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La compostezza dei campioni: Jannik Sinner di Amalia Martini

LA COMPOSTEZZA DEI CAMPIONI: Jannik Sinner 


Il Grande Slam più che un punto di arrivo è un punto di partenza. E’ la consacrazione che più che un onore è un onere, il punto di non ritorno. Più che mai per Jannik Sinner.

Il ragazzo d’oro, il più chiacchierato degli ultimi anni, nel bene e nel male.

Lo abbiamo visto perdere e perdersi non riconoscendosi più. 

Ma lo abbiamo visto anche rinascere.


Ha - da sempre - attirato molte critiche. Per molti le sue sconfitte erano solo l’ennesimo segnale che dimostrava che no, lui non era italiano. 

E’ stato innalzato, quando per i mass media era comodo. 

E’ sempre stato composto, troppo freddo, troppo poco umano. 

E lui è stato zitto, regalandoci come risposta tutto.

Giornate, attimi, sorrisi e pianti che ricorderemo per sempre, che racconteremo ai nostri figli con un sorriso nostalgico stampato sulle labbra.


Sarà il Rossi che i nostri genitori ci descrivevano con occhi malinconici. 

L’Inter del triplete che ha fatto innamorare i nostri nonni. Sarà tutto Jannik. Ma forse già lo è.


E’ da sempre il nostro compagno di banco, il cugino con cui ti ritrovi alle cene di famiglia, lo sconosciuto con cui fai due chiacchiere il sabato sera.

Con la Coppa Davis ci ha regalato un sogno, con la vittoria del suo primo Grande Slam ha realizzato il suo. L'obiettivo che tutti i bambini alle prese con uno sport si impongono: vincere la coppa più importante e diventare numero 1. 

E chi se ne frega se il ranking ATP dice che lui è solo il numero 4. 

Tutti noi - italiani e non - lo vediamo come il N1.


Un numero 1 umano, differente da quel serbo troppo freddo, troppo composto. 

Perché quando Jannik soffre ora non lo nasconde più. 

E noi soffriamo con lui.

Questa finale ci ha regalato due set iniziali che ne sono la dimostrazione lampante. 

Era teso, mangiato dall’ansia. E noi sul divano soffrivamo con lui. Non per lui. Con lui.

Ed è questo il potere ed il fascino dei campioni, la capacità di ricucire distanze chilometriche e di regalarci vittorie che sono anche nostre.


Grazie Jan, a nome di tutti noi.



Inciso di Amalia Martini

INCISO-JANNIK SINNER

Si è conclusa pochi giorni fa la Coppa Davis, competizione mondiale che coinvolge le squadre nazionali maschili del tennis. 

E’ a Malaga che si sono disputati gli ultimi match per decretare i campioni del mondo. La fase a gironi era stata disputata a Bologna ad inizio settembre, e Jannik Sinner aveva dato forfait.

La sua decisione era stata presa sì nel rispetto della forma fisica,  ma in considerazione soprattutto di un’agenda troppo fitta; se si fosse infortunato avrebbe rischiato non solo di non disputare gli ultimi tornei della stagione, ma non avrebbe potuto partecipare nemmeno ad una possibile semifinale a Malaga.

A seguito di questa notizia i giornali nazionali hanno iniziato ad accusare il tennista altoatesino di non essere un vero italiano, e patteggiando con loro Pietrangeli aveva inneggiato ad una squalifica. Il capitano della squadra - che proprio nel 1976 aveva portato la prima, e fino a pochi giorni fa, l’unica Coppa Davis in Italia- aveva continuato affermando che per superarlo non gli sarebbero bastate neanche due vite, per usare una sua espressione:

dichiarazioni alle quali Sinner non aveva mai risposto, allergico ai teatrini giornalistici.

L’Italia, fortunatamente però, le qualificazioni a Bologna le ha passate, anche senza Sinner. 


Poco prima della Davis a Torino però si sono tenute le ATP Finals (torneo dedicato ai primi 10 al mondo), durante le quali Sinner (N 4 nel ranking mondiale) ha dato prova di una tecnica e di un talento che in pochi hanno. 

E’ riuscito a battere una prima volta Djokovic, in un match passato alla storia, e contro Medvedev ha conquistato la finale.

Quella finale l’ha poi persa, giocata contro il serbo, ma nel cuore di ogni italiano l’ha vinta.

Il giorno seguente, Jannik ha preso un aereo ed ha raggiunto la squadra a Malaga, portandola in semifinale contro la Serbia. 


Musetti perde il primo match contro Kecmanovic. Tocca all’altoatesino conquistare il punto del pareggio per permettere all’Italia di giocarsela nel doppio. 

Per la terza volta in una settimana scende in campo contro Djokovic.

Il primo set viene vinto dall’italiano con un solido 6-2, il secondo set invece è portato a casa dalla Serbia (6-2); viene deciso tutto con l’ultimo set, che vede un Sinner meno preciso e che porta la Serbia a tre match point dalla finale.

Il primo match point è perso per un errore del serbo, il secondo per una palla troppo lunga.

Il terzo riaccende la speranza dell’Italia (mai davvero sopita) e viene seguito da due servizi vincenti. Sul 6-5 Jannik inizia a macinare punti e chiude la partita al primo match point.

Il doppio viene vinto da un’Italia figlia di una fratellanza portata in partita da Sonego e Sinner, e non della freddezza serba dimostrata da Djokovic e Kecmanovic.


Il cielo sopra Malaga è sempre più azzurro, l’Italia è in finale.

La domenica il primo singolo contro l'Australia vede protagonista Arnaldi, che, seppur con molte difficoltà, riesce a portare a casa il primo singolo. Sinner scende in campo contro Alex de Minaur con un obiettivo: vincere. Se ciò accadrà, l’Italia non dovrà giocarsi la coppa nel doppio.

Il match dura un’ora e 21 minuti, e lui domina vincendo due set (6-3,6-0). 

L’Italia è sul tetto del mondo.

Ed il merito è di un ragazzo che fino a pochi mesi fa veniva definito ‘non italiano’

Sinner però in appena dieci giorni è riuscito a fare (dall’alto dei suoi 22 anni) quello che prima di lui solo Valentino Rossi, Federica Pellegrini e Adriano Panatta avevano compiuto. 

Ha trainato una squadra che tra match alla play e partite di burraco è riuscita a portarsi a casa una Coppa del Mondo dopo 27 anni.

Ha restituito il tennis, uno sport per antonomasia posh che poco ha a che vedere con l’italianità stereotipata, all’Italia. Ci ha insegnato che per avere nel cuore una bandiera non bisogna per forza incarnarne i pregiudizi. Ci ha dimostrato il valore del silenzio, del duro lavoro e del rispetto per l’avversario: la prima cosa che ha fatto è stata andarsi a complimentare con l’Australia.

Ha dedicato la coppa alla CT dell’italtennis femminile, che si sarebbe dovuta operare per un tumore. 

Ha trainato la squadra, ma ne rifugge i meriti. 

E’ stato offeso, ma ha risposto con qualcosa che va al di là delle parole.

Dall’Italia Panatta ha predetto che: «Jannik Sinner sarà il prossimo numero 1 al mondo, e lo sarà per molto tempo». 

Sul futuro però non ci è dato esprimerci, ci rimettiamo quindi a solo ringraziarlo, poichè ci ha reso figli di uno sport che - se non per pochi intervalli della storia - raramente era stato nostro, e così facendo ha inciso il suo nome sulla bandiera tricolore.


Amalia Martini


Prima partita della Coppa David per il Pascoli FC di Francesco Migliorini e Matteo Biagini

Prima partita della Coppa David per il Pascoli FC


DI FRANCESCO MIGLIORINI E MATTEO BIAGINI

Domenica 19 novembre alle ore 18:30, al campo dell’U. S. Affrico, si è disputata la prima partita della Coppa David, il primo torneo di calcio a 11 dei licei fiorentini, tra Pascoli e Scolopi, nel girone B. Di seguito il resoconto della vittoria per 4 a 0 del nostro liceo.


Una serie di amichevoli giocate precedentemente è stata sicuramente d’aiuto alla squadra di mister Giovanni Bramanti — fiancheggiato da Leonard Nika —, che si è dimostrata decisa e coesa sin dai primi minuti. Con Pietro Divita come capitano, i nostri ragazzi riescono a mettere subito in difficoltà gli Scolopi, mantenendo il possesso della sfera per tutta la prima metà dell'incontro. Intorno al 15’ è Mantelli a sbloccare il risultato, dopo un dribbling secco ai danni del terzino avversario e una rasoiata che si infila all'angolino basso alla destra del portiere. La squadra continua a dominare e riesce a trovare il raddoppio sempre con Mantelli: il numero 69 si inventa una giocata magica, con un tiro a giro sotto l'incrocio che entra in rete dopo aver sbattuto sul palo. Il Pascoli riesce a trovare spesso l'opportunità di aumentare il vantaggio, ma le numerose occasioni non vengono sfruttate a dovere, sia per disattenzioni che per sfortuna, come nel caso di Rigacci, che colpisce due traverse.


Nel secondo tempo mister Bramanti effettua le prime sostituzioni: subentrano Dell'Anna (al posto di Capitelli), Curri (al posto di Silvestri), D'Elia (al posto di Giberti), Poma (al posto di Mantelli), Tigani (al posto di Lazzeretti) e Panerai (al posto di Rigacci). Dopo altre occasioni sprecate, è Vegni ad essere decisivo, con un uno-due siglato nel giro di pochi minuti: nel primo scarta il portiere avversario in seguito ad un pasticcio difensivo, e nel secondo si ritrova a tu per tu con l'estremo difensore, che viene battuto con un forte tiro sul primo palo. Nella seconda metà anche gli Scolopi si fanno sentire offensivamente: il portiere del Pascoli, Pisu, che ancora non era stato impegnato, respinge un tiro avversario con una grandiosa parata che gli vale gli applausi del pubblico. Al triplice fischio i nostri ragazzi esultano davanti ai tifosi per il 4 a 0. 


Lorenzo Mantelli, per la lodevole performance, si aggiudica il premio di Man of the match; da notare anche le prestazioni di Lazzeretti, Vegni e Bombassei.

Vi diamo appuntamento il 17 dicembre con la seconda giornata, che vedrà impegnati i ragazzi di mister Brama contro il Machiavelli sullo stesso campo alle ore 20:00.



Pascoli - Scolopi.mp4

Fuori dal coro di Amalia Martini

La Curva Fiesole ha festeggiato poco più di una settimana fa i cinquant’anni dalla nascita dei gruppi organizzati a Firenze, una storia d’amore nata a seguito dell’invasione del nostro storico settore. Quel giorno Firenze conobbe la figura di un uomo che - nel bene e nel male - rivoluzionò questa città, passato alla storia col soprannome “Pompa”.

Da quel giorno di acqua sotto i ponti ne è passata, e la Curva Fiesole ha fatto da palcoscenico ad innumerevoli generazioni di Ultras, permettendoci di assistere alla nascita e alla morte di gruppi organizzati che ancora oggi generano rispetto in ogni curva d’Italia. 

In occasione di questa ricorrenza i ragazzi che ora hanno l’onere e l'onore di rappresentarci nel mondo, hanno deciso di celebrare questa data in 3 differenti partite. 

Contro l’Empoli (il 23 ottobre) e contro il Čukarički (il 26 ottobre) sono tornati sugli spalti i membri del Collettivo Autonomo Viola (C.A.V), degli ULTRAS VIOLA, della Vecchia Guardia e di tanti altri ancora. 

Ho avuto la possibilità di essere presente a queste due partite, così come sarò presente contro la Juventus (giorno in cui sarà dedicata una vera e propria coreografia ai ragazzi che oggi lottano sugli spalti) e le emozioni che ho vissuto - e che vivrò - sono certa che me le porterò dietro per tutta la vita. 

Vivere un frammento di quello che è stato, stare accanto a quel gruppo di persone che da sempre e per sempre avranno il ruolo di protagonisti nelle storie che mi venivano raccontate da bambina. So per certo che diversi di voi erano presenti allo stadio in queste due giornate, e confido nella vostra presenza anche il 5/11.

Credo che tutti noi abbiamo tra le mani una grandissima fortuna, e cioè quella di poter vivere una Curva stupenda a sostegno di una città unica. 


"Perché questa è la tua gente, che vive di un solo colore 

La curva che vedi è pazza, è pazza e piena d’amore

E quando tu scenderai in campo, col giglio cucito sul cuore

Io resterò sempre al tuo fianco, perché sei il mio unico amore"

Il potere di far tornare indietro il mondo di Amalia Martini

Il potere di far tornare indietro il mondo

Il Gran premio del Qatar passerà certamente alla storia, non tanto per l’ennesima vittoria di Max Verstappen, quanto per il clamore mediatico da essa suscitato. Sono tanti, troppi, i piloti che si sono sentiti male durante la gara. I due casi più shoccanti sono quelli che riguardano Logan Sargeant e Esteban Ocon.

Il pilota americano ha deciso di ritirarsi a pochi giri dal termine della gara  - arrivando a chiedere scusa al team - e nonostante questo ha avuto bisogno di una mano da parte di diversi meccanici per scendere dalla vettura, dato che non si reggeva in piedi. Il pilota francese dell’Alpine invece è riuscito a portare a termine il GP, decidendo di omettere alla sua squadra (e al pubblico) di aver vomitato per ben due volte nel casco, chiudendo addirittura in settima posizione ed ottenendo così 6 punti.

Lando Norris ha tenuto a specificare durante le interviste - cercando così di denunciare una situazione disumana - che sono stati vari i piloti ad essere andati d’urgenza al centro medico al termine della gara.

Lance Stroll, uscendo dalla monoposto, è quasi caduto a terra, ed è stato soccorso da un'ambulanza poco lontano da lui. 

Alex Albon non ha potuto parlare ai giornalisti perché è stato portato con urgenza al centro medico. 

Max Verstappen ed Oscar Piastri - rispettivamente primo e secondo - si sono accasciati a terra prima di salire sul podio. 

In rettilineo lo stesso Norris ed il suo connazionale George Russell, per trovare un po’ di sollievo, hanno alzato le mani scottanti dal volante mentre andavano a più di 300 km/h.

Ma a cosa è dovuto questa situazione disumana?  Al calore.

Le temperature già alte che caratterizzano le vetture di F1 (in un GP normale i piloti perdono circa 1 kg/1.5kg per disidratazione) hanno raggiunto picchi altissimi in Qatar, ove la perdita di peso è raddoppiata e l’umidità triplicata.

E la cosa più angosciante è che questo poteva benissimo essere evitato. La pista del Qatar è recente, non ha storia, e si trova nel calendario solo per motivi economici. Ed è solo per motivi economici che la gara è stata fissata in uno dei periodi più caldi ed afosi dell’anno che caratterizzano quella terra un tempo desertica. 

Per l’ennesima volta - quindi -  i soldi sono stati messi al primo posto, a discapito della vita di giovani ragazzi che già si trovano a rischiarla tutti i giorni,  e tutto questo solo per portare avanti il famoso circo di cui ci cantava Lucio Dalla.

Terminerà mai questa situazione? 

Tornerà la Formula1 ad essere lo sport che un tempo era?