I RACCONTI

MARTEDÌ 2  APRILE 2024

Racconto per immagini

La redazione si è cimentata in una nuova forma di linguaggio, che unisce parole e immagini, ossia il "racconto per immagini"

Di seguito viene proposta la storia del Mito di Proserpina, realizzata attraverso l'uso di Canva, uno degli strumenti di progettazione grafica più amati dagli studenti.

LUNEDÌ 12 FEBBRAIO 2024 

Una rivisitazione della storia d'amore tra le due celebri maschere di Carnevale

Come ogni anno, il Carnevale viene festeggiato in ogni zona d’Italia; in ogni regione si celebra in modo differente: ad esempio, in Lombardia il protagonista è Arlecchino, in Campania Pulcinella e così via in ogni altra regione.

Molti credono che le maschere di Carnevale siano immaginarie, ma non è così: tutti i personaggi del Carnevale hanno infatti una storia triste alle loro spalle; sono poi diventati celebri in ogni regione, perché sono riusciti a fare  in modo che le loro tristezze diventassero gioia e a vedere il bello di tutto in ogni singola cosa.

Anzitutto, come già detto, questi personaggi sono realmente vissuti: Pulcinella, ad esempio, era un padre di famiglia, che si allontanò dalla moglie dopo quindici anni di matrimonio, poiché aveva scoperto di essere stato tradito e che i figli non erano suoi. 

Arlecchino, invece, era un giovanotto povero, che aveva una gran fantasia, mentre Colombina era una fanciulla, di origini veneziane, nel fiore dei suoi anni e anche una grande amica di Arlecchino… anzi, più che un’amica. Infatti, i due erano legati da un forte amore, ostacolato, però, dalla famiglia di lei, che era benestante e non voleva che la figlia frequentasse un giovane mendicante. I genitori di Colombina quindi, per allontanarla dal ragazzo, decisero di trasferirsi in Piemonte: i due giovani non si videro per molto tempo. Arlecchino, però, non si diede per vinto e decise di cercare la sua amata Colombina in lungo e in largo per tutta Italia, iniziando dalla Lombardia, ma senza risultati in questa regione.

La sua ricerca lo spinse poi in Emilia Romagna, fino ad arrivare a Reggiolo, dove soggiornò una sola notte, durante la quale accadde una cosa inimmaginabile.

Per quella notte, infatti, aveva deciso di dormire nella Rocca, dal momento che era un bene culturale che nessuno visitava mai e quindi non sarebbe stato disturbato.

Dopo il tramonto, quindi, si era steso su un letto di paglia; nel momento in cui si sedette, sentì uno strano rumore provenire dalla torre. Allora si alzò e vide due ombre, una alta e snella e l’altra tutto l’opposto, ovvero bassa e paffutella.

La seconda ombra si fece avanti: apparteneva a un personaggio che si presentò come “Shrek”, il quale confidò ad Arlecchino che, insieme al suo amico Zorro, proteggeva il paese di Reggiolo dalle insidie nascoste.

In quell’istante si fece avanti anche l’altro personaggio, che sembrava più diffidente verso gli sconosciuti e, con uno sguardo, rimproverò l’amico per aver dato ad Arlecchino così tante informazioni.

Poiché Arlecchino, essendo forestiero, era a conoscenza di parecchi particolari riservati, per una questione legata alla sicurezza della città,  venne bandito dal paese.

Arlecchino però si arrabbiò molto con Zorro: pensava infatti che fosse ingiusto giudicare una persona solo perché non la si conosce. E, proprio in questa occasione, nacque il detto Non si giudica un libro dalla copertina, che è stato coniato appunto da Arlecchino.

Per soddisfare la vostra curiosità, vi informiamo che, dopo aver girovagato per tutte le regioni italiane, il nostro innamorato ritrovò  Colombina in Piemonte; quando la famiglia di lei scoprì cosa aveva fatto Arlecchino per amore, diede il consenso alle nozze: così i due si sposarono e vissero per sempre insieme,  felici e contenti. 

MERCOLEDÌ 24 GENNAIO 2024

Harry Potter e il Grinch, insieme, al tramonto, dentro la Rocca di Reggiolo...?!

Questa storia racconta di una bambina di nome Anna: era una bambina semplice a cui piaceva leggere, andare a scuola e giocare con il suo pupazzo rappresentante il Grinch. Era anche molto timida e l’unico amico che aveva era il suo pupazzo.

Una mattina di  gennaio, appena passate le festività,  lei e i suoi genitori decisero di andare a fare un piccolo viaggio, anzi, una visita a Reggiolo.

Erano già arrivati in centro e, non appena scesero dall’auto, si diressero a prendere un buon gelato; Anna prese il cono tre gusti: zuppa inglese, pistacchio e pino pinguino.

Uscita dalla gelateria, vide qualcosa d’insolito: una luce verdognola, che proveniva dalla Rocca, e un’ombra simile a quella di un ragazzino della sua età; allora con una scusa si diresse verso l’antico castello. Appena arrivata lì davanti, spalancò le porte, ma non vide niente di strano, perciò, presa dalla curiosità, decise di fare un giro per controllare. Mentre si aggirava  per il castello, si arrivò all’ora del tramonto: in quel momento sentì una voce provenire da un angolo vicino alla torre nord-orientale; si avvicinò e vide la stessa ombra stretta e allungata scorta fuori dalla gelateria. Con molto coraggio, si diresse verso il presunto fantasma.

Questo iniziò a parlare e si presentò in questo modo: "Ciao, mi chiamo  Harry Potter, ma penso che tu sappia già chi sono io, ossia l’omonimo personaggio uscito dalla penna della scrittrice J.K. Rowling. Sono qui, perché io sono vissuto migliaia di anni fa; anche se la scrittrice ha collocato la mia nascita nel 1980, in realtà lei l'ha cambiata: infatti io sono nato nel 345 a.C. e, parecchio tempo dopo la mia morte, mi sono rifugiato in questa Rocca ormai non più adatta per viverci. Qui, ogni notte mi scontro con il Grinch, ovvero il tuo pupazzo.

Lui, infatti, durante la notte prende vita e, mentre tu dormi, attraverso un passaggio segreto sotterraneo, viene qua arrabbiato con me, per il semplice fatto che io ci tengo alle festività, mentre lui le odia e farebbe di tutto per eliminarle. 

Se io e il mio fantasma morissimo una volta per tutte, il Natale scomparirebbe e i bambini sarebbero tutti più tristi. Perciò non posso andare via da qua, perché è come se lui fosse il male e io il bene: sono legato a lui e lui è legato a me: nel momento in cui il Grinch muore io sono libero, ma se continua a vivere devo restare qua a combatterlo”.

Anna rimase stupefatta, talmente tanto che dovette sedersi e riflettere su come agire; alla fine decise di fare in modo che il Grinch non cercasse di eliminare le festività, con l’aiuto di Harry. Infatti, la notte seguente si ritrovarono entrambi nello stesso punto e, per prima cosa, iniziarono a tappare il passaggio sotterraneo; poi, di giorno, Anna prese il suo pupazzo e gli tagliò la testa, in modo che la notte non potesse risvegliarsi. 

L’anno successivo, la ragazzina tornò alla Rocca per accertarsi che tutto fosse sistemato, ma soprattutto per vedere il suo ormai fidato amico Harry Potter, che dopo quella notte fu libero di viaggiare per il mondo e ritornare nella sua Londra ed a Hogwarts. 

MERCOLEDÌ 3 GENNAIO 2024

A pochi giorni dall'Epifania, una serie di storie alternative sulla Befana direttamente dalla nostra redazione: cosa accadrebbe se questo personaggio avesse un aspetto molto diverso da quello che conosciamo per tradizione?

Tutti noi conosciamo la Befana come una vecchia (meglio dire anziana, per portare rispetto!), con un vestito logoro e strappato e un cappello a punta, con la pelle colma di rughe, brufoli e altre imperfezioni terribili, che è meglio non elencare, per evitare incubi la notte.

Ma ora, dopo questa perla di terrore, conosciamo meglio la protagonista della nostra storia.

Non molto tempo fa, durante la notte del 7 gennaio, una bambina di circa 8 anni la vide e disse queste parole: ’’Mamma mia, quanto sei brutta! Io non vorrei mai una befana così brutta che mi porta i doni!’’

La befana, che non aveva mai ricevuto un’offesa simile, rimase colpita, al punto da dire a sé stessa: ”IO DEVO CAMBIARE! SONO TROPPO BRUTTA!”.

Decise allora di recarsi da una sua cara amica, ovvero Mamma Natale: visto che quest’ultima aveva molto stile, le chiese di rivoluzionare il suo aspetto e renderla una persona totalmente diversa da quello che era.

E così fu. Mamma Natale per prima cosa le fece fare un bagno caldo molto rilassante, in modo da eliminare le imperfezioni: dopo il bagno era ringiovanita di minimo 40 anni! Poi andarono a fare shopping per i negozi più alla moda di tutta la Lapponia: comprarono vestiti bellissimi e luminosi con tanti, tanti e tanti glitter!

A questo punto ritornarono a casa; la Befana indossò i nuovi vestiti, ma ancora si vedeva troppo brutta; quindi andò dal dentista personale di Babbo Natale, che fece in modo che i suoi  denti poco curati, storti ma soprattutto gialli, dopo 4 lunghe ore di trattamento, diventassero  i denti di una ventenne.  Poi, Mamma Natale le regalò un cellulare di ultimissima generazione, ma  la Befana non lo sapeva utilizzare: allora  gli elfi, Babbo Natale e la moglie la aiutarono, in modo che potesse usare il telefono per trovare tutte le case dei bambini a cui portare i doni. Infine, per spostarsi più comodamente, Babbo Natale le fabbricò una macchina bellissima e tutta rossa, una Ferrari molto speciale: sapeva volare! Conclusa la “trasformazione”, nemmeno Mamma Natale riuscì a riconoscere la Befana, per quanto era bella.

L’anno successivo, come sempre girava per tutto il mondo a distribuire regali, ma i bambini che la vedevano non la riconoscevano più; perciò lei pensò che sarebbe stato spiacevole piacere a sé stessa e ad una sola bambina, rischiando di distruggere i sogni di molti altri piccoli, che non l’avrebbero riconosciuta.

Allora disse tra sé e sé: "Io, anche prima di questa trasformazione, ero bella a modo mio, per cui non avrei dovuto farmi influenzare da una bambina. In fondo, c’è un motivo se per molti e molti anni non ho cambiato il mio stile, che adoravo e gli altri bambini pure!”

In conclusione, la perla di saggezza di questa storia vera non è che si debba essere belli per piacere agli altri, ma che qualsiasi persona è bella se piace a sé stessa: per questo non bisogna farsi influenzare dai giudizi altrui.


Era una notte di gennaio di molti anni fa, la storia della Befana non esisteva ancora e la signora Ottavia stava comprando delle paste dal dolciere: infatti questo signore calvo e barbuto aveva esposto in vetrina dolci e torte ripieni di strane confetture.

La giovane signora, vedendo queste leccornie, si ingolosì e ne comprò moltissime, non preoccupandosi di condividerle con i piccoli della sua città.

Tornata a casa, però, rimase intrappolata in una scopa posizionata davanti alla porta del suo appartamento, a cui rimase incollata, apparentemente, a vita. La donna tentò di tutto per liberarsi: mordere il manico fino a farlo cadere, legare la gonna alle setole…
Alla fine, riuscì soltanto a fare un patto con la scopa magica: per essere liberata, il suo aspetto sarebbe dovuto diventare grottesco; doveva poi dare tutti i dolciumi che aveva acquistato ai bambini e, ogni 6 gennaio, regalarne altri ai più piccoli. Quello che non sapeva, però, era che il suo aspetto sarebbe potuto cambiare solo se avesse raggiunto i 100 anni di attività.

Siamo qui: la Befana ha finalmente raggiunto cento anni di lavoro e così potrà essere libera di indossare altri vestiti, non avrà più quel naso arcuato e i suoi capelli non saranno più crespi come li abbiamo sempre visti; ma, soprattutto, potrà liberarsi di quella scopa.

La befana è quindi cambiata: ha dei capelli lisci come la seta, le rughe sono ormai svanite, la sua pelle è levigata e giovane, il suo naso è sottile e la sua scopa si è trasformata in un’auto lussuosa e comoda.

Ottavia però non si aspetta questa trasformazione, né che il suo aspetto sia tornato quello di prima; quindi, appena risvegliata dal suo sonno notturno, si specchia e, incantata dalla sua immagine, dopo tanti anni trascorsi in casa durante il giorno, decide di uscire e fare un giro in città, dove riconosce tutti i palazzi  e le villette dei bambini a cui ha donato per tantissimi anni dolci e cioccolatini vari. 

La befana ha sicuramente cambiato aspetto, ma ha imparato che condividere ciò che si ha è bello: per questo il suo compito, che negli anni ha iniziato ad apprezzare, è rimasto lo stesso.

Era la notte del 4 gennaio: la Befana stava tornando a casa, dopo aver comprato dei dolcetti, quando venne colpita da una stella cometa. La mattina seguente si risvegliò per strada; rientrata in casa, posò la spesa, si diresse verso il bagno e si guardò allo specchio: era cambiata. I suoi vecchi capelli erano diventati splendidi, la sua pelle rugosa liscia, il suo naso e i suoi denti si erano raddrizzati, i suoi vecchi vestiti strappati si erano trasformati in splendidi abiti nuovi e puliti.

La giornata passò poi tanto velocemente che non riuscì a riempire tutte le calze in tempo; non sapeva cosa fare, perché non voleva deludere i bambini e le bambine che la aspettavano, così si diede da fare. Ma, quando aprì la porta per volare a distribuire doni, trovò la sua vecchia scopa distrutta: era un disastro! 

Si avvicinò e trovò un bigliettino con un messaggio: “Forse non ricordi, ma avevamo stretto un patto, cara Befana: io ti avrei reso bellissima, ma tu mi avresti dovuto donare in cambio tutti i tuoi strumenti da Befana; ora, poiché tu non l’hai ancora fatto, io ti ho rotto la tua preziosa scopa. Ti auguro buona fortuna!

                                              Da Brosetta l'alfetta”


La Befana, a questo punto, non sapeva come fare: si guardò intorno e, all’improvviso, notò un singolare aggeggio: era un “COCO TAXI”! Ma aveva qualcosa di molto strano: due ali sotto le ruote!

Grazie al “COCO TAXI” riuscì a distribuire a ogni bambino del mondo la sua calza con dentro i dolcetti. 

Il giorno dopo, quando si risvegliò, la Befana era tornata a essere brutta, ma aveva riacquistato i suoi poteri: da quel momento in poi non fece più nessun patto.