LA BUCCIA DELLA PERA
L'Italia di Pinocchio èun'Italia popolare povera, affamata, vessata dalle autorità, bistrattata dallasorte, dove la gente onesta finisce sopraffatta dai furbi matricolati, ma doveancora qualcuno conserva qualche brandello di dignità e di saggezza.
Pinocchio affamato trova unuovo e, dopo aver discusso fra sé e sé il modo migliore di mangiarlo ("Eora come dovrò cuocerlo? Ne farò una frittata? No, è meglio cuocerlo nelpiatto!... O non sarebbe più saporito se lo friggessi in padella? O se invece locuocessi a uso uovo da bere? No, la più lesta di tutte è cuocerlo nel piatto onel tegamino!"), si decide a metterlo in un tegamino con un po' d'acqua(che l'olio costa troppo e non ce n'è), ma dall'uovo esce un pulcinocomplimentoso che se ne va lasciandolo a bocca asciutta.
UOVA GUSTOSE AL TEGAMINO
Per 2 persone:
4 uova fresche
1 cucchiaio di olio e.v.o.
Sale e pepe
Crescione o erba cipollina o prezzemolo tritati
Fette di pane casereccio tostato.
Scaldare l’olio in un padellino antiaderente, quando è caldo sgusciarvi dentro le uova stando attenti a non rompere il tuorlo, salare e pepare, mescolare delicatamente l’albume finché non si rapprende (il tuorlo deve restare morbido). Spolverare di crescione o erba cipollina o prezzemolo a piacere. Servirle calde con fette di pane casereccio tostato.
Per una versione gourmet cospargere le uova con scaglie di tartufo.
Il buon Geppetto, di fronteal suo burattino affamato, si leva letteralmente il cibo di bocca e glipresenta tutto quello che ha: tre pere. Pinocchio, bizzoso come spesso sono ibambini, le pretende sbucciate e fa per buttare via i torsoli. "Non lo buttar via: tutto inquesto mondo può far comodo" risponde Geppetto, molto più esperto di famedi quanto sia il burattino. E infatti Pinocchio, spinto dalla fame, non solodivora le bucce, ma anche i torsoli.
PERE AL CIOCCOLATO
Per 4 persone:
4 pere decana
100 g di cioccolato fondente
500 ml di acqua
2 cucchiai di zucchero di canna
1 scorza di limone
Cannella a piacere
In un pentolino scaldare l’acqua e sciogliervi lo zucchero con la scorza di limone una spruzzata di cannella, intanto sbucciare le pere lasciando il picciolo e immergerle nello sciroppo di zucchero. Lasciarle cuocere a fuoco dolce per 10/15 minuti, poi scolarle e metterle ciascuna in un piatto. Fondere il cioccolato a bagnomaria e versarlo sulle pere. Servirle una volta raffreddate.
Con la sua sfortuna e inesperienza del mondo Pinocchio incappa poi nel Gatto e nella Volpe, che si godono un buon pranzo all’osteria con i pochi soldi del burattino, ed è un pranzo di tutto rispetto!
- Triglie con salsa di pomodoro
- Trippa alla parmigiana
- Lepre in dolce e forte
- Pollastre ingrassate
- Galletti di primo canto
- Cibreo di pernici, starne, conigli, ranocchi, lucertole e uva paradisa
Pinocchio, poveretto, ha perso l’appetito, e si accontenta di “uno spicchio di noce e un cantuccio di pane”.
TRIGLIE AL POMODORO
Per 4 persone:
1 kg di triglie pulite
400 g di polpa di pomodoro
3 spicchi d’aglio
1 ciuffo di prezzemolo
Olio e.v.o.
Sale e pepe
In una padella larga versare due cucchiai d’olio, l’aglio e metà del prezzemolo tritati, soffriggere brevemente, versare la polpa di pomodoro, salare e pepare. Aggiungere le triglie e cuocerle a fuoco dolce per circa 20 minuti, girandole delicatamente a metà cottura.
Servitele calde cosparse di altro prezzemolo fresco.
GALLETTO AL FORNO
Per 2 persone:
1 galletto di circa ½ Kg.
1 rametto di rosmarino
4 foglie di salvia
3 spicchi d’aglio
½ limone
Olio e.v.o.
Sale e pepe
Tritare finemente 2 spicchi d’aglio col rosmarino e la salvia, mescolarli con 3 cucchiai di olio, sale e pepe. Con un pennello o una spatola da cucina cospargere il galletto con il mix di aromi in ogni parte, dentro e fuori. Inserire dentro lo spicchio d’aglio rimasto e il mezzo limone. Legare le cosce con spago da cucina e cuocerlo in forno a 200° irrorandolo con un filo d’olio. Dopo circa 20 minuti aprire il forno e irrorare il galletto col fondo di cottura, poi lasciarlo cuocere altri 20 minuti circa bagnandolo ogni tanto col suo fondo. Quando risulta ben dorato e croccante toglierlo dal forno e servirlo caldo.
Salvato dalla Fata Turchina, Pinocchio si trova in un mondo di zucchero e dolci, tuttavia poveri e semplici anche questi, i dolci delle feste che i contadini o i piccoli artigiani mettevano in tavola nei giorni di festa. La carrozza della fata è tutta “foderata nell’interno di panna montata e crema coi savoiardi” e, per far prendere la medicina a Pinocchio gli promette una “pallina di zucchero”.
CREMA CON I SAVOIARDI
1 pacco di savoiardi
6 tuorli d’uovo
½ litro di latte intero
6 cucchiai di zucchero
Scorza di limone
1 bicchierino di cognac o caffè
Qualche goccia di alchermes
In un vassoio poco profondo distribuire i savoiardi e bagnarli col cognac o col caffè. In un pentolino sbattere i tuorli con lo zucchero finché non diventano spumosi, aggiungere il latte tiepido, la scorza di limone e mescolare il tutto sul fuoco dolce. Quando la crema si sarà addensata versarla sopra i savoiardi, lasciate raffreddare a temperatura ambiente. Aggiungete qualche goccia di alchermes qua e là e mettere in frigo per 3 ore prima di servire.
Quando poi la buona fata, travestita da vecchina, cerca di farlo lavorare, lo alletta con una ricompensa di pane, cavolfiore condito con l’olio e l’aceto e un confetto ripieno di rosolio. Un pranzo che qualsiasi bambino italiano dei nostri tempi schiferebbe senza meno, ma che allora doveva essere considerato una leccornia.
CAVOLFIORE IN VINAIGRETTE
Per 4 persone:
1 cavolfiore
1 limone
1 ciuffo di prezzemolo
2 cucchiai di aceto bianco
Olio e.v.o.
Sale e pepe
Pulire il cavolfiore, dividerlo a cimette e metterlo a bagno in acqua acidulata con succo di limone per una ventina di minuti. Cuocerlo a vapore o in acqua bollente salata finché non risulta tenero. Emulsionare l’olio con l’aceto, sale, pepe e prezzemolo tritato. Versare la vinaigrette sul cavolfiore e servirlo tiepido o freddo.
Non meno povera, ma per quei tempi lussuosa, la colazione che la Fata fa preparare per la trasformazione di Pinocchio: “duegento tazze di caffè-e-latte e quattrocento panini imburrati di sotto e di sopra”.
Anche questa volta gli andrà male, al caffelatte e ai panini imburrati Pinocchio preferirà il paese dei balocchi. E pazienza. Alla fine diventerà un bravo bambino, ma la sensazione è quella di una morale appiccicata lì giusto per far finire “bene” la fiaba. A dire il vero non riesco a dimenticare che Collodi aveva lasciato il burattino impiccato alla quercia, prima che l’editore lo implorasse di continuare la storia. Sarà per questo che da bambina Pinocchio mi faceva paura, forse avevo già oscuramente capito che non si tratta di una fiaba, ma di una raffinata satira. L’Italia affamata che esulta per il caffelatte e il pane col burro, che trova squisito il cavolfiore con l’olio e l’aceto e il massimo della raffinatezza i confetti col rosolio non esiste più; purtroppo invece la cattiveria, la meschinità, la furberia, la sopraffazione sono rimasti tali, nonostante tutte le nostre belle parole. Non ci resta che sperare di diventare “bravi bambini” anche noi, e di darci da fare per questo.