MUSICA

L'album migliore (ep.2) - U2 di Andrea Burney

L’ALBUM MIGLIORE (ep. 2) - U2


Dopo un lungo anno di assenza dall’ultimo articolo sui Coldplay, torniamo con una nuova classifica, stavolta sugli U2: uno dei gruppi più celebri della scena pop e rock negli ultimi 40 anni.

Tutto inizia a Dublino nel lontano 1976, periodo in cui Larry Mullen (il batterista) propone un ritrovo di musicisti nella Mount Temple School. A rispondergli saranno Adam Clayton (il bassista), David Howell Evans (chitarrista soprannominato “The Edge”) e Paul David Hewson (cantante oggi conosciuto come Bono Vox). Inizialmente la band di Dublino doveva chiamarsi “Feedback”, per poi passare a “The Hype” e infine “U2”, nome che, secondo molte teorie, si riferisce al missile americano di spionaggio U-2 che venne distrutto dall’URSS durante la Guerra Fredda.

Durante la loro carriera, gli U2 hanno spesso cambiato genere musicale, partendo da basi post-punk e alternative rock negli anni ’80, alla musica elettronica sperimentale nel decennio successivo, per poi ritornare alle origini con influenze più pop e alla portata del pubblico. Sul piano tematico invece, le loro canzoni trattano spesso argomenti di cronaca che possono coinvolgere il pubblico, tra cui eventi storici, critiche alla società o vere e proprie dediche a personaggi famosi del passato.

Ma in tutto questo, cosa ne penso di loro? IO sono Andrea e anche oggi riporterò una classifica personale dei 10 migliori album della band, dal peggiore al più ganzo secondo me, prendendo in considerazione stile, impatto e tematiche. Escluderò quindi 4 dei loro 14 dischi, le compilation e le deluxe edition dei prodotti originali. Detto questo: LET’S RANK MAN!



10° Posto: POP

Data di uscita: 3 marzo 1997

Produttori: Flood, Howie B, Steve Osborne 

Durata: 1h 13min

Tracce: 12 


Pubblicato sul finire degli anni ’90, Pop rappresenta la fine di un capitolo assai particolare per gli U2. Lo stile rimanda al rock alternativo e elettronico dei due album precedenti (ovvero Achtung Baby e Zooropa), tuttavia presenta alcune differenze: molte delle tracce presenti mantengono una sonorità prevalentemente “artificiale” e sostenuta da una ritmo pizzicante, just like turkish kebab. Oltre alla batteria che svolge un ruolo determinante nell’album, anche la chitarra è un elemento caratteristico, soprattutto negli effetti in piena coerenza col sound del disco, ha un suono molto sporco e grezzo, come il giardino del Pascoli in autunno con 20000000 foglie sull’entrata.  Ovviamente ci sono alcune eccezioni come If God Will Send His Angels o Staring At The Sun, che sono un po’ più semplici e alla portata di un pubblico più aperto. Anche Wake Up Dead Man si stacca dagli altri brani perché presenta una particolarità: Bono usa degli effetti vocali che trasformano completamente l’atmosfera accesa dell’album, con qualcosa di più chill e sperimentale allo stesso tempo.

Personalmente non ho apprezzato a pieno quest’album perché non presenta nulla di totalmente nuovo e sembra più un capitolo di passaggio, che porterà la band a rinnovare il suono negli anni successivi. Ovviamente qualche brano bellino lo possiamo trovare, ma nulla di troppo prezioso.

Canzoni consigliate: Staring At The Sun, The Playboy MansionWake Up Dead Man



9° Posto: All That You Can’t Leave Behind

Data di uscita: 30 ottobre 2000

Produttori: Daniel Lanois, Brian Eno

Durata: 49min

Tracce: 11


Tre anni dopo l’uscita di Pop, i nostri amici irlandesi si ripresentano con un album completamente nuovo sul piano stilistico, passando da sonorità tecnologiche e sporche a produzioni più semplici, smielate e alla portata del pubblico. D’altronde siamo negli anni 2000 e l’alternative rock prende completamente un’altra piega, con la formazione di band pop rock come gli Arctic Monkeys, Linkin Park e gli stessi Coldplay, che si ispireranno agli U2. Molti dei riff di chitarra presenti in questo disco  (per chi non lo sapesse, il riff è un suono in una canzone che viene ripetuto più volte e ha lo scopo di accompagnare la voce) sono particolarmente orecchiabili e tranquilli. Questo album è importante anche per le tematiche e nella lista delle canzoni possiamo trovare:  Kite, che riflette sulla morte del padre di Bono; When I Look At The World per il disastro di Černobyl’; e Peace On Earth che assumerà in futuro un significato commemorativo dell’attacco alle Torri Gemelle nell’anno a seguire. Un brano ancora oggi memorabile dell’album è Beautiful Day, che sebbene sia un brano molto apprezzato, non soddisferà a pieno i fan della band.

Ho sempre trovato quest’album affascinante e sicuramente riconosco la sua importanza, tuttavia non riuscirei a paragonarlo ai suoi predecessori perché non ha la loro stessa intensità e sicurezza, soprattutto nella spartizione delle canzoni e nei suoi arrangiamenti. Ovviamente è un mio gusto personale ;-).

Canzoni consigliate: Beautiful Day, Walk On, Grace



8° Posto: Rattle And Hum

Data di uscita: 10 ottobre 1988

Produttore: Jimmy Lovine

Durata: 1h 12min

Tracce: 17


Progetto di assoluta importanza per la band, che conclude il “Ciclo americano” iniziato nel 1984. In quest’album si alterneranno versioni live di brani famosi nei dischi precedenti (come Pride o Silver and Gold), e nuove canzoni inedite che spesso riprenderanno i temi della storia americana. Tra questi, ricordiamo Love Rescue Me (prodotta insieme a Bob Dylan) e Van Diemen’s Land. Oltre a queste, sono state aggiunte delle cover di capolavori come Helter Skelter dei Beatles, e All Along the Watchtower di Jimi Hendrix. Insieme al disco, verrà pubblicato un film/documentario del progetto molto ganzo.

Da grande fan degli U2 non posso che apprezzare Rattle and Hum: è un album significativo e intenso che raffigura l’America in tutte le sue facce, sia positive che negative. Mi è sembrato molto scorrevole e leggero, insomma, un ascolto piacevole e versatile. Tuttavia, dal punto di vista stilistico non introduce nulla di nuovo (ad eccezione della versione gospel di I Still Haven’t Found What Looking For che è fichissima per me) e spesso riprende le basi degli album precedenti. Complessivamente mi è garbato molto e accompagnava bene le mie sessioni di Uncharted [un videogioco per PlayStation,  ndr].

Canzoni consigliate: Desire, Angel of Harlem, Heartland



7° Posto: October

Data di Uscita: 12 ottobre 1981

Produttore: Steve Lillywhite

Durata: 41min

Tracce: 11


October è il secondo album degli U2 e rappresenta un punto di crisi spirituale per la Band. Infatti, Bono e gli altri membri vennero minacciati da alcune componenti di una setta religiosa chiamata Sharon, la quale chiese al gruppo di staccarsi dal contesto rock per volere di Dio, fatto che causò numerosi problemi al gruppo. Inoltre, durante un tour in Oregon, Bono perse tutte le bozze e appunti per la realizzazione di October, portandolo a ricominciare tutto da capo. Vedremo in brani come Gloria e With a Shout (Jerusalem) che parleranno della religione e il loro rapporto con Dio; in altre canzoni come Is That All?,  Scaret e I Fall Down parlano della loro crisi, mentre October (da cui l’album prenderà nome) tratta la morte della madre di Bono quando aveva soli 14 anni.

Per me è un album molto intenso e che ha canzoni molto valide. La mia preferita è Scarlet, perché evoca sensazioni di calma e speranza per il futuro, come un richiamo della natura. Gli arrangiamenti sono fantastici e anche i testi sono scritti molto bene, tuttavia gli manca qualcosa secondo me. Da un lato si distacca dal puro post-punk di Boy (il primo album), ma dall’altro si presenta come un precursore di War (il terzo nonché una pietra miliare della band), ritraendosi così come un capitolo di passaggio.

Canzoni consigliate: October, Scarlet, Is That All?



6° Posto: Achtung Baby

Data di Uscita: 18 Novembre 1991

Produttori: Daniel Lanois, Brian Eno

Durata: 55min

Tracce: 12


Sull’inizio degli anni ’90, gli U2 rilasciano questa perla che sarà un punto di svolta per la band sotto tutti gli aspetti, soprattutto quello stilistico. Il suono della chitarra è graffiante e dissonante, i ritmi della batteria assumono una maggiore meccanicità e lo stesso Bono utilizzerà dei filtri per modificare la propria voce, tanto da renderlo quasi irriconoscibile. Non è un caso, dato che già in quel periodo si stavano formando band grunge (come gli Alice in Chains, i Soundgarden, i Pearl Jam e i Nirvana) caratterizzate da un suono grezzo, sporco e lontano dal pop degli anni ’80. Tra le canzoni più celebri ricordiamo One, una drammatica riflessione su Berlino e la sua situazione prima della caduta, e Even Better Than the Real Thing, una celebrazione alle “taroccahe”.

Un po’ mi dispiace mettere quest’album in sesta posizione, perché è interessantissimo e importante per la loro carriera. Ha tantissime tracce che mi garbano molto, come Zoo Station e Mysterious Ways. Entrambe hanno delle sonorità particolarissime e un’energia che non avevo mai percepito prima d’allora. Se però devo citare l’emblema dell’album, non posso non nominare The Fly, che secondo me riassume tutto il contenuto dell’album, ovvero un miscuglio di suoni stridenti e distorti, ma che nella loro complessità ottengono una musicalità unica.

Canzoni consigliate: Zoo Station, One, The Fly



5° Posto: Zooroopa

Data di Uscita: 5 luglio 1993

Produttori: Flood, Brian Eno, The Edge

Durata: 51 min

Tracce: 10


Due anni dopo Achtung Baby, I nostri amici celtici droppano sta bomba che è Zooropa. Album che riprende e conferma lo stile del progetto precedente, ma con suoni ancora più particolari e ricercati. Brani come Numb o Some Days are Better than Others sono molto introspettivi e riflettono sulla disconnessione emotiva, mentre altri si riferiscono più esplicitamente al progresso, alla teconolgia e al capitalismo di fine millennio, come nel caso di Zooropa (la title track) e Daddy’s Gonna Pay for Your Crashed Car. Un altro punto forte dell’album è la canzone d’amore Stay, che è anche colonna sonora del film Faraway, So Close! di Wim Wenders.

Molti fan della band reputano Achtung Baby il miglior album del gruppo, ma secondo me Zooropa lo batte per poco. Ci sono suoni ed effetti alla chitarra che non avevo mai sentito prima di allora e certe canzoni mi sono rimaste impresse per tanto tempo. Un esempio è Babyface, che con i suoi suoni cristallini evoca un forte senso di nostalgia. Anche Dirty Day e Stay sono due grandi tracce memorabili nella loro liricità.

Canzoni consigliate: Babyface, Stay, Dirty Day



4° Posto: War

Data di Uscita: 28 febbraio 1983

Produttori: Steve Lillywhite, Bill Whelan

Durata: 42min

Tracce: 10


A concludere la prima trilogia della Band, sarà proprio War, il primo album che lancerà gli U2 al successo mondiale. Quest’album, oltre ad essere il più celebre e apprezzato per le sue canzoni, è anche un documento storico e politico che testimonia anche fatti di cronaca, come le rivendicazioni irlandesi contro il Regno Unito. La tematica principale, da come suggerisce il nome, è la guerra. Vediamo infatti come lo stile delle produzioni si stacca sempre di più dalla scena punk, per spostarsi su ritmiche più sostenute e aggressive, che rimarcano il senso di bellicosità che caratterizza l’intero album. Le canzoni stesse, anche nella composizione lirica, sembrano dei canti di guerra composti da soldati, soprattutto in Seconds o Drowning Man. 

Confermo che quest’album non è il mio preferito e non l’ho messo sul podio, però lo rispetto molto proprio per la sua importanza storica. Ovviamente nella descrizione di quest’album non posso non parlare di Sunday Bloody Sunday, che parla di una strage causata dalle forze britanniche contro un gruppo di civili irlandesi durante una dimostrazione per strada. La frase “how long to sing this song” ha un significato bellissimo e il ritmo che accompagna la canzone è molto impulsivo. Anche canzoni come Surrender e Red Light sono ganze ganze. Peccato per the Refugee che è un po’ monotona, ma per il resto tutto ok.

Canzoni consigliate: Sunday Bloody Sunday, Surrender, Red Light



3° Posto: The Unforgettable Fire

Data di Uscita: 1 ottobre 1984

Produttori: Brian Eno, Daniel Lanois

Durata: 42min

Tracce: 10


The Unforgettable Fire, pubblicato nella metà degli anni 80, si slaccia completamente dal progetto precedente, ovvero War. Dopo il successo riscosso nello War Tour, gli U2 dedicano il proprio tempo per registrare un album all’interno dello Slane Castle (il castello nella copertina) in Irlanda. Con la partecipazione di Brian Eno, le produzioni saranno più sperimentali e il suono degli strumenti sarà più ricercato. Troviamo tracce come Promenade o 4th of july che creano un’atmosfera calma e pacifica. Sulle tematiche quest’album è più spirituale (come vediamo in Indian Summer Sky o in A Sort of Homecoming ) e in altri casi vengono celebrati personaggi famosi per l’America (Elvis Presley e Martin Luther King). 

In fondo al podio ci metto questo album perché anche per me è originalissimo. Grazie al nostro amiho Brian Eno più volte mi sono lasciato trasportare nell’iperuranio dal suono della Gibson di The Edge. Parlando delle canzoni, Pride è una perla, un’ode a Martin Luther King che rimarrà nella storia anche grazie agli acuti di Bono che mi hanno sempre gasato. Wire con la sua batteria assume delle ritmiche funk a mio parere particolarissime, mentre Bad parla della dipendenza ed è molto commovente nell’interpretazione del testo. Tra tutte però non posso non menzionare la mia canzone preferita della band, la title track, ovvero The Unforgettable Fire. In questa ballata Bono tratta il tema della bomba atomica a Hiroshima e Nagasaki e lo fa attraverso delle strofe estremamente drammatiche e persuasive allo stesso tempo, che vengono “spezzate” da un ritornello quasi angelico, per poi concludere con una sorta di lamento che mi mette sempre le goosebumps.

Canzoni consigliate: Ascoltatevelo tutto tesori (tanto nessuno vedrà quest’articolo)



2° Posto: The Joshua Tree

Data di Uscita: 9 marzo 1987

Produttori: Daniel Lanois Brian Eno

Durata: 50min

Tracce: 11


Riprendendo molte tematiche e lo stile dell’album precedente (The Unforgettable Fire), anche The Joshua Tree si prende un posto nel podio, con la differenza, però, che stavolta vengono introdotti generi di radice americana come il blues, il country, il folk e il gospel. Anche nelle tematiche si parla molto degli Stati Uniti, sia positivamente (d’esempio è In God’s Country) che negativamente (lo vediamo in Bullet the Blue Sky). Anche la religiosità e il rapporto con Dio sono temi spesso ricorrenti in canzoni come I Still Haven’t Found What I’m Looking For e Exit.

Anche se The Unforgettable Fire è la mia canzone preferita in assoluto degli U2, quest’album nella sua completezza batte facilmente il precedente. Ci sono troppe canzoni a cui sono legato, come la ballata d’amore With or Without you che è forse la canzone più celebre della band. Anche Where the Streets Have No Name è un proiettile che va sparato a palla mentre si è in macchina, con uno degli arrangiamenti più belli ed energici alla chitarra mai sentiti prima e un significato bellissimo sul rapporto tra povertà e cittadinanza. Però, se dobbiamo dire qual è la migliore dell’album, il premio va a One Tree Hill che tratta la morte dell’amico di Bono, cioè Greg Carrol, insieme all’assassinio del cantante cileno Victor Jara durante il regime di Pinochet.

Canzoni consigliate: tutte



1° Posto: Boy

Data di Uscita: 20 ottobre 1980

Produttore: Steve Lillywhite

Durata: 42min

Tracce:11


Per me, quest’album è la definizione di perfezione. È il primo album della band e rivela subito le sue influenze post-punk. Non a caso lo stile ricorda molto quello dei Joy Division, dei Cure, dei Siuxie and the Banshees o persino Billy Idol. Il tema principale è la gioventù e la crescita di un bambino, piena di intuizioni e sensazioni che possono essere di calma (the Ocean), oscurità (an Cat Dubh), leggerezza (The Electric Co.) o addirittura di amore paterno (I Will Follow). Un altro tema che si ritrova spesso è quello dello smarrimento e dello stato di incoscienza, che vediamo soprattutto in Twilight e A Day Without Me

Ho messo questo capolavoro al primo posto perché io personalmente ci sono molto affezionato e ogni canzone mi fa venire in mente un ricordo diverso. Tuttavia quest’album non va valutato per ogni singola canzone, ma nella sua completezza perché è un viaggio attraverso i ricordi e le emozioni che ogni bambino ha vissuto e sperimentato.

Album intero

10° Posto: POP

Data di uscita: 3 marzo 1997

Produttori: Flood, Howie B, Steve Osborne 

Durata: 1h 13min

Tracce: 12

9° Posto: All That You Can’t Leave Behind

Data di uscita: 30 ottobre 2000

Produttori: Daniel Lanois, Brian Eno

Durata: 49min

Tracce: 11

8° Posto: Rattle And Hum

Data di uscita: 10 ottobre 1988

Produttore: Jimmy Lovine

Durata: 1h 12min

Tracce: 17

7° Posto: October

Data di Uscita: 12 ottobre 1981

Produttore: Steve Lillywhite

Durata: 41min

Tracce: 11

6° Posto: Achtung Baby

Data di Uscita: 18 Novembre 1991

Produttori: Daniel Lanois, Brian Eno

Durata: 55min

Tracce: 12

5° Posto: Zooroopa

Data di Uscita: 5 luglio 1993

Produttori: Flood, Brian Eno, The Edge

Durata: 51 min

Tracce: 10

4° Posto: War

Data di Uscita: 28 febbraio 1983

Produttori: Steve Lillywhite, Bill Whelan

Durata: 42min

Tracce: 10

3° Posto: The Unforgettable Fire

Data di Uscita: 1 ottobre 1984

Produttori: Brian Eno, Daniel Lanois

Durata: 42min

Tracce: 10

2° Posto: The Joshua Tree

Data di Uscita: 9 marzo 1987

Produttori: Daniel Lanois Brian Eno

Durata: 50min

Tracce: 11

1° Posto: Boy

Data di Uscita: 20 ottobre 1980

Produttore: Steve Lillywhite

Durata: 42min

Tracce:11

Ortodossia di Leonardo Verdiani

Analisi dei brani dell’album “Ortodossia” dei

CCCP-FEDELI ALLA LINEA

I CCCP sono un gruppo rock punk italiano che ha avuto una grande influenza sulla scena musicale degli anni 80’. Il gruppo è stato formato da Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni nel 1981 a Berlino, dove la Band frequenta molto le comunità islamiche, suonando spesso nei loro locali. Nell’estate del 1984 entrano a far parte del gruppo: Annarella Giudici e Danilo Fatur, l’entrata di questi due segna l’inizio dell’epoca più iconica dei CCCP.

Nel 1984 esce il primo vero e proprio album chiamato “Ortodossia” che contiene 3 brani: “Live in Pankow”, “Spara Jurij” e “Punk Islam”.


“Live in Pankow”

Il primo brano rispecchia la sensazione di disagio e di imprevedibilità del futuro provata dalla band,che dà un giudizio critico alla stupidità e alla superficialità degli eventi mondani dell’epoca; per esempio le discoteche o i locali. La paura dell’imprevedibilità della società del tempo è seguita da un desiderio di controllo e di quiete nella situazione politica e sociale in un'Europa incerta e divisa.


“Spara Jurij”

Questo brano fa riferimento all’incidente avvenuto nel 1° Settembre del 1983, quando il Volo Korean Air Lines 007 (New York- Seul), andato fuori rotta, aveva sconfinato nello spazio aereo russo. L’aereo fu abbattuto da degli aerei caccia sovietici che l’avevano scambiato per un aereo spia statunitense. Questo terribile incidente ha causato 269 vittime e ha contribuito a peggiorare i rapporti già in crisi tra le due superpotenze.

lo “Jurij” nominato continuamente nella canzone fa riferimento a Jurij Andropov, al tempo il segretario generale del partito comunista sovietico.

La posizione da parte della Band in questo incidente non è specificata nel brano, anche nelle interviste seguenti all’uscita dell’album non vengono date risposte certe.

In questo caso il gruppo potrebbe avere solamente il ruolo di strillone che annuncia la notizia.


“Punk Islam” 

Questo brano è la fusione tra punk rock e Islam che crea un mix di cultura e ribellione.

Nella canzone c’è una frequente ripetizione delle parole “Islam Punk” e “Punk Islam” che suggerisce la fusione di questi due concetti a prima vista contraddittori: il nucleo ribelle della musica punk e la severità della religione islamica.

Questa contrapposizione è mirata a distruggere le aspettative e gli stereotipi degli ascoltatori e conseguentemente a fargli sviluppare un punto di vista più inclusivo e diversificato.

I riferimenti a numerose città precedute da “punk in” mostra l’estesa influenza del punk nel mondo e lo innalza da un semplice genere musicale a un vero e proprio linguaggio universale di ribellione e cambiamento. Questo senso di voglia di cambiamento è esplicitato da versi come  "Mi sono perso ad Istanbul, e non mi trovano più" e "Dovrebbero seguire le mie voglie" che rappresentano il vagabondaggio, l’auto scoperta e la necessità di non seguire sentieri convenzionali per seguire le proprie passioni e voglie.

Voices from the wood 2 di Davide Vannucci 

Voices from the Woods


Oggi sono uscito di casa e sono stato immediatamente accolto da un freddo piacevole, accompagnato dal distintivo odore di legna bruciata che avvolge il mio paese la sera; una leggera pioggerella ha iniziato a scendere dopo l’inizio del mio itinerario abituale.

Tutto questo mi ha riempito l’animo di un qualcosa molto particolare, caratterizzato da molta neve. Se il vostro primo pensiero è il natale, vi sbagliate fortemente, perché il mio primo pensiero è andato ad un album scovato qualche giorno prima, che mi ispirava alquanto.


Solitamente non amo l’incorporazione della politica nella musica, ma questo album fa eccezione, quindi qualunque sia il vostro schieramento prendete cappotti, elmetti, fucili e lasciate da parte ogni voglia di vivere, perché partiamo con l’Armata Rossa con un obiettivo: conquistare Berlino.


La one-man band, originaria dei Paesi Bassi e creata da un anonimo, è Soyuz e questo è il loro album di debutto: “Red Blood, White Frost”, un album atmospheric rabm (Red and Anarchist Black Metal) che ha come argomento l’Armata Rossa durante la seconda guerra mondiale in marcia verso la capitale tedesca. 


Questo album, di fortissima matrice rossa, è stato dedicato a tutti coloro che hanno combattuto gli invasori fascisti nell’area dell’est Europa. 

Questo gruppo riesce a creare un'atmosfera fredda ed avvolgente che ti trasporta dritto nelle foreste polacche a marciare nella neve. 


Sei stupendi brani compongono questo album di cui almeno tre sono interpretazioni in chiave black di canzoni e marce funebri sovietiche. Il tutto è “sporcato” da una qualità audio degna di un giocattolo parlante degli anni ‘90 ancora funzionante, che aggiunge un qualcosa in più che nella mia modesta opinione abbellisce il tutto. Inoltre, come ogni album atmospheric che si rispetti, i vocals si fondono alla perfezione nella musica.


Voto : 8/10

Brano preferito : “The Red Army is the strongest!

Questo album è completamente gratis sull’app di vendita di musica Bandcamp, quindi invito vivamente all’ascolto al seguente link: https://soyuzband.bandcamp.com/album/red-blood-white-frost


Buon ascolto, buon viaggio e ci risentiamo

P.S. : Come già detto non amo la politica nella musica, per cui nel prossimo articolo riporterò l’ago al centro (preparatevi)


-Il sussurratore



Voices from the wood di Davide Vannucci

Voices from the Woods


Uscendo spesso per il mio paese a portare a spasso il cane, è molto il tempo disponibile per ascoltare musica. Nella rubrica “Voices from the Woods”, della quale questo è il primo articolo, porterò recensioni dei vari ascolti che ho fatto e che farò.

Primo articolo, primo giro, primo album, quindi prendete santini, croci e torce varie perché ci addentriamo nel mondo del black metal, o, più precisamente, dell’atmospheric black metal.

Il gruppo, una one-man band è “Faidra”, è basato in Svezia e fa musica dal 2019. L’album, uscito il 3 Novembre di quest’anno, è intitolato “Militant : Penitent : Triumphant

Questo è un album che si può riassumere in una semplicissima parola: Ipnotizzante. Questa parola non è da interpretare negativamente, anzi secondo me gli album ipnotizzanti sono quelli perfetti per camminare, la sera, senza avere un solo pensiero per la testa, entrando in uno stato quasi si trance.


Il tempo totale è di 46 minuti e 28 secondi e le tracce sono 6, poche per gli standard normali della musica, ma per quanto riguarda l’atmospheric sono anche brevi.

Ognuna di queste tracce ha un riff principale che si ripete, accompagnate da una melodia di sintetizzatori anch'essa molto ripetitiva, ma con della tristezza e malinconia intrinseca. Essi sono gli ingredienti perfetti per un metal intrigante e rilassante.


Questo album è anche molto interessante dal punto di vista del significato, in quanto esplora una concezione religiosa di come si passi dal peccato alla redenzione attraverso la penitenza, allontanandosi probabilmente dai temi generali del black metal. (Non essendo disponibile il testo delle canzoni non ci metterei però la mano sul fuoco).


Questo è un album molto valido a cui darei un buon 7.5, per la sua qualità nonostante sia uscito da molto poco. (Bonus di mezzo punto se lo ascolti per le strade di Bivigliano la sera)

Buon ascolto e buona ipnosi, ci 

-Il Sussurratore



Perché ascoltare "The Prodigy?" di Matteo Lambardi

PERCHÉ ASCOLTARE THE PRODIGY

Avevo sempre sentito parlare dei Prodigy in ambito musicale ed avevo ascoltato solamente spezzoni molto brevi di alcuni brani che mettevano in compilation di calcio nell’anno 2014 (bei tempi!), ma non mi sono mai seduto a seguire ciò che il loro ampio catalogo di più di 30 anni di storia aveva da offrire. 

Forse è per disprezzo verso un nome tanto artificioso e arrogante che mi è sempre venuto il dubbio sull’effettiva qualità delle loro composizioni.

Tutto ciò fino a qualche mese fa, quando mi sono imbattuto su YouTube in un loro concerto a Phoenix nel 1996, con la copertina del video di un tizio con testa tutta rasata, a parte due corna colorate di verde, e occhi truccati di nero, che urlava alla folla. 

Mi ha suscitato una certa curiosità. e quindi mi son messo ad ascoltare. 

E nulla… 

Mi avrebbe preparato ad un’ora di musica elettronica con un livello talmente alto di “gasamento” che non sentivo da quando Giuseppe Rossi fece il 4 a 2 contro la Juventus nel 2013.

Tutto ciò perché ci sono pochi gruppi che sono riusciti a mettere insieme fan di metal, elettronica, rap e altro facendoli impazzire e saltare all’unisono. In questo articolo parleremo della loro storia, del perché sono importanti e del perché vengano ascoltati ancora a 30 anni dalla loro formazione.


Gli inizi

Di prodigio, in effetti, ce n’era uno e basta nella band, e si trattava del suo fondatore, Liam Howlett, inglese della contea di Essex, che aveva iniziato il progetto nella sua camera da letto con un paio di sintetizzatori e campionatori. 

Ispirato dalla scena rave inglese di fine anni ‘80 — in precedenza Howlett era nel giro della musica hip-hop — mantiene in alcune tracce l'estetica e l’uso dei samples (pezzi di altre tracce, modificate per essere usate in un nuovo brano).

Mentre Howlett continua a scrivere, incontra Keith Flint e Leeroy Thornhill, i quali, impressionati dai suoi brani ascoltati tramite una cassetta, offrono i loro servizi di ballerini e lo convincono a formare un gruppo, che ufficialmente si creò nel 1990. Poco prima del loro esordio, aggiungono al lineup l’MC Maxim Reality, semplicemente noto come Maxim, che improvvisò testi sul ritmo delle tracce. Howlett è, e sempre sarà, l’unico incaricato a produrre le tracce, con gli altri tre che daranno un grosso contributo live.

Poco dopo il concerto, firmarono con la XL Recordings, con la quale pubblicarono subito un EP e il singolo di debutto Charly, che usa la voce di un cartone animato che la band guardava quando erano ragazzini. La canzone avrebbe ispirato un trend: campionare cartoni animati per tracce rave. Un trend che non andava giù ai Prodigy, che subito cambiarono direzione facendo uscire Everybody in the Place nel 1991, che raggiunse il numero 2 delle classifiche in Inghilterra, battuta solamente dalla riuscita di Bohemian Rhapsody conseguente alla morte di Freddie Mercury.


Experience e Music for the Jilted Generation

In seguito a tutto questo successo iniziale, la band pubblicherà il suo primo album Experience nel 1992, che raggiungerà il numero 12 sulle classifiche inglesi e porterà loro a fare un tour nazionale. L’album include la hit Out of space, ma tutte le tracce in realtà saranno un successo nella scena rave. L’album che darà loro fama internazionale sarà però quello uscito nel 1995: Music for the Jilted Generation.

Questo album catapulta la band in qualcosa di molto più grande di un semplice gruppo techno-rave, che infatti prenderà l’attenzione anche delle scene rap e rock rispettive. È un album ricco di rabbia, ed è stato creato in risposta al Public Order Act che doveva limitare la quantità di rave che stavano accadendo in Inghilterra fino a quel momento, proibendo alla gente di gustarsi della bella musica e di scatenarsi. Questo si può vedere nella traccia semi rock semi techno Their Law, la quale presenta termini anche piuttosto forti per sfidare la legge. 

In generale, l’album riprende un sound elettronico molto attaccato ai valori rave originali, invece di puntare nelle nuove direzioni dell’epoca come la jungle, con i ritmi ancora più veloci e incalzanti, e l’eurodance che in quegli anni stava prendendo l’avvento di tutta la scena pop a suono di I’m Blue degli Eiffel 65. 

La traccia No Good (Start The Dance) è la migliore traccia dell’album a mio parere, una traccia che, come dice Howlett, «è una critica a questa piega commerciale, zuccherosa e “plasticosa” che ha preso la scena dance». I bassi ruggenti, i ritmi ipnotici, movimentati ed energetici, l’energia in generale della traccia la rendono uno dei pezzi di elettronica più iconici degli anni novanta. In questi pezzi si trovano inoltre l’ispirazione rap nel brano Poison e ispirazioni rock nel brano Their Law.


Cambiamenti e The Fat Of The Land

Nonostante l’album li abbia portati al successo internazionale, attirando e facendo ballare migliaia di persone in dozzine di paesi, la band continuava a essere spesso snobbata da alcune testate rock e addirittura di elettronica, in quanto non rispettava la purezza dei loro rispettivi generi; ma questo non importava a tutto il resto degli ascoltatori, che volevano semplicemente sentire della musica ad alto volume senza preoccuparsi di quali strumenti la suonassero.

La band, a questo punto, insieme a Fatboy Slim e i Chemical Brothers, viene menzionata come promotrice dello stile “big beat”, focalizzato su ritmi di percussioni bombardanti. 

Questo è anche il momento in cui il gruppo inizia a cambiare la sua immagine, specialmente Flint, che prende il look ancora ricordato oggi: truccato con i capelli cornuti multicolore. 

La band riesce addirittura a essere nella main lineup di alcuni dei festival più prestigiosi al mondo come Glastonbury nel 1995.

Con tutti questi cambiamenti si arriva al loro terzo album, The Fat Of The Land, ancora oggi ricordato per essere il lor magnum opus, che avrebbe poi ispirato molti movimenti nei decenni successivi come la dubstep e Skrillex. 

Questo è il primo contributo di Keith Flint come cantante nei brani Breathe e Firestarter — quest’ultima la traccia più popolare della band. Il disco andrà a vendere milioni di copie e finire al primo posto del Billboard Hot 100 nel 1997. Curioso come l’album, sempre di natura elettronica e rap come nel brano Diesel Power, sia stato votato come uno degli album preferiti di alcune riviste metal, altra testimonianza della loro versatilità in quanto ad attrarre ascoltatori di ogni tipo di genere.

La mia traccia preferita rimane Breathe, che riesce a gasarmi, dopo non so quanti ascolti, come Nicolas [il custode del Pascoli, ndr] che ti viene a dire che la classe il giorno dopo entra alle 10, seguita da Smack My B**ch Up, la quale ha ricevuto un po’ di critiche per il testo ritenuto misogino da alcune organizzazioni.


Il nuovo secolo

In seguito a questo successo, durante gli anni 2000, i Prodigy faranno uscire 4 nuovi album, con molte hit, compilation e collaborazioni con artisti del calibro dei Noisia, Dave Grohl dei Foo Fighters, Pendulum…

Durante il tour del settimo album dei Prodigy No Tourists, Keith Flint viene trovato morto suicida nella sua casa a Essex. Questo porta all’interruzione del tour e a una intensa campagna per la prevenzione del suicidio tra gli uomini. È stata una morte pesante non solo per i Prodigy e la musica elettronica, ma per tutta la scena musicale. Un artista che ha raramente dato contributi in senso compositivo, a parte cantare in qualche pezzo e fare il matto sul palco, ma che viene comunque ricordato come frontman e icona della band, per il quale il gruppo viene subito riconosciuto: sembrerebbe ciò a cui ogni nonna pensa immediatamente quando sente la parola punk. Un uomo tranquillo e sereno, una maschera che appariva più per quando si esibiva, tirando fuori tutto il suo stato interiore per far divertire il pubblico. Un uomo che soffriva da tempo di problemi mentali, di cui si possono addirittura trovare alcuni indizi nel brano Firestarter.

Oggi il gruppo esiste ancora, con solamente Howlett e MC Maxim come unici membri originali e vari turnisti.


Oggi

Oggi la band è ancora ascoltata e amata a quasi 30 anni dalla formazione, facendo ballare migliaia di persone in tutti i continenti, perfino l’Antartide. Se vi ho incuriosito, partite come ho fatto io dal concerto a Phoenix nel 1996, è un’ottima playlist e una buona introduzione all’energia live del gruppo. Soprattutto la parte finale con tutti che, ballando No Good, sono sicuro sia l’unico momento dove l’umanità abbia raggiunto la pace nel mondo. Consiglio inoltre i brani No Good, Breathe, Firestarter e Voodoo People.

Con Liam Howlett, alle tastiere, che passa da apparecchio ad apparecchio manco fosse Iron Man; Maxim che fa gasare il pubblico con il suo carisma; Thornhill con i suoi balli talmente smooth che se ballasse sulla neve non lascerebbe un’impronta; e ovviamente Flint che è la calamita dell’attenzione del pubblico. Lui è il caffeinato, il “gasatore”, lui è il Firestarter.

È un tipo di musica rumoroso, stupido, favoloso e contagioso. Ancora non ho trovato qualcuno che non muovesse la testa a ritmo, nonostante dicesse che “non è il suo stile”. Non sempre la musica può essere un elaborato filosofico sulla condizione umana (parte di musica che io comunque apprezzo): a volte è necessario anche un po’ di sano “gasamento”.



Fonti:

https://en.wikipedia.org/wiki/The_Prodigy#

https://www.youtube.com/watch?v=_JR-qXO2Skw