ROBOTICA

Perché inserire la robotica educativa nella didattica quotidiana?

Era l’ottobre del 2015 quando, con l’entrata in vigore del PNSDil documento di indirizzo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per il lancio di una strategia complessiva di innovazione della scuola italiana e per un nuovo posizionamento del suo sistema educativo nell’era digitale”(Pnsd) gli scenari della scuola hanno, in parte, subito un evidente cambiamento.

Ad ogni #Azione del Piano corrisponde oggi un’attività, un impegno, una proposta.

Le azioni #4-6-15-17 parlano di “Ambienti di apprendimento laboratoriali”, di Byod, di “scenari innovativi per lo sviluppo di competenze digitali applicate”(Pnsd), in cui si chiede il potenziamento di una didattica attiva, dove l’alunno diventa protagonista e creatore del suo percorso, dove si impara ad imparare.

La robotica pone l’alunno al centro del processo di apprendimento.

Promuove l’individualizzazione dell’insegnamento in un processo di inclusione dove qualsiasi strumento digitale o di robotica viene offerto indistintamente a tutta la classe e l’inclusione diventa automatica, come la possibilità, da parte di tutti, di utilizzare strumenti compensativi. Sviluppa il pensiero computazionale, promuove un nuovo ruolo del docente quale mediatore didattico che coordina, guida, sollecita e incoraggia il ragazzo; promuove la meta-cognizione. Sviluppa dinamiche di lavoro in gruppo e di peer-learning.


CON QUALI STRUMENTI?

Sul mercato sono presenti diversi articoli, di vario genere e per più ordini e gradi di scuola. Dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di primo grado l’offerta è ampia e va adattata ai percorsi ritenuti opportuni dai docenti, che ben si inseriscano in progetti e attività in modo trasversale e interdisciplinare. Si trovano strumenti che hanno necessità di pc, tablet, notebook o la rete wireless e kit che necessitano solo di pile e collegamento bluetooth. Ciò che più importa è la programmazione di questi piccoli robot. Non si accende un pulsante e il robot cammina o si muove. Tutti i robot della robotica educativa hanno bisogno di essere programmati. E’questo il motivo per cui si parla di Coding, pensiero computazionale e problem solving. L’immagine ne mostra alcuni, dalla Bee-Bot (l’apina gialla) al Makey Makey (che fa suonare frutta, cibo e materiale che conduca energia), da Ozobot (piccolo e grande disegnatore) ai kit di costruzione della Lego: Lego WeDo, WeDo 2.0 e tutta la linea Mindstorm; dagli ultimi anni della scuola primaria alla secondaria di secondo grado. C’è poi Little Bits (magneti che collegati producono un suono o un movimento) e Mbot (un vero arduino). Nella foto sono presenti solo alcuni dei robot in commercio, a cui si aggiungono altri prodotti per tutte le fasce d’età. Ognuno di questi set, kit di costruzione, robottino, offre opportunità.

L'idea è quella di cambiare la metodologia e gli strumenti per creare motivazione, curiosità, interesse. I contenuti e gli obiettivi rimangono invariati, seguono i programmi e le indicazioni ministeriali. Sono i robot ad inserirsi nella didattica, in maniera trasversale, multidisciplinare, con una o più classi; in percorsi di continuità, progetti ponte, peer to peer, curricolo verticale, in modo ludico e creativo dove il bimbo, come il ragazzo, può esprimere sé stesso e valorizzare le sue capacità. Non più solo l’ora di informatica, ma la tecnologia al servizio della didattica. La robotica aiuta a sviluppare il pensiero computazionale e il problem solving perché “costringe” a ragionare, a risolvere un problema, ad aiutarsi reciprocamente. La correzione dell’errore (debug) è automatica, la visualizzazione del risultato del proprio lavoro in maniera concreta, pure.

UN ROBOT PER AMICO

dal webinar MONDADORI EDUCATION