Le sue poesie
Parole senza idee
E' un lasciarsi
dondolare
pigramente
sull'altalena del pensiero...
e ragnatele di argomenti
che pencolano
nel vuoto.
E' un bere a grandi sorsi
ingordamente
nebbia con fumo.
Cercatori senza ideale,
avventurieri senza eroismo,
eunuchi dello spirito.
Sono stufo
di tante parole
senza idee.
Sono stufo
di tante idee
senza cose.
I miei compagni di preghiera
Nel silenzio
della mia preghiera
solitaria
s'infiltra
vellutata di lontananza
la voce ondeggiante
d'una canzone
d'amore...
Vi trema dentro
il fremito d'una passione
la gioia d'un abbandono
il sospiro d'un tormento...
Così, Signore
il mio silenzio
che adora
si fa più intenso
si fa più immenso
nell'eco di un mondo
che Ti cerca
senza trovarTi
che Ti ama
senza pensarTi.
(Mario Rosin, Anagni, Settembre-Ottobre 1964)
In montagna
Su una roccia di montagna
s'è posata
leggermente
come piuma
una farfalla.
Tremano
ad ogni alito di vento
le sue ali
dai colori iridescenti.
“Resta qui con me
- le mormora la roccia -
staremo bene insieme:
con me forte ed eterna
diventerai
e tu vita e bellezza
mi donerai.”
“Non posso
- sussulta la farfalla -
Troppo poche
son le mie ore di vita
per restare.
Sono nata per volare.
Troppo fragile
è la mia bellezza
per durare.
Sono nata per passare...”
E con un nuovo tremito di ali
si distacca
volteggia sulla roccia
accarezzandola
con la sua ombra
che danza nel sole.
Poi vola via.
E la roccia rimane
più sola
più spoglia
più triste:
monumento perenne
d'un bel sogno svanito.
(Mario Rosin – 13..16 Agosto 1983)
Amare silenziosamente...
Amare silenziosamente, nascostamente, senza mettere la firma di proprietà, quasi senza farsene accorgere, senza dirlo neppure a se stessi, lasciandosi cancellare dal tempo...Questo sì che è morire! Di quella morte con Cristo che porta in gestazione la vita di molti.” (padre Mario Rosin S.J.)
Rinunzia apostolica
E' stato duro il taglio...
Un colpo reciso
fatto semplicemente
tranquillamente
come se non bruciasse...
E' stato
come se m'avessero strappato
coi denti
sorridendo
un pezzo
della mia carne,
la più viva,
la più caratteristica, la più mia.
Mi guardo ogni tanto
la ferita
profonda
che non vuole
rinchiudersi, che vomita
ogni tanto
un fiotto
amaro
di sangue.
E' Dio
che pota
con la sua mano
forte
di padre.
Testamento spirituale
Tu l'hai letto
o Signore
tra le pieghe del mio spirito
il mio ultimo sogno:
morire in silenzio,
uscire dal mondo
in punta di piedi!
E' un sussurro
d'un cuore sereno
che canta sommesso
tra i molti fragori
d'un mondo in subbuglio.
E' un profumo
di fiore nascosto
che accarezza
i gelidi venti
dei miei mesi invernali.
Vorrei uscire dal mondo
come una larva di servizio
che da una sala di convito
quando tutti sono allegri
chiamata altrove
s'ecclissa,
frettolosa
inosservata
silenziosa...
Vorrei uscire dal mondo
come una figura amica
che da una stanza d'ospedale
quando tutti sono assopiti
finito il suo turno
scompare,
senza saluti
senza sorrisi
in punta di piedi.
(Mario Rosin – Anagni, marzo-maggio 1972)
Dov'è Dio?
“Ma Lui non l'hanno visto” (Lc 24,24)
“E' nel tempio”-
- mi dissero. Son corso dentro
cercando...
E ho trovato
sotto le volte osannanti
tra mura madide di sospiri
nella penombra profumata d'incenso
la Sua pace...
Ma Lui non l'ho visto.
“Forse fugge dagli uomini” - pensai.
E ansante m'arrampicai
sulle cime dei monti
inzuppate di sole
natanti nell'azzurro.
E ho goduto
con l'ebbrezza di giovane
la Sua luce...
Ma Lui non l'ho visto.
Son disceso deluso
sempre più ansioso
nelle grandi foreste addormentate,
poi in riva al mare
cullato dalla nenia
del vento della sera.
E ho sentito in cuore
tormentarmi dolcemente
il Suo mistero...
Ma Lui non l'ho visto.
Ho atteso la notte
per incontrarLo.
L'ho chiamato a lungo
appassionatamente...
Ma il mio grido
si è spezzato
contro i picchi e le rocce
immobili
lontani.
E son rimasto ad ascoltare
con angoscia
il Suo silenzio...
Ma Lui non l'ho visto.
L'ho chiamato ancora
disperatamente
nel fragore d'una tempesta
tra urli rabbiosi
di venti fuggenti
tra schianti assordanti
di fulmini improvvisi
e rombi di tuoni.
L'ho chiamato
con la mia debole voce
di uomo
e ho sentito
con spavento
la Sua forza...
Ma Lui non l'ho visto.
Poi mi son piegato
come un fiore falciato
su me stesso.
E l'ho cercato
tra i meandri
vellutati
della mia malinconia.
E nel mio cuore
immensamente vasto
immensamente vuoto
ho scoperto
la Sua traccia...
Ma Lui non l'ho visto.
Ma un giorno
che stanco di me stesso
ho accostato
un fratello sofferente
per ascoltarne
la domanda singhiozzata
e offrirgli
il mio servizio d'amore,
ho visto
tra le pieghe del dolore
Lui, Dio!
E mi ringraziava
sorridente.
(Mario Rosin - Anagni, Agosto 1962 - Ottobre1963)