Ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne (Maya Angelou)




Tra diritti che più o meno tutti conosciamo, troviamo quelli di voto. Alcuni però non sanno, che fino al 2 febbraio 1945 questo non era un diritto riservato a tutti, ma bensì solo agli uomini. Un altro diritto che gli uomini avevano e le donne no, ad esempio, era quello di lavorare in polizia o accedere al servizio militare. Questi sono solo alcuni esempi di discriminazione delle donne e di parametri umani e sociali che non hanno alcun senso e alcuna giustificazione. Non capisco il senso di togliere così tanti diritti alle donne. Forse per rendere l’uomo più importante e potente? Indipendentemente dal sesso, tutti devono avere gli stessi diritti. Un tempo la maggior parte degli uomini si considerava superiore alle donne. Questo pensiero maschilista continua purtroppo ad esistere ancora oggi, il che è molto stupido, perché le donne, come gli uomini, hanno le loro debolezze e i loro punti di forza. Anzi, nelle situazioni più delicate le donne hanno dimostrato una grande capacità di affrontare i problemi, un atteggiamento più sensibile e umano. In effetti una volta i diritti delle donne erano davvero pochi rispetto a quelli degli uomini, non potevano accedere né al servizio militare né lavorare con la polizia, non avevano il diritto di voto, non avevano libertà di movimento, e se rimanevano incinte venivano licenziate dai pochi lavori che potevano fare. Tutto questo cominciò a cambiare nel XVIII secolo, grazie alla Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina. Ersilia Majno Bronzini, Ada Negri Garlanda, Carolina Ponzio e Irma Melany Scodnik sono le DONNE italiane che hanno compiuto una vera e propria rivoluzione per la conquista di alcuni diritti. Queste donne, circa 120 anni fa, fondarono a Milano l’Unione femminile, la prima associazione a rivendicare i diritti di voto per le donne, ma anche di parità salariale e per la tutela dei bambini. L’Unione femminile nacque il 28 Dicembre 1899 e al comando vi erano delle donne che progettavano di sfidare gli schemi patriarcali, in due anni, tra le iscritte c’erano già 250 donne a titolo individuale e diverse associazioni con migliaia di lavoratrici. Le unioniste si compattarono sulla campagna per il divorzio e sulla legge per riconoscere e legittimare i figli nati fuori dal matrimonio; anche se si fecero passi avanti alcuni temi sociali rimasero irrisolti. Ancora oggi, nella nostra società, gli uomini e le donne non hanno pari diritti, non hanno pari opportunità, non hanno pari modalità di trattamento. Quello che deve cambiare, come abbiamo già scritto, è la percezione. Non parliamo solo della percezione dell’uomo nei confronti della donna, ma anche di quella della donna verso se stessa. Se è la donna, per prima, a credere di valere meno, a credere di dover SOLO pulire e cucinare e null'altro, le cose non cambieranno mai.


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Caporedattore: Desirée Misserianni

Hanno collaborato: alunni II A