Il caso Aimé Pallière

Capitolo 22

Il caso Aimé Pallière

Il caso Aimé Pallière

Per concludere, è d’obbligo citare la vicenda esemplare di Aimé Pallière. Era nato e cresciuto a Lione, nel 1875, in un ambiente profondamente cattolico; aveva però imparato l’ebraico e quindi intraprese per proprio conto la lettura dei testi biblici. La sua attenzione fu in particolare attratta dall’interpretazione cattolica della parola alma, donna93; la Chiesa, infatti, la traduce come “vergine”. Scrive Pallière: “Sono rimasto sconcertato nell’accorgermi che la struttura dottrinale della vera Chiesa era legata ad un problema di così scarsa portata e poggiava per lo più su basi tanto fragili: una dubbia interpretazione di una parola ebraica”94. Proseguendo nello studio dell’esegesi biblica, Pallière mise definitivamente in crisi il suo credo cattolico; così in un primo tempo si volse verso il protestantesimo, poi all’ebraismo.

Fondamentale per lui fu l’incontro con il rabbino Elia Benamozegh, che abbiamo spesso citato. Quando Pallière gli chiese consiglio a proposito di una sua eventuale conversione, rav Benamozegh gli fece conoscere il noachismo. In un primo tempo il giovane francese non ne fu affatto entusiasta ma poi, a poco a poco, si lasciò condurre da quello che divenne il suo maestro. Fra i due ebbe inizio un fitto carteggio che Pallière riporta nella sua opera, Il santuario sconosciuto; citiamo, dalle lettere di rav Benamozegh in risposta ai dubbi del suo discepolo, i passi che ci sembrano meglio rappresentare la posizione ebraica in merito alle conversioni, e che possono essere considerati anche una sintesi del nostro discorso:

Se ben comprendo, il noachismo le appare distante e superato e si chiede anche come, dopo diciannove secoli di cristianesimo, dopo che la nostra Bibbia ed i Vangeli hanno determinato un tale progresso nel campo della religione, io possa persino immaginare di farla regredire ad una fede rudimentale che risale al termine del Diluvio... Non vi è dubbio che la Bibbia, a parte lo slancio universalistico dei profeti, dia l’impressione che, nell’adempiere al patto stretto con i padri, D-o si preoccupasse principalmente del popolo eletto escludendo di fatto gli altri popoli... Si può pensare, anche solo per un attimo, che D-o, dopo essersi tanto premurato per i discendenti di Noè – il che, secondo la Genesi, significa per l’umanità intera – ... possa aver dato agli israeliti una legge particolare che ne facesse i sacerdoti dell’umanità, e non si sia preoccupato minimamente del resto del genere umano, facendone oggetto di rifiuto fino alla comparsa del cristianesimo, abbandonandolo del tutto, senza rivelazione e senza legge alcuna?...

No, no, tutto ciò è impossibile: per cui, non solo la legge noachica non ha mai cessato di essere operante, ma anche Israele con il suo codice particolare – il mosaismo – è stato creato per essa, perché fosse protetta, insegnata, diffusa...

Inoltre, non ha notato che la Genesi stessa riporta i precetti dati a Noè perché fossero trasmessi a tutti i suoi discendenti? Questo stesso, solenne patto tra D-o e Noè e la sua progenie viene ricordato anche da Isaia (54, 9); si tratta di un’alleanza sanzionata da una promessa divina e la cui perpetuità è rappresentata dall’arcobaleno...

Eppure, tutto ciò non è che un piccolo particolare rispetto alle grandi cose che ci vengono rivelate nel Talmud. Questo vero e proprio monumento della tradizione tratta… tutto ciò che attiene alla religione ed alla legislazione noachica...

Si ha l’impressione che l’antichità della legge di Noè in qualche modo la disturbi; lei non si rende però conto che proprio il fatto di essere antica rappresenta la più infallibile dimostrazione della sua attendibilità... Lei chiede che sia aggiornata: nulla le vieta di provvedervi. E’ proprio nello spirito stesso della rivelazione noachica, come del resto della rivelazione mosaica, che essa sia nel contempo immutabile ed evolutiva...

E’ quindi alle fonti più remote della tradizione ebraica, ritrovabili nei monumenti letterari che ho appena citato, che si deve attingere, senza tema di mai esaurirle. E’ proprio questo il suo immenso valore, ed è così che possiamo valutare la portata della sua missione.

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