Le interviste

MERCOLEDÌ 6 MARZO 2024

I membri del C.C.R.R. e i redattori che hanno condotto l'intervista 

Il Consiglio Comunale neoeletto si racconta

Mercoledì 6 marzo 2024 il giornale La Ricre@zione ha avuto l’opportunità di intervistare i membri del CCRR: il sindaco Marco Aime, il vicesindaco Aurora Vitiello, gli assessori Mathias Neri (legalità ed educazione civica), Edoardo Iornino (urbanistica), Veronica Ghirri (scuola) e Louis Donato (ambiente) hanno risposto alle domande poste da alcuni dei membri della redazione. 

Dopo le presentazioni di rito, ha avuto inizio il momento di confronto vero e proprio.

Verdiana: Cosa vi ha spinto a candidarvi al CCRR? Cosa significa farne parte?

Marco: Per me è importante, perché significa prendersi delle responsabilità molto grandi;

Mathias : Io trovo bello poter lavorare per migliorare alcune cose;

Edoardo: Ho scelto di candidarmi perché mi piace svolgere questo compito, far parte di una cosa così bella e assumermi delle responsabilità;

Veronica: Mi potrebbe aiutare a diventare più sicura di me;

Aurora: Mi piace l’idea di aiutare i compagni e dare una mano;

Louis: Mi ha incuriosito scoprire cosa si faceva e anche l’idea di migliorare la scuola.

Nina: Com'è stata la campagna elettorale? Raccontateci come l’avete organizzata.

Marco: Siamo stati aiutati nell’organizzazione, tutti hanno dato consigli, anche per cercare di rispettare il budget. Anzitutto abbiamo messo insieme le idee e scelto le migliori; poi abbiamo preparato dei manifesti, che abbiamo distribuito sia alla primaria che alla secondaria. Non è stato semplice, ma i nostri compagni di classe ci hanno aiutato, anche se non erano candidati. La parte più difficile per me è stata esporre il programma a tutti.  

Viola: Quanto è stato importante collaborare tra voi, per vincere? Siete una squadra affiatata? 

La collaborazione è importante, siamo stati bravi ad andare d’accordo: è stato il nostro punto forte. Poi ci hanno aiutato anche i nostri fratelli maggiori, che ci hanno dato consigli e incoraggiato. Anche le altre classi ci hanno dato il loro sostegno, ed è stato importante per noi.

Athina: Vi aspettavate l’elezione della vostra lista?

Un po’ sì, perché la maestra ci incoraggiava e sosteneva, ci siamo impegnati tanto. Poi comunque abbiamo notato che il nostro programma era molto interessante, quindi eravamo contenti di questo.

Mathew: Raccontateci i vostri progetti per la scuola e per la città. Cosa avete proposto?

Mathias: Per l’area di educazione civica, abbiamo pensato a casette o magazzini al di fuori di bar e locali, per aiutare le persone più bisognose e, allo stesso tempo, lottare contro gli sprechi: dei volontari, alla fine della giornata, raccolgono ciò che è avanzato e lo mettono nelle casette, a disposizione di chi ne ha bisogno.

Louis: Per l’area ambiente, abbiamo pensato a dei rimorchi per biciclette per fare dei giri in famiglia e per gli spostamenti: alcuni bambini hanno difficoltà motorie ad andare in bicicletta, quindi in questo modo potrebbero essere aiutati ed essere coinvolti. Poi abbiamo anche pensato a dei distributori di sacchetti, che aiutano a rispettare l’ambiente.

Edoardo: Per l’urbanistica, proponiamo delle mini biblioteche a casetta per lo scambio di libri; poi anche più biciclette elettriche e monopattini.

Tommaso: C’è qualche punto del vostro programma che considerate importantissimo?

Marco: L’area scuola per noi è la più importante, perché ci siamo stati per 5 anni e vogliamo fare qualcosa per la primaria. Abbiamo pensato a chi verrà dopo: vogliamo fare il lavoro per loro, e ci siamo concentrati su una cosa che non c’era, il giardino. Certo, tutte le aree sono importanti, ma teniamo soprattutto a questa e ad educazione civica.

Viola: Avete già qualche altra proposta nuova, che vi è venuta in mente da poco?

Ancora no, anche perché dobbiamo realizzare i progetti del programma elettorale, ma sicuramente ne avremo altre e ne parleremo con il sindaco.

Athina: Siete contenti di dare il vostro contributo alla scuola e alla città? O vi sentite preoccupati per questa responsabilità?

Siamo molto contenti, ci piace molto questo ruolo. Abbiamo appena cominciato, siamo molto concentrati sui nostri obiettivi, siamo contenti di essere stati eletti.

Nina: Avete pensato a come risolvereste i problemi e i disaccordi tra voi e con gli altri, se dovessero esserci?

Non ci abbiamo pensato, ma ci capita a volte di litigare; ci siamo confrontati già durante la campagna elettorale, e abbiamo parlato tra noi per risolvere i dubbi e i contrasti.

Verdiana: Giovedì 22 febbraio avete prestato giuramento in municipio. Ci raccontate i vostri pensieri di quel giorno? C’è stato un momento che è stato particolarmente emozionante?

Marco: Per me è stato quando il Sindaco mi ha messo la fascia di un sindaco di Reggiolo molto importante per la città. Mi sono preparato molto per quel momento, ho anche cercato di imparare a memoria le parole del giuramento. Poi è stato emozionante fare una foto con il Sindaco e gli assessori; tra l’altro, casualmente entrambe le volte ero vicino al sindaco ed è stato molto bello;

Mathias: Per me sono stati due i momenti importanti: quello della proclamazione  ufficiale e quello in cui abbiamo esposto il nostro programma;

Louis: Io prima avevo ansia, poi quando mi hanno eletto ero felice, e anche il momento della foto è stato bello;

Veronica: Io ero molto emozionata;

Aurora: Mi è piaciuto molto quando mi hanno chiamato vicino agli assessori.

Tommaso: Consigliereste l’esperienza del CCRR ad altri ragazzi? Perchè?

Marco: Sì, perché è molto bella, può dare ispirazione; è un dovere, ma è un dovere importante, perchè bisogna poi far capire agli altri quanto è valido questo compito. Poi comunque è bello che gli altri ti conoscono e ti supportano.

Louis: Certo, è una responsabilità molto grande, bisogna mettersi alla prova, e questo è bello.

Edoardo: Anche se è una responsabilità, è la cosa più bella che abbia mai fatto finora.

Mathias: Per fare questo lavoro bisogna avere molta pazienza e non gettare mai la spugna.

Nina: Per l’area scuola, avete delle proposte solo per la primaria o anche per la secondaria? 

Marco: Per il momento solo per la primaria, ma presto penseremo anche alla secondaria. Volevamo occuparci prima della scuola che lasceremo quest’anno, ma sicuramente faremo qualcosa anche per la secondaria. 

Mathew: Siete contenti delle aree che seguite, le avete scelte voi?

Edoardo, Aurora e Veronica: Marco ci ha fatto delle proposte, ma noi siamo stati d’accordo.

Marco: Conoscevo i loro interessi e ho fatto delle proposte sulla base di questi, poi ho anche chiesto consiglio alla maestra. Comunque ci consultiamo tra noi, ciascuno ha una sua area ma è un lavoro di squadra.

Mathias: Io avrei voluto fare urbanistica, ma era già stata assegnata, quindi ho scelto l’area più vicina, quella di Educazione civica.

Athina: Il sindaco da chi è stato scelto?

Edoardo: Marco è il più bravo a fare discorsi, è abituato, quindi abbiamo scelto lui.

Marco: Sì, è vero, io sono abituato a fare discorsi, ma c’erano altri compagni che avevano le caratteristiche per essere sindaco, però non se la sono sentita.

Verdiana: Come avete scoperto di aver vinto?

Marco: Alcuni di noi erano insieme a basket, dove ce l’ha detto un’alunna di un’altra classe. Io ero concentrato sul gioco, non ci credevo, sono stato molto contento.

Aurora: Chi non era a basket lo ha saputo dai collaboratori scolastici.

Athina: Vi ricandidereste?

Aurora: Sì, ma stavolta come assessore.

Marco: Certo, ma sarebbe bello anche aiutare chi arriverà dopo.


Il nostro grazie ai membri del C.C.R.R. per questo momento di scambio e confronto.

MERCOLEDÌ 20 DICEMBRE 2023

Un momento di conoscenza  e scambio reciproco alla secondaria di primo grado

Martedì 19 Dicembre, poco prima delle vacanze natalizie, la 2ªB ha ricevuto una piacevole e inaspettata sorpresa. Il Dirigente, prof. Stefano Costanzi, ha fatto visita alla classe, trattenendosi per una chiacchierata spontanea e informale, nella quale ha dato risposta anche a diverse curiosità degli studenti.

Si è trattato di un’intervista a doppio canale: preside e alunni, infatti, si sono posti reciprocamente delle domande; hanno così avuto modo di conoscersi in una modalità nuova, più personale, e confrontarsi su argomenti in parte estranei alla dimensione scolastica.

Il momento iniziale è stato introduttivo all’attività: per primo si è presentato  il Dirigente, che ha poi chiesto agli alunni di fare altrettanto, riferendo anche le loro inclinazioni e attitudini.

A questo punto,  ha avuto inizio l’intervista vera e propria: sono stati gli studenti a dare il via, con la prima domanda al Dirigente.


A: Quali sono i suoi hobby?

Non ho molto tempo libero, tuttavia ho alcune grandi passioni: la prima è leggere, perché penso ancora che i limiti del mondo siano i limiti del linguaggio… Qui poi ci sono dei musicisti e questo è ancora più vero per questo settore, perché il linguaggio della musica è forse il più espressivo di tutti. Mi piacciono molto anche le relazioni umane: per esempio coordino un gruppo di aiuto alle famiglie con problemi di dipendenze da alcol.


D: Siete qui ormai da sette anni, vorrei sapere da voi cosa pensate debba fare la scuola… Quale pensiate che sia il suo scopo?

Penso che lo scopo della scuola sia istruire le persone e formarle per una carriera; 

Nella scuola ci sono persone che fanno gli insegnanti per fare carriera, altre che vivono questa realtà come un’occasione per socializzare e creare relazioni.


A: Trascorre più tempo alle medie o alle elementari?

Voi sapete che sono un preside reggente, per cui divido il mio tempo tra due diversi istituti. Qui a Reggiolo, lo scorso anno passavo più tempo alla primaria, oggi lo suddivido più o meno al cinquanta per cento con la secondaria.


A: Quale percorso di studi ha fatto?

Ho frequentato il Liceo delle Scienze umane, poi ho studiato lettere moderne all’università di Bologna e ho fatto il biennio SSIS, per l’insegnamento. Successivamente ho fatto il professore per molto tempo e nel 2018 ho vinto il concorso per Dirigente. Nel mentre, mi sono anche dedicato ad altro: ad esempio, sono stato anche assessore a Guastalla.


A: Come trascorrerà le vacanze di Natale?

Starò con la mia famiglia; non ho figli, quindi passerò le festività con mia madre e mia sorella. Tra il 3 e il 6 gennaio mi prenderò una piccola vacanza e andrò in Sicilia, a Catania e Siracusa, due zone dell’isola che non ho ancora visitato… Vedremo se sarà possibile fare il bagno!


D: E voi, cosa farete durante le vacanze di Natale?

Trascorrerò le feste in famiglia, non so ancora se in casa o se andrò  a Bergamo; 

Io andrò a sciare, 

FEDERICO:  Io andrò a Roma e poi in montagna.


D: Secondo voi qual è la difficoltà maggiore che incontra un docente quando entra in classe?

ELIA: Secondo me il problema maggiore è contenere la classe oltre a trasmettere le materie; CHANEL: Riprendere le persone senza apparire antipatici; MASSIMO: Secondo me la cosa più difficile è dare i voti;  ANDREA: Correggere le verifiche.


D: E invece qual è la cosa più difficile nell’essere alunni?

MARYAM: Mantenere la costanza nello studio; DAVIDE: Non avere distrazioni in classe, mantenere la concentrazione;  FABIO: Organizzarsi bene  con i compiti e lo studio; CHANEL: Per me la cosa più difficile è stare attenti in classe e non distrarsi; JASTYN: Secondo me è trovare il tempo per studiare tutto.


D: Se doveste chiedermi di cambiare qualcosa per la scuola, liberamente, cosa proporreste?

EDOARDO: Di inserire materie e attività interessanti, come il calcio, una sfida di cucina, o una sala giochi; FABIO: io vorrei fare un torneo di calcio con altre scuole, o anche di altri sport, magari facendo un sondaggio sugli interessi sportivi degli studenti; CHANEL: Io sono affascinata dalla criminologia, quindi mi piacerebbe che fosse una materia opzionale; MASSIMO: Vorrei una macchinetta del caffè per tutti; DAVIDE: Io vorrei non dover cambiare professori ogni anno per avere maggiore continuità didattica; ABEERA: Io vorrei non andare a scuola il sabato; GIOELE A me piacerebbe una sala bar gestita dagli studenti; FABIO: Fare meno ginnastica e giocare a videogame.


D: A questo proposito, vi racconto un aneddoto… A me capitava di andare a Castelnovo Monti durante gli esami di maturità, in una scuola alberghiera, e spesso venivo accolto con un cappuccino e una brioche da parte degli studenti.


A: È bello fare il preside?

Diciamo che lo trovo molto gravoso, mi affatica, anche se è molto bello e vario.


A: Se tornasse indietro sceglierebbe di fare un altro lavoro?

Di sicuro se tornassi indietro rifarei l’insegnante per la dimensione delle relazioni umane, mi piace nutrirmi dei vostri sguardi; tra l’altro, come insegnante potevo unire le mie tre grandi passioni: coltivare le relazioni, appunto, ma anche il mio interesse per le materie e la loro trasmissione. Fare il preside oggi è molto faticoso, ma penso che lo rifarei.


A: Ha preferito essere alunno o insegnante?

Sono due ruoli molto diversi… Però, se devo scegliere, alunno.


A: Perché ha scelto di fare questo lavoro?

Pensavo di poter fare la differenza, di poter incidere sul presente… Poi si può anche far male, ma se non è così si fa qualcosa di importante. Pensate che nella nostra scuola ci sono circa 100 docenti e 1000 studenti: è molto difficile fare bene le cose, però se ci si riesce è molto bello. A volte si fanno errori, ma sono sempre in buona fede.


A: Qual è stato l’errore più grosso che ha fatto?

Non ho ascoltato un prezioso consiglio di una maestra e questo mi ha creato molti problemi.


A: Come si fanno le classi?

Ci sono dei criteri, approvati anche dai docenti, per esempio il numero complessivo e l’equilibrio tra maschi e femmine. Saper formare bene le classi è importante, perché altrimenti possono sorgere conflitti e problemi… Anche una formata soltanto da alunni bravi non sarebbe una buona classe.


A: Che tipo di musica ascolta?

(Ride) Diciamo che ascolto un po’ di tutto, anche se non ho molto tempo per fare ricerca, non ho quindi modo di approfondire. Ascolto prevalentemente cantautori italiani, alcuni gruppi Rock degli anni Settanta, il Jazz e la World Music (intesa come musica popolare da varie zone del mondo); amo anche la Classica, ma avrei bisogno di una guida per quest’ultima. 

Ho suonato anche la batteria per un po’ di tempo, in passato.


A: Le piacciono i vinili?

Sì, mi piacciono, ma uso molto Spotify.


D: Mi dite un’emozione bella e una brutta che provate quando siete a scuola?

MARYAM: sono felice quando prendo bei voti; DAVIDE: un’emozione negativa è quando provo ansia per un’interrogazione; ELIA: provo una sensazione negativa quando non ho voglia di venire a scuola ma devo farlo.


D: Secondo voi perché si sente parlare tanto di ansia nelle scuole?

FABIO: Alcune proff. mi dicono che se studi non devi essere ansioso… ma per me non è così, perché non so se ho studiato davvero bene;  JASTYN: Quando sei in ansia è perché non hai studiato e dentro di te ti dici che dovevi studiare… però se studi prima della verifica sei tranquillo; CHANEL: Anche se ho studiato fatico a controllare l’ansia, perché c’è comunque una verifica da affrontare; NICOLE: Anche se studio provo ansia per l’aspettativa del voto.


Il Dirigente ha concluso poi l’intervista a doppio canale dicendo: Oggi abbiamo dimostrato che si può fare scuola in modo diverso e che anche voi potete esserne parte attiva: vi ringrazio per questo. 

Vi ringrazio anche perché oggi, con voi, sono tornato a essere un insegnante, che vive a stretto contatto con gli alunni: questo momento vissuto insieme mi ha riportato indietro nel tempo.

La scuola è ciò che abbiamo fatto noi oggi: stare insieme e COSTRUIRE insieme… Perché oggi noi abbiamo costruito qualcosa di importante, questa intervista.

DOMENICA 17 DICEMBRE 2023

Alle 10:02 Francesco mi scrive un messaggio Whatsapp per segnalarmi che è in arrivo, esco dall’ingresso della scuola per accoglierlo. Sono emozionato e felice. Lui scende dall’auto, scambiamo due parole riguardo il tragitto percorso per raggiungere Reggiolo e nel frattempo scopriamo di avere entrambi legami con Carpi, io per nascita e lui per vicinanza. 

Dopo le presentazioni ai colleghi, Francesco prende posto davanti a noi della redazione; qualche altro docente è presente in sala insegnanti, e in rispettoso silenzio iniziamo l’intervista.

A tredici anni hai creato il gruppo “Calcio Amputati Italia” sulla piattaforma Facebook: quanto pensi ci sia di positivo, di bello, nell’utilizzo delle tecnologie moderne, per i ragazzi, e quanto di pericoloso?


La parte negativa sul libro non c’è, due anni fa ho vissuto una crisi depressiva a seguito della notorietà che ho attraversato.

Il vantaggio dei social è la possibilità di mettersi in contatto con chiunque tu voglia, tuttavia l’utilizzo che se ne fa è soggettivo. Secondo me tutto ciò che si fa a livello collettivo, sociale, è positivo.

Io ho vissuto anche la parte negativa a seguito della sovraesposizione mediatica, che in qualche misura ha toccato la sfera intima della mia persona. 

Prendere come esempio di realizzazione della propria vita le persone famose che vediamo sui social, come ho fatto anch’io, illudendomi che la felicità fosse la ricchezza e la fama, credo sia il rischio più grosso che un ragazzo possa correre. 

A me interessa far capire che avrei potuto trovare la mia autenticità nella mia disabilità.


Allora gli smartphone non portano sulla cattiva strada?


A proposito di iPhone, inizialmente avevo costruito la mia immagine attraverso gli status symbol, come per esempio utilizzare dispositivi Apple. Prima provavo piacere nel possedere oggetti che potessero ricondurre a uno status symbol, ora non è più così. 

La cosa positiva dello smartphone è poter essere in contatto con tutti e trovare qualsiasi cosa, ma è anche un rischio che i ragazzi corrono. 

Oggi, tra i più giovani, circolano rischi anche legati alla propria identità sessuale, a causa dei possibili abusi da utilizzo delle tecnologie portatili.

Tuttavia non posso dimenticare che la tecnologia mi ha aiutato a realizzare il mio sogno: fondare una squadra di calcio con persone disabili. Mi piace condividere con le nuove generazioni l’importanza di non “vivere solo il weekend” e la domanda che pongo loro è: tu come vivi la tua vita?


Nel tuo libro Mi chiamano Messi racconti del tuo approccio disciplinato agli allenamenti: anche se sei molto impegnato o molto stanco, gli addominali vanno fatti. Cosa consiglieresti ai giovani riguardo il rapporto con la disciplina, ossia gli impegni?


Ognuno di noi nasce con un talento, è importante scoprirlo e, una volta intercettata la disciplina, diventa naturale. Le nostre inclinazioni ci aiutano a farci sentire accettati, ma vanno condivise in modo generoso.


Noti atteggiamenti diversi nei confronti della diversità in generale rispetto a quando eri più giovane?


Spesso la disabilità viene percepita come qualcosa di fisico. Non credo che la disabilità sia solo negli occhi di chi guarda, bisogna saperla accettare e viverla come fosse la normalità, e dire a se stessi: "Io riesco a fare anche meglio degli altri". Quindi mi mostro per quello che sono, è importante che a livello sociale ci sia maggiore apertura e accettazione della disabilità, ma credo sia fondamentale che il primo passo debba farlo chi vive la disabilità, mettendo la società nelle condizioni di accettare la diversità. Devo anche dire però che occorre fare attenzione all’educazione alla diversità, per non far passare con troppa superficialità certe tematiche legate alla diversità in generale.


Nel nono capitolo del tuo libro parli dell’importanza di educare alla diversità e lo fai raccontando la storia «Guarda mamma, arriva il bambino mostro». Questa storia mi ha riportato alla memoria un fatto che ho vissuto quando ero bambino: la mia prima partita di calcio. Dopo una notte insonne per l’emozione, fui inserito in campo gli ultimi 5 minuti di gioco e il mister, dopo avermi detto di indossare la maglia a rovescio, disse all’arbitro di registrarmi con il numero 0. Ricordo la sgradevole sensazione di umiliazione per essere stato messo in campo con la maglia a rovescio ed essere registrato con il numero 0. 

Tu cosa consiglieresti ai bambini “mostro” o numeri zero per la propria autostima?


Io penso che bisogna partire da chi lo fa sentire “mostro”. Spesso chi lo fa sentire tale, forse anche i genitori stessi per frustrazioni personali, è vittima di aspettative non sue. Occorre partire da chi ci fa sentire “mostri” o numeri zero; a chi si sente “mostro” posso dire che è amato per quello che è, che non bisogna vivere secondo il giudizio degli altri, in cuor nostro sappiamo se ciò che facciamo è corretto.


Il tuo libro si conclude con la frase «[...] non c’è niente di meglio che scendere dal divano e inseguire i propri sogni»: quale consiglio ti senti di dare a tutti ragazzi e le ragazze, che sempre più spesso restano sul divano, inattivi, senza interessi, e guardano la loro vita scorrere senza riuscire a darle un senso?


Molti sperano di non avere rimpianti rincorrendo tutte le occasioni; per quanto mi riguarda ho capito che avevo bisogno di un amore più alto, che ho trovato in Dio. In fondo chi può guarire il cuore di un uomo? Cosa faccio qui? Chi sono? La mia identità l’ho trovata solo sentendomi amato da Dio. Nel momento più grande del dolore ho scelto di affidarmi a Dio. Occorre accettare le proprie fragilità.


Quali progetti sportivi proporresti nella scuola per superare la disabilità?


La prima cosa che mi viene in mente per creare accoglienza all’interno di una classe è condividere oggetti, merende, comunque dare corpo al concetto di condivisione prendendosi cura degli altri. Chiaramente è importante avere modelli autentici negli insegnanti, i quali devono essere i primi a mostrarsi capaci di condividere e accogliere.


Quale sogno hai realizzato e quale sogno vorresti realizzare?


Il mio sogno sportivo di giocare a calcio e fondare una squadra per persone come me è stato il traguardo più importante realizzato, oggi sogno di vincere il mondiale di calcio.

A livello umano, se tu mi chiedi chi è Francesco adesso ti rispondo così: è un peccatore a cui il Padre ha guardato; quindi il mio sogno a livello umano è trasmettere agli altri ciò che io ho ricevuto.

Al termine dell’intervista Francesco mi chiede di andare in bagno, così lo accompagno ai servizi per i docenti: davanti alla porta commenta “è perfetto per me, il disegno applicato alla porta ha una gamba sola!”. Io sorrido, negli anni non avevo mai notato che l’infografica applicata ai servizi igienici destinata ai docenti fosse stilizzata al punto da ridurre uomo e donna con una gamba sola.

Esco in sua attesa e ripenso alla profondità, alla densità dei contenuti affrontati durante l’intervista.

Francesco mi raggiunge all’esterno, lo accompagno verso l’uscita posando una mano sulla sua spalla e ringraziandolo per le due ore dedicate a noi della redazione del giornale d’istituto. Lui mi guarda e commenta: ora hai capito perché ti davo del tu? Gli chiedo di salutarci con un abbraccio e lo ringrazio di tutto.