La Terra è l’unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c’è altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Colonizzare, non ancora. Che vi piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l’astronomia è un’esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c’è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l’uno dell’altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l’unica casa che abbiamo mai conosciuto. Carl Sagan
La Pale Blue Dot (in italiano punto azzurro pallido) è una fotografia del pianeta Terra scattata nel 1990 dalla sonda Voyager 1, quando si trovava a sei miliardi di chilometri di distanza. L'idea di girare la fotocamera della sonda e scattare una foto della Terra dai confini del sistema solare è stata dell'astronomo e divulgatore scientifico Carl Sagan. In seguito il nome della fotografia è stato usato da Sagan anche per il suo libro del 1994 Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space.
Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Pale_Blue_DotIl fatto che sia stata istituita una Giornata della Terra mi rende molto felice. Ovviamente non semplicemente per 'celebrare' il nostro pianeta (che pure è preziosissimo, visto che è l'unico che abbiamo), ma per fare memoria che il suo 'stato di salute' dipende da noi e dobbiamo prendercene cura, invece di continuare imperterriti a inquinare. In più, ci serve da monito per ricordarci che abbiamo ancora poche occasioni per rimediare ai danni che hanno provato i nostri antenati nel passato. Certo, a ben pensare, ogni giorno dovrebbe essere 'una giornata della terra': non servono occasioni speciali per utilizzare prodotti biodegradabili o per risparmiare sul consumo abituale di plastica, o per mettere in pratica mille altri gesti che, anche se non lo vediamo nell'immediato, possono avere un'utilità concreta nel preservare piante, animali... e anche noi.
Sara Zanaschi
On April 22 we celebrate Earth day, the anniversary of both of the modern environmental movements. This year Earth day marks 50 years since its birth, an important goal that we should start to consider with awareness.
But let’s start with some history. In 1969, Senator Gaylord Nelson, a junior Senator from Wisconsin, decided to do something, because he was concerned about the deteriorating environment of the United States. The Senator and Pete McCloskey, a Republican Congressman, recruited Denis Hayes, a young activist, to organize a campus teach-in. They chose April 22 because it was a weekday between Spring Break and Final Exams, in order to have a large number of students involved.
Hayes knew the potential of this idea to inspire the Americans, so he started to promote similar events all around the United States. He got the attention of 20 million people and he spoke in the streets against the industrial development that had a huge impact on the health of humans and earth. It was a massive protest that took place from coast to coast, even universities were involved.
illustrazione di Alessandro Pace
Why was Earth day so important at that time? Because people who used to fight for an individual purpose such as air pollution or the extinction of wildlife had the possibility to fight together for a big universal aim: the wellness of our planet.
In 1990 Earth Day involved 200 million people in 141 countries fighting for environmental issues. Thanks to this event, the United Nation focused on the importance of recycling at the Earth Summit in Rio de Janeiro. Today, more than a billion people see this day as a new start to change our behavior and save the planet.
Now, why is Earth Day 2020 so important? Obviously it is because it falls on the 50th anniversary, but also because the main topic this year is climate change.
«The scientific evidence is clear and irrefutable — human activity is causing our planet to warm at an alarming rate. International bodies of scientists have warned that we have just over a decade to halve our emissions to avoid the most devastating impacts of climate change on our food supply, national security, global health, extreme weather, and more.» (from: How to Act on Climate Change: A user’s guide for 2020 and beyond)
Rebecca Urso
illustrazione di Helena Bertolotti
Dopo aver seguito il webinar organizzato da De Agostini in occasione del 50° Earth Day (Earth day 2020: Un viaggio sostenibile dal Polo Sud al Polo Nord) e aver letto i 46 consigli per l’ambiente, vorrei esprimere le mie riflessioni riguardo a questi argomenti così importanti, qualche mio consiglio per come migliorare e alcune piccolissime accortezze che tutti dovremmo avere.
Secondo me, noi tutti, dovremmo impegnarci di più per aiutare il nostro pianeta: la Terra è l’unico globo terracqueo sul quale possiamo abitare e ora stiamo iniziando a vedere gli effetti dell’eccessivo sfruttamento umano delle sue risorse, dalle troppe industrie che inquinano l’aria in maniera del tutto esagerata, all’incendio in Australia fino alla pandemia mondiale. Tutto ciò può essere inteso in qualche modo come un “segnale” della Terra nei nostri confronti.
Vediamo come possiamo ridurre il nostro impatto ambientale tramite i nostri comportamenti più comuni.
Ora pensiamo a quanta acqua sprechiamo noi, che abbiamo ogni comodità possibile, anche per un solo bagno; vogliamo l’acqua calda, vogliamo la schiuma, vogliamo le bollicine, vogliamo l’idromassaggio...
Pensiamo a quanta acqua sprechiamo per lavarci le mani; vogliamo l’acqua calda se fa freddo, l’acqua fredda se fa caldo, la lasciamo aperta mentre ci sfreghiamo le mani, la apriamo a “velocità massima”...
E quando ci laviamo i denti, invece? La chiudiamo l’acqua mentre li spazzoliamo? La chiudiamo mentre mettiamo il dentifricio? Quanta ne usiamo per sciacquarci la bocca dopo aver lavato i denti?
Lasciando il rubinetto aperto mentre ci si lava i denti, si sprecano cinque litri di acqua al minuto, pari a 10 litri nei due minuti di lavaggio consigliato. Questo significa che se ci laviamo i denti tre volte al giorno sprechiamo ben 30 litri d'acqua quotidianamente, pari a 900 litri al mese.
Noi abbiatensi siamo ben 32.626 abitanti (dati forniti da Istituto nazionale di statistica); basandosi sui dati citati, sprechiamo la bellezza di 29.363.400 litri di acqua al mese e 352.360.800 all’anno!
Sapete che, calcolata in m3, l’acqua sprecata da Abbiategrasso in un anno equivale a 352.361 m3 e sapete che il Duomo ha un volume di 440.000 m3?
Con tutta l’acqua che sprechiamo annualmente riusciremmo a riempire quasi totalmente il Duomo di Milano; incredibile, no?
Ebbene si, sprechiamo moltissima acqua senza accorgerci, mentre in altre parti del mondo, dove regnano guerra e povertà, le situazioni è come nell’immagine 4; loro riescono a malapena a bere mentre noi sprechiamo fiumi d’acqua per le nostre “voglie”.
La domanda è: cosa possiamo fare per migliorare?
1. Fare la doccia al posto del bagno, ricordandoci di chiudere l’acqua quando ci insaponiamo; questo non significa che dobbiamo rinunciare a quei bellissimi bagni caldi e rilassanti che ci piacciono tanto, dobbiamo solamente diminuirne la frequenza.
2. Chiudere il rubinetto quando insaponiamo le mani e quando spazzoliamo i denti; può sembrare una cosa banale, eppure potremmo ridurre la quantità di acqua che sprechiamo.
Due semplici accortezze potrebbero ridurre un grande spreco sul nostro mondo!
Pensiamo a quante volte lasciamo la luce accesa quando usciamo dalla stanza e quante volte accendiamo la luce anziché lasciare che i raggi del sole illuminino la nostra casa...
Dovremmo stare più attenti a questi piccoli dettagli e imparare che anche questi possono aiutare il nostro sistema.
Anche qui la domanda cosa possiamo fare? Ci sorge spontanea.
Per aiutare la nostra Terra potremmo:
1. Spegnere la luce quando usciamo da una stanza
2. Aprire le finestre quando c’è una bella giornata di sole
3. Quando sarà possibile, riprendiamo a fare più passeggiate a contatto con la natura
Pensiamo ora a quante volte usiamo la macchina per piccoli viaggi e quante volte facciamo viaggi che potremmo evitare. Quante volte invece potevamo fare una bella passeggiata, quante volte potevamo usare la bicicletta anziché la macchina e quante volte non l’abbiamo fatto; ora, a causa della quarantena, ci sono state private tutte queste bellissime libertà e stranamente cominciamo a sentirne la mancanza.
La qualità dell'aria è una misura di quanto l'aria sia libera da inquinamento atmosferico e innocua se respirata dall'uomo.
Nonostante le normative approvate per diminuire lo smog, il traffico automobilistico è cresciuto in modo abnorme diventando la principale causa di inquinamento ambientale. Le emissioni di anidride carbonica provocate dalla combustione del petrolio stanno aumentando pericolosamente la temperatura del pianeta (effetto serra tramite gas serra come anidride solforosa od ossido di azoto).
Tra le principali cause dell’inquinamento atmosferico dell’aria troviamo le nostre, già citate, automobili.
I veicoli a motore sono i maggiori responsabili dell’inquinamento dell’aria; riducendo il traffico automobilistico possiamo diminuire lo “smog” presente nell’aria e migliorare la nostra salute (fonte ricavata da https://it.wikipedia.org/wiki/Qualit%C3%A0_dell%27aria) .
Inoltre lo smog ha un effetto pessimo sul corpo umano. Comporta un’accelerazione dell'invecchiamento del tessuto polmonare. Gli effetti acuti, invece, sono più documentati rispetto a quelli cronici. Studi controllati riportano per bambini e giovani sintomi come fastidio al petto, tosse e mal di testa.
Secondo alcuni dati il 75% delle emissioni di monossido di carbonio (componente dello smog di cui stiamo parlando) proviene dalle automobili. Nelle aree urbane ad esempio, le emissioni nocive trasmesse dalle automobili sono responsabili di una percentuale compresa tra il 50 e il 90 percento dell’inquinamento atmosferico.
Data l’elevata percentuale dell’inquinamento causato da una sola automobile, pensiamo a quanto potremmo migliorare la purezza dell’aria viaggiando a piedi oppure in bicicletta.
Anche qui alcuni semplici consigli per aiutare sia il pianeta che noi stessi:
1. Usare la macchina solo quando strettamente necessario;
2. Usare di più mezzi ecologici, dalle biciclette alle macchine elettriche (inquinano meno);
3. Sembrerà strano, ma anche usare i mezzi pubblici diminuirà di molto l’inquinamento; se noi usiamo 1 mezzo per trasportare (esempio) 40 persone facciamo si che 39 mezzi in meno viaggino in contemporanea!
4. Finita la quarantena, dato che le rimpiangiamo molto, iniziamo a fare lunghe passeggiate oppure lunghe biciclettate; aiuterà la salute e l’inquinamento dell’aria.
Ebbene si, anche i nostri amatissimi smartphone sono nella lista.
Quante ore passiamo davanti agli schermi? Beh, essendo adolescenti direi che siamo molto legati al nostro cellulare, ora ancora di più con la “didattica a distanza”.
In momenti come questi, sia noi che gli adulti, siamo obbligati ad un vasto uso della tecnologia. In questi giorni utilizziamo troppo gli strumenti tecnologici, sprechiamo molta corrente e guastiamo sia l’ambiente che il nostro corpo: oltre a utilizzare tantissima energia, siamo costantemente immersi in forti campi elettromagnetici emanati dagli apparecchi tecnologici attivi (sebbene sia da verificare l'impatto sulla nostra salute) e ci esponiamo costantemente alla luce blu, che inibisce la nostra produzione di melatonina, (rovinando il sonno ecc.) e siamo costantemente immersi in campi magnetici. Pensiamo a una cosa banale: dopo aver caricato computer/telefono staccate il caricatore dalla presa? Se non lo fate sprecate, inutilmente, corrente che viene per di più pagata.
Pensiamo anche a quanto rimaniamo collegati al di fuori dell’ambito scolastico, scommetto che l'ammontare di tutte le ore sia un numero abbastanza elevato, vero?
Ovviamente, non tutti utilizzano allo stesso modo e per lo stesso tempo lo smartphone, il computer o la tv; se pensate però di essere dipendenti dallo schermo, ecco alcuni consigli utili:
1. Leggete un buon libro; so che può essere noioso, però amplia il nostro vocabolario personale e ci aiuta a parlare in maniera più dettagliata e con termini più appropriati; sono anche sicura che troverete un libro che parla di argomenti che più vi appassionano.
2. La sera, anziché stare da soli a guardare post o video sui social, spegnete il cellulare per qualche ora e godetevi la vostra famiglia; so che per molti potrebbe essere difficile, ma potrebbe pure rivelarsi una possibilità per superare anche il problema “rapporto con i genitori durante l’adolescenza”.
3. Prendetevi un po’ di tempo per voi stessi e curatevi un po’ di più; non giusto per postare una foto con #stayathome, ma fatelo per raggiungere la “pace con voi stessi”.
4. Staccate le prese che non utilizzate; così ridurrete sia la bolletta sia i numerosi campi elettromagnetici in cui siamo immersi.
5. Sperando di riuscire ad applicare questo punto il prima possibile, fate un giro con i vostri amici dimenticandovi del cellulare.
6. Spegnere i telefoni può contribuire al cambiamento climatico. Tutti i mezzi tecnologici che noi utilizziamo, dal telefono alla piastra per i capelli, contribuiscono all’inquinamento del nostro pianeta; ciò che io consiglio maggiormente è di spegnere la tecnologia per un tot di tempo durante le giornate.
Questi piccoli gesti potrebbero contribuire al miglioramento del nostro pianeta, dall’inquinamento atmosferico al cambiamento climatico, dallo scioglimento dei ghiacciai alla mancanza dell’acqua… senza contare la nostra salute e il nostro portafoglio!
Sono piccole accortezze che potrebbero cambiare il nostro futuro che tutti potremmo mettere in atto.
Sono semplici consigli di una ragazza quindicenne, pensate però se tutti iniziassimo a seguirli che impatto potremmo avere sull’ambiente e sul nostro futuro.
Alice Radaelli
Mai pensato che il nostro pianeta , sul quale viviamo dalla nascita del genere umano, potrebbe non essere il solo a ospitare, non solo la vita microbica semplice ma anche forme di vita complesse e, forse, intelligenti?
Prima di parlare dei cosiddetti “nuovi mondi” è bene spiegare qualche premessa: la prima per la loro identificazione, è il criterio chiamato ESI (Earth Similarity Index), che tiene conto di moltissimi fattori da confrontare con il nostro pianeta, e che però, omette alcuni particolari di importanza comunque elevata;
Il che ci permette di affermare che questi pianeti rappresentino “possibilità” sui quali potremmo un giorno mettere piede, ma che difficilmente diventeranno certezze.
La seconda è legata all’attendibilità dei dati, l’astronomia è infatti il ramo della scienza in cui sicuramente è più presente la parola approssimazione e ogni anno vengono smentiti migliaia di studi degli anni precedenti, io vi parlerò sulla base degli ultimi dati aggiornati ad oggi.
Questo pianeta, così come dice il nome, è il corpo celeste che effettua il periodo di rivoluzione intorno alla stella più vicina al nostro sole, ovvero Proxima Centauri. In termini astronomici si trova infatti a circa 4 anni luce, e considerando l’enormità dello spazio, è come se si trovasse sul vostro uscio di casa davanti alla porta. È stata una scoperta sensazionale riuscire a trovare un pianeta terrestre, ovvero non gassoso, in una posizione così minima dal nostro pianeta.
Inutile dire che ha suscitato l’interesse di tutti i migliori astronomi che hanno puntato verso di essa i più potenti telescopi che possediamo, pur di capire meglio, e grazie a questi studi oggi sappiamo che: si trova nella zona abitabile della sua stella, la posizione dove è possibile che l’acqua sia allo stato liquido ovvero non troppo fredda e non eccessivamente calda, ha un diametro del 110% di quello terrestre e una temperatura media di -39° Celsius, senza contare una possibile atmosfera (ricordo che la Terra senza atmosfera - e quindi senza effetto serra - raggiungerebbe valori medi sotto ai -40°).
C’è da dire che i presupposti sono incredibilmente allettanti e stimolanti, ma si nota da subito che le approssimazioni e le teorie sono ancora troppe, anche considerando che la sua stella è molto “aggressiva” in termini di radiazioni e quindi, senza un campo magnetico, la vita sarebbe spacciata; ma nel caso in cui dovessimo avere sufficiente fortuna e tutti questi fatti fossero veritieri potremmo avere un ottimo posto non molto lontano dove andare a vivere in futuro per passare le nostre vacanze.
La scoperta di questo corpo celeste fu la svolta per quanto riguarda la ricerca di pianeti extrasolari poiché la sua stella di riferimento, ovvero Trappist-1, possiede ben sette pianeti terrestri (e quindi rocciosi) in orbita intorno a sé, e ben tre (accertati) presenti nella sua zona abitabile. Questo sistema planetario si trova a 39.5 anni luce di distanza (se Proxima b si trovava sull’uscio di casa vostra, Trappist-1 D sarebbe circa all’inizio del vialetto del vostro giardino) e ha come caratteristica la grossa presenza di acqua in quasi tutti e sette i corpi che lo formano, alcuni in stato solido, altri gassoso e i tre più simile alla Terra, si presume, in forma liquida.
Questo pianeta è più piccolo della Terra, il suo raggio è il 30% di quello terrestre e si pensa possa avere una quantità d’acqua tale da rendere gli oceani terrestri delle pozzanghere in paragone. La sua temperatura stimata dovrebbe essere in media di circa -9° Celsius, senza contare un possibile effetto serra. Ricapitolando: acqua liquida, oceani molto grandi, pianeta roccioso, una possibile atmosfera data dalla molta acqua presente, sembra perfetto, un possibile paradiso, no? Purtroppo non è così e vi devo anche dire i due principali lati negativi sia di questo pianeta sia di tutti i suoi “compagni” del sistema planetario. Il primo riguarda l’acqua presente, tutti voi penserete che l’acqua serva e faccia sempre bene, ma non è proprio così. Il vapore acqueo è uno dei principali gas serra insieme al metano o anidride carbonica, e siccome questo pianeta (ma anche gli altri di quel sistema) possiedono così tanta acqua, questa potrebbe trovarsi in gran parte nell’atmosfera e , quindi, c’è la possibilità che un bellissimo mondo azzurro diventi un inferno, come è successo con Venere, con temperature che vanno ben oltre i 400° Celsius. Il secondo problema è l’esatto opposto, ovvero la mancanza di acqua, e vi chiederete molto probabilmente come sia possibile. La premessa che bisogna fare è che per sapere se un pianeta ha molta acqua si guarda la sua densità, poiché l’acqua ha densità minore delle rocce, e questo pianeta è davvero molto grande rispetto alla densità. La sua stella è molto ‘’vivace’’ e molto spesso bombarda i suoi pianeti con radiazioni che potrebbero da sole, senza bisogno di luce, far evaporare tutta l’acqua presente per disperderla nello spazio o creare un effetto serra come ho detto prima, in questo caso avremmo di fronte un pianeta simile alla Terra ma senz’acqua, con gli spazi dove prima c’erano oceani completamente vuoti.
La speranza è quindi che sia evaporata abbastanza acqua, ma non troppa, e che l’atmosfera non ne sia piena, e questa, come si dice, è l’ultima a morire.
Questo pianeta possiede ufficialmente il primato di corpo celeste esterno dal sistema solare più simile alla nostra terra. Le informazioni raccolte dagli scienziati sono incredibilmente incoraggianti. Ricordate il problema delle radiazioni riscontrato negli ultimi due pianeti? Qui non è presente. La stella di Teegarden è rinomata per essere innocua e inerme anche per via della sua età molto avanzata, ovvero di 8 miliardi di anni (il sole ne ha circa la metà), ed è anche per questo che il pianeta potrebbe aver avuto molto più tempo per sviluppare forme di vita poiché è relativamente “vecchio”, diremmo noi.
Teegarden b è inoltre l’ultimo dei pianeti sulla nostra lista ad essere stato scoperto quindi non si conosce ancora molto su di lui come, per esempio, la sua grandezza, ma ne conosciamo la massa che è circa 1,04 volte quella terrestre e quindi possiamo dire che la gravità sarebbe pressoché identica. Grazie all’osservazione di telescopi a puro scopo meteorologico sappiamo che è presente dell’acqua, purtroppo non sappiamo ancora in che stato, ma noi speriamo sempre che sia in forma liquida. È anche importante riconoscere l’importanza di un altro dato, ovvero la distanza dalla terra, esso si trova infatti a 12,5 anni luce da noi, una specie di via di mezzo rispetto ai suoi compagni di questa lista. Questo corpo celeste è veramente promettente e a differenza degli altri esopianeti, più scopriamo cose su di lui e più sembra adatto alla vita. Un esempio di ciò? Non ho alcun ‘’ma’’ o condizione negativa da spiegare, per ora sembra proprio il fratellino della Terra, ma col tempo scopriremo se sarà effettivamente così.
Vorrei concludere dicendo che ho cercato di parlare nel modo più semplice e “giovane” possibile, per favorire la comprensione di chi non ha dimestichezza con tutti questi dati, all’apparenza complicati, e ci tengo a precisare che ho parlato solo dei 3 esempi più lampanti, ma esistono molti altri pianeti simili alla Terra da approfondire, e se con il mio articolo riuscirò a risvegliare la curiosità anche solo di uno di voi, la considero una vittoria personale.
Alessandro Rossi
Fridays For Future Digital Strike - immagine di Giorgia Ruffo
La pandemia di coronavirus “Covid-19” sta sconvolgendo il mondo intero, tanto da costringere i governi dei Paesi colpiti ad adottare misure drastiche per cercare di fermarne la diffusione.
In questa situazione di emergenza sanitaria ed economica, l’unico a trarne beneficio è l’ambiente.
Infatti, grazie al “lockdown”, alla riduzione del traffico e alla produttività dei vari Paesi, si è verificato un enorme calo dell’inquinamento atmosferico. Già dai primi di marzo, i satelliti della NASA e dell’Agenzia Spaziale Europea mostravano su Wuhan e sulla provincia di Hubei, da cui il contagio è partito, una forte diminuzione delle macchie rosse e arancioni che indicano la presenza di biossido di azoto, un gas molto tossico derivato dai combustibili fossili e legato alle emissioni delle macchine a diesel e delle centrali elettriche.
Anche nel nostro Paese, il terzo per contagi dopo gli Stati Uniti e la Spagna, nel solo mese di marzo, quando sono state istituite le “zone rosse” a Lodi e nel Veneto, una grande parte di biossido di azoto era sparita dalla Pianura Padana. Lo stesso discorso vale per gli Stati Uniti: a New York, grazie alla riduzione del traffico, si è ridotto del 50% il monossido di carbonio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In Cina l’utilizzo di carbone nelle centrali elettriche è diminuito del 36%, e i livelli di biossido di azoto del 37%.
Inoltre, grazie al fatto che le compagnie aeree hanno dovuto bloccare numerosi voli, si è avuto un ulteriore beneficio sulle emissioni inquinanti. Ovviamente, gli effetti positivi sull’ambiente hanno coinvolto anche gli animali, che si sono riappropriati di spazi prima invasi dall’uomo: In Italia e in molti altri Paesi in cui è stato imposto il “lockdown”, si è assistito al ritorno di molti animali in situazioni e luoghi inusuali, come per esempio cigni e lepri a Milano, delfini nel porto di Cagliari fin sotto la prua delle barche e lupi e caprioli a Pescara.
Nel futuro, gli scienziati si aspettano riduzioni delle emissioni a livello globale, ma questo dipenderà dalla durata della pandemia. Infatti, molte persone stanno, al momento, lavorando da casa, e questo, se da un lato giova alle emissioni di gas inquinanti, dall’altro ha fatto aumentare l’utilizzo di elettricità e di riscaldamento domestico.
Nonostante ciò, si teme che, una volta conclusa la pandemia, per aiutare l’economia, si verificheranno nuovamente aumenti di emissioni, annullando così gli effetti positivi finora registrati.
La riduzione dello smog avrebbe favorito la riduzione della diffusione del virus, infatti un gruppo di ricercatori ha scoperto un legame tra i picchi di polveri sottili nel Nord Italia e la diffusione del contagio.
Per questo motivo la Pianura Padana, una delle zone più inquinate d'Italia, sarebbe stata maggiormente colpita dal virus.
Il ricercatore italiano Antonio Frontera dell’Ospedale San Raffaele di Milano ha pubblicato un lavoro scientifico in cui ha individuato un legame stretto tra il Covid-19 e i livelli elevati di gas inquinanti nella Pianura Padana.
Emanuela Moia