell’infezione da HIV in cui il sistema immunitario è ormai gravemente danneggiato e la persona sieropositiva sviluppa una serie di infezioni chiamate “infezioni opportunistiche” che possono manifestarsi anche contemporaneamente in varie parti dell’organismo.


COME SI TRASMETTE L’HIV?


L’HIV si trasmette in 3 modi diversi:

1)Sessuale

2)Ematica

3)Verticale


1) Sessuale: questa tipologia di trasmissione è la più diffusa nel mondo. L’HIV si trasmette attraverso rapporti sessuali penetrativi (a) e non penetrativi (b).


a)Praticando rapporti penetrativi non protetti si rischia di trasmettere il virus attraverso il contatto tra liquidi biologici infetti (secrezioni vaginali, liquido pre-eiaculatorio, sperma, sangue) e le mucose. La trasmissione avviene quando ci sono lesioni o infiammazioni (anche non visibili ad occhio nudo) delle mucose genitali.

Lo sperma è più infettante delle secrezioni vaginali, perché oltre al virus libero può contenere linfociti infetti, inoltre può rimanere anche a lungo a contatto con le mucose vaginali o rettali

È importante sottolineare che la trasmissione non riguarda solo rapporti vaginali ma anche rettali, i quali rappresentano un maggior rischio di contagio, per la maggiore facilità con cui creano microtraumi.

Le probabilità di prendere l’ HIV aumentano anche quando si hanno rapporti con una donna che in quel momento ha le mestruazioni.

Ma i soggetti ad essere a rischio non sono solo quelli che hanno un ruolo passivo durante il rapporto poiché lo stesso pene è dotato di mucose che possono presentare ulcere e piaghe (dovute ad altri tipi di patologie) che possono lacerarsi durante i rapporti sessuali entrando in contatto con sangue e secrezioni infette, rendendo rischioso quindi anche il ruolo attivo. 


b)La tipologia di rapporto non penetrativo più diffuso è quello orale.

Attraverso quest’ultimo c'è il rischio che lo sperma infetto entri a contatto con ferite, mucose lacerate (anche microlacerate) o ulcere della bocca.

La minore concentrazione di virus nelle secrezioni vaginali rendono le possibilità di contagio estremamente basse


2) Ematica: è la trasmissione attraverso il sangue ed è stata molto frequente prima dell’invenzione del test HIV, perché avveniva tramite trasfusioni di sangue infetto, trapianti di organi di donatori infetti e accidentali casi di ferimento con strumenti come rasoi, aghi (anche da tatuaggio) o bisturi appena venuti in contatto con materiale infetto. 

Ma avviene anche attraverso la pratica, diffusa fra tossicodipendenti, di scambiarsi siringhe per iniettare la droga.

Questo tipo di trasmissione rappresenta negli anni ‘80 la principale forma di contagio in paesi mediterranei quali la Spagna, l'Italia, la Jugoslavia.


3) Verticale: è la trasmissione da madre a figlio e può avvenire durante la gravidanza, durante il parto o con l’allattamento. Il rischio per una donna sieropositiva di trasmettere l’infezione al feto è circa del 20%.


COME SI “CURA” L’AIDS?


-LA TERAPIA ANTIRETROVIRALE

Attualmente non esiste una cura definitiva in grado di eliminare completamente il virus dall'organismo e che consenta di guarire dall'infezione da HIV, ma possiamo contare su terapie altamente efficaci e tollerabili, i cosiddetti farmaci antiretrovirali, che permettono di controllare l'infezione nel lungo periodo, trasformando l'HIV in malattia cronica.

Le terapie attualmente disponibili consistono nell'assunzione per bocca di combinazioni di farmaci che, con differenti meccanismi d'azione, hanno l'obiettivo di sopprimere la replicazione di HIV, riducendo la carica virale a livelli non più rilevabili dai test di laboratorio (undetectable).

Nel 1987 è stato introdotto il primo farmaco antiretrovirale, la zidovudina (che agisce bloccando la riproduzione dell'HIV), a cui si sono aggiunti negli anni successivi altri farmaci con diversi meccanismi di azione.

A causa della forte tendenza alla mutazione dell’HIV, è necessario non soltanto trovare farmaci sempre nuovi, ma anche somministrare contemporaneamente più farmaci antiretrovirali (terapia combinata). In questo modo si cerca di ridurre al minimo o quantomeno di ritardare l'insorgenza di ceppi virali resistenti ai farmaci antiretrovirali.

Attualmente viene proposta alle persone sieropositive una terapia altamente efficace, detta Haart (Higly Active Anti-Retroviral Therapy), che consiste nella combinazione di vari farmaci antiretrovirali.

Le terapie sono tanto più efficaci, quanto prima iniziate.

L'evidenza scientifica ci dice che le persone con infezione da HIV che assumono in modo regolare e continuativo la terapia antiretrovirale hanno una lunga prospettiva di sopravvivenza, simile a quella di una persona che non ha contratto l'HIV, con una buona qualità di vita.

Inoltre diversi studi hanno riscontrato che il raggiungimento di una carica virale stabilmente non rilevabile (per almeno sei mesi) rende pressoché nullo il rischio di trasmissione sessuale dell'infezione.


-PROFILASSI POST ESPOSIZIONE

La PEP (Post-exposure Prophylaxis) è un trattamento farmacologico che ha lo scopo di ridurre la probabilità di contagio dopo una possibile esposizione ad HIV

Consiste nell'assunzione di farmaci antiretrovirali per 28 giorni (4 settimane). 

Va iniziata il più precocemente possibile dopo l'esposizione, meglio entro 1-4 ore e comunque non oltre le 48 ore.

In caso di una possibile esposizione ad HIV è necessario recarsi quanto prima presso un Centro di Malattie Infettive o presso il Pronto Soccorso di un Ospedale, dove verrà valutata l'eventuale indicazione all'assunzione della PEP ed intrapreso il percorso appropriato.

La PEP è efficace nel prevenire l'infezione da HIV, ma non al 100% dei casi. La verifica dell'efficacia della PEP si effettua eseguendo un test HIV di controllo 40 giorni dopo la fine dell'assunzione dei farmaci.

Attualmente sono in sperimentazione nuove classi di farmaci mirati a stimolare e supportare il sistema immunitario, piuttosto che a una diretta azione antivirale. Accanto ai farmaci, sono in corso da vari anni anche molti studi per mettere a punto un vaccino che possa prevenire l’infezione tra gli HIV negativi, o possa migliorare il decorso della malattia in chi è già infetto.


-TEST HIV

Esistono 3 tipi di test per rilevare il virus dell'HIV:

1)Test HIV di terza generazione 

2)Test HIV di quarta generazione

3)Test HIV rapidi 


1) Il sistema immunitario reagisce all'infezione da HIV producendo anticorpi. Queste molecole non proteggono dall'infezione ma permettono di rilevare la presenza del virus nel corpo. I test rilevano gli anticorpi anti-HIV nel sangue, nella saliva o nelle urine. Se questi anticorpi vengono rilevati significa che si è infetti da HIV. Queste tipologie di test per poter essere affidabili devono essere eseguiti a 90 giorni dall'evento a rischio.


2) I test di quarta generazione cercano non solo gli anticorpi contro l'HIV, ma proteine strutturali del virus che possono essere rilevabili nel sangue anche durante le prime settimane dopo l'infezione, prima della comparsa della risposta immunitaria con produzione di anticorpi.

Questa metodologia permette di ridurre l'attesa che sarebbe necessaria se si dovessero ricercare i soli anticorpi.

Queste tipologie di test per poter essere affidabili, possono essere eseguiti a 30 giorni dall'evento a rischio.


3) I Test HIV rapidi rilevano la presenza di anticorpi nella saliva, nelle urine o nel sangue. Questi test danno un risultato affidabile a partire da tre mesi dopo l'esposizione e possono essere eseguiti in autonomia.


-PREVENZIONE

Per ridurre il rischio di trasmissione sessuale dell’Hiv:

-Usare il preservativo maschile (condom) o femminile (femidom) in modo corretto, ovvero sin dall’inizio del rapporto.

-Condurre una relazione monogama o esclusiva, in cui entrambi i partner sono sieronegativi all’Hiv e non hanno altri comportamenti a rischio al di fuori della coppia.

-La pillola, la spirale e il diaframma sono metodi utili a prevenire gravidanze indesiderate, ma non hanno nessuna efficacia contro l’Hiv e altre infezioni sessualmente trasmesse.

-Utilizzare siringhe sterili monouso, così come in caso di agopuntura, mesoterapia, tatuaggi e piercing vanno utilizzati aghi monouso e sterili.

-Le trasfusioni, i trapianti di organo e le inseminazioni, nei Paesi europei, sono sottoposti a screening e ad accurati controlli per escludere la presenza dell'Hiv.

-Le persone con Hiv possono donare organi ad altre persone con Hiv.


-AIDS IN GRAVIDANZA:

Anche se il virus dell'HIV può essere trasmesso per via materno-fetale, una terapia farmacologica adeguata ed immediata previene sicuramente il rischio di trasmissione della malattia al nascituro. La madre può assumere zidovudina (monoterapia), oppure una combinazione di più farmaci antiretrovirali, che riducono le probabilità di trasmissione del virus al feto e costituiscono una valida terapia per la madre (a partire dalla 16° settimana).

Evitare l'allattamento al seno in caso di sieropositività: il virus può passare dalla madre al neonato anche tramite il latte materno.

Si raccomanda l'allattamento artificiale.


LA STORIA DELL’AIDS


1981→ si segnala un aumento improvviso e inspiegabile di casi di polmonite ( infiammazione in cui c’è un basso livello di linfociti T)  in giovani omosessuali. 

Successivamente vengono segnalati nuovi casi di pazienti che soffrono di un raro tumore dei vasi sanguigni a cui viene dato il nome di 

 “sarcoma di Kaposi”.

Cominciano a nascere le prime teorie sulle possibili cause di queste infezioni e tumori credendo fermamente colpissero soltanto gli omosessuali,  tanto che il New York Times  scriveva del “Raro cancro osservato in 41 omossesuali”. 

Alla fine dell’anno, però, la malattia comincia a colpire anche gli eterosessuali e, soprattutto, esce dal confine degli Stati Uniti: viene registrato infatti il primo caso europeo, in Inghilterra.


1982→ nasce fra i ricercatori l’ipotesi che la malattia abbia un’origine virale. 

Nel mese successivo, si contano 452 casi totali in 23 Stati diversi e si registrano i primi casi fra gli emofiliaci.

(individui con problemi di coagulazione e obbligati quindi a sottoporsi a continue trasfusioni)

 Durante il mese di agosto, nel corso di un congresso promosso dalla Food and Drug Administration (Fda), viene proposto per la prima volta il termine “sindrome da immuno-deficienza acquisita” per definire la nuova malattia. Si parla dunque di una malattia che viene acquisita attraverso un meccanismo di trasmissione che consiste in una deficienza del sistema immunitario. 

Il 1982 si chiude con due eventi significativi: la prima morte, a seguito di una trasfusione infetta, di un bimbo emofilico e il primo caso di trasmissione materno-fetale dell’Aids. 


1983→ si comincia a discutere su come prevenire la trasmissione dell’Aids. Nello stesso anno lo scienziato francese Montagnier isola un nuovo virus che potrebbe essere responsabile della trasmissione della malattia, il virus viene analizzato e denominato Lav (Virus associato a linfoadenopatia).


1984→ si dichiara pubblicamente che il virus Lav è stato definitivamente la causa dell'Aids. 

Robert Gallo isola a sua volta il virus che credeva essere responsabile della malattia, chiamandolo Htlv-III (Virus umano della leucemia a cellule T di tipo III) dichiarando inoltre che sarà presto disponibile un test commerciale per diagnosticare l’infezione.

 

1985→ si dichiara che quello analizzato da Montagnier e Gallo è lo stesso virus. 


1986→ il comitato internazionale stabilisce un nuovo nome per indicare il virus dell'Aids: d’ora in poi si parlerà soltanto di Hiv, ovvero “Virus dell’immunodeficienza umana”.


1987→ introduzione della zidovudina, farmaco che agisce bloccando la riproduzione dell'HIV


1995→ nasce la terapia HAART (Highly Active Anti-Retroviral Therapy), molto più efficace del solo utilizzo della zidovudina.



CURIOSITÀ

Alla fine degli anni ‘90 tantissime persone avevano paura della nuova malattia: la chiesa credeva che fosse una malattia per punire chi aveva troppi rapporti sessuali, i tossici e gli omossessuali e i bambini che avevano contratto il virus non andavano a scuola perchè si temeva che il contagio potesse avvenire anche col contatto pelle-pelle, starnuti ecc…

Fortunatamente ci furono degli eventi che spinsero le persone ad abbandonare queste false credenze relative all’aids:

-Lady Diana che toccò senza guanti un malato di AIDS dimostrando che non c’erano rischi. (Fig. 1)

-Dopo l’ uscita della notizia che sosteneva che l’AIDS si trasmette con la saliva, Fernando Aiuti (immunologo e politico italiano) e Rosaria Iardino (autrice italiana) si baciarono per dimostrare la falsità della notizia, la loro foto si diffuse in tutto il mondo. ( Fig. 2


Fig. 1

Fig. 2

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