BUON COMPLEANNO MILANO SAMHAIN FEST

La festività di Samhain (l'uno di novembre era la più importante festa per la popolazione dei Celti)  aveva  una  durata  di  10 giorni, quindi il giorno di S. Martino era quello conclusivo. Questi giorni erano la separazione tra l‛anno  vecchio  e  quello  nuovo: un  periodo  favorevole,  ideale per  l'inizio  di  ogni  attività  e, proprio in questa data, si colloca la fondazione della nostra città (ancora oggi "fare San Martino" indica il trasloco perché una volta gli affi tti scadevano proprio l'11  di  novembre,  allo  scadere dell'anno agrario).

Mediólanon dagli etnografi greci, Mediolānum o Mediolānium in latino. I celti Insubri recintarono un terreno poco distante dal odierno Duomo, che divenne un’area sacra e la denominarono nella lingua celtica locale, Medhelanon, che nella loro lingua significava "luogo di perfezione", oppure (Mediolanum, semplificato da Medioplanum) deriverebbe dal celtico mid-ianda, «in mezzo alla pianura». Sarebbe stato ritrovato anche su un tratto delle mura romane di Milano,  un graffito  dove si leggerebbe Meśiolano. 

Numerosi toponimi (nomi di luogo) ricordano in Valle Padana una Fondazione celtica, per lo più attraverso la mediazione del latino.


Belluno, da bhel, splendente e dunum, fortezza. Bergamo, da bergh, monte e hem, casa.

Brescia, da briga, colle. Bologna, da bona, castello, attraverso il latino Bononia. Ravenna, da rava, frana.

BUON COMPLEANNO MILANO SAMHAIN FEST

Ricordiamo l’anniversario della fondazione di Milano, facendo la circoambulazione in senso orario lungo l’ellisse sacro ed aratura rituale tracciata dai celti 2604 anni fa.

A tutti un caldo invito : recatevi di persona, percorrete l’ellisse, gustate la sacralità del percorso, significativamente raccolto, rispetto al caos cittadino; poi raggiungete il centro, dove ora è il teatro alla Scala, la località che i Celti chiamavano "luogo di perfezione".

Nel giorno dei natali di MILANO (Medhelanon poi rinominata dai romani Mediolanum) è nostra intenzione ripercorrere il "Recinto sacro", che nel caso di Milano è un’ellisse.

Girare in senso orario attorno ad un luogo sacro comporta l’attivazione delle caratteristiche originali che gli antichi fondatori avevano dato al sito. La definizione di un luogo sacro era anticamente compiuta con un’aratura rituale, spesso seguita da una semina simbolica di denti, con le offerte alla DEA, che era chiaramente trafitta dall’aratro.

La circoambulazione da noi proposta è una sorta di buon augurio di prosperità e di abbondanza per MILANO ed i partecipanti, un risveglio alla fertilità ed alla gioia.

E’ interessante la circoambulazione in senso orario per tre volte del Duomo, per ricollegarsi alla DEA cui è dedicato. Per chi vuole, è possibile intonare dei canti durante il percorso.




L’ELLISSE DI MILANO

La piazza Belgioioso è il punto di partenza per un suggestivo giro, lungo strade poco trafficate : si raggiunge l’Ottagono della Galleria, si percorre via Clerici, poi via Romagnosi e si torna per via Morone.

Anche il più distratto turista si accorgerà di avere effettuato un percorso pressoché ellittico. Secondo le mappe del vecchio Catasto Teresiano, nei secoli addietro, tale andamento era ancora più evidente. Talvolta analoghi tracciati sono conseguenti a preesistenti anfiteatri romani, ma in questo caso restano ingiustificate dimensioni tanto grandi : 425 metri per 340 !

Una spiegazione c’è : la riproponiamo, arricchita con alcuni dettagli, non sempre storicamente verificabili, ma quantomeno verosimili.

Il tutto è legato alla fondazione di Milano, quasi 2.600 anni fa, quando alcuni gruppi di Celti scesi in Italia, fecero sosta presso il Seveso, un piccolo fiume che attraversava una zona abitata dagli Insubri, stirpe loro affine ; cercavano solamente un posto dove passare l’inverno, ma un fatto straordinario li indusse a restare.

Era il giorno nel quale Antares -la stella più brillante della costellazione dello Scorpione- sorgeva assieme al sole : il primo giorno dell’anno, secondo il calendario celtico.

Le genti venute d’oltralpe iniziarono alacremente le operazioni per l’insediamento ; ma presto dovettero interrompere i lavori, perché scoppiò un furioso temporale , preceduto da un susseguirsi ininterrotto di fulmini e tuoni. Una folgore provocò un immane incendio nella boscaglia : tanto violento che neppure il successivo scrosciare della pioggia riuscì a salvare la vegetazione dalla totale distruzione.

Quando il sole tornò a sorgere, l’aria era tersa ed il cielo sereno, ma agli occhi dei pionieri apparve uno spettacolo desolante di fango e cenere ; il tutto dominato dai resti di due grosse querce, quasi divorate dalle fiamme, che tuttavia si reggevano ancora in piedi. I raggi del sole illuminavano le due piante e tracciavano lunghe ombre, prodigiosamente allineate, una di seguito all’altra.

I Celti amavano la natura in tutte le sue espressioni : le selve non davano loro alcun senso di paura e non vedevano nei fulmini le minacce dei numi adirati. Al contrario, interpretarono questo evento come un buon auspicio : se gli dei avevano voluto manifestarsi agli uomini, quel luogo era divenuto punto di incontro tra cielo e terra, una località sacra ; pensarono quindi di delimitarla con cura, secondo un’ellisse, simbolo di perfezione.

Per eseguire il tracciato, ricorsero ad un metodo ingegnoso, che tuttavia sarebbe stato impossibile realizzare in presenza di alberi ; un indiscriminato disboscamento sarebbe parso loro un sacrilegio, ma questa volta il cielo era venuto prodigiosamente in aiuto.

Spianarono del tutto il terreno circostante, lasciando solo quanto restava delle due grandi querce e alla loro base legarono le estremità di una fune, lunga 250 braccia ; la tennero tesa, in modo da formare un gigantesco angolo e spostarono il vertice descrivendo così una grande ellisse, quella stessa che ancora oggi si può percorrere.

Recintarono quel luogo, che divenne un’area sacra e la denominarono Medhelanon, che nella loro lingua significava "luogo di perfezione", nome che passò ad indicare anche la nuova città, che stava sorgendo poco distante.

La vita tornò presto a rinascere tra la cenere : in primavera i bordi del Seveso si coprirono di fiori ; erbe, arbusti ed alberi ripopolarono il suolo. Il luogo fu dedicato a Belisama, una divinità protettrice dei Celti ; al centro furono poste le insegne dorate della città ed una grande pietra.

I costumi dei nuovi venuti, e quelli degli Insubri stessi, mutarono profondamente. Forse non solo in virtù del luogo sacro, ma certamente in modo straordinario. Genti, ritenute rozze e violente, nel giro di poche generazioni seppero sviluppare la più fiorente agricoltura dell’Europa civilizzata : un popolo nomade e bellicoso imparò ad amare e difendere la propria terra.

La città si sviluppò rapidamente, divenne la capitale degli Insubri e prosperò tanto da attirare l’invidia e l’avidità di popoli vicini e lontani.

Prima di affrontare una disperata battaglia contro i Romani, i suoi abitanti raccolsero tutte le armi delle quali disponevano e portarono con loro perfino le auree insegne di Belisama ; ma tutto fu vano : la città fu distrutta e le campagne saccheggiate. Cacciati i nemici, vi fu una breve ripresa. I Romani tornarono di nuovo, ma si fermarono un miglio prima di Medhelanon, che questa volta risparmiarono ; eressero il foro, attorno al quale nacque un nuovo centro urbano : le mura costruite per proteggerlo attraversarono l’area sacra.

La città crebbe d’importanza, fino a diventare una capitale dell’Impero : le vecchie delimitazioni non furono più sufficienti e venne tracciato un secondo ordine di mura, che incluse l’abitato degli Insubri e la parte restante del santuario celtico. Il culto alla divinità protettrice della città rimase, anche se mutò formalmente  e fu sostituita con un’altra figura femminile : Atena.

Seguirono tanti altri cambiamenti ; sopra la pietra celtica fu posta l’ara romana e successivamente il tempio cristiano. Sempre in quel punto, esattamente al centro del sacro recinto. Fino a quando la chiesa di Santa Maria alla Scala venne demolita, per far posto all’attuale teatro.