STORIA

La Spezia cinta di mura e di orti, si affacciava nel 1773 verso quel litorale, distrutto dalla costruzione dell’Arsenale, che il pittore Agostino Fossati rappresentava ancora nelle sue vedute. Tra le mura ed il mare si distendeva, verso ponente, uno spazio libero chiamato Prato di destra, attraversato dal Canale di Piazza, poi deviato nel periodo napoleonico. Dalla parte di Levante, o Prato di sinistra, l’orto-giardino dei marchesi Castagnola, esterno alle mura, era chiuso da un recinto al quale si affiancò, nel 1825, il giardino pubblico in quella parte chiamata, ancora oggi, Boschetto.

Matteo Vinzoni: La Spezia nel 1773

Agostino Fossati: La passeggiata di San Vito

La strada che collegava Piemonte e Toscana, fiancheggiata da acacie, fu aperta nel 1823, ribattendo quella napoleonica del 1813.

Entrava in città dal viale che conduceva al molo di sbarco, oggi via Diaz, quindi seguiva l’attuale via Prione in direzione di Genova.

Agostino Fossati: La Regia strada del Levante

I primi giardini pubblici

Il primo giardino pubblico della Spezia nacque probabilmente nel 1824, quando il cronista Giovanni Destri riferiva di un bosco, di diversi alberi, fatto fare verso il mare il 10 aprile di quell’anno.

Agostino Falconi riporta la data del 1825: al giardino si accedeva dalla parte del mare, dove si trovava un Boschetto, del quale sopravvissero uso e toponimo. Confinava con l’andamento diagonale della Regia strada per il Piemonte situata sul bordo della spiaggia. Lo rappresenta un disegno, datato 16 agosto 1827, firmato dall’architetto Nicola Svanascini, incaricato di pianificare la seconda edizione della fiera di San Cipriano, che si sarebbe svolta a settembre nel Prato di destra.

È un giardino da passeggio di gusto neoclassico, a pianta rettangolare, con viali alberati disposti a croce confluenti nel piazzale circolare. Si allineava da un lato al muro dell’orto Castagnola, all’incirca il bordo superiore di via Chiodo, mentre dall’altro affiancava la futura via Da Passano presso la quale, intorno al 1840, fu costruita la locanda che ospitò i celebri Bagni della Spezia.

I giardini erano “vaghi, ameni, ornati di sedili statue ed alberi forestieri”, probabilmente le acacie, allora di gran moda, già presenti nei viali urbani. Nel 1835 nel viale centrale furono piantati gli aranci selvatici e, in seguito, i caratteristici pioppi cipressini.

I giardini pubblici nel 1827

Agostino Fossati: Il molo di sbarco e l’ingresso in città

Palazzo Doria arresta, con i suoi portici, le prime espansioni della Spezia oltre le mura, lungo il tracciato iniziale di via Chiodo.

La strada litoranea delimita ancora la spiaggia davanti all’albergo Croce di Malta, ma i binari della ferrovia dell’Arsenale suggeriscono che i lavori di riempimento della calata, iniziati nel 1865, hanno già permesso la realizzazione del tracciato superando lo scoglio di Punta Ferrara.

Il Prato di destra, dove si svolgeva la fiera di San Cipriano, fu occupato dal giardino a partire dal 1870. Del Boschetto si scorgono la massa arborea e gli alti pioppi cipressini, tipici nelle vedute della Spezia di quell’epoca.

I giardini del 1870

La costruzione del Regio Arsenale Militare era stata appaltata il 7 febbraio 1862. Il successivo 31 maggio, per pianificare la conseguente espansione urbana, fu redatto il primo Piano regolatore della Spezia. Approvato nel 1865 destinava a giardino le aree di piazza Vittorio Emanuele, situate a mezzogiorno della città antica. Il 22 Maggio1870 l’amministrazione guidata dal sindaco Gio Batta De Nobili accoglieva il progetto dell’ing. Luigi Monti, del comune di Genova, stimato esecutore del parco di Villetta di Negro.

Le due superfici della piazza avrebbero ospitato un giardino all’inglese, “per la sera”, nell’area di ponente e, “per il giorno”, in quella di levante, dove già si trovava il Boschetto. Il giardino per la sera, iniziato nell’ottobre del 1870, era ad anelli ellittici, generati da un’aiuola circolare centrata sull’asse più lungo dell’area ma, spostata verso occidente, sul prolungamento di corso Cavour, cardine delle nuove espansioni urbane.

Il disegno non prevedeva, come oggi appare, un collegamento assiale diretto, ma piuttosto smorzava questa linearità con aiole dai collegamenti laterali, in modo da rendere più vario e mutevole l’effetto visivo.

Il Prato di destra prima dell’impianto dei giardini ed il Boschetto

Il giardino per il giorno

I tracciati di via Chiodo, a nord, e di via Cadorna, ad est, hanno cancellato una parte dell’esistente Giardino da passeggio, chiamato Boschetto nella delibera del 1870, dove si prevedeva, tra l’altro, la regolarizzazione dell’area secondo la griglia del piano di ampliamento e l’impianto di un Giardino per il giorno.

L’apertura di viale Mazzini, nei primi anni del 1870, sopprimendo il tracciato diagonale della linea costiera, aveva rettificato anche il perimetro meridionale dell’area, predisponendo lo spazio per la successiva sistemazione del Chiosco della musica.

Il Boschetto in un’immagine del 1910

In seguito, dopo il completamento della calata, all’area del Boschetto fu associata, tra viale Mazzini e il futuro viale Italia, la parte chiamata Pineta e, dal 1975, Centro Allende, sede comunale di eventi culturali.

Le immagini d’epoca descrivono il Boschetto, affollato, privo di aiuole, arredato con decine di panchine, alcune di pregevole fattura. Un giardino ideale per sostare ed ascoltare le bande musicali, cittadine e militari che si esibivano, nei giorni di festa, nel Chiosco della Musica, acquistato dal Comune. Oggi la superficie presenta un apparato vegetale misto, spogliante a ponente e sempreverde a levante, formato da querce da sughero, alti esemplari di leccio, carrubi, roveri, tigli, antichi olmi, platani, arredato con statue in marmo e vasi in cotto toscano.

Il Boschetto

Il Boschetto fu adornato con un parterre di aiuole soltanto durante il Novecento inoltrato: hanno forme generalmente poligonali, si allineano ai lati dell’area e si aprono al centro, seguendo la geometria di due semicerchi. Il più piccolo affaccia verso via Chiodo, allineandosi con la sequenza dei portici, corrispondente all’incirca all’asse del precedente Giardino da passeggio. Il più grande si apre verso viale Mazzini, accogliendo le linee proto-floreali del Chiosco della Musica. Le aiuole sono poi raggruppate in tre fasce, separate da viali paralleli, ed intersecate da percorsi minori, sovrastati dalla vegetazione arborea molto cresciuta in altezza.

Il chiosco della musica, il Boschetto ed il passeggio su viale Mazzini intorno al 1925

Nel 1933 furono collocate lungo via Diaz e via Chiodo le cinque statue provenienti dal teatro Civico, primo edificio costruito fuori le mura tra 1840 ed il 1846, completamente ristrutturato tra il 1930 ed il 1933. Quasi a sugellare il completo rinnovamento dell’insigne teatro, le statue situate nell’antica facciata furono donate al Comune dall’Ing. Renato Marmori, titolare dell’impresa esecutrice dell’intervento, progettato dall’architetto Franco Oliva.

Trovò posto nel Boschetto, anche la statua allegorica di Primavera o Flora, di gusto settecentesco, risparmiata dai bombardamenti che distrussero palazzo Doria nel 1943. Si trovava sulla balaustra del terrazzo affacciato su via Chiodo.

I giardini a mare

La terra derivata dagli scavi dell’Arsenale fu trasportata a levante della città dall’anno 1865 in poi, ma la calata, ancora sospirata nel 1870, sembra comparire soltanto in una carta militare del 1877 che riporta la linea ferroviaria, l’odierno viale Italia, ed il tracciato stradale del 1823, attuale via Don Minzoni, ridotto ad asse di quartiere.

L’edificazione del lato verso mare di quest’ultimo ha consolidato un nuovo fronte edilizio privilegiato, affacciato su viale Mazzini, destinato a diventare il nuovo asse dei giardini urbani, frequentatissima passeggiata a mare, come riportano i quotidiani dell’epoca.

Il 25 agosto 1896 il Consiglio Comunale revocò tutte le concessioni demaniali, allora in corso sulle nuove aree alla marina, confermando, nonostante le vivaci polemiche suscitate dal provvedimento, la loro destinazione a giardino.

Il 23 ottobre 1896, la Commissione alle passeggiate, presentò alla Giunta comunale, presieduta dal sindaco Gio Batta Paita, un progetto per la loro realizzazione, divenuto esecutivo il 7 marzo 1897.

Si trattava della superficie compresa tra via Da Passano, che proseguiva allora fino a viale Italia, e via Pietro Micca, un rettangolo regolare affidato alla sensibilità di Felice Del Santo che ne curò il disegno iniziale.

Viale Mazzini e giardini a mare

Le palme di Viale Mazzini

Il disegno dei giardini di viale Mazzini sembra ripetere il tema tradizionale di un modulo quadrato con aiuola centrale, alternato ad elementi trasversali ellittici, corrispondenti alle vie del tessuto urbano adiacente. Possiamo riconoscerlo in corrispondenza dell’asse trasversale dell’area, dove il cannocchiale visivo di via Tommaseo si chiude sul fondale, ornato di palme, della scalinata Fusco, che risale la collina.

Fino al 1901 un filare di platani delimitava il bordo dei giardini, adiacente a viale Mazzini, contrapponendosi al fronte costruito. In quello stesso anno gli alberi furono rimossi e sostituiti con un filare di palme delle Canarie.

Il filare di platani a fine Ottocento

Le palme delle canarie 1901 circa

Le palme crebbero fino all’eccezionale nevicata del febbraio 1929 che le danneggiò imponendone l’abbattimento. Furono tuttavia prontamente sostituite, come dicono le cronache di allora, con: «…altrettanti esemplari già sviluppati di una specie meno bella e più resistente al freddo la Pritchardia filifera» meglio conosciuta come Washingtonia filifera.

Ancora oggi il viale presenta un filare di esemplari coetanei di ragguardevole altezza, davvero unici nel loro insieme.

Le Washingtonia nel 1930 circa

Viale Mazzini oggi

I giardini di Porta Rocca

I giardini a mare furono prolungati, subito dopo il 1897, fino alla strada diagonale che, seguendo il tracciato dell’antica strada per Sarzana, delimitava il piede del colle dei Cappuccini. Quando questo fu demolito, i comparti dei giardini, furono adeguati alla maglia del tessuto urbano ortogonale all’odierno viale Italia. Si ottennero così due nuove superfici: una quadrata ed una rettangolare, separate da via XX Settembre, il principale asse di scorrimento della città interna.

Il disegno di quello rettangolare è speculare, rispetto all’asse minore, ornato da un’ampia aiuola circolare, mentre l’altro è formato da due diagonali contrapposte convergenti ad angolo. La diversa sezione dei viali laterali minori suggerisce che la simmetria dell’insieme è stata costruita con successivi interventi.

La maggiore ampiezza del viale di ponente dipende dalla sua visuale prospettica verso la piazza che si trovava fra il palazzo del Littorio, oggi sede comunale, e il palazzo del Governo, sull’asse del quale fu collocato, nel 1940, il monumento a Galeazzo Ciano, opera di Francesco Messina, oggi nei giardini del Museo Navale.

Nel dopoguerra la piazza fu intitolata a Giacomo Matteotti e la scultura fu sostituita con il Monumento ai caduti di tutte le guerre, a sua volta ricollocato quando, intorno al 1960, fu costruito il Jolly Hotel, privando l’asse prospettico del suo fondale.

I giardini a mare con porta Rocca sullo sfondo, 1880-89

Porta Rocca, a destra il colle dei Cappuccini, 1900

I giardini rinnovati del 1913

La sistemazione del monumento a Giuseppe Garibaldi, nel 1913, impose una ristrutturazione piuttosto radicale dell’impianto iniziale del giardino, per calibrare il disegno delle aiuole sul nuovo centro compositivo, spostato sul nodo formato dal prolungamento di corso Cavour e viale Mazzini.

Il progetto fu affidato al pittore Felice del Santo (1864-1934)*, tornato alla Spezia nel 1890, membro della Commissione edilizia comunale, già autore dei Giardini a mare del 1897.

I rettifili progettati dall’artista hanno tagliato le aiuole curvilinee conducendo lo sguardo dell’osservatore verso quella centrale, modellata a forma di colle, dalla quale spicca il roccioso sostegno del monumento equestre. Essa fu espressamente innalzata, rispetto a quella dell’iniziale progetto, per aumentarne la visibilità.

Del Santo rimodellò e, in parte mantenne, le sagome delle aiuole esistenti ottenendo un nuovo assetto formale, lodato anche dai cittadini dell’epoca. Non erano però mancate le contestazioni per l’abbattimento degli alberi necessariamente causato dall’esecuzione del progetto.

Oggi possiamo ancora apprezzarne il disegno, passeggiando lungo i viali, godendo le atmosfere, i colori delle stagioni, la cresciuta potenza delle alberature.

I giardini di Piazza Vittorio Emanuele prima del 1913

I giardini di Piazza Vittorio Emanuele dopo il 1913

La calata oggi passeggiata Morin nel 1915

La demolizione del colle

Oltre il colle

L’abbattimento del colle dei Cappuccini, pensato già all’inizio del secolo con il Piano di ampliamento dell’ing, Antonio Farina, fu realizzato con riprese e sospensioni, tra il 1920 ed il 1938. La terra di scavo servì per costruire i rilevati stradali della piana di Migliarina.

Nel 1934, tra i provvedimenti attuati dal Comune della Spezia, c’era anche l’estensione dei giardini fino al palazzo Ferrari, appena ultimato, dove si arrestano tutt’ora con la realizzazione di un giardino formale. Si adorna di palme e grandi magnolie dallo scuro fogliame. Il piazzale adiacente fu completato, poco dopo, con un tappeto erboso quadrato, ad angoli smussati, ritagliato da vialetti con piazzole circolari sugli spigoli e decorato da piccoli arbusti in forma sferica.

Il giardino del piazzale del Marinaio nel 1955, prima del trasferimento del monumento ai Caduti

Nel 1960, quando fu terminata l’odierna piazza Italia, oggi Europa, al centro del giardino fu ricollocato il Monumento ai caduti di tutte le guerre. L’apparato floristico propone una sobria composizione di arbusti di evonimo dai volumi tondeggianti, corrispondenti agli spigoli dei quadrati e da cespi di cycas revoluta, situati ai lati dei vialetti di accesso.

Un frammento della vecchia sede comunale, distrutta dal bombardamento del 1943, si trova presso l’intitolazione Piazzale del Marinaio acquisita dal 1975.

LA MAPPA

I GIARDINI DAL 1823 AD OGGI

Progetto realizzato dal Comune della Spezia in collaborazione con il Garden Club La Spezia
Testi: Arch. R. Ghelfi Disegni: Arch. D. Scarponi
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