Gaetano guarino

Gaetano Guarino, nato in una famiglia povera (la madre Lucia Magro figlia illegittima di Don Stefano Dulcetta, successivamente poi riconosciuta come figlia propria, faceva la casalinga, il padre Salvatore faceva l'ebanista), studiò a Palermo e dopo aver ottenuto nel capoluogo siciliano la maturità classica si laureò nel 1928 in farmacia, presso la locale università. Negli anni universitari cominciò a scrivere articoli per “L'Avanti!” quotidiano socialista allora clandestino. Dopo il riconoscimento ufficiale di sua madre come figlia naturale di Don Stefano Dulcetta, amava firmarsi con il cognome di " Guarino Dulcetta ", ritenendosi discendente da una famiglia prestigiosa, quella dei Dulcetta.

Dal 1928 al 1930 lavorò come tirocinante a Burgio, dove conobbe la sua futura moglie. Nel corso degli anni trenta tornò a Favara, suo paese natale, dove acquistò una farmacia, esercitando di conseguenza la professione di farmacista: in questi anni Guarino chiese e ottenne regolarmente la tessera del Partito Nazionale Fascista, anche se probabilmente lo fece solo per poter proseguire la sua attività. Nel 1943, dopo lo sbarco in Sicilia degli americani, si iscrisse al Partito Socialista Italiano e divenne segretario comunale del PSI a Favara. Il 2 ottobre del 1944, su proposta del prefetto di Agrigento, Guarino venne nominato sindaco del suo paese, ma si dimise dall'incarico il 15 settembre del 1945 dopo che tre assessori della Democrazia Cristiana si dimisero dall'incarico. Guarino lottò contro i grandi proprietari terrieri che sfruttavano la locale manodopera e divenne la voce dell'umile gente che chiedeva l'attuazione delle leggi Gullo-Segni che destinavano alle cooperative i terreni incolti appartenenti ai latifondi. Costituì anche una cooperativa agricola, che probabilmente si ispirava alla "Madre Terra" di Accursio Miraglia, e i "baroni" del latifondo cominciarono a remargli contro. Il 10 marzo del 1946 si svolsero le elezioni comunali a Favara e Guarino, sostenuto oltre che dai socialisti anche dal Partito Comunista Italiano e dal Partito d'Azione, vinse le consultazioni con il 59% dei voti e fu eletto sindaco; ma la Mafia delle terre non gli perdonò le sue scelte popolari e dopo appena 65 giorni di sindacatura fu ucciso con un colpo di lupara alla nuca. Non mancarono ipotesi alternative (e spesso fantasiose) sul suo omicidio ma esse furono promosse da politici e dirigenti corrotti dalla Mafia o collusi con essa: anche "L'Avanti!", che sulle prime aveva accusato dell'assassinio i neofascisti, dovette fare marcia indietro. I responsabili del suo omicidio, seppur facilmente intuibili, non furono mai arrestati (né quelli materiali, né i mandanti): per protesta la vedova di Guarino e il figlio andarono a vivere a Parigi, rifiutandosi di tornare a Favara.