LE STATUE

L'ARTE PLASTICA

Scultore ligure, XIX secolo, secondo quarto. Altezza cm 193, marmo lunense. Contrapposta in origine all’allegoria della Tragedia, la giovane donna rappresentata compie un gesto analogo, ma simmetrico a quello eseguito dall’altra scultura. Abbigliata di un ampio e morbido panneggio che lascia scoperto il seno destro, con quella stessa mano alza leggermente la veste, quasi a incedere, mentre con la sinistra, oggi mancante, reggeva un oggetto perduto e non identificabile. Il volto, dall’espressione vacua, volge leggermente a sinistra. Al pari delle altre due sculture già sul frontone anche questa risulta non pienamente rifinita e piuttosto convenzionale tanto nella stesura che nella postura. (Andrea Marmori da G. Ragnetti. Ottocento, La Spezia 2011.)

LA MUSICA

Scultore ligure, XIX secolo, secondo quarto. Altezza cm 190, marmo lunense. La scultura rappresenta Apollo Citaredo nell’atto di suonare lo strumento musicale suo attributo. La capigliatura segnata dal discrimine centrale è del tipo Liceo, secondo l’invenzione prassitelica, e il corpo d’aspetto massiccio appare paludato all’antica. La statua non è esattamente a tutto tondo non presentando alcuna rifinitura nella parte posteriore in quanto posta in origine sul timpano sommitale del teatro e pertanto invisibile a un esame ravvicinato. Anche per questo motivo, così come per la Tragedia e l’Arte Plastica, la scultura risulta eseguita in maniera più sommaria e corrente. (Andrea Marmori da G. Ragnetti. Ottocento, La Spezia 2011.)

LA TRAGEDIA

Scultore ligure, XIX secolo, secondo quarto. Altezza cm 193, marmo lunense. La scultura, non esattamente a tutto tondo al pari dell’Apollo, rappresenta una giovane donna drappeggiata e dal busto scoperto. Il volto è classico, incorniciato al solito da un’acconciatura con scriminatura centrale, il braccio destro è alzato e nella mano stringe una fiaccola. Il sinistro è posto invece sul fianco, quasi ad equilibrare il gesto enfatico. Ai piedi alti coturni come attributi dell’attore tragico classico. Anche per questa scultura valgono le medesime osservazioni fatte per l’allegoria della Musica, dove la resa più corrente è imputabile alla posizione originale delle statue. (Andrea Marmori da G. Ragnetti. Ottocento, La Spezia 2011.)

LA CITTA' DELLA SPEZIA

Scultore ligure, XIX secolo, secondo quarto. Altezza cm 189, marmo lunense. Pendant del numero precedente, la Spezia è rappresentata come una giovane donna dal volto fiero e dalla nobile postura, classicamente acconciata con scriminatura centrale. Il pallio di cui è abbigliata lascia scoperti i seni e scende a coprire il corpo fino a lambire i piedi scalzati lasciando intravedere il ginocchio sinistro flesso. La mano sinistra regge uno scudo che poggia a terra e sul quale è rappresentato lo stemma civico, mentre con la destra sostiene una cornucopia. Simmetrica e speculare all’allegoria del Golfo, la scultura rappresenta la città vigorosa, fornendo un adeguato corrispettivo femminile al distillato classicismo di quella allegoria. Anch’essa posta sulla scalinata al pari dell’allegoria del Golfo, fornendo con la convergenza delle cornucopie contrapposte un invito beneaugurante all’accesso al Teatro. (Andrea Marmori da G. Ragnetti. Ottocento, La Spezia 2011.)

IL GOLFO

Scultore ligure, XIX secolo, secondo quarto. Altezza cm 192, marmo lunense. La scultura a tutto tondo rappresenta un uomo barbato con il capo voltato verso destra, paludato alla maniera antica. Il torso è quasi interamente scoperto, andando a ricadere la veste dalla spalla sinistra sull’avambraccio flesso, panneggiando i fianchi. La mano sinistra regge una cornucopia, abbondante di frutti e fiori, e la destra sostiene un timone poggiato a terra. Tra le gambe è presente una clava. La chiarissima allegoria del Golfo, ubertoso dei frutti della terra e legato all’attività marinara, trova piena attuazione nella forza fisica del modello maschile, timidamente derivato dal prototipo dell’Ercole Farnese, di cui conserva, inspiegabilmente, l’attributo della clava forse a confermarne il vigore. La statua è oggi sistemata al Boschetto, ma in origine era posta sulla scalinata del Teatro Civico, eretto tra il 1840 e il 1846 su progetto dell’architetto ticinese Ippolito Cremona e poi sostituito dall’attuale teatro edificato tra il 1930 e il 1933. (Andrea Marmori da G. Ragnetti. Ottocento, La Spezia 2011.)

PRIMAVERA O FLORA

La scultura proviene dal parapetto di Palazzo Doria, costruito intorno al 1849, di fronte al Prato di destra, sull’asse della futura via Chiodo. Il prospetto principale dell’edificio era impostato sul ritmo modulare di quindici campate di portici neogotici, corrispondenti a tre ripartizioni ben precise composte ciascuna di cinque campate. La sezione centrale si distingueva per la maggior solennità delle arcate e per lo stemma gentilizio, fissato sul vertice di quella assiale, affiancato simmetricamente da due figure femminili una di queste, quando fu ricostruito interamente il palazzo, a seguito dei bombardamenti del 1943, fu trasferita nei giardini pubblici. Si tratta di scultura di gusto settecentesco ma riconducibile ad un eclettismo di maniera, molto diffuso nel secolo successivo, quando compare anche nelle foto dell’edificio. Una capigliatura mossa da riccioli raccolti sfiora le spalle tornite ed incornicia il volto sorridente. La postura è classica, il peso del corpo è sostenuto dalla gamba sinistra mentre la destra, scoprendo il ginocchio, si porta morbidamente in avanti. La mano sinistra, con l’avambraccio piegato ad angolo retto, raccoglie sul seno fiori traboccanti mentre la mano destra trattiene il nodo del manto. Si tratta di un’allegoria di Flora, antica dea italica collegata con il fiorire della primavera.

LOCALIZZAZIONE

Progetto realizzato dal Comune della Spezia in collaborazione con il Garden Club La Spezia
Testi: Arch. R. Ghelfi Disegni: Arch. D. Scarponi
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