Flotta Isole VeneXe, endolaguna sete mari / oceano

RENATO DE PAOLI

nel veronese e nel visentin ,

VENETO

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TACA' COA' EL SITO

MARINA

http://www.marinetraffic.com/ais/it/default.aspx

schiza su sti stramboti

Cronologia isole sparse Sparti Sparè Venete

http://depaoli.pbworks.com/w/page/17497381/ISOLE%20SPARSE%20LIDO%20ADRIANO%20ITALIANO%20INGLESE

LE GUERE DEL SAL : IL DOMINIO DEL MONOPOLIO IN ADRIATICO

http://www.storiain.net/arret/num153/artic4.asp

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LE ORIGINI DELLE ISOLE CIOSE ADRE RI ALTINE IN ORLO Legnago e VENEZIA.

"CONFEDERAZIONE LAGUNARE"

L' origini de le Isole Ciose, si perdE ne la note dei tempi . Virgilio el scrive, che Clodio - scapà con Enea dopo la distruzione di Troia, (Comandà da PIL.I.MENE) cantà da Omero - sia rivà sui lid.i.tali fondando Clodia, l'attuale L'ISOLA CIOSSA (Chioggia) con la tenica de paintar pali intorno e cavar - e far alzare. Studi recenti conferma che - intorno al 2000 a.C. - i Pelasgi, originari de la de la Tesalia, i'è sbarchè in qualche Isola de la imensa laguna veneta e avaria qua costruio l'Isola Cluza, la futura Isola CIOSA( Chioggia ). Dal XVIII secolo a.C. al XI sceolo a.C. Gh'è la civiltà de le palafite con la ceramica guida incornata in tuta la grande endolaguna Veneta. L'è sicura la frequentazione anca ne la Granda endolaguna interna compreso Porto - Legnago fondà dai Argonauti 1500 anni A.C. (scrive Bruno bresciani in terre e Castelle 1930) , e la frequentazion Isolana da parte dei Helleni (Greci), che i'à fondà l'Isola Adria intorno al XII-XI secolo a.C. su dele Isole formè da l'coa spampinà che vegnea zo dal Padus, Padum Padusa Po Adese Menago mezoacoa piasè grando e mezoacoa piasè picolo che allora era na laguna granda come la foce del Nilo. Ogni giorno fin a Verona e Mantoa (Mincio = Scumizio - Manto - Tiresia - Tebe - Sparti - Dante XX ) gh'era do alte e do basse maree al giorno. Este l'è capitale dal XII al IX secolo a.C. , el Museo nazionale de Este testimonia. Le Isole Spare Sparse Spare' iera circondè da acoa dolze ciara, trasparente bela, nova, dolza, conosue dai Etruschi e Adria era la 12 ^ Lucomonia. Gh'era un groso porto e nel porto tanti baratti e comerci El porto comercial de le Isole ADRE (ADRIA) tute tachè ne la "granda endolaguna" con Ravenna, (LAMAGNA=ROMAGNA) i quali avrebbero addirittura lasciato qualche traccia sulla iniziale struttura viaria e delle abitazioni. E’ certo, in ogni modo, che le Isole Ciose esistevano con le Ri- Altine Torcel e prospera anca all’epoca de le Isole Ravena porto e riparo dela flota nel 31 .a.C.del primo Imperator Cesare Otavian Augusto che avea venzo la bataglia navale a Azio danti l'Isola Santa Maura , Itaca .

In parallelo con Isole Ri Altine isole In Orlo, Isole Eracle, e Isole Ciose, e cresuo assè parchè tanti isolani Veneti, che zercava fortuna sule Isole disabitè, par scapar via dale tasse e le distruzion capitè quando è cascà l'Impero e vegnea avanti nove popolazion : prima è rivà i' Unni, alla metà del V secolo. Nel 585 ven fora la fondazion de l'Esarcato con capital le Isole a Ravena, protetorato , soto la dominante de l'Impero con capital Bisanzio la cui zona più settentrionale era le Isole intorno a Adria con tutto il delta del Po - Adese AESIS AThesis PADUS PADUM PADUSA SETE MARI Mezoacoa piasè grando e mezo acoa piasè picolo. Dopo è vegnù vanti i Longobardi, nella seconda metà del VI. Dopo un periodo d’assestamento, le Isole Cise, furono distrutta due volte: la prima volta, nell’810, dai Franchi di Pipino il Breve; Nel V secolo d.C., molta gente dell' Endolaguna sa rifugiò sulle isole Ciose, Altine e Rialtine Orle, e così divennero molto popolate.

In particolare gli abitanti di Este e Monselice si integrarono con la popolazione delle Isole Ciose.

Durante l'epoca bizantina, Ciosa (Clodia Major) e la vicina Sottomarina (Clodia Minor), fecero parte dell'Esarcato con capitale Isole Ravena con altre dodici isole della Laguna Veneta, con le quali si coalizzarono formando la "Confederazione Lagunare" gettando le basi per la nascita della Repubblica Venezia.

La seconda,invasione delle Isole Ciose fu subita nel 902, da parte dei Ungari. L'importanza delle Isole Ciose venne accentuata anche dal trasferimento de la sede vescovile nel 1110 da Malamocco a Ciosa, insieme al capitolo dei canonici e alle reliquie dei SS. Felice e Fortunato, da allora patroni della diocesi.In seguito venne fatta "la rota de Figarol" nel 1152 voluta per spngere indietro le pretese ferraresi papaline sull'acoa de l'endolaguna , che circondava e se spampinava nela grande lama dei sete mari formando Loreo e le Isole de Isole Rosolina, originando le Isole ora nel di Po Levante e il Po di Scirocco. In quel periodo le Isole Polesine come Isole Rovi.go e Isole Adria, dall'Adige = Alzare al Po isole Volano, erano reclamate da parte dello Stato Pontificio ma da "Illo tempore facevano parte della Diocesi Isole sparse Sparti Adria, mai annessa al Marchesato di Ferrara, così il Basso polesine (le parti di endolaguna delle Isole intorno a le Isole Loreo, Isole Rosolina, Isole Porto Viro, Isole Taio de l'alzara Po e Isole Porto Tolle era parte integrante del Dogado Isole Rialtine = Venezia. nel 1187 gh' l'imposizion de la division del Bosco Gazo che era de tuti. I Estensi gavea pretese su qualche Isola intorno le Isole Rovi.go nel 1264 e contese da le Isole Ciosse. La sconfitta de ferara ne la "Guera del Sal" le restituì tutte , alla Serenissima Repubblica di Venezia sino al 1797. Ciossa l'è Diventà sede vescovile nel 1110, con giurisdizion de la Republica Veneta Serenissima, di cui per secoli seguirono le sorti.

Oltre che per la pesca, le Isole Ciose prosperavano allora per l’importante produzione del sal marin - il famosissimo e pregiato sal Clugiae - che vegnea esportà in tutta la Penisola. Verso la fine del milletresento gh'è sta la guera tra , Republica Genova e Republica Venezia. Lo scontro definitivo è ricordato come la “Guera de Ciosa ( di Chioggia) ”.

LA GUERA ISOLA CIOSA ISOLE VENEZIA PADOA GENOA 1379 1381

Le isole Ciose furono conquistate dai genovesi nel 1379, ma venne liberate nel 1380 dai veneziani, dopo un lungo assedio e molte distruzioni.

Venezia avvia la ricostruzione delle Isole Ciosse modificando l’impianto urbanistico, ma soprattutto la specializzazione funzionale dell’isola, che vede ridotta la produzione del sale ed esaltata la sua funzione d’avamposto difensivo.

http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_di_Chioggia

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ISOLA CIOSA

http://www.settemuse.it/viaggi_italia_veneto/venezia_chioggia.htm

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VOTA RENATO DE PAOLI

EL 31Magio 2015

nel veronese e nel visentin ,

par l' elzion dela region VENETO

VVVVVVVVVVVV VOTI-AMO RENATO DE PAOLI PER LO SVILUPPO DEL ripristino de la fluvialita de l'acoa nel Comun de Vicenza, LA MARINERIA EL PESCAR FLUVIALE ISOLE SPARTI SPARSE VENETA RE.

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LA FLOTTA MERCANTILE ISOLE SPARSE/SPARTI /SPARE/ VENEXIA

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RENATO DE PAOLI

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Rotte Flotta Isole Re. Venexia, verso Isole

Regno di Napoli , Isole Stato della

Chiesa, Isole Croate Dalmate Canaro e

Canarolo.

http://www.youtube.com/my_videos?sq=napoli+ischia

ISTRIA

http://arupinum.xoom.it/arupinum/rov/cro/chrono2b.html

un viaggio tra le isole ex venete

http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:wIDJa6FMCaQJ:www.viaggioadriatico.it/ViaggiADR/itinerari_turistico_letterari/itinerari/in-viaggio-col-re-il-diario-montenegrino-di-bartolomeo-biasoletto/+navigazione+adriatica+sec+xViii+xix&cd=8&hl=it&ct=clnk&gl=it&client=firefox-a

RENATO DE PAOLI

nel veronese e nel visentin ,

VENETO

La Flotta INVITTA TEMUTA Isole federate VENEXIA ,

oceano, comito

celebrata da De Paoli Re Nato a Sparè Plenipotenziario

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http://www.youtube.com/watch?v=0fIQtn0tZkU

by Renato De Paoli

ADRIATICO SETTENTRIONALE PORTI FARI

http://reacoa.blogspot.com/2011/01/adriatico-porti-cura-marina-militare.html

FARI CROAZIA OCEANO ADRIATICO STRABON

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http://www.generalturist.com/it/Alloggi/Fari-in-Croazia.aspx?promjena=1

by Renato De Paoli

LA FLOTTA SERENISSIMA REPUBLICA VENETA CONTROLLA L'ADRIATICO (OCEANO CRONO) VEDI ANCHE PAOLO SARPI IN "MAR'ADRIATICO"

da SanMarcoInLamis.eu

Cresciuta tra le lagune affacciate sull'Adriatico, da sempre rivolta ai traffici col Levante mediterraneo, la Serenissima Repubblica di Venezia fondava la propria forza commerciale e la sicurezza militare sulla potenza della propria flotta, divenuta, alla fine del Medioevo, tanto potente da fronteggiare per secoli le forze dell' Impero ottomano. In questo contesto, le Isole Tremiti rappresentarono un prezioso punto di appoggio per i Veneziani, sulla rotta che conduceva a Levante.

E furono un importante centro di raccolta delle notizie sui movimenti dei Turchi in Adriatico. Le persone "di rispetto" venivano ospitate nel Castello per tutta la sosta. Talvolta, gli illustri ospiti superarono, con il loro seguito di servitori, il numero di duecento persone. Fra questi il capitano Girolamo Martinengo, che morì, da eroe, nel 1572, a Famagosta.

EROI, POTENTI FLOTTE E IL RUOLO (PREZIOSO) DELLE NOSTRE TERRE

Durante il Medioevo, sullo sfondo di tutte le vicende adriatiche, è sempre presente la Repubblica di Venezia, che controlla periodicamente anche i litorali pugliesi. Dopo dure lotte contro i pirati slavi e illirici, annidati nelle coste istriane e dalmate, la Serenissima era riuscita ad estendere il suo dominio sull’Adriatico e ad impadronirsi delle città costiere dell’Istria e della Dalmazia. Dal 1004 il doge Pietro Orseolo II si era autoproclamato Duce dei Veneziani e dei Dalmati: un evento storico ricordato con la festa annuale dello «Sposalizio del mare». Ogni anno, il giorno dell’Ascensione, il Doge si imbarcava sul Bucintoro. Arrivato all’imboccatura del porto di S. Niccolò di Lido, versava in mare l’anello benedetto dal patriarca, pronunciando l’epica frase: «Sposiamo te, mare nostro, in segno di vero e perpetuo dominio».

La caduta di Costantinopoli, avvenuta il 29 maggio 1453, destò un’enorme impressione in tutto l’Occidente. I Turchi non si accontentarono del grande successo conseguito e, sfruttando l’ondata di panico suscitato nel mondo cristiano, si lanciarono in una serie di campagne militari a lungo raggio. Arrivarono a controllare tutto il bacino del Mediterraneo, ma le ripercussioni più traumatiche si ebbero nelle zone più direttamente coinvolte. Sotto costante pericolo furono soprattutto i vicini territori veneti dell’Istria e della Dalmazia, fu allertata la stessa inviolabile Venezia.

Sui litorali del Gargano Nord, le incursioni turche continuarono per tutto il 1600 e persino agli inizi del secolo successivo. La dinamica era la seguente: veloci navi da corsa (le fuste) giungevano improvvisamente a poca distanza dalla riva. I turchi irrompevano nelle campagne, operando sistematiche razzie di bestiame, ma soprattutto di giovani validi d’ambo i sessi: era estremamente rischioso avventurarsi fuori dalle mura per attendere ai lavori dei campi. In quegli anni, per le popolazioni costiere dell’Adriatico, il pericolo di finire, da un giorno all’altro, schiavi nei mercati d’Oriente era reale: i turchi rappresentarono una minaccia perenne.

Le isole Tremiti costituirono per la flotta veneziana un prezioso punto di appoggio sulla rotta che conduceva in Levante. Tre o quattro volte l’anno, mentre erano impegnate nella loro campagna di perlustrazione delle coste adriatiche, le galee della flotta veneziana usavano rifornirsi a Tremiti di biscotto (gallette) e di pane fresco, confezionato con il grano che affluiva al monastero dalle sue pertinenze in terraferma.

Le Isole furono soprattutto un importante centro di raccolta delle notizie sui movimenti dei corsari e dei Turchi in Adriatico: vi si rifugiavano tutte le navi minacciate da qualche pericolo. I capitani delle imbarcazioni vi approdavano per chiedere se in quel tratto di mare vi fossero dei corsari. Se vi era pericolo, si fermavano in porto per una quindicina di giorni, a volte anche per un mese e più ed erano rifocillati per qualche giorno.

Essendo l’unico porto sicuro, d’estate vi facevano scalo tutte le navi che facevano rotta da Venezia in Puglia e dalla Dalmazia a Manfredonia.

Numerosi furono anche i pellegrini che si recavano nelle isole per venerare la Vergine. Le persone "di rispetto" venivano ospitate nel Castello per tutta la sosta. Talvolta, gli illustri ospiti superarono, con il loro seguito di servitori, il numero di duecento persone. Fra questi il capitano Girolamo Martinengo, che morì, da eroe, nel 1572, a Famagosta.

L’importanza strategica delle Tremiti per Venezia è testimoniata dalla preoccupazione che nell’anno 1638 suscitò, nel Senato veneto, la notizia di un possibile presidio militare spagnolo delle isole. La Serenissima rivendicò a sé, nel suo "golfo", il diritto assoluto di "polizia" che le conferiva il dominio dell’Adriatico. Si mosse a tutti i livelli per neutralizzare il tentativo di spostare, in senso a lei ostile, l’equilibrio politico dell’Adriatico. E ci riuscì: a difesa delle Tremiti restarono soltanto i monaci che le abitavano... Naturalmente, sotto la sua vigile supervisione.

Alla ricerca di possibili collegamenti della storia garganica con quella della Serenissima Repubblica di Venezia, è emerso un dato interessante: numerosi Canonici Regolari di sant’Agostino, che subentrarono nel 1412 ai Cistercensi nella guida del monastero di Tremiti, erano di origine lombardo-veneta. A questi monaci bisogna riconoscere il merito di aver ottemperato ad un compito arduo: la ricostruzione del patrimonio monastico usurpato dai feudatari e dalle Università locali. Ci fu un minuzioso riordinamento dell’archivio dell’abbazia e un’attenta ricognizione degli antichi diritti un tempo goduti in terraferma dai Benedettini e dai Cistercensi.

Il livello culturale dei canonici lombardo-veneti era alto.

La Cronica di Giuseppe Pisani, relativa all’ultimo scorcio del Seicento, ci fornisce una drammatica visione dei lidi e delle campagne del Gargano invase dai Saraceni.

Tra i vari episodi, ne citiamo uno: il 4 settembre 1680, verso l’alba, nel tratto di costa tra Peschici e Vieste, sbarcarono 160 Turchi. Si recarono nella chiesa della Pietà, delle Grazie e del Carmine di Vieste, dove ruppero candelieri, carte di gloria, lampade, arredi d’altare e il SS.mo Crocifisso grande. I predoni si diedero al saccheggio e alle solite ruberie: fecero schiavi sei contadini, ammazzarono sette buoi e andarono a bollirne la carne sotto la Gattarella, dove erano ancorate le loro navi; altri assaltarono la Torre di Porto Nuovo. Finalmente, da Peschici sopraggiunsero due galee veneziane, fra cui la capitana del golfo, guidata da Geronimo Garzon. I Turchi, riconosciutala, si imbarcarono celermente sulle loro fuste, dandosi alla fuga verso Levante: lasciarono sulla spiaggia le caldaie ancora fumanti ed un barile di polvere da sparo.

Era stata la guarnigione spagnola che presidiava il Castello di Vieste a dare l’allarme: con dei colpi di cannone aveva allertato gli abitanti, ma soprattutto le galee veneziane che controllavano la costa di Sfinale, verso Peschici. Inseguiti dalle due galee veneziane, i Turchi si rifugiarono a Ragusa vecchia, da dove contavano di ripartire all’assalto di Vieste. Se questo progetto non si concretizzò come ai tempi di Draguth, fu solo grazie alla vigile presenza delle navi della Serenissima sul tratto di mare antistante le coste garganiche.

TERESA MARIA RAUZINO

su "L'ATTACCO" 5 novembre 2011

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GOOGLE LIBRI FLOTTA VENEXIA E ALTRE

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