Viaggio in Thailandia

Partire o non partire

Quando mi dovevo sposare e mi si chiedeva dove sarei andato in viaggio di nozze, rispondevo sempre che non lo sapevo e che era di certo l'ultima cosa a cui avrei pensato, anzi, che forse neanche ci sarei andato. Anche la mia futura moglie era dello stesso parere. E sembrava che ci credessimo veramente.

Non ci interessava gran che, soprattutto rispetto a tutte le altre cose di cui ci dovevamo occupare.

A poco a poco però che queste altre cose venivano smarcate, cominciava a farsi strada anche il pensiero del viaggio di nozze.

Beh...non farlo proprio non sarebbe certo stata la cosa che avremmo preferito. Sentivamo che erano necessari dei giorni, almeno tre, fosse anche in un agriturismo nei dintorni, che segnassero, soprattutto in maniera simbolica, la transizione dallo stato di fidanzati allo stato di sposati. E si doveva partire subito dopo il giorno del matrimonio, senza rimandare.

Ci recammo all'agenzia viaggi più vicina e le ragazze dell'agenzia, soprattutto la titolare, seppe molto bene aiutarci a scegliere il viaggio che più faceva per noi. Dopo varie proposte ci trovammo con lo scegliere fra la Malesia e la Thailandia. Alla fine fu prescelta la Thailandia, soprattutto per venire incontro anche a mia moglie che con le avventure nella jungla di Sandokan preferiva non esagerare.

La signora dell'agenzia ci preparò un viaggio di 14 giorni. Prevedeva una visita a Bangkok nei primi 4 giorni, quindi una gita a Chiang Mai e Chiang Rai, a nord della Thailandia, infine concludere in pieno relax con gli ultimi 4 giorni all'isola di Samui.

Avendo i passaporti già in regola, nell'arco di una settimana tutto era pronto per poter partire verso la nostra luna di miele.

Bangkok

Alle prime luci del primo mattino da coppia di sposi venne a prenderci, all'hotel dove avevamo dormito, il nostro taxi. Ci portò fino all'aeroporto di Fiumicino, come omaggio gentilmente offerto dall'agenzia. Era il 24 settembre del 2006.

Ci avrebbero seguito durante il viaggio e nelle varie escursioni quelli di “I viaggi del mappamondo”, nativi della Thailandia.

Arrivati a Bangkok, ci sistemammo per alloggiare in un lussuoso hotel costituito da 90 piani: noi stavamo al trentanovesimo e al nono piano c'era la piscina. In quell'hotel mi rimase impresso l'eccellente funzionamento dell'ascensore: per quanto poco tempo impiegava per fare 39 piani e per quanto non si sentiva nessuno strattonare di sorta, sembrava che stavamo sperimentando cosa fosse il teletrasporto. Come minimo il sistema di controllo di quell'ascensore doveva basarsi su una logica fuzzy molto sofisticata.

Sistemati all'Hotel, la guida ci lasciò liberi di decidere il resto della giornata. Così, dopo un profondo sonno ristoratore, soprattutto per abituarci al fuso orario, decidemmo di farci un giro per la città.

Ci organizzammo una passeggiata con un'altra coppia in luna di miele, con l'obbiettivo di arrivare a un grosso centro commerciale, che ci dicevano era facilmente raggiungibile seguendo la via principale, la Rama IV. Così facemmo.

La cosa che subito si nota quando si arriva a Bangkok è il caldo e la forte umidità, nonché il forte odore nauseabondo che a volte ci faceva preferire di andare in apnea, soprattutto quando passavamo vicino a qualche stand gastronomico. E lì di questi stand era così pieno che sembrava che i thailandesi pensassero solo a mangiare.

Ad un certo punto mi venne l'idea di passare per una via traversa, per osservare un po' più da vicino la vita locale. Una volta entrati in quel vicolo, percorso solo da pedoni, avvertimmo subito la nostra situazione di estranei: c'era tantissima gente tutti con gli occhi a mandorla, tanti con tatuaggi tipici orientali, e capelli lunghi come Geronimo. Sentivamo i loro occhi puntati su di noi. In quel posto c'erano molti mercatini di generi alimentari e i prodotti venivano gestiti in un modo che qui in Italia avrebbe fatto ribrezzo anche a un topolino del sottoterra romano. A un tratto l'olezzo fu talmente forte che fummo costretti a uscire di corsa da quel posto raggiungendo di nuovo la via principale, perché stavamo avvertendo il sopraggiungere di un vero voltastomaco. Anche se apparentemente la mia idea si rivelò non proprio felice, in realtà fui contento di aver sperimentato quella realtà.

Gli spostamenti da una parte all'altra della città si potevano fare anche in taxi, dato che il costo era molto esiguo. Ancora più economici erano invece i tradizionali tuk-tuk: una specie di motorino a tre ruote, con carrozzina in cui alloggiare i viaggiatori. Il nome è onomatopeico. Noi se dovevamo scegliere un mezzo per spostarci sceglievamo sempre i tuk-tuk che trovavamo molto divertenti e più facili da reperire, oltre che più convenienti.

Nei giorni di permanenza a Bangkok facemmo visita al Palazzo Reale, caratterizzato da sontuose architetture in oro.

Poi andammo al mercato galleggiante, un suggestivo mercato in cui le merci venivano vendute da delle barche che navigavano lungo un fiume e i clienti acquistavano stando ai bordi. In alcune barche si vendevano i prodotti della cucina tipica thailandese, che spesso venivano visitati dagli insetti locali. La guida ci disse che il fatto che su quelle brodaglie ci andavano le mosche era un segno evidente che la qualità del cibo era buona, altrimenti non ci si sarebbero accostate. Sinceramente non riuscii a capire se quella battuta era stata detta sul serio oppure se era solo ironia. In ogni caso seguii l'esempio della guida stessa che si fece preparare una porzione di Tom Yam Kung, una tipica zuppa thailandese molto piccante. Beh quella zuppa fu eccellente per i miei gusti.

In quel periodo la Thailandia era anche stata sede di un recente colpo di stato all'imperatore, che però non fu un episodio così grave. Infatti si notava che nel paese c'era un clima di serenità. L'imperatore, a detta della guida, era amato dalla sua nazione, tanto che il giovedì tutti i thailandesi vestivano con una maglietta gialla come simbolo di buona fortuna al loro imperatore. E i thailandesi credono molto alla fortuna.

A Bangkok facemmo anche visita ai templi. Da queste parti di templi buddhisti ce ne sono a bizzeffe, e si può stare certi che in questi viaggi organizzati la visita quotidiana almeno a un tempio non te la toglie nessuno. Di statue di Buddah ne vedemmo proprio tante e in tutte le forme, piccoli, grandi, giganti. Qui il Buddah che va di più è quello magro e con le orecchie lunghe. La guida ci spiegò che esistono tre forme diverse di buddhismo e quello thailandese è più vicino a quello dell'India che non per es. a quello cinese.

Quando si entrava in un tempio ci si doveva togliere le scarpe e avere un comportamento rispettoso, mantenendo il silenzio. Il tutto era sotto la sorveglianza di personale addetto.

La guida ci spiegò che in Thailandia c'è la libertà di religione e ne esistevano fondamentalmente tre, che in ordine di importanza e di quantità di adepti erano: il buddhismo, l'islamismo e il cristianesimo. Dal modo in cui parlavano di se e della vita intuivo che la guida che ci accompagnò nelle escursioni a Bangkok era cattolica e quella che ci accompagnò nelle escursioni a Chiang Mai e Chiang Rai era buddhista.

La prima aveva una forte tendenza a filosofeggiare durante gli spostamenti in autobus, iniziando a parlare della vita o tradizioni thailandesi e andando a finire a discorsi più ampi sulla vita dell'uomo in generale. Ma nonostante fossi incuriosito e attratto dai suoi pensieri, nel viaggio in autobus cadevo sempre in un sonno profondo. Sempre, anche nelle escursioni in Thailandia del nord. Il viaggio in autobus faceva lo stesso effetto un po' a tutti, ma a me in particolare, tanto che tutti se ne erano accorti. Ciò era dovuto un po' al dopo matrimonio e molto anche al fatto che in questi giorni ci alzavamo molto presto ed eravamo in continuo spostamento e movimento, la giornata era piena nel vero senso della parola. Di certo non vi era alcun margine per la noia e la monotonia, ma continuamente c'era qualcosa di nuovo da fare e da vedere.

Nelle visite ai templi incontrammo molti monaci buddhisti. La guida ci spiegò che erano tenuti a una vita molto austera, a rispettare più di 200 precetti. In seguito alle visite ricevute dai fedeli, essi elargivano preghiere di buon auspicio e di buona fortuna; in cambio potevano ricevere solo prodotti alimentari.

Chang-Mai

Mentre Bangkok è una metropolitana dai giganteschi grattaceli, grandi strade trafficate, grosse insegne pubblicitarie luminose, grandi centri commerciali, nel nord della Thailandia ci sono le montagne e la foresta e le abitazioni avevano un maggior carattere tradizionale. Inoltre, cosa non da poco, l'aria era senz'altro più respirabile.

Qui visitammo il giardino fiorito della madre dell'imperatore. Un giardino immenso, dai colori variegati, molto ben curato, con giochi d'acqua che zampillava qua e là dalle cannelle delle fontane, o da cascate artificiali.

Andammo a vedere le industrie del legno, della carta, della seta e dell'argenteria.

In Thailandia ad ogni acquisto si trattava il prezzo. Ormai sembrava che questa fosse una regola che doveva essere rispettata sempre. Io mi divertivo molto a trattare il prezzo, anche se parecchie volte la differenza di prezzo che c'era in ballo era dell'ordine dell'euro su prodotti che già di per se costavano molto poco. Laddove vendevano l'argento però non c'era possibilità di trattare e questo era ben esplicitato da appositi cartelli affissi sulle vetrine. Altro prodotto a prezzo fisso erano le pannocchie di granturco, che praticamente erano a costo atomico.

A Chiang-Mai c'era il caratteristico mercatino serale, da visitare senza la guida, che si svolgeva fino a notte fonda. C'erano molte bancarelle di ogni genere, come accade nelle nostre fiere. Durante la nostra passeggiata fra le bancarelle al mercatino serale ad un certo punto, quando stavamo per andarcene, scoppiò il temporale. Venne giù tanta di quell'acqua come mai avevo visto, sembravamo essere sovrastati dalla cascata di un fiume. Ci riparammo per un po' di tempo sotto una tettoia e poi con un tuk-tuk tornammo all'hotel in cui alloggiavamo.

I mercatini che si incontravano in genere avevano sempre molti stand gastronomici, ma ti veniva una certa repulsione solo a guardare cosa vendevano. Se volevi mangiare era sempre bene farlo nei ristoranti degli hotel in cui si alloggiava, o in quelli che facevano parte di una tappa del programma della giornata.

Chang-Rai

A me la cucina Thailandese non dispiaceva. In particolare trovavo squisite le tradizionali zuppe: il Tom Yam Kung e il Tom Kha Gai. Come raccomandato dalle guide, era importante prendere sempre acqua in bottiglia, evitare insalate, evitare bibite con ghiaccio, perché c'era il rischio che l'acqua del posto potesse far male al nostro organismo che non era ad essa abituato.

Tuttavia quando andammo a visitare a Chiang Rai una tribù delle donne che si ornano con i tradizionali anelli al collo, le donne giraffa, al vedere una sorgente d'acqua zampillante non mi trattenni dal berla e la sentii buona e non mi diede alcun effetto negativo.

La zona di Chiang Rai occupa l'estremo nord della Thailandia. E' qui infatti che c'è il triangolo d'oro, cioè il punto di confine fra Laos, Thailandia e Myanmar, l'ex Birmania.

Qui ci sono le montagne e si è a contatto con la foresta thailandese.

Fu molto suggestiva la gita in barca sul fiume Mae Wong che ci fece ammirare gli splendidi paesaggi naturali e le tradizionali abitazioni su palafitta alla riva del fiume. Un'altra gita molto singolare e suggestiva fu quella sugli elefanti.

Assistemmo poi a degli spettacoli che ci mostravano gli usi e i costumi thailandesi. Ci fu una rappresentazione di una celebrazione nuziale; una dimostrazione di boxe thailandese, il loro sport nazionale; uno spettacolo con gli elefanti che, oltre a dare alcune dimostrazioni di come aiutavano l'uomo al lavoro, fecero anche una partitella a calcetto e, con un pennello tenuto stretto nella loro proboscide, fecero alcuni disegni su carta.

In un'altra occasione ci fu una serata a tema, tutta all'insegna delle tradizioni thailandesi. Andammo in un bel ristorante rigorosamente thailandese, molto grande e spazioso, in cui mentre si mangiava si assisteva a balletti e rappresentazioni teatrali tipici. Della nostra compagnia ben pochi apprezzarono la cucina che non lasciava grandi possibilità di scelta, e io ero fra quelli. Il piatto che andò di più fu il riso in bianco.

Ko-Samui

Erano già passati dieci giorni e furono dieci giorni pieni. Ora erano rimasti gli ultimi quattro giorni da passare all'isola di Samui. In quei primi dieci giorni siamo stati in gruppo con altre coppie di sposi, di cui solo una non era in viaggio di nozze. A quel punto, il gruppo si sarebbe sciolto e saremmo rimasti sull'isola di Samui senza guida, quindi liberi di decidere come passare la giornata. Ovviamente avevamo sempre aperto un contatto con il nostro riferimento de “I viaggi del mappamondo”.

Arrivammo sull'isola per mezzo di un aereo molto scalcinato, che fece una manovra di atterraggio tutt'altro che felice.

All'isola alloggiammo in una “boath house” ossia in un appartamento a due piani a forma di nave. Nel piano basso c'era la camera da letto con il bagno e sopra il salone con la televisione. Come omaggio per noi che eravamo in viaggio di nozze, c'era, appena arrivati, un cesto con frutta del luogo e una bottiglia di spumante.

C'era anche una grande piscina, anch'essa a forma di barca, e la spiaggia stava subito dopo la piscina.

C'era molto verde, con palme alte, bei fiori che coloravano il giardino e una grande fontana con i pesci, in fondo a un lungo viale ornato ai lati da lunghe vasche su cui galleggiavano i fiori di loto. Mia moglie aspettava con ansia che qualcuno di questi si schiudesse, e la sua attesa un giorno fu premiata, con sua grande gioia, e anche mia. Ogni sera in quel viale le rane tenevano un fragoroso concerto, stando appoggiate sulle foglie galleggianti.

Ci riposammo veramente perché tutto contribuiva a farci cadere in un profondo relax. Quei quattro giorni messi a conclusione del viaggio furono come la ciliegina sulla torta. Il viaggio propostoci dalla nostra agenzia in Italia fu veramente molto ben progettato e ne rimanemmo pienamente soddisfatti.

Nonostante potevamo stare fermi a godercela in spiaggia o in piscina, senza badare troppo agli orari, decidemmo un giorno di farci un'altra escursione organizzata. Si trattava di andare a visitare un po' di posti caratteristici dell'isola di Samui, e anche questa gita fu divertente.

Visitammo così delle stupende cascate, delle spiagge da incanto, un posto dove le scimmie si esibivano a prendere le noci di cocco salendo sulle palme, e, immancabile, un tempio in cui c'era un monaco mummificato mentre era nell'atto di meditare.

Lì in Thailandia le noci di cocco non sono così come siamo abituati a vederle noi in Italia, ma sono appena colte e quindi verdi. Esse sono un mangia e bevi, in quanto contengono molto latte, abbastanza dissetante e che si beve con una cannuccia come fosse una coca-cola. Poi con un cucchiaino si mangia la gustosa polpa interna.

In un altro giorno volevamo fare anche una gita in motoscafo a visitare le coste dell'isola, ma la guida ce lo sconsigliò perché si stava preparando la stagione della pioggia, e prendere un temporale in scafo da quelle parti non era augurabile.

A proposito di pioggia, c'è da dire che a noi ci andò molto bene perché quando decideva di venire giù noi generalmente avevamo già fatto tutto quello che ci eravamo proposti nella giornata.

Nell'ultimo giorno, dopo aver passato una splendida mattina di sole in spiaggia, in pochi minuti si scatenò un temporale, che a mala pena ci diede il tempo di ritirare gli asciugamani e l'ombrellone e metterci al riparo.

Quel forte temporale arrivò come la sigla di chiusura di un film: ora si che potevamo tornare a casa e iniziare la nostra nuova vita.