Istituzione di tribunali

Capitolo 16

Istituzione di tribunali

Istituzione di tribunali

Tutti gli autori di maggior rilievo concordano, in merito a quanto prescritto dalla legge noachica a proposito della giustizia, sulla necessità di istituire tribunali79 e sul divieto di ogni azione che possa contribuire all’emanazione di una sentenza ingiusta. Questi due aspetti molto generali della normativa noachica comprendono ben 20 precetti della legislazione ebraica, ovvero:

1. Si nominino giudici e poliziotti in ogni comunità; precetto positivo 176.

Si legge nella Toseftà, Avodà Zarà 9: Come gli ebrei sono tenuti ad istituire un tribunale in ogni città e in ogni paese, così i seguaci delle leggi di Noè sono tenuti ad istituire un tribunale in ciascuna città e in ciascun paese.

2. Si trattino le parti in causa imparzialmente di fronte alla legge; precetto positivo 177.

3. Si verifichi con diligenza la testimonianza di un teste; precetto positivo 179.

4. Non vi sia deliberata cattiva amministrazione della giustizia da parte della corte; precetto negativo 273.

5. Non accetti il giudice somme o doni provenienti da una delle parti in causa; precetto negativo 274.

6. Non dia segno il giudice di onorare una soltanto delle parti in causa; precetto negativo 275.

7. Nel suo agire il giudice non sia intimorito dalle minacce di una delle parti in causa; precetto negativo 276.

Questo punto piuttosto delicato viene affrontato da Nachmanide, che nel suo commento al Pentateuco cita il Talmud Yerushalmi, in questi termini:

Secondo la legge di Israele, non è concesso declinare l’incarico di giudice se si è al riparo da ripercussioni, ma è concesso farlo qualora ve ne sia il rischio. Nell’ambito della legge noachica, tuttavia, è comunque concesso declinare l’incarico.

Il precetto negativo 276 viene però qui elencato in quanto il Talmud sembra riferirsi soltanto al rifiuto iniziale di ottemperare alla funzione di giudice dovuto al timore di minacce, mentre il suddetto precetto si rivolge anche al giudice che stia già svolgendo le sue funzioni e che sia tentato, di fronte al pericolo, di emettere una sentenza ingiusta. Sempre in riferimento al precetto negativo 276, Nachmanide scrive che non temere uomo alcuno [in giudizio] è un elemento aggiunto della legge mosaica e non noachica, intendendo così concedere al non ebreo maggiori possibilità di rifiutarsi di emettere un giudizio, anche se è lungi da lui approvare l’emissione di qualsiasi sentenza ingiusta. Va però sottolineato che se le minacce costituiscono un grave ed evidente pericolo di vita per il giudice, ebreo o non ebreo, gli è concesso di emettere un giudizio errato per salvaguardarsi.

8. Il giudice non favorisca per compassione la parte in causa che sia povera; precetto negativo 277.

9. Non vi sia discriminazione da parte del giudice nei confronti di chi sia in peccato; precetto negativo 278.

10. Il giudice non annulli per debolezza la pena ad un rissoso o ad un assassino; precetto negativo 279.

11. Non vi sia discriminazione da parte del giudice nei confronti dello straniero o dell’orfano; precetto negativo 280.

12. Non oda il giudice una delle parti in causa in assenza dell’altra; precetto negativo 281.

13. Non sia nominato un giudice che abbia scarsa conoscenza della legge; precetto negativo 284.

A questo proposito, è stato osservato che i non ebrei dovrebbero eleggere qualcuno in possesso di una profonda conoscenza della Torà per quanto riguarda le leggi che si applicano ai noachidi, perché il giudice impreparato assolverà il colpevole e condannerà l’innocente.

14. La corte non metta a morte un innocente; precetto negativo 289.

15. Non si incrimini nessuno sulla base di prove circostanziali; precetto negativo 290.

Come fa presente Maimonide, l’inammissibilità delle prove circostanziali fornisce un ulteriore margine di sicurezza rispetto a verdetti erronei. Il Talmud Sanhedrin 57b chiarisce che nel tribunale noachico è accettabile anche un’unica testimonianza, mentre quello ebraico ne richiede almeno due.

16. Non si infligga punizione per un crimine commesso in stato di coercizione; precetto negativo 29480.

17. La corte è tenuta ad infliggere la pena di morte per spada [ovvero per decapitazione]; precetto positivo 226.

18. Nessuno faccia giustizia da sé uccidendo l’esecutore di un delitto; precetto negativo 292.

È da notare che, per quanto riguarda i non ebrei, non tutti concordano con questa proibizione. C’è chi ritiene, infatti, che i noachidi non siano soggetti a tale limitazione e possano giudicare individualmente e seduta stante.

19. Sia resa testimonianza presso la corte; precetto positivo 178. Ci si aspetta, ovvero, che ogni cittadino si impegni nel perseguimento della giustizia qualora sia chiamato a rendere testimonianza.

20. Non sia resa falsa testimonianza; precetto negativo 285.

A proposito della legge sulla giustizia, è importante citare due autorevoli punti di vista divergenti, quello di Maimonide e quello di Nachmanide. Nel capitolo sulle leggi per i re del Mishné Torà, il primo sostiene che, essendo i noachidi tenuti a nominare giudici nelle loro città per governarle secondo le altre sei leggi - la trasgressione delle quali è punibile con la spada -, se omettono di farlo sono in ugual misura passibili di morte; e a sostegno della sua tesi cita il famoso passo biblico in cui i figli di Giacobbe Simeone e Levi passano a fil di spada tutti gli uomini di Shechem per non aver punito il ratto di Dinà (loro sorella) da parte di Shechem, il principe omonimo della città (Genesi 34). Ribatte però Nachmanide che se fosse stato giusto l’operato di Simeone e Levi, sarebbe stato lo stesso Giacobbe a doversene assumere la responsabilità, mentre egli si infuriò con i figli e poi li punì. Inoltre, Nachmanide ritiene che la legge sulla giustizia non si limiti a imporre l’istituzione di tribunali ma racchiuda in sé tutta una serie di precetti, in particolare sul furto: contro l’eccessivo addebito, il rifiuto di pagare il giusto salario, il ratto, la seduzione, le lesioni personali, i danni nonché sulla regolamentazione in caso di prestiti, transazioni commerciali ecc. Sempre secondo questo maestro, sarebbe la legge sul furto a richiedere ai noachidi di istituire tribunali senza però che omettere di farlo li renda passibili di pena capitale, in quanto questo obbligo deriverebbe loro da un precetto positivo81 e soltanto la trasgressione dei precetti negativi costituisce reato punibile con la morte. Dunque, mentre a parere di Nachmanide è la legge sulla giustizia che implica l’insieme delle regole noachiche, per Maimonide ogni legge noachica è semplice espressione della materia di cui tratta: ovvero, i precetti relativi all’omicidio rientrano nell’ambito della legge sull’omicidio e i precetti sul furto nel contesto della legge sul furto, non di quella sulla giustizia. Seguendo il ragionamento di Nachmanide sorgono però due interrogativi: primo, quali sarebbero le implicazioni diverse del suo punto di vista e, secondo, come mai ci sarebbe bisogno di una legge esplicita sul furto se questa è già compresa nella legge sulla giustizia. Bisogna rilevare che la preoccupazione principale di Nachmanide è dimostrare come la mancata istituzione di tribunali non costituisca reato. Per farlo egli sottolinea che la parola dinim, usata nel contesto dei precetti noachici per riferirsi alla giustizia, significa letteralmente “leggi” (in ebraico, la legge è din il cui plurale è appunto dinim) mentre il perseguire la giustizia è meglio espresso dalla parola mishpat. Come mai è stato usato il primo termine e non il secondo, dal Talmud, nell’ambito della legge sulla giustizia? A parere di Nachmanide, perché ci si vuole riferire molto semplicemente a un gruppo di leggi, di precetti. Bisogna però trovare una risposta anche al secondo quesito, e cioè al perché ci sia allora bisogna di una legge specifica sul furto; la risposta può essere la seguente: la legge sul furto, come le altre cinque, ha carattere morale, serve a stabilire che il furto è da evitare anche quando esista la certezza di non venire scoperti e di non incorrere in nessuna pena. Le sei leggi noachiche sono intese soprattutto a ricordare agli uomini il male insito nelle trasgressioni cui fanno cenno (in ambito religioso chiamate peccati). La settima legge ha invece il compito di istruire la società su come comportarsi di fronte a una violazione delle regole; in altre parole, dinim è una legge procedurale, indica cioè il modo di procedere per far rispettare un diritto legale, mentre la legge sul furto è sostanziale perché indica il contenuto morale dell’eventuale trasgressione. Anche se Nachmanide nel suo esempio cita soltanto casi di furto, egli sostiene che la legge sulla giustizia contiene in sé l’intera legge procedurale noachica. Inoltre ogni volta che un tribunale decreta su un reato, l’azione punitiva determinata dalla violazione della legge coincide con il precetto che impone di praticare la giustizia attraverso l’istituzione di tribunali. Non ha però senso procedere contro il reato di omissione in quanto tale reato non ha proceduralmente collocazione nell’ambito della legge sul furto, la bestemmia ecc.

Comunque sia, i venti precetti elencati più sopra come facenti parte della legge sulla giustizia sono l’articolazione dei due aspetti citati dalle fonti talmudiche per definire la giustizia: l’istituzione di tribunali e il divieto di ogni atto che porti a una sentenza ingiusta.

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