Ci sono 7 (guarda caso) lettere speciali che fanno tremare il cuore degli Italiani.
Son lettere che, messe alla rinfusa non hanno molto significato, ma nella giusta scelta, nel preciso ordine, sono come colpi al cuore.
Almeno una volta nella vita, chi ha la passione delle quattro ruote, sogna di vederla, accarezzarla e, perchè no, farci un giro.
E cosi il momento è arrivato anche per me.
Inaspettato, fulmineo, da vuoto al cuore.
Se dovessi contare i chilometri fatti con quei modellini 1:18, probabilmente dovrei riasfaltare mezzo Piemonte.
Perchè il solo colore rosso era una droga per i miei occhi, una ingannevole trappola per ore di fantasia e divertimento nel pavimento (trafficato) di camera mia.
Ma dal vivo, a quasi 30anni, vien via, è una cosa che ti lascia di stucco.
Non te l'aspetti, ti viene da correre allo specchio per vedere se sei ben sistemato, perchè è come un primo appuntamento con la prima della classe, quella che tutti sognavano e con cui nessuno era mai uscito. Solo che non te l'aspettavi, e pensi di non essere sistemato a dovere. Che figura!
Poi arriva l'abbaglio, perchè la velocità del Rosso è maggiore di quella del suono, ed allora capisci che è tardi.
Che le gambe son bloccate, la mascella è fragorosamente caduta, gli occhi pallati ed il cuore tambureggia al ritmo non di Casadei, come dovrebbe essere, ma di una samba brasiliana, tanto è il fermento.
Allora avrei voluto correre a vedere se il modellino era ancora sulla mensola o se qualcuno m'aveva fatto una magia, e messo in strada.
Vien via, anche la mia faceva quel rombo nella mia mente!
Son 25anni che sento quel fragore, senza averlo mai sentito, sgasare nella mia mente.
25 anni a pensare se sia meglio quella linea a cuneo nella sua completezza, o sia meglio il concetto di quella NON altezza da terra, di quel soave difetto dell'asfalto che è il profilo della Rossa che si erge dalla strada. O forse son meglio quei fianchi, povero me che fianchi, che stringono quel motore posteriore, e scalciano come puledri sulla strada.
Non lo so cosa sia meglio, ad un certo punto chi se ne fre ga, tanto quel modellino cosi più non è, ma è davanti ai miei occhi ed è inutile perdersi in pensieri deliranti.
Una pacca sui fianchi, una pacca sui fianchi!
No via resisti, che cafone sei diventato? Basta mangiarsela con gli occhi, tanto lei non arrossisce, ama essere ammirata. E' stata creata per quello.
Allora, non proprio da galantuomo, le ammiro i fianchi sinuosi (son fissato, è la vita), e quel posteriore imponente, con la stessa forza e la stessa stazza di un rapace ad ali spiegate nel cielo, povero quell'asfalto che non sa che fine dovrà fare...
Cosi quando Mauri chiede di fare un giretto, gli occhi si sgranano, la bocca spalanca, il cuore canta.
Già il sangue è defluito dal cervello, e si vede tanto che non trovo la maniglia. Poi una volta seduto, capisci uno di quei punti che hai sempre desiderato quanto fosse vero.
Dosso.
E' quella, quantificandola, l'altezza dell'auto. Un dosso.
Senti il sedere che potrebbe cadere a terra e non farsi male visto quanto corre parallelo e tendente a zero come distanza, il sedile.
Da quand'ero piccino, le auto erano velocità, la velocità crea uno status d'essere dell'uomo + mezzo affusolato, l'affusolato tende a diventar linea, la linea vista l'aereodinamicità e la velocità è un flusso laminare che si avvicina ancora più all'asfalto, e il connubio macchina più mezzo diventa una cosa simile a questa:
Non a caso, più un'auto è bassa, più l'adoro, Stratos Zero e Countach sono, come molte delle opere di Gandini, le mie preferite.
Ma la Testarossa, è la Testarossa. E' la leggenda di F1 che rivive su strada, son 12cilindri che cantano dietro le spalle, ed ad ogni accelerata ti danno una pacca sulla schiena come a dirti tranquillo, ci siamo qui noi. Chi vuoi che ti prenda? Come vorrei essere una lepre per sempre.
Cosi mentre nella mente, in quel caotico brodo di pensieri che è il mio cervellino si muovevano questi flussi, parte l'avviamento.
Non lo ricordo, tanto ero emozionato. Ricordo solo le palpebre che si inerpicano e la bocca che si rispalanca a riprendere mosche.
Click clack. Non l'orologio, ma l'innesto del cambio, con Mauri che parte. Suadente, ammaliante, quasi tranquillizzante per la dolcezza delle note il motore sale di regimi.
Mentre usciamo dal paese, tutto alle spalle, con quei puledri a spingerti come da piccolo ti facevi spingere dai genitori.
E' un salendo ineccepibile, un crescendo pari a qualche sinfonia di musica classica che aumenta la tensione e l'enfasi di secondo in secondo.
Cosi c'è appena il tempo di sbirciare l'interno, quel color crema che permea l'abitacolo, a ricordare che una Ferrari è la prima della classe anche dentro. Solo l'orologio digitale rosso, si nota come stonatura di una sinfonia che non sta solo nel motore. La mosca bianca, per quanto piccola, si nota subito nel nero.
Ma con la terza che avanza ricrollano i pensieri, e rimane l'urlo.
E' una progressione che diventra costrizione, legati ai sedili ed incollati non con brutalità e sorpresa, ma come accompagnati da una coppia forte che diventa cavalleria.
La pienezza di un dodici cilindri è probabilmente questo.
Non c'è lo strattone della Shamal, c'è l'essere presi per mano e tirati con forza da parte come quando ti tira qualcuno che ti ama.
Ed allora vien quasi da chiudere gli occhi e sentire l'accelerazione che arriva poco per volta, ma l'occhio guarda fuori, guarda la strada che non ha tempo a salutarti che già non c'è più, è passata. Ciao ciao.
E bastano un paio di chilometri per capire tutto, per capire che più di cosi, non si può volere.
L'inversione, d'acceleratore, mi ricorda che basta solleticarla, per innervosirla. Oh sisi, qui non si scherza. C'è l'avantreno che par un pò leggero, a voler trovarle un difetto, con tutti quei bisonti dietro che spingono ci sta, ma non si può sapere se la colpa sia sua, o del monodado.
Ah si, il monodado. Vabbè, anche in quegli anni era un rischio del mestiere, ma per fortuna è passato.
Si dice che un astronauta che in viaggio nello spazio, invecchia meno rispetto ad uno rimasto sulla Terra.
Mi chiedo se stando su quell'auto, succeda lo stesso.
Forse no, ma qualche ruga in meno, per il sorriso strappato, indubbiamente aiuta.