Unità del genere umano
Capitolo 20
Unità del genere umano
Unità del genere umano
È comunque indubbio e incontestabile che la rivelazione del Sinay fosse specialmente destinata a Israele. Visto che, nello stesso tempo, le Scritture ci mostrano come D-o parli e agisca in quanto Signore dell’umanità intera, per realizzare il piano divino che mira all’unità del genere umano restano allora unicamente due soluzioni: la sottomissione di tutti i popoli alla legge mosaica o l’esistenza di una legge, un aspetto speciale della Torà, per i non ebrei. Nel primo caso, pur trovandoci di fronte a una religione universale, si sacrificherebbero sia le individualità delle varie nazioni sia l’individualità di Israele; nel secondo, si otterrebbe invece una religione universale che abbraccia tutta l’umanità salvaguardando le individualità dei vari popoli e la particolarità di Israele. Tale particolarità è compatibile con la ristretta conversione di un piccolo numero di proseliti, ma sicuramente non con la conversione in massa del genere umano. Si può qui individuare uno degli errori del cristianesimo: non avendo sufficientemente compreso la duplicità del culto che l’ebraismo ammette, quello noachico dell’umanità e quello mosaico di Israele, i fondatori del cristianesimo, tesi alla realizzazione della religione universale, non hanno avuto altra scelta che proclamare la decadenza dell’ebraismo e la sua uscita dalla storia.
Bisogna invece considerare che in una stessa religione possono convivere forme diverse di culto; nello stesso ebraismo troviamo, accanto alla legge che riguarda tutti gli ebrei, quella relativa alla tribù di Levi e alla famiglia di Aaron, e all’interno di questa la legge particolare cui era sottomesso il sommo sacerdote che lo distingueva dagli altri sacerdoti di Israele. Analogamente, la legge mosaica distingueva gli ebrei come sacerdoti dell’umanità. La legge mosaica, dunque, è un aspetto particolare della religione universale e non è destinata a tutto il genere umano proprio come le regole sacerdotali non sono appannaggio di tutti gli ebrei o quelle per il sommo sacerdote degli altri membri della tribù di Levi. Riportiamo a questo proposito le parole di un maestro:
Noi non spingiamo i gentili a entrare nella comunità di Abramo, nostro padre, ma la nostra missione, che abbiamo ereditato dal nostro primo patriarca, è di convertire i gentili alla religione del “proselito della porta”, che consiste nell’abiurare il politeismo e nell’osservare i sette precetti di Noè89.
Come si regolava, quindi, Israele dopo la vittoria sui popoli pagani? In Deuteronomio troviamo le norme che regolano il destino dei popoli vinti e la linea di condotta da tenere nei loro confronti; se il popolo si arrende e si dichiara tributario, vivrà in pace; della questione religiosa non si fa nessun cenno. Ci si può allora chiedere come fosse possibile, da parte di Israele, tollerare certe forme dei culti pagani. La risposta è la seguente: in Deuteronomio non si parla di tale questione poiché il suo compito consiste nel regolare i rapporti esteriori, civili e politici, fra i popoli e gli individui; di tutto il resto si occupa la tradizione, ovvero la Torà orale. Il rabbino Elia Mizrahi (Impero ottomano, 1450-1526), che ha compiuto una profonda ricognizione nella materia, afferma: “Occorre distinguere tra i popoli cananei e gli altri, tra le guerre necessarie e quelle facoltative”. Rispetto a queste ultime, Israele ha unicamente il diritto di chiedere sottomissione senza ingerenze negli usi e costumi; per quanto riguarda le guerre necessarie, Israele chiedeva l’adesione alla legge noachica, cioè a quelle regole basilari su cui deve fondarsi ogni società se vuole esistere. Troviamo esplicitata la ragione di questa scelta nelle parole di Deuteronomio 20, 18: Affinché non vi insegnino a fare tutte quelle abominazioni che fanno per i loro dei e voi non commettiate peccati verso il Signore Iddio vostro. In proposito Rashi afferma: Se ne deduce che se fanno penitenza, saranno accolti; dove fare penitenza non significa convertirsi all’ebraismo ma ritornare alla religione originaria, alle Sette leggi noachiche.