Una classe di fonti particolarmente interessante sulla vita di Platone sono i ritratti scultorei. In età romana, circolavano migliaia di queste teste, nei giardini, nelle biblioteche, nelle sale, copiate dagli originali greci (ma senza il corpo).
L’originale da cui deriva questa copia ritrae Platone come un uomo maturo ma non vecchio e fu forse realizzata quando il filosofo era ancora in vita (Zanker, p.79) quando sappiamo che un allievo donò all’Accademia una statua votiva del maestro. Le rughe orizzontali sulla fronte e le sopracciglia contratte costiuiscono uno stereotipo con cui venivano raffigurati gli intellettuali (esprimono la saggezza e riflessività del cittadino esemplare, il kalokagathos). I capelli tagliati e disposti con cura e la barba lunga indicano un aspetto distinto che era considerato tipico dell’Accademia.
Nella tarda antichità, a partire dal III secolo, l’immagine del filosofo cambia: non è più un uomo integrato nella società cittadina ma «un nuovo tipo di superuomo spiritual-religioso, il quale si vergogna del proprio corpo terreno», intrattiene rapporti con gli dèi e ed è circonfuso da un’aura di santità e di mistero. Come Pitagora, Platone è raffigurato come un «theios aner», assorto nella contemplazione e spiritualizzato. Questa concezione di Platone ispirava anche la ricchissima letteratura platonica, cioè scritti di carattere biografico, esegetico ed erudito su Platone:
I suoi scolari diretti scrissero su di lui opere encomiastiche, non pervenute
La più antica fra quelle rimaste: è cosituita da 4 capitoli che si trovano come introduzione ad un’opera di Apuleio di Madaura (II sec. d.C.) sulla filosofia platonica.
Diogene Laerzio, autore di un’opera in dieci libri sulle Vite dei filosofi (II-III sec.) dedica a Platone l’intero libro terzo.
Una biografia di Platone compose pure Olimpiodoro, un filosofo neoplatonico del VI sec. d.C.
Un manoscritto conservato a Vienna contiene i Prolegomena in Platonis philosophiam, un’introduzione a Platone, preceduta da una Vita anonima.
La tradizione biografica su Platone presenta caratteri peculiari rispetto a quelle relative ai poeti e agli storiografi (fantasiose e autoschediastiche). Ciò per due motivi:
Platone fu anche il fondatore di un’istituzione – l’Accademia – che deve aver protetto e vagliato i documenti relativi alla vita e alla produzione scritta del suo fondatore. Questi documenti confluiscono in Diogene Laerzio che è un collettore delle tradizioni delle scuole filosofiche;
fin dal quarto secolo a. C. la filosofia non è mai stata soltanto un complesso di dottrine, quanto piuttosto un bios, un modo specifico di vita distinto da altri; «In epoca tarda il bios del filosofo si struttura come una sorta di sub-genere letterario e filosofico: la sua utilità non è limitata a offrire maggiore comprensione degli scritti, ma a dimostrare l’armonia tra vita, facta e dicta del protagonista» (A. Motta)
Sulla vita di Platone, inoltre, possediamo uno scritto autobiografico, la Settima lettera in cui Platone parla di sé e del proprio itinerario intellettuale (l’autenticità delle Lettere di Platone è stata molto discussa, ma gli studiosi concordano in genere sulla paternità platonica delle lettere Vi-VII-VIII)
Da queste fonti ricaviamo:
Che Platone nacque da una famiglia aristocratica nel 428 a.C. ad Atene. Il suo vero nome era Aristocle, come il nonno. Platone fu un soprannome dovuto alla sua robusta corporatura
Ricevette un’educazione accurata, come era abitudine fra gli aristocratici, artistica e ginnastica. Fu egli stesso autore di poesia: scrisse epigrammi e tragedie, che poi bruciò per diventare discepolo di Socrate
Fu osservatore acuto e critico delle vicende politiche del suo tempo: in particolare dell’avventura dei Trenta Tiranni e della Restaurazione democratica
Dopo il processo e la morte di Socrate, con gli altri discepoli si allontanò da Atene e si stabilì a Megara
Nel decennio successivo scrisse i suoi primi dialoghi
Si recò varie volte in Italia meridionale (dove conobbe il Pitagorismo) e in Sicilia, a Siracusa:
Una prima volta fu nel 390-88: conobbe Dione e fu impressionato dallo stile di vita eccessivo e ozioso dei siracusani. Entrò in conflitto col tiranno Dionisio I che lo fece allontanare (durante il viaggio di ritorno, Platone rischiò di essere venduto come schiavo). Dopo il primo viaggio a Siracusa, fondò l’Accademia, si dedicò all’insegnamento e alla stesura delle sue opere maggiori
Nel 367 alla morte di Dionisio, fu chiamato a Siracusa da Dione per contribuire all’attuazione di uno stato più giusto attraverso l’istruzione filosofica di Dionisio II. Nonostante inizi promettenti, Dione vinee esiliato e Platone trattenuto fino al 365
Nella primavera del 361 Platone tornò in Sicilia, anche per mediare fra il tiranno e Dione, ma anche stavolta Dionisio trattenne il filosofo che a fatica nel 360 potè rimpatriare. Dione riuscì, con l’aiuto di alcuni accademici, a prendere il potere a Siracusa, ma fu poi ucciso, vittima di una congiura
Platone dedicò gli ultimi anni della sua vita alla composizione delle Leggi, morì nel 348/47 e fu sepolto nell’Accademia