A guardarli in bisticcio cinguettare sordi,
penso a loro come specchio di fanciullezza scordata,
mondo che noialtri non più viver possiamo,
ma rammentar con amore e mirar da lontano.
È in quei giorni dove il sole sembra splendere di più ma senza dar fastidio,
in quelli dove anche il tuo volto sembra splendere di più, ma senza esagerare.
È in quei giorni che devi scrivere, quando ti senti in pace con il mondo e in esso intravedi un posto libero anche per te.
In quei giorni scrivi canzoni, poesie o pagine. Scrivi, fai scorrere la penna sulla carta come fosse un fragile pennino di stilografica, fallo ballare tra le lettere.
Traccia i lineamenti delle tue emozioni, descrivile e assaporale.
Fai ballare la penna tra emozioni che si possono toccare, balla tu stesso tra le tue sensazioni. Gioisci della bellezza e fatti forza con la difficoltà, senti il ritmo di un ti voglio bene e la musicalità di un abbraccio.
In quei giorni dove splendi, cattura qualche raggio per donarlo a chi ti circonda e qualcuno tienilo anche per te, per quando ne avrai bisogno.
Guarda la luce, toccala e impersonala; sii luce.
A un certo punto cambia la stagione, arrivano giornate di sole, brezze fresche e volti più gioiosi. Cambia il modo un cui ognuno sorride. Da inverno a primavera anche i volti cambiano.
Non si passa ad un colore diverso, non si tratta dell’abbronzatura del cuore. Si parla si un’abbronzatura interiore, di quella sensazione che nasce quando inizi ad aprire il finestrino, a girare a maniche corte e ad ascoltare i suoni intorno a te. L’inverno è una stagione ovattata, chiusa da grandi cappelli e sciarpe. La primavera invece è una stagione senza mura di lana, è una stagione dove sei pronto ad ascoltare gli uccellini. In parte ti predispone a connetterti con la natura, quella che scoprirai in estate tra mare e montagne. La primavera è la stagione dove anche gli esseri più piccoli e silenziosi escono. È stagione di gioia, di vita e di canto. Essere libero di essere sentito da chiunque è una caratteristica primaverile dell’essere di ognuno.
Temo quell’attimo che fugge
che scivola via dalle mie braccia:
quando è il frutto maturo abbastanza
per essere colto?
Cammino con Pigrizia,
Timor mi bacia il capo,
e intanto nuoto in questo mare d’orologi
che girano veloci
nella corsa dei muti ticchettii.
Prendo fiato, mi fermo, ma
l’albero non m’attende: se adesso
è piacente e ingioiellato,
dal gelo poi verrà battuto,
e le sue fronde cascanti
e il suo aspetto fiacco
saranno per me l’amaro ricordo
di quel che sarebbe stato,
ma che non fu,
il mio albero amato.
“Carpe diem” dicevano i Latini, proprio quei latini che tutti i giorni ci troviamo a insultare per averci “costretti” a studiare la loro lingua; una lingua morta di fatto, ma ancora viva dentro ognuno di noi.
Mi scoccia ammetterlo, però è così: quelli che con la filosofia, le opere teatrali, le opere poetiche riempiono i nostri libri, sono anche coloro che affermavano, più di 2000 anni fa, le verità più assolute: un esempio lampante è quello della celebre frase “ verba volant scripta manent” perché spesso con le parole si dicono e si sostengono tante cose che però poi vengono dimenticate, quindi solo tramite la loro “incisione” su un foglio si può rimanere fedeli a quanto ci siamo proposti.
Tra tutte queste citazioni cariche di verità, mi vorrei concentrare su una in particolare,la stessa con cui ho iniziato: carpe diem.
Quante volte sarà successo nella vita di ognuno di voi che con la scusa “sicuramente mi riaccadrà” oppure “se è destino succederà comunque” avete perso delle occasioni che non vi sono mai più ricapitate?
Beh, a me capita spesso, e ammetto che è paradossale credere fermamente in qualcosa pur non riuscendo a realizzarlo. Però per me è così!
L’autore di questa celebre frase è il poeta latino Orazio.
Egli, all’interno della sua ode,ci esorta a riflettere sulla fugacità della vita e sulla necessità di godere del momento presente,utilizzando frasi semplici però che esprimono a pieno questo concetto, per esempio:
“Parliamo, e nel frattempo fugge l’odioso tempo.
Afferra l’oggi, credi al domani quanto meno puoi”.
Se analizziamo questa frase, ci rendiamo conto di quanto realmente Orazio prestasse attenzione al tempo che va, tanto che dice che, proprio mentre sta parlando, il tempo continua a scorrere.
Molto spesso ci capita di sperare nel domani qualcosa che ancora non è accaduto, oppure che non abbiamo il coraggio di far accadere nel presente;però, secondo Orazio, è proprio questo ciò in cui non dobbiamo confidare: nel domani.
Sapete chi altro aveva questa concezione del rapporto con il futuro?
I seguaci dell’epicureismo.
L’epicureismo è corrente filosofica fondata da Epicuro nel IV secolo a.C., e ha avuto un grande impatto sulla cultura occidentale. Al centro della sua riflessione il filosofo presenta l'idea che il piacere, inteso come assenza di dolore e serenità interiore, rappresenti il massimo bene e il fine della vita umana.
Sempre al fine di garantire la tranquillità interiore, Epicuro ha individuato nella concentrazione sul momento presente l’unica via per la realizzazione; ha anche infatti definito come la paura del futuro e i rimorsi del passato siano delle zavorre da eliminare per raggiungere la pace interiore.
Dopo aver parlato di queste fonti storiche che hanno sostenuto il “carpe diem”, letteralmente “strappa il momento”; trovo necessario anche parlare del film che (involontariamente) ha dato il titolo al mio articolo.
“L’attimo fuggente” è un film del 1989 diretto da Peter Weir. Racconta la storia di un insegnante d’inglese che, con il suo approccio non convenzionale all'insegnamento, stimola gli studenti a pensare in modo critico e a seguire le proprie passioni, incoraggiandoli al carpe diem.
In questo film, una parte che mi ha colpita particolarmente è quella del discorso che il professore rivolge ai ragazzi, in cui dice “cogli la rosa quando è il momento, perché siamo cibo per i vermi, ragazzi, ognuno di noi in questa stanza un giorno smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà”. Credo fermamente che non ci sia modo migliore per incoraggiare qualcuno a vivere il presente se non quello di ricordargli che un giorno il presente non lo avrà più.
Per concludere , la nostra vita non è altro che un insieme di attimi fuggenti: dobbiamo imparare a coglierli per riuscire a vivere davvero, tenendo a mente che il futuro non sarà mai certo quanto lo è il presente di ognuno di noi.
A volte penso a quanto sia azzeccata la scansione delle stagioni, che il passaggio permetta di riflettere sul proprio mondo interiore.
Tutti viviamo inverni freddi e autunni piovosi, ma sono pochi coloro che al primo spiraglio di lucente primavera non sono felici. Pensare alla potenza di una stagione, a come un soffio di primavera ti permetta di sorridere, cantare, scrivere quel messaggio o solo vedere te stesso sotto una luce diversa.
Io sono tra quelle persone, quelle che appena c’è un raggio di luce e una bella giornata rinascono.Tutte hanno in comune che chi le vive siamo noi; se proprio vogliamo vederci sotto una luce diversa basta ricordarsi di accenderla, questa luce.
Perché questo succede nei lunghi inverni, ci scordiamo che fa buio presto e la luce va aiutata se la si vuole far uscire. È la stessa cosa in primavera, noi siamo specchio della stagione esterna e spesso quando vediamo il sole, permettiamo più facilmente a quella luce di pervaderci.
A volte penso che le stagioni fuori siano solo un sottofondo e quelle reali siano le stagioni del cuore.
O tempo, perché scorri così in fretta? Mi sfuggi dalle mani come sabbia in un infinito deserto. Ogni giorno che passa sembra volare, e mi sembra di dimenticare che non lo rivivrò mai più. Sei crudele sai? In un battito di ciglia non ho più dieci anni, non sono più una bambina; in un attimo non sono più la persona di una volta. Mi cambi senza che io me ne renda conto e nonostante tutto ciò che faccio, non tornerò mai ad essere quella spensierata ragazzina che abita in campagna e raccoglie uva con suo nonno.
Porti via tutti i bei momenti che ho vissuto, lasciandomi solo i ricordi, anche se prima o poi mi porterai via anche quelli, vero? Ti porti via le persone che amo; ogni giorno le consumi sempre di più, fino a quando non ti resisteranno più e se ne andranno, non è forse così? Ma dimmi, riuscirai a portar via anche i miei ricordi di queste persone? Ed io, te lo lascerò fare?
Sei veramente crudele.
Sai quale sarebbe il mio più grande desiderio? Piegarti al mio volere, sfruttarti ogni volta che ne sento il bisogno, tornare indietro, rivivere quei bei momenti, rivedere quelle persone che mi hai portato via: oh, quanto lo vorrei.
Eppure allo stesso tempo, vorrei poter rivivere tutto un'altra volta da capo, senza ricordi di ciò che succederà. Vorrei poter dimenticarmi di tutti i pensieri che mi stanno invadendo la mente, vorrei non pensare a niente, non avere alcuna preoccupazione. Che cosa ho provato la prima volta che ho assaggiato il mio cibo preferito? Che cosa ho provato quando ho finito il mio libro preferito? E quando ho fatto la mia prima amicizia?
Lo sai solo tu, o maledetto tempo.
Fantasmi infestano e logorano
la grotta dei miei pensieri;
urlano, tremendi, e mi rubano il sonno,
bisbigliano all’orecchio
parole che non voglio udire.
Mi porgono una mano e un nuovo pensiero,
mi chiedo stavolta cos’hanno da offrire.
Balliamo, e la notte scivola via come acqua;
come acqua, porta via colla luce
detriti di dubbi ormai taciuti.
Adesso comprendo che, sì,
è il contesto a
mascherarmi la faccia,
ma che sempre un sol fuoco
arde in me,
un fiume
di pensieri e sensazioni
troppo profondi per i vuoti e stretti
spazi delle parole finite.
YONI
Ho imparato a distogliere lo sguardo da te, a non pensarti. Forse perché la società mi ha insegnato a vergognarmi. Ma ora, ascoltandoti, sento che forse è giunto il momento di smettere,meriti anche tu di essere considerata parte di me.
Lei è vita,bellezza e femminilità.
Ha sempre avuto un potere sugli uomini,fin da Adamo ed Eva.Nascosta causa una forte persuasione verso di loro,forse è magia, non credo proprio..alla fine sono uomini cosa vogliamo aspettarci da loro. Possediamo l'oggetto e l'arma più letale che allo stesso tempo c da piacere a noi e a loro,la sognano e vedono il paradiso, dove però verranno spalancate veramente le porte se ci sarà rispetto verso di essa.
Lei è pericolosa, conosce il suo potere,e con il tempo imparerà ad usarlo in modo corretto e rispettoso,ma anche malvagio e crudele verso gli uomini che proveranno a scavalcare il limite. Fino ad allora la mia vulva si accontenterà di una frase scritta nei bagni di scuola...'"l'uccellino canta se la vagina è tanta"...mamma mia che vergogna..ma anche quanta verità vedo scritta in queste semplici parole.
La mia vulva è come una foglia verde, simbolo di natura, di crescita e di cicli di vita, proprio come la mia vulva, che è legata alla fertilità, alla sessualità e in futuro alla maternità.
La mia yoni è un fiore che sboccia con tempo, ma che adesso è giusto che sia ancora protetto nel mio tempio sacro. Quando se la sentirà,sarà proprio lei stessa ad aprirsi e creare una meravigliosa rosa bella e pura,come la famiglia che spero che un giorno potrò generare,con la stessa arma con cui posso essere definita donna
Se non avete mai letto Corpo di Tiziano Scarpa, dovete assolutamente farlo. 150 pagine di umorismo intelligente, tutto incentrato sull’involucro di ogni essere umano, la scatola che contiene la nostra anima, la reggia - e contemporaneamente la prigione - dei nostri sentimenti. Un autoritratto dove il pennello è la penna e i pastelli le parole, acute e originali, spassose e micidiali.
A questo libro sono ispirati gli scritti della 2 B SU, in un giocoso esercizio di autoconoscenza e creatività linguistica.
Silvia Collini
I polmoni sono tipo due sacche che si gonfiano e si svuotano come palloni. Senza di loro saremmo fregati. Sai quando fai attività fisica e senti il cuore che batte e i polmoni è come se urlassero: “Basta! Smettila di correre!”? E’ proprio lì che capisci quanto siano importanti, se li trascuri, si fanno sentire. Poi quando respiri profondamente ti rendi conto che non è solo aria quella che entra, è il mondo che ti attraversa. Come quando cerchi un posto tranquillo per stare da sola, ma ti accorgi che quello spazio è dentro di te.
Chi riesce ad andare oltre- polmoni
Chi riesce ad andare oltre è come i polmoni: qualcuno che, nonostante il caos che lo circonda, sa come respirare, come fermarsi a riflettere e riprendere fiato. Ma questa è una varietà in una società che premia l’affanno, la velocità e il risultato immediato. I polmoni sono lenti, profondi, respirano senza fretta, ma in un mondo che non si ferma mai, questa capacità di fermarsi diventa un lusso. Chi riesce ad andare oltre, chi trova il tempo per riflettere e respirare e spesso visto come fuori posto, come qualcuno che non partecipa davvero alla vita. Eppure, chi riesce a fermarsi è l’unico che realmente vive, mentre tutti gli altri si consumano nella loro corsa frenetica. Il respiro profondo diventa un atto di ribellione contro un sistema che si spinge a vivere in apnea.
Mi risulta molto difficile descrivere il mio corpo. Tuttavia, se lo dovessi fare, partirei sicuramente dagli occhi. Il perché? Sono la prima cosa che si nota in una persona: guardano, osservano, scrutano chi hanno di fronte, a volte giudicano e altre cercano di nascondere qualcosa o, al contrario, essere sinceri. Dopotutto, si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima!
I miei sono un po’ allungati, possono vantare delle belle ciglia marroni, talmente scuri che alcuni potrebbero definirli chicchi di caffè ma io, golosa di dolci, preferisco definirli color cioccolata. Quella buona, calda, in tazza, che riempie l’atmosfera di un odore inebriante e riscalda i freddi pomeriggi invernali. Sono infine tanto curiosi, vispi e onesti quanto timidi.
OCCHI
Gli occhi sono simili a due gemme preziose, scintillanti e uniche, incastonate nel volto per raccontare storie che le labbra non sanno pronunciare. Infatti sono il linguaggio dell’anima, parlano anche quando il silenzio ci avvolge. Osservandoli, si capisce che non mentono mai. A volte dicono anche troppo di noi, anche ciò che non vorremmo far sapere agli altri.
Occhi
Se dovessi descrivere i miei occhi potrei dire che sono simili a due castagne che qualcuno ha lucidato con il palmo della mano dopo averle raccolte; sono scure e luminose,con riflessi a volte dorati e brillanti.
La loro tonalità di castano scuro mi fa stare a mio agio nei colori dell’autunno,caldi e avvolgenti; se i miei capelli mi fanno pensare al cioccolato caldo nelle tazze invernali, i miei occhi potrei associarli a due praline fondenti, lucide fuori e misteriose per quello che c’è al loro interno.
La loro forma, leggermente allungata, somiglia a quella di una mandorla, dolce e sottile.
Sono convinta che i miei occhi abbiano la capacità di osservare bene e con attenzione, sono il primo canale dove si formano i miei pensieri e il primo da cui escono le mie emozioni.
Quando sono aperti,brillanti,vivaci sono lo specchio della mia curiosità e della mia energia; altre volte si fanno più tranquilli, come uno specchio d’acqua che riflette un paesaggio sereno.
Quando mi commuovo o quando qualcosa mi fa soffrire diventano come una piccola cascata.
Gli occhi raccontano molto di me, come di tutti noi: sono uno strumento silenzioso ma potente e possono parlare senza bisogno di parole.
Così come lo sparo istantaneo di una pistola lo sguardo arriva immediatamente, prima ancora che non possiamo in qualche modo organizzare il nostro discorso razionale; i nostri sguardi mostrano infatti ciò che spesso le parole non riescono a dire e anche, a volte, quello che non vorremmo far capire.
Sono forse la parte più autentica di me, quella che meno può essere nascosta,cambiata, gestita; sono il riflesso dei miei pensieri più istintivi, più sinceri e più profondi.
Occhi
Mi viene difficile parlare dei miei occhi; nessuno ci riesce, sono come un’entità astratta.
Sono un oceano gigantesco che si estende circondando i paesi più belli del mondo.
Questo è un oceano sporco però, in particolare nel punto più lontano dalla terra: lì si trova una matassa di alghe verdissime che in base a come la luce le colpisce diventano più o meno chiare.
Queste alghe sono posizionate attorno ad uno scoglio nero, uno scoglio molto strano, che a volte si ingrandisce o magari il contrario, magari quando vede una bella scoglia, non lo so!
I miei occhi guardano dove vogliono, non sono certo io a guidarli; sono come una calamita e vengono attratti da situazioni interessanti.
Difficilmente le persone riescono a guardarmi gli occhi
I miei occhi sono le finestre con cui guardo il mondo, ma anche lo specchio con cui il mondo guarda dentro di me.
Sono quella parte di me che non può mentire, che tradisce ogni emozione anche quando cerco di nasconderla. Quando mi guardo allo specchio, a volte mi soffermo su di loro, cercando di capire cosa raccontano: la luce di una giornata felice o la stanchezza di una notte
troppo breve.
Non sono occhi particolarmente speciali, almeno non nel senso comune. Non hanno un colore straordinario: un misto di marrone e verde, che cambia leggermente a seconda della luce. Ma per me, hanno una loro magia.
Ogni sfumatura racconta una storia, una sensazione, un riflesso di tutto quello che ho visto e vissuto.
Amo pensare a tutto ciò che i miei occhi hanno catturato nel tempo: il bagliore dorato di un tramonto, il volto di una persona cara, la pagina di un libro che mi ha fatto sognare. Sono loro che rendono tutto vivo, che trasformano ogni scena in un ricordo. Ma non si limitano a guardare fuori: sanno anche osservare dentro. A volte basta uno sguardo riflesso nello specchio per sentire quella domanda silenziosa: "Come stai davvero?"
Gli occhi, però, sono anche il mio modo di comunicare.
Quando le parole non bastano, uno sguardo può dire tutto. C'è una dolcezza che cerco di trasmettere quando incrocio gli occhi di qualcuno che amo, o una complicità che si accende in uno scambio rapido con un amico. E poi c'è il mio sorriso: non sarebbe lo stesso senza la luce che gli occhi aggiungono.
Ogni tanto mi capita di pensare a quanto siano delicati i miei occhi. Uno sbuffo di vento, un po' di polvere, e subito protestano con lacrime che sembrano piccole scintille di vita. Ma è proprio questa fragilità a renderli così preziosi. Sono loro che mi permettono di vedere tutto ciò che conta e, forse, di farmi vedere dagli altri per quello che sono.
I miei occhi non sono perfetti, ma sono unici. E ogni giorno li ringrazio, perché senza di loro il mondo sarebbe un posto molto più buio.
CUORE, il depresso
Il cuore è sempre in movimento ma per chi è intrappolato nella lotta quotidiana per sopravvivere,
non c’è spazio per sentire davvero.
Il cuore continua a pompare ma ogni battito è vuoto. E’ come se i battiti fossero un rumore di
fondo che accompagna una vita senza scopo. Perché chi è costantemente impegnato a
sopravvivere non può vivere e ogni giorno che passa è solo un altro battito verso il vuoto.
La sopravvivenza diventa una routine, un movimento senza fine. Alla fine il cuore si stanca di
vivere senza passione.
PANCIA:
La mia pancia è piatta come il mare calmo, ma appena mangio qualcosa di più il mare va in tempesta e inizia a fare le onde, poi sembro una donna incinta di nove mesi.
La bocca è una prigione angusta, stretta, soffocante. Dietro le sue mura solide i denti si ergono come sbarre impenetrabili, mentre all’interno i carcerati si agitano. Sono parole, desideri, grida che battono disperatamente i pugni contro le pareti, implorando la libertà. Pregano, insultano, urlano, ma il loro clamore si perde nello spazio buio. Poi, improvvisamente, un grande risucchio li trascina via: svaniscono lungo la gola come condannati verso il patibolo. Si aggrappano con unghie invisibili, eppure le mani scivolano. I loro occhi spalancati si inumidiscono, colmi di un terrore muto, mentre scuotono la testa in un ultimo atto di speranza. La loro fine, però, è inevitabile. Le parole, che tanto desideravano uscire, vengono inghiottite dall’oscurità. Si dissolvono nel nulla, come sogni che non trovano il coraggio di diventare realtà.
La mia bocca è il teatro di ogni incontro. Le labbra sono sipari di seta che sanno aprirsi a un sorriso, o serrarsi come cancelli arrugginiti.
La lingua è una ballerina che danza tra le parole, sapori e baci. Dentro la bocca vive l’intero universo dei sensi: il dolce di un ricordo, l’amarezza di una verità trattenuta, il sale delle lacrime. E’ il luogo dove nascono le parole, ma anche dove si perdono. Ogni sussurro è una carezza, ogni grido un’esplosione. La bocca è il confine tra te e gli altri: può unire due mondi con un bacio o separarli con un silenzio.
E’ il tuo porto e il tuo mare aperto.
NASO, il politico
Il politico è come il naso, sempre intento a fiutare il vento, senza mai saperne nulla. Lui non fa
altro che captare l’aria che lo circonda, scoprendo quali sono le tendenze, i movimenti e gli umori
della società, ma senza mai approfondire nulla. E’ un re senza regno che non è mai veramente
coinvolto nelle questioni che affronta perché il suo vero obbiettivo è solo di restare in piedi,
mantenere il potere, e per farlo cambia pelle a seconda del giorno. Come un naso che sente e
riconosce ma non agisce, il politico sa tutto ma non fa nulla di significativo. Si adatta e si trasforma
in ciò che serve, ma senza passione, senza scopo. Il suo ruolo non è quello di risolvere, ma quello
di sopravvivere al gioco del potere, fino a quando la sua presenza non sarà più utile.
Chiappe
Le mie chiappe sono come due bellissime colline del Chianti, rotonde e morbide ma anche solide e strutturate. Inserite al centro di un panorama rigoglioso e pieno di vita, hanno contorni dolci, sono soffici e armoniose. E quando l’uva è matura diventano rosse di grappoli traboccanti di succo. Spesso sono libere nel sole e nel cielo azzurro, ma delle altre volte si sentono chiuse e costrette come dentro una coltre di nebbia, nella quale non si riesce a vedere a un palmo dal proprio naso, sentendosi strette e mal disposte.
Né sottili né grosse, le mie caviglie sono sempre “addobbate”: d’estate con coloratissime cavigliere sui temi del mare; d’inverno con un braccialetto di filo, di quelli portafortuna multicolore.
Durante i viaggi estivi mi piace scegliere una nuova cavigliera, come ricordo della vacanza: così ho una cavigliera con “l’occhio greco”, una con dei cornetti rossi, una con un stella marina…
D’inverno invece stanno al riparo dal freddo dentro calzettoni perlopiù neri, tranne che a dicembre, quando mi sbizzarrisco a indossare calzini a tema natalizio, i miei preferiti…
Il cervello
Marracash, Persona, QUELLI CHE NON PENSANO - Il cervello (feat. Coez)
[0.02] : “Siamo passati da quelli che benpensano / A quelli che non pensano”
Il mio cervello è un pazzo che va al cimitero a svegliare i morti.
[0.22] : “C’è chi beve e si droga per non pensare (Non pensare) / E a chi viene naturale”
Il mio cervello è fisicamente incontrollabile per un verso, mentre per un altro per metterlo a bada serve un guinzaglio come una specie di cane; però serve un guinzaglio comodo, altrimenti lo seppellisco in giardino.
[0.55] : “Ah, adesso cosa facciamo? / Pensavo di trovarti qui”
Il mio cervello a volte tende a seguire troppo il cuore. Sfortunatamente come il suo collega, il cervello viene puntualmente deluso, ma fortunatamente non reagisce nella stessa maniera, ma più in maniera saggia e razionale.
[1.11] : “Noi siamo quelli che sperano e sbagliano / Quelli che non pensano”
Il mio cervello si sente solo ma non lo è: il “Hei?” lo precede.
[1.26] : “Tipe che pensano di darla ma non sanno a chi / E sono un po’ all’ultima spiaggia, Di Caprio, The Beach”
Il mio cervello: neuroni saldi e mantenere sempre la coerenza. Di voi non parlo, sarebbero parole sprecate.
Guancia
Per il genere maschile, la guancia è un giardino sul quale cresce la loro preziosa barba. Credo che si possano chiamare persone che hanno il pollice verde
La mia guancia è l'opposto del giardino. È una superficie completamente piana, non incontra nessun ostacolo tranne per una piccola fossa. Quando sorrido mi si forma una fossetta sulla guancia sinistra. Credo che qualcuno abbia preso una paletta quando ero piccola e abbia fatto una piccola buca sulla mia guancia. Le persone, per misurarla, inseriscono il loro
indice.
Le mie guance sono il terreno ai piedi di un vulcano. Diventano rosse ogni volta che il vulcano erutta. Alcune volte la lava invade tutta la faccia e diventa un peperoncino.
Sulle mie guance si posano dei fiocchi di neve color marroncino, stranamente però si fanno vedere di più d'estate.
Le guance sono come i palloni delle mongolfiere, quando si riempiono d'aria si gonfiano. Diventano uguali a quelle degli scoiattoli, tonde e tenere.
Le mie guance sono state fatte apposta per essere strofinate sulla testa della mia gatta.
La cosa più terribile che si può fare ad una guancia è la presa a pinza con il pollice e l'indice. È uno dei traumi che porto con me dall'infanzia.
Gambe
ll rapporto con le mie gambe subisce degli alti e dei bassi, ci sono vestiti con cui mi vedo bene ma altri dove non mi sento proprio a mio agio. Ogni tanto mi frullano nel cervello le parole "sono troppo sottili queste gambe"; nonostante mi piaccia moltissimo il mio fisico, le gambe a volte mi provocano incertezze. Fortunatamente non sono fissata con questa affermazione, solo a volte mi passa per la mente, e ci faccio caso solo in determinate situazioni o con determinati vestiti che però nei giorni in cui sono meno sicura di me semplicemente evito. I giorni in cui mi sento più sicura di me affronto tutto. Fortunatamente ne sono pienamente consapevole e non mi faccio mai troppi problemi.
Sembra strano dire "sono troppo sottili", quando, ad esempio, lo dico alle mie amiche tutte mi rispondono "ma beata te sono bellissime!" e allora mi guardo e dico “ma cosa c'è di sbagliato, ognuno ha il suo fisico, la sua conformazione corporea e nessuno è sbagliato anzi, quello che abbiamo è un valore in più”.
In particolare, un luogo dove amo le mie gambe per quello che sono e dove sono da considerare una parte fondamentale è la danza. Per me la danza è tutto; la pratico da quando sono molto piccola e non ho mai smesso. Grazie a lei mi esprimo in diverse maniere: riesce a farmi distrarre nei periodi più difficili e nei momenti di pieno sentimento, il quale può essere negativo o positivo.
Quando sono a danza senza le gambe non posso fare quasi niente, sono una parte fondamentale. Quando entro nella sala mi vedo benissimo: ho gambe molto lunghe, aspetto molto positivo e unico. Allo stesso tempo un po' più complicata da gestire per le rialzate dopo un esercizio svolto per terra, per alzare una gamba fino alla testa faccio molta più fatica in quanto il mio braccio non le riesce a raggiungere. Ma non mi scoraggio mai e ogni volta cerco di migliorarmi sempre di più, nonostante possa sembrare un punto debole ogni giorno mi da la forza per fare sempre meglio fino a non sentirmi a disagio per le mie gambe, lunghe e molto sottili.
I NEI
I miei nei sono come delle stelle; ne ho talmente tanti che formano una galassia.
Aspetto trepidante una scienziata che ne faccia una mappatura, una mappatura che nel futuro sarà letta da astrofisici che scopriranno una nuova galassia, ma che dico, un nuovo universo.
La loro simmetria è perfetta, fanno trekking sul mio corpo e scalano ogni singola montagna, percorrono ogni valle, ogni bosco, e si accampano nelle grotte più nascoste.
Si dice che i nei si trovano nei posti dove l’amante della tua vita passata ti baciava più spesso, mi sa che il mio amante aveva proprio una passione per il mio corpo.
I miei nei compongono la sinfonia del mio corpo, sono delle piccole note musicali arruffate su un misero spartito quale il corpo di una donna.
Eppure, nonostante io ne parli in modo poetico, nel profondo del mio cuore non mi vanno molto a genio, fanno sembrare il mio corpo sporco, come se un neonato ci avesse cagato a spruzzo sopra. Questi nei fanno sembrare il mio corpo una tela già usata ( precisamente da J.Pollock ) non una su cui è possibile iniziare a dipingere.
La mia gola si infiamma sempre. La mia gola adora prendere fuoco come quella di un drago quando vede un cavaliere. La mia gola ha perennemente un nodo che la stringe a causa della mia altissima sensibilità a ciò che mi viene detto. La mia gola a quanto pare crede di essere un drago e poter sputar fuoco e veleno a suo piacimento contro qualsiasi cosa e persona. La mia gola inoltre quando mi arrabbio è molto resistente agli urli. Se quando parlo d’inverno c’è freddo, la mia gola diventa proprio color fuoco e non parlo, non mangio, non bevo e non ingoio in generale più niente.
La mia gola però è molto resistente quando si parla di cibi troppo caldi o freddi che ingoia molto tranquillamente. Resiste bene anche quando canto a squarcia gola canzoni che sembrano provenire da altri pianeti. Amo e odio allo stesso tempo la mia fantastica gola. Essa però è brava a bloccare la mia voce nei momenti giusti, come quando sto per dire
qualche sciocchezza.
Capelli
I miei capelli sono ribelli, mai sempre uguali.
Sono imprevedibili:vengono male quando ho un impegno e bene quando non ho nulla da fare. Però sono belli: lunghi, castani e spesso morbidi. Contornano lo sguardo, non immagino nemmeno come sarei senza.
D’inverno mi proteggono dal freddo, anche se è proprio in quei giorni che diventano crespi.
Sembrano odiare le stagioni fredde quanto me. D’estate invece, sono sempre belli. In spiaggia la brezza marina li rende mossi, come piacciono a me
UNA FUGA DALLA REALTA’
“Non serve rifugiarsi nei sogni Harry, è dimenticarsi di vivere”
E’ incredibile come una frase di un film per bambini come Harry Potter possa rispecchiare così tanto un aspetto così presente nella vita di ogni essere umano.
Pensateci, quante volte vi è capitato di stare talmente male , che l’unica cosa che credevate potesse salvarvi in quel momento, fosse dormire per poter scappare da una realtà che vi spaventava di più che un qualsiasi incubo? A me capita spesso.
Però attenzione, rifugiarsi nei sogni non significa soltanto che, ogni volta che c’è un problema, mi metto a letto e dormo per ore intere; sognare significa anche semplicemente perdersi tra le pagine di un libro; perché racconta una storia che si desidera vivere così tanto da immedesimarsi nei personaggi e nei loro stati d’animo.
E invece adesso io vi dico che, secondo me, se i sogni vengono sfruttati al meglio, non ti fanno dimenticare di vivere davvero ma ti danno un motivo in più per farlo. So che detto così sembra confusionario infatti ora mi spiego meglio:
Io credo fermamente che la vita di ogni essere umano sia condizionata da un destino che viene già scritto nel momento in cui veniamo al mondo. Però noi, con le nostre azioni, possiamo plasmarlo sia nel bene che nel male. Io penso che i sogni in questo contesto giochino un ruolo fondamentale, perché, inseguendoli, si riesce a modificare leggermente il proprio destino per renderlo il più simile possibile a come lo desideriamo.
La nota dolente di tutto ciò è che, per inseguire i propri sogni senza arrendersi, anche a costo di mandare tutto all’aria, ci vuole coraggio; sembra una cosa scontata, però non lo è affatto. Infatti molti che non hanno abbastanza coraggio per inseguire i propri sogni finiscono per diventarne schiavi, vivendo una vita di cui non sono felici, con l’unica consolazione di desiderarne una migliore.
In conclusione, penso che se potessi rispondere a Silente dicendogli la mia opinione, gli direi “ Caro Silente, i sogni ti fanno dimenticare di vivere solo se non hai abbastanza coraggio per viverli davvero, sennò ti cambiano la vita”.
Sole
E’ un ricordo che ancora mi torna alla mente con un dolce senso di confortante malinconia: sono distesa sulla sabbia, le mani intrecciate sulla pancia, i capelli sparsi tutt’intorno a dove poggia la mia testa; le onde riecheggiano nell’oscurità di quella limpida sera d’estate; e già l’aria si fa fresca, seppure dalla sabbia si alza ancora un certo tepore.
Le stelle sopra di me paiono sussurrare una muta melodia, raccolte in quel sottile barlume opaco; ricordano tanto una scia di diamanti lasciata da un ladro che, ignorante dello squarcio nel sacco che si porta sulla schiena, ha smarrito per strada.
Dietro di me corre il lungomare, con una muraglia di alberi nascosti nei quali vi sono i grilli con il loro lungo frinire sottile.
Nella volta celeste riconosco alcune delle costellazioni che meglio ricordo, tra cui il Grande Carro, da sempre la mia prediletta, e che pulsa, lenta, una luce possente.
Vi sono tanti diamanti in quel chiaro cielo, ma la luna è quello più grazioso: un anello di barlumi evanescenti, che non scompare dietro alle nuvole passeggere, la incorona, e il chiaro viso dolce pare sorridere alla terra.
Guardando l’alto, ogni pensiero abbandona la mia mente, striscia, svelto, nell’oblio. Eppure, per qualche motivo, quando mi rialzo e stanca m’incammino verso casa, mi sento nel cuore confortata, e un gioioso e risoluto animo si diffonde nel petto.
Credo che l’anima sia sostanza spiritualmente viva
siamo in grado di farla muovere
e sta a noi scegliere che sottofondo darle.
Noi siamo i padroni della nostra anima,
siamo sempre noi a inserire il vinile del giradischi
a scegliere se mettere punk, classica o techno.
Forse allora il nostro modo di vivere le cose
dipende proprio da quanto shopping di vinili facciamo,
da quanto tempo dedichiamo al nostro sottofondo senza ignorarlo
ma anzi ballando;
proprio come un concerto
quando parte la canzone più movimentata.
Quei momenti in cui non ti accorgi di cosa succede ma la tua anima balla così forte
che il sorriso e la felicità sono intrinseci alla tua visione,
che forse non ne hai bisogno
Così imponente
che persino un laccio
temeva sciogliersi,
timido,
su di Lei.
Camminava fiera, testa alta e spalle basse. Dove andasse, nessuno lo sapeva, forse nemmeno lei. Ma camminare? Quello sì, lo sapeva fare. Era nata per farlo. E, chissà, con un paio di scarpe non consumate dalle corse notturne fatte di paura, dai passi frenetici su un terreno di parole che non poteva esplorare stando con lui, forse l’istinto avrebbe trovato per lei una destinazione.
Sul palco, a camminare: sua madre glielo aveva insegnato. Camminare fiera, con la testa alta. Ma col tempo quella stessa testa si era svuotata. Parole taglienti e desideri di possesso l'avevano prosciugata. Lui aveva preso tutto, lasciandola esausta e imprigionata in una lotta inutile: tentare di bilanciare una giovinezza perduta, dare un senso a un'invisibilità che lo consumava e a quel disperato bisogno di controllo ormai sfuggente.
Forse tutti la invidiavano, ma nessuno aveva mai guardato sotto le sue scarpe. A volte si invidia per illudersi che esista qualcosa di perfetto al mondo; come qualcuno nato per camminare, che lo fa senza esitazione, senza vergogna.
Vita come arcobaleno di persone
se davvero la vita può assumere la forma che le diamo, la mia vita adesso è un arcobaleno sgargiante. È un insieme, è comunità di colori che si avvolgono e si stringono. Che si preoccupano l’uno per l’altro e se uno non brilla l’altro brilla il doppio. La mia vita adesso sorride al mondo, è domanda e risposta allo stesso tempo, è pronta a far scoprire la sua pentola di monete d’oro all’origine. È stata anche pioggia prima e sarà tempesta dopo ma adesso si gode di essere arcobaleno, è felice di diffondere colore e gioioso di esserne miscela. A volte un arcobaleno non si vede, a volte si nasconde e a volte serve l’angolazione giusta ma c’è, e se vogliamo è vita di ognuno.
La mia lo è ed è tutti gli elementi, cause e conseguenze di arcobaleni e tempeste. Andate e ritorni di persone che cercano oro; ristoro per quelle comunità che già lo hanno trovato.
Città come un grande labirinto
non parlo di orientamento
o di come arrivare da un punto ad un altro
non voglio parlare dell’aspetto brutto del labirinto
o dell’accezione che ha acquisito nel tempo.
Vorrei parlare del lato misterioso del labirinto, non fa apposta a farti trovare qualcuno, lui segue la sua natura tirando su i suoi muri. Tu piccola pedina che ne fai parte non puoi pensare di superarlo per raggiungere pedone come te. Tu piccola pedina pensa che il labirinto sta solo aiutando; pensa che magari non è il momento ora di trovarti proprio con quella pedina che pensi.
Maledicilo, maledici questo labirinto ma con quale scopo? maledire questo labirinto per star vivendo la sua vita?
Ringrazia questo labirinto, tu piccola pedina ringrazialo per non avertela fatta incontrare ora.
Seguendo la sua natura non ha commesso nessun errore, seguendo la sua natura quella città ti ha semplicemente aiutato. Con quale scopo avresti visto quella pedina?
Amore, perché sei così complicato?
Ciao a tutti!
Questo è il mio primo articolo (se così si può definire) sul giornalino.
Penso di sapere a cosa state pensando mentre leggete: “che titolo strano per un articolo nel giornalino della scuola”; in effetti non avete tutti i torti.
Mi presento, sono Sole, una ragazza che pensa moltissimo e continuamente e che ha voluto iniziare a condividere i suoi pensieri con altre persone, che spera di poter far sentire meno sole, leggendo che qualcun altro si trova nella loro stessa situazione.
Ma ora arriviamo al dunque: per voi cos’è l’amore? Ammetto che può sembrare una domanda scontata però se ci si riflette, non lo è affatto; infatti ognuno di noi ha una diversa definizione di amore.
Sapete che l’amore si riesce a vedere anche nelle cose più banali? Io, per esempio, lo noto spesso nel modo in cui vedo le amiche supportarsi anche semplicemente durante un’interrogazione, lo vedo nel modo in cui i fidanzati si cercano per la scuola, lo vedo nei bambini che condividono tutto ciò che hanno pur di non far restare nessuno indietro…la verità è che il mondo straripa d’amore in tutte le sue forme ma spesso non ce ne accorgiamo.
Tramite questi esempi potrebbe invece sembrare che l’amore sia facile da comprendere e da “gestire”; allora, perché l’ho definito complicato? Beh.. perché purtroppo l’amore, per essere vero, ha bisogno di essere complicato.
Sapete, io ho sempre avuto un grande bisogno di certezze, perché l’ignoto mi manda in confusione; non sopporto non avere niente sotto controllo, però, allo stesso tempo, sono innamorata persa di tutto ciò che di folle e insensato sa scatenare l’AMORE, quello vero però. E sì, va specificato, perché col tempo e l’esperienza ho capito, che solo nel caso in cui sia amore vero le follie sono possibili.
Premetto che non sto dicendo che se il vostro fidanzato non vi scrive su un ponte “IO E TE TRE METRI SOPRA IL CIELO” come l’inimitabile Riccardo Scamarcio è un pessimo fidanzato; semplicemente credo che per potersi definire innamorati veramente non bisogna mai frenarsi, non bisogna mai riflettere troppo perché è questo ciò che uccide l’amore: la quiete. Sembra paradossale che la quiete , una cosa che dovrebbe permettere all’amore di fiorire in modo giusto, possa proprio essere la causa del suo svanimento, però è così.
Per farvelo capire meglio non riprenderò il solito detto del fiore che va annaffiato sennò muore, perché, diciamoci la verità, a nessuno piace più paragonare l’amore ad un fiore. Concentriamoci di più su un esempio come un paio di scarpe, anzi il vostro paio preferito.
Pensate a quanto le avete desiderate e a quante cose avete fatto per averle, le prime volte che le avete messe siete stati attenti ad ogni minimo passo per cercare di non sporcarle né di rovinarle; avete fatto qualsiasi cosa purchè rimanessero perfette come all’inizio; ecco ora immaginatevi che per un periodo decidete di non metterle più e le lasciate in un angolo , consapevoli che, nonostante tutto, saranno sempre le vostre preferite. Passa un po’ di tempo, e vi ricordate della presenza di quelle scarpe. Così provate a rimetterle: però qualcosa sembra diverso, non vi donano più come prima, e in realtà vi stanno anche un po ‘ strette. Tuttavia, continuate a provare finchè, tristi, non vi arrendete all’idea che non ve le siete godute al massimo, e che ora è troppo tardi.
Sono consapevole che il paragone con le scarpe è azzardato, però serve per far intendere che, in amore, la quiete e il dare per scontato la presenza di qualcuno è ciò che lacera la relazione, che noi lo vogliamo oppure no.
Tutto questo per dire che spesso le persone si chiedono cosa significhi “perdere i sentimenti” ed a volte è proprio per questo che definiscono l’amore complicato: non si sa mai come ci si può svegliare la mattina, se con una improvvisa consapevolezza o con un amore grande più della sera prima, e per evitare che la prima opzione accada, vi consiglio di non pensare a quanto l’amore possa essere insensato , contraddittorio e paradossale perché tanto una vera risposta alle vostre domande non la troverete mai. Quindi assicuratevi di non trascurare mai ciò che per voi conta davvero.
In realtà, se posso aggiungere, è anche questa una forma fantastica in cui l’amore si presenta: aver talmente tanta paura dell’imprevedibilità dell’amore da fare anche le più grandi follie pur di non perdere chi amiamo.
Concludo quindi col dire che sì, l’amore è un gran caos, ma è proprio questo caos che lo rende magico, e non fatevi spaventare chè potreste rimanere sorpresi da quello che troverete.
Un saluto a tutti , alla prossima
Sole
Nel tempo siamo diventati troppo pragmatici, adesso pensiamo al viaggio con quello in macchina, treno o aereo ma non solo quelli sono i viaggi. Svegliarsi la mattina lo è, la propria quotidianità è un viaggio tra mille posti; ma l’abitudine ce lo fa vedere solo come uno spostamento. Un'azione diversa dal solito è un viaggio di scoperta. La vita stessa lo è.Il nostro limite sta nel vedere solo quelli grandi come viaggi. È come quando qualcuno apprezza solo i grandi gesti di amore. È facile apprezzare il grande, ma sta nell’apprezzare il principio che si apprezza davvero il frutto.Apprezzare le persone il giorno del loro compleanno è facile, perché non si apprezza sempre? Apprezzare un libro per la sua trama è più semplice di apprezzarlo per il pezzo che ti fa sorridere o quello che ti fa scendere una lacrima. Siamo abituati alle grandi cose ma secondo me dovremmo essere educati al principio delle cose. Educhiamoci ai viaggi, all’amore e alla vita ma non solo alle grandi ostentazioni ma al principio di esse e guardiamole con occhi innamorati come bambini, come coppie innamorate si guardano.
ogni tanto ci ricasco
ogni tanto risuccede
di cliccare quel tasto
e sperare di vedere,
non saprei bene che cosa
ma di sicuro qualcuno, non solo una cosa.
Lo scrivo con una lacrima, che mi riga il volto
lenta come quando ti guardi il tramonto,
forse ci spero e forse un po’ ci credo
ma dentro di me so che quello che hai detto è vero.
Non so perché io ci speri
non so perché io ci veda, insieme, senza pensieri
sbaglio io lo so,
ma a volte mi sento dentro un sogno, solo un po’
non credo sia amore almeno in questo caso,
credo sia ricerca di qualcuno che ha ricomposto il tuo cuore come puzzle.
È infantile lo ammetto
ma è la solo cosa che a dirti riesco,
lascio stare che è meglio
sei stata foglia che apre l’autunno,
sei stata voce che porta al risveglio.
Vivendoli, mi sono resa conto che molti momenti hanno questa caratteristica.Tutto inizia da un pensiero o un incontro; nel tempo magari elabori questo evento e ti rendi conto che non vuole essere solo istante. Allora lo racchiudi in un ricordo. Poi ti capita di ascoltare una canzone che ti ci fa pensare. Quella canzone puoi decidere di non ascoltarla più, oppure di guardarti dentro e vedere che magari il tuo cuore sta battendo al suo stesso ritmo.
Poi c’è il momento di attesa, terribile avrei detto poco tempo fa; ma lo è solo se pensi costantemente a cosa ti aspetta, invece è utile se lo vedi come riposo per capire meglio.
Quiete prima della tempesta avrei detto prima. lo penso,magari quiete prima di una tempesta, oppure quel vento fresco non presagio di pioggia ma solo sollievo dal calore estivo. Poi, se anche fosse tempesta,aiuterebbe così tante altre cose a crescere che è egoista vederla come male.
Troppe canzoni avevano il mio ritmo;se sarà tempesta, ho imparato a ballare sotto quella pioggia.
Abbiamo perso il momento di contemplazione. Lo ha chi riesce a fermarsi, lo ha chi dorme poco. Quel momento in cui guardi cosa ti succede in modo chiaro. E non è difficile, ogni tanto, provaci a guardare chi ti sta davanti! Abbiamo il bisogno di parlare, il silenzio è imbarazzante.
Il silenzio non è imbarazzante se si sa accarezzare e ascoltare; stare in silenzio con qualcuno è forse la cosa più intima. Non in silenzio facendo altro, in silenzio, guardarsi e fidatevi che non implica una relazione amorosa, certo è che implica amore. Ma l’amore che io provo nei tuoi confronti in quanto essere umano, quello che provo sapendo il mondo che porti dentro anche non avendolo mai visitato. Forse questo è, silenzio è un biglietto per viaggiare nel mondo delle persone con cui sei.
Se silenzio è contemplazione, usa i tuoi occhi, guarda chi ti sta accanto negli occhi; in modo buffo se ti imbarazza ma poi tranquillo perché non mentono mai, rilassati e viaggia dentro l’altra persona.
Forse ci siamo persi i viaggi interiori che sono ben più difficili da fare di quelli in aereo.
Il sorriso come porta sul retro :)
La porta principale sono senza dubbio gli occhi, ma il sorriso mi sa proprio di porta sul retro.
Me ne sto rendendo conto ed è davvero bellissimo, nella sua semplicità, non solo un ridere rumoroso, ma quel sorriso interiore che fa bene al cuore. A me succede di parlare con qualcuno e vederlo che esce, piano, chiede il permesso; quel sorriso che tranquillizza ogni flusso di pensieri. Io sono innamorata di questi gesti e quando dico che non gli sono indifferente probabilmente non rendo l’emozione che mi suscitano. Mi manca avere qualcuno che la veda così tanto come me, ma allo stesso tempo amo come io veda questi momenti. Io amo il sorriso scambiato con uno sconosciuto la mattina sul treno, quello che apre una videochiamata che non aspettavi o quei sorrisi silenziosi che aprono, senza saperlo, amicizie di una vita. Alcuni sorrisi schiariscono il cielo dei tuoi pensieri, ma forse quello è il loro scopo; schiarire dopo le tempeste, curare ferite aperte o buttare giù muri ormai ben formati.
Forse allora quel sorriso è solo lo specchio di un’ANIMA SORRIDENTE :)
Voci piegate dalle grida
pregano per una pace
censurata dal silenzio.
I sogni dei bambini cadono
sulla loro terra di nascita
spugna per il loro sangue,
bucata dalle bombe.
Senza anestesia il dolore non si placa e
al dottore non resta che dire:
“La morte è arrivata”.
I governi sono in carestia,
con i soldi non si mangia e soprattutto non si blocca la loro ipocrisia.
La Palestina chiede libertà ma per quanto ancora la violenza continuerà?
Questo è lo sterminio di un popolo
Guardato da così lontano che vi siete dimenticati di chi era il piano.
Gli israeliani lo esigono: “Per autodifesa!”.
E per quanto Bisan potrà ancora dire:
“Giorno 150 del genocidio, fermatevi con il martirio”.
Quando le donne potranno proteggere il proprio corpo dalla violenza?
Non c'è più differenza
Tra il mangime e il grano che rendono il pane disumano.
Cessate il fuoco nel cuore dei civili e passate poi per gli ospedali e gli edifici.
Giovani con le ossa di farfalla
Amare fantasticando di un futuro,
odiare guardando indietro il passato.
Forse era il tempo a farmi sentire
l’ennesimo sbaglio.
Giocando con un coltello in mano
guardo in basso, per non ferire nessuno.
Mi chiamano dicendomi:
<<hai le ossa di una farfalla>>
senza ali e senza tempo.
Potenzialmente piena di sogni,
annebbiata di pensieri, paranoie e mondi.
Parlami senza competizione,
non c’è nessuna comparazione.
Ascoltando il tuo passato,
fantasticando sul mio futuro
mangio e mangio la mia ansia.
Cerco la mia speranza e
pazientemente rido del mio presente
non facendo niente.
Corrono e io cado,
corrono e mi rialzo,
corrono e io cado,
poi mi rialzo.
Io con solo le ossa di una farfalla
prendo il volo senza le mie ali
per cadere e riprovarci.
Quanto sono infami gli autisti del bus di Davide Vannucci
QUANTO SONO INFAMI GLI AUTISTI DEI BUS
Al piccolo paese di Pratolino mi trovavo e la corriera per al mio domicilio ritornare dovevo
Ma arrivato alla fermata il guidatore non si fermò
Partirono subito gli insulti per codesto dimonio
In seguito alla 'nfamia dal guidatore di corriera commessa
La selva oscura dovetti affrontare
Et quando le batterie delle cuffie di funzionare smisero
Parecchie invocazioni a Iddio partirono
Giunto ormai a metà della selva l'unica osteria dell'acre loco mi si palesava davanti
et non avendo nè acqua nè approvvigionamento quivi mi fermai chiedendo una piccola bottiglia d'acqua
Ma l'oste mi rispose che solo bottiglie in vetro habea
Maledetta la bottiglia in vetro ed io che la acquistai in quanto pesa quanto la coscienza umana
Seguitando la via ad un certo punto un vermo scorsi, grosso e peloso, un cinghiale
Ma fortunatamente dal mio moderno telegrafo forte musica suonava e il vermo fece fuggire
Dopo un'ora che vagavo per la selva una luce vidi, e sotto un cartello, ove erano scritte queste parole: "Bivigliano (frazione di Vaglia), lassate ogni speranza voi ch'intrate in codesto loco"
Ma la gioia mi arrivò in corpo perché qualche minuto dopo un cancello vidi e tornai a riveder le stelle
Ogni riferimento a luoghi o avvenimenti non è casuale, ma il poeta si riserva della satira per evitare una querela per diffamazione da sopracitati autisti
Non idealizzare nessuno, finirà per mancarti qualcuno che non è mai esistito
A volte mi chiedo davvero se succeda, in questo momento mi chiedo se stia succedendo.
Mi domando se chi mi manca esiste o è frutto del poco tempo vissuto insieme; ci sono momenti in cui evito questo pensiero perché forse fa male vederlo in faccia, poi momenti così: ci penso, e non trovo soluzione.
Idealizzare è frutto della propria testa, e come si può scindere un pensiero e un prodotto della testa se sono prodotti dalla stessa intelligenza?
Forse sta in questo la trappola che ci vuole porre il nostro cervello.
Pensandoci, è assurdo arrivare ad idealizzare: questo comporta pensare, desiderare qualcuno che non è realmente esistente; è il lavoro che fa uno scrittore prima di scrivere un romanzo. Astrattamente concepisce qualcosa: lo idealizza e, in modo bello o brutto che sia, ottiene tranquillamente la base per un romanzo.
Questo è idealizzare le persone, secondo me: scrivere dei romanzi, come biografie di chi ci sta intorno. A me sta succedendo questo, sto idealizzando qualcuno. Ho qualche idea per un romanzo…
E se essere tristi quando piove fosse solo un riflesso di empatia.
Se la pioggia fosse solo il pianto e lo scaricare del cielo, il tanto accumulato?
È come consolare un bambino e una persona che ne ha passate tante.
Quando consoliamo un bambino per una piccola cosa che sembra enorme, ci viene quasi da sorridere per la bella infantilità che abbiamo davanti.
Quando piove con il sole, ridiamo quasi della tenerezza di quello che sta succedendo con la certezza che il bambino capirà la piccolezza del suo male fino a sorridere, sapendo che dopo quella pioggia ci sarà l’arcobaleno.
Chi dice quindi che l’arcobaleno dopo la pioggia con il sole non è il sorriso più sincero del cielo? Quando consoliamo una persona che ha un bagaglio di vita con un peso notevole, non possiamo che provare quell’empatia che ci fa anche riflettere su noi stessi. Allora non è questo che succede alle persone un po’ più empatiche nelle giornate di pioggia, forse è solo un'opportunità di ascoltare il cielo…
Come se fossi ferma immobile ma allo stesso tempo stessi viaggiando. Fuori tutto va veloce, tutto corre. Un filosofo contemplava il movimento verticale ed orizzontale, mi sento come in mezzo a questi movimenti. Assorbo le emozioni di chi mi circonda, non le filtro ma le sento su di me. Sento sulla pelle i brividi mentre piove nonostante io sia al caldo, sento l’ansia di sapere quanti conflitti ci siano nel mondo ora e la fortuna che ho avuto a vivere così fino ad ora. Percepisco su di me una forza immane che non si preoccupa di premere; non si preoccupa di esserci. Mi sento a tratti come se qualsiasi cosa potesse rompersi e finire male, ma allo stesso tempo ho momenti di estrema serenità. Non capisco il limbo in cui mi trovo e non trovo una via d’uscita. Mi riduco a viverlo sperando passi, sentendomi impotente verso questa forza che preme quando ne ha voglia e rilascia illudendo. Mi sento come una linea, lineare, dritta a volte oppure che forma come un elettrocardiogramma, tantissime piccole montagne. Bello perché traduce in simbolo il cuore, ma pensate ad essere la linea: ecco, mi sento un po’ quella linea.
赤い糸
Nel dizionario c’è scritto che “Anime Gemelle” sono due persone con un’affinità talmente profonda che sembra siano designate ad amarsi e a stare insieme.
Ma cosa succederebbe se due Anime Gemelle dovessero lasciarsi andare a vicenda? Rimarrebbero comunque tali?
La risposta che mi sono data è positiva. Loro due rimarrebbero comunque legati ma dovrebbero imparare a vivere l’uno senza l’altro. Non sarà facile. Incontreranno altre persone nella loro vita, ma saranno in grado di essere affini proprio come lo erano in passato con la loro altra metà?
A parer mio no, o meglio, in parte, perché quando qualcuno ti entra talmente tanto dentro da capirti più di quanto tu faccia da solo, non è facile scordarlo.
Ho scoperto che è proprio bello, ma non pensate ad una scoperta leggera, anzi, ho fatto una di quelle scoperte che ti strappa un sorriso ma a lungo andare ti fa riflettere. Ho riscoperto direi la bellezza, forse la sicurezza ed azzarderei la serenità, nel poter semplicemente voltare la testa per rassicurarsi. Un minimo sforzo verso destra, e non a caso forse proprio dalla parte più forte, quella in cui si crede di più e a cui ci si affida.
Basta quel piccolo gesto per imbattersi in uno sguardo che sa ascoltare, uno che sa accogliere e uno che sa distrarre; tutto negli stessi occhi. Quell'angolo dove puoi andare qualunque siano le tue condizioni perché li di condizioni non ce ne sono. è all’angolo perchè non invade mai, non vuole stare al centro; ma allo stesso tempo è all’angolo per impedirti di nasconderti o se proprio ne hai voglia ti impedisce alla solitudine.
Io ho scoperto lo sguardo d’angolo che, non ci penso e non ne dubito, porta pace
Noi tendiamo sempre
anzi ci prospettiamo,
nella visione del dopo e nelle preoccupazioni di come sarà;
perdendoci e non godendoci
ciò che viviamo.
Si crea come un ingorgo nella testa
che non lascia spazio
a nuovi pensieri,
a nuovi momenti.
Per questo secondo me esiste l’estate
e-stateci
e-vivete,
non lasciateli andare,
godetevi i momenti
perchè il tempo passa troppo veloce
per bloccarsi in un ingorgo.
Abbiate la capacità di vederlo da fuori,
e mentre tutti sono bloccati,
passargli accanto con un bicicletta.
Quando avrai questa capacità tutto l’anno sarà estate
e tu vivrai la vita
senza esserne vittima.
Innamorati
non vuol dire trovare l’anima gemella,
non vuol dire sposarsi,
e non vuol dire perdere la testa.
Non sempre.
Innamorati
della vita
dei momenti
delle persone che hai intorno
e che ti amano.
Innamorarsi,
provare amore,
è quella scintilla
che accende il fuoco,
e anche se a volte vacilla
è il tuo fuoco
solo tu lo alimenti
e l’amore è il miglior carburante.
Sentirsi leggero come piume,
come quei segni di matita
che cancelli completamente;
forse è quello il punto,
è facile scordarsi
di quella leggerezza.
Leggero come il lenzuolo d’estate,
leggerissimo - ma fa più caldo del fuoco,
leggero come quei momenti
quelli dove non pensi troppo
a cosa succede,
quelli belli dove parli ascolti bevi e ridi,
ridi tanto.
Leggero come
quel tuffetto che fa il cuore
quando si rende conto di essere in una situazione
calma bella e felice.
Ed è la stessa felicità bambina
di quando ti sorprendono con la più semplice delle cose,
o cerchi il gelato sapendolo finito e trovi l’ultimo
lì ad aspettarti.
Leggero
solo leggero.
Pensieri come puntine, ma non che ti danno noia, puntine come quelle della bacheca.
Che ti rimangono e chissà quando le sposterai.
Sono quei pensieri di quando la sera non riesci a fermarne il flusso.
Sono quei pensieri che o ti fanno venire il sorriso o ti fanno piangere come un bambino.
Io stasera qualcuno l’ho fissato.
La persona che sono adesso, aver trovato delle persone con cui parlare senza sentirmi giudicata. Aver trovato un senso in questo momento.
Non metto una puntina su tutti gli aspetti di me, ma posso mettere una puntina su quei punti a cui adesso posso fare riferimento.
Avere delle persone che chiami addirittura nello stesso modo; perché, sebbene da poco, sai che finalmente qualcuno ti ascolta. Delle persone che sono finalmente quel qualcosa che ti è sempre stato promesso indietro.
Fai del bene che tornerà indietro, penso che loro lo siano in questo momento. E quindi le fisso, come puntine nella cartina della mia vita, come puntine che sporgano dal foglio perché più importanti delle persone piatte che mi circondano. Le fisso perché sono proprio quella speranza che avevo bisogno di sentire.
Mi sono trovata con il cuore che non sapeva a che ritmo battere.
Sentivo che imitava i ritmi che le mie orecchie percepivano; prima lento come la freccia, poi il sobbalzare della macchina su qualche dosso. Si sincronizzava con la pioggia
che, forte,
batteva;
non si ferma,
il respiro aumenta
cresce,
sto ansimando.
Il mio cuore aveva troppo intorno per accordarsi a qualcosa.
Cercava così tanto quel ritmo che si è fatto affascinare dal più potente.
Cercava così tanto qualcuno a cui piacere, somigliandogli, che si è scordato come battere da solo.
Si è scordato come fosse bello saper battere da soli senza seguire o sentire gli altri; si è forse dimenticato che se lui non fosse stato il primo a battere del suo battito nessuno si sarebbe accordato a lui,
perché perso o magari affascinato.
Forse vuol solo dire “puntare un momento”: puntarlo come fai con quel biglietto del concerto sulla bacheca. Puntarlo perché è un ricordo da avere, per trovargli e anche ricordare le cose belle, oppure ripensare ad errori da non rifare o accortezze da avere. Un appuntamento perfetto non è quindi uno in cui non si trovano difetti, ma magari uno che è difficile da scordarsi, difficile da non puntare sulla nostra bacheca. Non per forza in coppia: l’appuntamento ce lo diamo con un sacco di persone, anche con qualcuno di appena conosciuto. Forse, quando lo definiamo così, abbiamo anche solo una speranza che sia da puntare come ricordo. Puntare nella nostra bacheca questi ricordi è in qualche modo volersi ricordare del momento, ma anche di noi stessi.