E’ una città che stento a riconoscere Genova. Intanto perché ora è per me Genova, tutta intera, mentre allora era solamente Genova Pegli. Ma assai più perché ben poco vi è in comune tra l’orizzonte di allora e quello, ben diverso, di oggi. A quasi cinquant’anni quella cosa che ricordo si ritrova in minima quota parte solo a Calasetta: gente seduta la sera sulla strada sulle seggiole impagliate portate fuori dalla cucina che parla in genovese, odore di minestrone nei portoni ed orizzonte del mare aperto.
Eppure anche quel lembo di Pegli in Sardegna è devastato dalla modernità: macchine dappertutto, ristorantini, cellulari, turisti e rumore di televisione, le cose in più. Le lampare che riempiono di luce il mare, le anguille che risalgono il Varenna, i trogoli con le donne che lavano nell’acqua gelida, i tranvai che sferragliano e l’odore della polvere di carbone, le cose in meno.
La casa dove nacque la nonna era proprio sul mare, dove oggi è il sottopassaggio per entrare l’autostrada a Pegli e, ovviamente, non c’era il porto petroli.
Lì esisteva un molo dove arrivavano le barche da pesca che recavano quel po’ di pesce che il giorno dopo sarebbe stato venduto sui carretti delle pescivendole che lo sistemavano talora in un po’ di ghiaccio invitando la gente incitandola ‘anciue, anciue fresche, vegni donne …’.
Da quel molo ho visto arrivare anche, ma era evento eccezionale, un pesce spada o le aragoste. Il più delle volte si trattava di pesce azzurro che veniva cucinato assai semplicemente dalla nonna e dalla mamma: laxerti cui puisci, anciue pinne, anciue averte e impane’, bughe cun l’aggiada, gianchetti bugii o friti.
Se paragono queste immagini con quelle della Sardegna le trovo radicalmente diverse. Non tanto perché qui ricordo crose di pietra su cui cresce capelvenere e dopo la pioggia rivola umidità, laddove là il secco, erbe spinose e sabbia regnano sovrani.
Soprattutto la Liguria per me è il ricordo di ambiti domestici visti da ottanta centimetri da terra ed esplorati sistematicamente a piedi da bambino, mentre la Sardegna sono panorami visti da turista adulto che vive per un mese on the road fiancheggiando le nuvole che sovrastano in piccoli cumuli il mare e le aride colline tronche dell’interno.
Gianni Lecca